Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapitre 45

Mi osservai allo specchio un'ultima volta. Le cene con la Scuderia non mi appassionavano molto, non dopo ciò che era avvenuto alla Red Bull. Sapevo che la situazione era completamente diversa - innanzitutto non nascondevo più nulla ed Edoardo mi sembrava un ragazzo a posto - ma non potevo fare a meno di essere in ansia per quella serata. Sistemai i miei orecchini ed allisciai il tubino nero. Chiusi gli occhi e sospirai, cercando di calmarmi. Quando riaprii gli occhi, il mio cellulare vibrò, segno che qualcuno mi aveva appena inviato un messaggio. Lo sbloccai e lessi il nome di Charles. “Chissà cosa potrà mai volere”, pensai, mentre lo aprivo. 

“Tieniti prenotata per il dopocena”.

Iniziai ad osservare confusa il cellulare. Non capivo quali potessero essere le sue intenzioni. 

Ma farò tardi sicuro, se devi dirmi qualcosa, puoi sempre farlo ora”.

Risposi io, per poi posare il cellulare sul comodino al mio fianco, mentre afferravo la mia pochette. 

“Sono un tipo notturno, saprò aspettare”.

Decisi di rispondere con un semplice “Va bene, ci sarò”, prima di uscire dalla mia camera d'albergo ed iniziare ad incamminarsi verso la hall. Io ed Edoardo ci eravamo dati appuntamento lì, prima di andare insieme al locale prenotato da Susie. Lo trovai ad aspettarmi, quindi mi avvicinai a lui. 

«Perdona il ritardo, le cene di lavoro mi mettono un po' in soggezione». Mi sorrise e scosse la testa. 

«Non preoccuparti, è normale. Ma la famiglia Wolff è molto disponibile, non c'è nulla da temere». Annuii. 

«Susie mi è apparsa subito molto affabile, ma non conosco Toto. O meglio, lo conosco di vista, l'ho incrociato qualche volta nel paddock, ma non gli ho mai rivolto la parola». Mi porse il braccio, affinché mi appoggiassi a lui. 

«Be’, questa sarà la tua occasione». Ridacchiò lui, per poi condurre entrambi verso la sua vettura. Mi aprì la portiera e, dopo essermi accomodata, andò a prendere il posto del conducente. Il viaggio fu piuttosto silenzioso, mi pose qualche domanda sulla mia esperienza in Formula 1, per poi tacere. Da un lato ne fui grata, il mio pensiero era fisso a Charles ed al suo messaggio. Sembrava avesse molta fretta, altrimenti perché non aspettare il giorno dopo? Conoscendolo, però, poteva anche avermi scritto perché aveva perso la cover del cellulare, quindi non era molto affidabile. Ben presto ci trovammo dinanzi al ristorante ed io ed il mio compagno di scuderia ci incamminammo verso l'interno, dove trovammo la famiglia Wolff ad attenderci. 

«Buonasera Edoardo, buonasera Ann». Ci accolse Susie con un caloroso sorriso. Si rivolse verso di me. «Lui è Toto, ma credo che tu già lo sappia». Io annuii. 

«Piacere di conoscerla». L'austriaco mi sorrise. 

«Il piacere è mio». Andammo ad accomodarci e notai che Edoardo si trovava in buoni rapporti sia con Susie che con Toto, perché parlava con loro con molta tranquillità. Io, invece, ero piuttosto restia, mi limitavo a qualche breve risposta quando mi ponevano delle domande, ma preferivo ascoltare le loro conversazioni, piuttosto che parteciparvi. «Ann». Mi voltai verso la voce di Toto, che mi aveva chiamata. «Posso chiamarla così o preferisce Karlsson?». Scossi la testa. 

«Ann va più che bene». Annuii, abbozzando un lieve sorriso. Si sporse leggermente verso di me con la schiena e mi fissò. Io inarcai un sopracciglio. 

«Cos'è per lei la Formula 1?». Strabuzzai gli occhi, certamente non aspettandomi una domanda del genere. Rimasi in silenzio per un po', pensando alla risposta. 

«È sempre stato il mio sogno, fin da bambina. È, anzi era, il mio modo per evadere dai mostri del passato e del presente, era tutto ciò che avevo. Ma non l'avevo raggiunta in modo onesto e da un lato me ne vergogno. Non completamente, perché ho dimostrato che se non vi sono piloti donna è solo perché vi è profonda misoginia in questo mondo e non perché non ve ne siano di talentuose». Mi guardò seriamente. 

«E l'idea di ritornarvi l'ha mai sfiorata?». Annuii lentamente. 

