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Chapitre 41


Gran Premio di Abu Dhabi 2019


Ero ormai giunta alla fine. Quella era stata l'ultima gara che avrei corso e, sebbene non fossi pienamente soddisfatta della mia sesta posizione, decisi di non rimanerci troppo male: poche ore, o meglio pochi minuti, e sarei stata sbattuta fuori dalla Formula 1. Mi guardai intorno, mentre le immagini della mia esperienza si presentavano dinanzi ai miei occhi. Ricordai la mia prima intervista in Australia, l'amicizia che avevo stretto con Charles, Pierre e Max, il primo bacio ed il primo litigio con il francese, il nostro allontanamento ed il mio legame con George e Lando. Pensai a come si fosse, nuovamente, concluso il rapporto tra me e Pierre. Alla fine non ero più andata in Italia per trascorrere dei giorni insieme, né lui mi sembrava molto interessato che lo facessi. Volai direttamente verso Malmö, così da avere la possibilità di parlare con Karl. In realtà, non era da solo, perché anche Julie, in qualità di mia migliore amica, voleva sapere per quale motivo io mi fossi allontanata da loro. E vi lascio immaginare quale potesse essere stata la sua espressione quando le raccontai ciò che mi era accaduto in quei mesi. Mio fratello e lei stavano già premeditando un omicidio, ma dovetti fermarli. Decisi di riferire loro anche il fatto che avrei abbandonato la Formula 1 e loro mi appoggiarono. 

«Il tuo bene viene prima di tutto, ricordalo»

Dopo quella settimana di pausa, dovetti nuovamente prendere l'aereo e partire per il Brasile, per la penultima gara del mondiale. Le qualifiche non erano state eccezionali, tanto che sarei partita solamente quinta, grazie ad una penalità di Charles di dieci posizioni in griglia, mentre Pierre si era dimostrato molto veloce, tanto che sarebbe partito al mio fianco. La gara, invece, era partita davvero molto bene, infatti verso la fine della stessa mi trovavo in seconda posizione, dietro a Max. Quello sarebbe stato il mio primo podio e, probabilmente, sarei riuscita ad ottenerlo, se non fosse stato per un contatto con Lewis, che mi costrinse a concludere in ultima posizione. Ero davvero amareggiata ed il fatto che fosse stato Pierre ad ottenere la piazza che spettava a me, non fece altro che farmi innervosire di più. Non lo meritava più di me ed io non sopportavo l'idea che dovessi terminare la mia carriera in Formula 1 senza un podio. Sapevo già che ad Abu Dhabi non avrei avuto la stessa possibilità, perché in questo sport bisogna saper approfittare delle situazioni immediatamente. Ed io lo avrei fatto, se non fosse stato per Lewis. Quel giorno ero talmente nervosa che non avevo voglia di vedere nessuno. Gettai uno sguardo di fuoco a Pierre, che ricambiò con un sorrisino sarcastico, che avevo voglia di togliergli dalla faccia prendendolo a schiaffi. Lo detestavo quando si comportava così. Non rivolsi la parola a nessuno e quando Lewis venne a scusarsi, lo liquidai. Non me ne facevo nulla delle sue scuse, assolutamente nulla. Entrai nella mia auto ed iniziai a sbattere le mani contro il volante. 

«Odio, odio, odio, odio». Dissi semplicemente e, ad un tratto, mi lasciai andare ad un urlo. «Non doveva finire così. Dovevo esserci io su quel maledetto podio, io». 

In genere ero sempre stata un tipo sportivo, ma quella gara non riuscivo proprio a farmela scendere. Avrebbe potuto cambiare tutta la mia carriera ed invece mi ritrovavo al punto di partenza. O meglio, al punto di fine, perché quel fallimento sanciva, a tutti gli effetti, la mia fine. La mia fine come pilota di Formula 1, come pilota Red Bull. Alzai lo sguardo dal volante e guardai dal finestrino Pierre e Charles ridere e scherzare, mentre si avviavano verso la vettura di quest'ultimo. Al francese quella mia uscita era andata di lusso, aveva potuto dimostrare che, forse, aver scelto me non fosse stata una grande decisione. Ero davvero sicura di essere migliore di lui in pista? Li osservai allontanarsi, per poi posare la testa sullo schienale del sedile. Sbuffai e mi passai una mano sul volto. Dovevo reagire, avrei avuto altre occasioni per dimostrare la mia bravura, anche se fuori dalla Formula 1. 

Quella gara mi aveva un po' abbassato l'autostima e forse la mia sesta posizione ad Abu Dhabi era stata un po' figlia di quella mia condizione mentale. Ma, ormai, non mi interessava nulla. O almeno, non ebbi tempo di pensarci quando i giornalisti mi iniziarono a circondare. Compresi che quello era il momento giusto. Notai Charles e George osservarmi e, dopo poco, anche Pierre li affiancò. 

«Theo, sei soddisfatto di questa gara?». Mi domandò una giornalista.

«Avrei potuto fare di meglio, ma ormai è terminata ed è inutile rimuginare su ciò che avrebbe potuto essere e non è stato». 

«Credi che la tua stagione in Formula 1, sia con la Toro Rosso che con la Red Bull, sia stata positiva?». 

«Ho fatto il salto di qualità in meno di un anno, devo ritenere che abbia fatto un buon lavoro. Non è stato il massimo, ma un buon primo anno in Formula 1». Risposi. 

«Secondo te chi sarà eletto rookie dell'anno?». Un giornalista mi chiese ed io sorrisi. 

«Il migliore». 

«E per te chi è il migliore?». 

«Te lo dirò quando saprò chi avrà vinto il premio». Scherzai e passai alla prossima domanda. 

«Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?». Me l'aspettavo e sapevo che quello era il momento più adatto per rivelare la mia identità. 

«Assolutamente nulla». La giornalista mi guardò confusa. Anche io, al posto suo, lo sarei stata. 

«Non credo di aver capito». 

«Non posso aspettarmi nulla se non correrò in Formula 1 l'anno prossimo». 

«Ma il tuo contratto è stato rinnovato». 

«Al momento. Lo sarà fino a quando non scopriranno la verità». Tutti i giornalisti puntarono i suoi microfoni verso di me. “Adesso o mai più”, pensai. «Mi fa ridere pensare che io sia entrato in Formula 1 con un inganno e che nessuno, o meglio quasi nessuno, se ne sia mai reso conto. Io, in realtà, non mi chiamo Theodor Karlsson». Tolsi la parrucca e tutti spalancarono la bocca e gli occhi dalla sorpresa. «Ebbene, io sono Ann-Christine Karlsson ed ho corso per tutta la stagione sotto un falso nominativo. Credevo che la mia copertura sarebbe saltata in poco tempo e, invece, sono riuscita a nascondere la verità per un anno intero. Era arrivato il momento che rivelassi la mia vera identità ed ho deciso di farlo all'ultima gara di stagione, per non arrecare sia troppi problemi alla scuderia, che si sarebbe trovata costretta a trovare un mio sostituto, sia per godermi l'intera stagione. Mi sono molto divertita ed ho potuto dimostrare che anche le ragazze meriterebbero un posto qui, in Formula 1». Amélie, sorpresa quanto i giornalisti, disse a tutti di non pormi altre domande e di lasciarmi andare. La ringraziai con lo sguardo e mi voltai a guardare il Paddock per l'ultima volta. Mi sarebbe mancato tutto, ma era il momento di mettervi sopra una pietra ed andare avanti. Iniziava la mia nuova esperienza, che mi aspettava proprio come Nico posto al fianco della sua Mercedes.   

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