«Sarebbe strano il contrario. Ormai non ci penso più così spesso, d'altronde mi trovo bene in questo ambiente ed ho un contratto anche con Nico, ma chiaramente non è la stessa cosa. Quando si prova cosa sia il mondo della Formula 1, sicuramente lei può capirmi, non se ne può più fare a meno. È una sorta di droga». Conclusi il mio discorso, puntando per la prima volta i miei occhi in quelli del team principal della Mercedes, che mi sembrava soddisfatto della mia risposta. “Certo che oggi sono tutti strani.”, pensai. 

«Perdonami Edoardo, non volevo esserti di disturbo». Uscii dalla sua auto, dopo essermi fatta accompagnare nel punto stabilito con Charles. 

«Ma che disturbo, non preoccuparti, se hai bisogno sai chi chiamare». Mi sorrise ed io lo ringraziai nuovamente, prima di vederlo sfrecciare verso l'albergo. 

«Sembra quasi un incontro clandestino». Esclamò qualcuno alle mie spalle ed io saltai per lo spavento. Quando mi voltai, notai il monegasco davanti a me. 

«Tu mi farai morire così». Sistemai la mano sul cuore che stava battendo all'impazzata. 

«Smettila di stare all'erta, stai facendo salire l'ansia anche a me. Ti ho solo chiesto di vederci, non ho mica intenzione di metterti in una cassa e buttarti in mare». Si toccò il mento. «O forse dovrei effettivamente farlo». Assottigliai gli occhi per fulminarlo con lo sguardo. «Dai, stavo scherzando. La cena non è andata bene?». Feci spallucce. 

«Nella norma, mi sentivo un po' a disagio, ma credo sia normale, no?». Annuì. 

«Alla mia prima cena con la Ferrari balbettavo, quindi ti capisco». 

«Ma perché, non lo fai sempre?». Fece per controbattere, quando gli giunse una chiamata sul cellulare. Si allontanò da me e poi rispose. Potei notare lo sguardo illuminarsi. Attaccò di corsa e tornò da me. 

«Io devo andarmene». Fece lui. 

«Ma come te ne devi andare? Perché mi hai fatto venire fino a qui? A quest'ora potevo essere sotto le coperte a dormire». Roteò gli occhi. 

«Io devo andarmene...». Ripeté. «...Ma tu devi rimanere qui». 

«Qui? Da sola? Ma cosa stai blaterando Charles? Sarà mezzanotte, o poco più, non puoi lasciarmi da sola in una città che neppure conosco!». Iniziai a sudare freddo, l'idea di rimanere da sola per strada non mi allettava. Sistemò le sue mani sulle mie spalle. 

«Fidati di me, non rimarrai da sola». Mi passai una mano sul volto. 

«Giuro che se te ne vai-». Alzai nuovamente lo sguardo, ma ormai non c'era più. «Che stronzo». Mi guardai intorno, sperando che fosse solamente uno stupido scherzo e che, in realtà, si fosse nascosto dietro qualche siepe o qualche muro. 

«Charles, sono arrivato dove mi hai detto, ma tu non ci sei. Dove sei finito?». Mi voltai verso la voce ed a Pierre quasi non cadde il cellulare. «Cosa ci fai qui?». Mi domandò, piuttosto stizzito. 

«Potrei porti la stessa domanda. Charles mi aveva chiesto di vederci». Alzò un sopracciglio.

«Lo ha chiesto anche a me». Si guardò intorno. «Ma dov'è ora?». 

«Non ne ho idea. Ha detto che d-». Ci fissammo negli occhi. 

«Merda». Esclamammo entrambi. 

«Ho capito, questo scherzo di cattivo gusto è durato fin troppo. Io me ne vado». Pierre fece per andarsene, ma mi vidi costretta a fermarlo per il braccio. 

«Uhm, non puoi lasciarmi da sola». Incrociò le mani al petto. 

«Hai un'auto, prendila e torna in albergo». Roteai gli occhi. 

«Se l'avessi lo farei! Mi sono fatta accompagnare qui, se non l'avessi capito. Ero a cena con la Scuderia fino a venti minuti fa!». Lui sbuffò. Ad un tratto, giunse una chiamata sul suo cellulare e lui prontamente rispose. 

«Charles, questa tua idea non mi piace, quindi, per favore, torna qui ed evita di fare queste str-». Pierre si passò una mano sul volto spazientito. «No! Non ho intenzione di rimanere qui, non starò al tuo stupido giochetto». Inarcò un sopracciglio. «Ma ti sei bevuto il cervello? Tu sei completamente pazzo amico mio». Iniziai a guardarlo confusa. «No, cosa stai facendo? Charles!». Esclamò, prima di portarsi il cellulare davanti gli occhi. «Mi ha appena attaccato». 

«Cosa ti ha detto?». Si avvicinò all'auto, senza rispondermi. Lo seguii. 

«Entra». Affermò, dopo aver aperto la portiera. Cercai di camuffare il sorriso. Nonostante tutto, rimaneva comunque un gentiluomo. Andò a sistemarsi al posto del conducente, prima di partire. «Dove alloggi?». Domandò, con lo sguardo rivolto dinanzi a lui. 

«Uhm, Port Palace». Si voltò a guardarmi. 

«Port Palace?». Io annuii. 

«La signora Wolff l'ha prenotato sia per me che per Edoardo, ma perché me lo chiedi?». Lui si irrigidì leggermente al nome del mio compagno di squadra, ma fu solo per un istante. 

«Alloggio anche io lì». Spalancai gli occhi. Doveva essere per forza uno scherzo, tra tanti alberghi anche lui in quello? Rimanemmo in silenzio, non sapendo cosa dire. Accese la radio ed alzò il volume, facendomi quasi venire il mal di testa. Non dissi nulla, d'altronde non ero nella condizione di farlo, e mi accoccolai maggiormente nel sedile, posando la testa contro il finestrino. Pierre mi gettò una rapida occhiata, per poi tornare a guardare davanti a lui. «Perché?». Domandò lui ad un tratto ed io mi voltai verso di lui. 

«Perché cosa?». 

«Perché ogni volta che sembra che potremmo farcela, accade qualcosa che ci fa tornare alla stregua di sconosciuti?». Trattenni il fiato, non credevo che saremmo giunti a parlarne proprio in quel momento. 

«Perché non può funzionare. Ci siamo ostinati su qualcosa che sapevamo entrambi non potesse andare avanti». Risposi sinceramente. «Non ci capiamo, non siamo disposti ad accettare i difetti dell'altro e questo non va bene in una relazione. Ci abbiamo provato ed entrambi abbiamo visto che non fa per noi. Che posso dirti: è stato bello finché è durato». 

«Io sono disposto ad accettare i tuoi difetti». Rispose lui, ferito dalle mie parole. 

«No, Pierre, non lo sei. Altrimenti non mi avresti cacciato dalla tua camera d'albergo quando ti avevo annunciato che avrei corso in Formula E. Sapevi che era una situazione difficile per me, ma hai comunque pensato a te stesso. A come ti sentissi tu. Ma ti sei chiesto come mi sentissi io? Ero io a dover lasciare la Formula 1, non tu». Sbatté le mani sul volante. 

«Ma ti senti quando parli?». Urlò. «Io ho pensato a me stesso. Quando io sono stato scaricato dalla Red Bull ed ho rischiato di perdere il sedile, dov'eri?». Iniziò a ridere nervosamente. «Ah giusto, eri troppo presa dalla tua promozione o mi sbaglio? Sei tu che hai sempre e solo pensato a te stessa, io avrei rischiato la mia vita per evitare che continuassi a soffrire per colpa di Max ed ora mi dici che ho pensato solo a me stesso. Gran coraggio da parte tua». Feci per parlare, ma lui riprese. «E poi come ci sarei dovuto rimanere? Non sono rimasto male del fatto che tu avresti abbandonato la Formula 1, ma che tu avessi preso una decisione, l'ennesima, senza neppure dirmelo. Una relazione è anche fatta di queste piccole cose. Tu però non lo capisci e vuoi dare la colpa a me di qualcosa che, mi dispiace per te, io non ho mai fatto». Si passò una mano sul volto. «Anzi, hai ragione. Il problema sono io. Ti ho dato troppo quando non lo meritavi. Ho cercato di nascondere il mio dolore, perché Ann io rischiavo di essere mandato via dalla Formula 1 ingiustamente. Tu ci sei entrata imbrogliando, da un lato è anche giusto che tu non ci sia più. Cazzo, mi hai rubato il posto ingannando tutti! Ma io ho lasciato perdere, ho sorvolato anche su quello. Diamine, sono giunto persino ad odiarti! Non riuscivo a guardarti senza provare quella rabbia dentro di me, sapendo che mi avessi rubato il sedile. Ma ho cercato di sforzarmi a superare tutto ciò, perché sapevo che me ne sarei pentito. Credi che per me sia stato semplice? Io non metto in dubbio ciò che tu hai sofferto a causa di Max, sarei uno stupido, ma mentre io per te c'ero, tu dov'eri quando io avevo bisogno di te?». Giungemmo davanti all'albergo e lui uscì dalla vettura. Lo imitai e quando lo feci, chiuse la vettura ed entrò dentro, avviandosi verso la sua camera, senza dirmi nulla. Le sue parole mi rimbombavano nella testa. 

Tu dov'eri quando io avevo bisogno di te?”.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro