Chapitre 39
«Svegliata di buon umore, vedo». George mi affiancò ed io lo fulminai con lo sguardo. Alzò le mani come a professarsi innocente. «Non vorrei essere Christian, onestamente». Ridacchiò ed io roteai gli occhi. «Che hai? Sembri Seb in Canada». “Che paragone”, pensai. Fissai i miei occhi nei suoi ed alzai un sopracciglio, con fare ovvio, e lui comprese. «Oh». Disse semplicemente. «Te la senti di gareggiare?».
«Non vedo cosa dovrei fare, altrimenti». Sistemai il mio borsone sulle spalle, mentre camminavamo per il Paddock. «Ho più medicinali in corpo che chili». Dissi, abbozzando un sorriso. «Ringrazio che la tuta sia blu». Rise.
«Be’, sarebbe stato emozionante vedere una macchia rossa sulla tua tuta». Si tenne la pancia, mentre rideva fragorosamente.
«Ne dubito».
«Ti allenerai oggi?». Mi domandò, non appena si riprese.
«Non credo, non me la sento. Farò le mie qualifiche alla Lando, sperando che il suo metodo del "non fare nulla" funzioni anche per me». Lo guardai.
«Lando è un esperto del non fare nulla, credo sia davvero difficile imitarlo, ma potresti provarci». Scherzò lui. «Comunque, ritornando seri, faresti bene. Sei stanca, lo vedo dai tuoi occhi, e non sei neppure in grande forma. Se hai bisogno di aiuto, sai che ci sono». Gli sorrisi.
«Ti ringrazio George, sei davvero il migliore amico che potessi mai desiderare».
«Modestamente». Si pavoneggiò ed io gli diedi una gomitata nello stomaco.
«Theo!». Qualcuno mi chiamò ed io mi voltai verso quella voce. Nico Rosberg era davanti ai miei occhi. Ma che cosa ci faceva Nico lì? E perché voleva parlare con me?
«Nico?». Mi sorrise e George mi guardò, confuso tanto quanto me. Gli feci cenno di andare verso i box e lui obbedì, salutandomi con un cenno della mano. «Posso esserti d'aiuto?».
«Potrei chiederti lo stesso». Non compresi cosa intendesse. «Oggi ci sei per un incontro? Vorrei parlarti, ma possibilmente fuori da quest'ambiente».
«Dopo le qualifiche sono libero, potrei chiedere alla scuderia di farmene andare prima». Annuì.
«Magnifico. Io soggiorno nel vostro stesso albergo, camera 530». “530? È praticamente nella camera accanto alla mia!”, pensai.
«Va bene».
«Mi raccomando, sentiti libero di essere te stesso». Mi salutò ed io rimasi più confusa di prima. Era piuttosto misterioso. Lasciai perdere e mi avviai verso i miei box. In altre circostanze, gli avrei chiesto una foto, visto che è sempre stato uno dei miei idoli, ma quell'incontro era stato fin troppo bizzarro.
«Buongiorno Theo». Mi salutò il team principal, quando entrai nel box Red Bull. «Come stai?».
«Buongiorno Christian». Ricambiai il saluto con un sorriso. «Potrebbe andare peggio, tu?».
«Si va avanti. Ora, forza, vai a cambiarti, ci sono delle sessioni di prove libere da portare a termine». Obbedii. Sarebbe stata una lunga giornata.
«Ottimo lavoro Theo, continua così». Mi sorrise Horner, per poi battermi il pugno. Avevo ottenuto la sesta piazza in qualifica e potevo dirmi molto soddisfatta.
«Ti ringrazio». Risposi semplicemente. «Ehm, vorrei chiederti una cosa». Mi fece cenno di continuare. «Oggi è stata una giornata un po' così, non mi sento estremamente in forma, desidererei tornare in albergo prima, se è possibile. Altrimenti-». Mi interruppe.
«Non ti fare problemi, va' e riposati. Ti voglio carico domani». Gliene ero infinitamente grata.
«Grazie mille, allora ci vediamo domani mattina!». Ci salutammo ed io uscii dai box, per poi iniziare ad avviarmi verso l'uscita del paddock.
«Salti il meeting con la squadra?». La voce di Pierre mi fece saltare sul posto. «Dovevi essere davvero in pensiero per aver avuto questa reazione». Ridacchiò.
«Sì, ho chiesto ad Horner se potevo tornare prima. Ho degli...». Rimasi in silenzio per un po'. «...degli impegni, proprio così». Alzò un sopracciglio.
«Che tipo di impegni?».
«Te ne parlerò non appena avrò risolto tutto». Lo liquidai.
«C'entra Max?». Domandò lui ed io scossi la testa.
«No, è una questione più personale, credo». Comprese che non avrei detto altro e lasciò perdere.
«Va bene. Allora ci vediamo poi a cena?». Negai.
«Non credo di esserci, ma non appena tornerò in albergo verrò da te, va bene?». Annuì, anche se non molto convinto. Dovevano essere davvero molti i dubbi nella sua mente, ma non potevo dirgli assolutamente nulla prima di sapere cosa Nico volesse riferirmi. Gli diedi una pacca sulla spalla e gli sorrisi, prima di allontanarmi ed uscire dal paddock. Aprii la mia vettura e vi entrai, per poi ingranare la marcia e partire. Il viaggio non durò molto ed io, ben presto, mi ritrovai dinanzi all'albergo. Per fortuna avevo già fatto la doccia ed ero vestita in maniera più informale, quindi subito mi avviai verso la camera di Nico. Iniziai a salire le scale e pensai a cosa volesse dirmi. Forse Charles gli aveva parlato e lui aveva intenzione di aiutarmi? O forse era stato Pierre? Ciò che sapevo era che la sua presenza lì era piuttosto strana ed ancora di più il fatto che volesse parlarmi.
«Oh, accomodati pure Theo». Disse il tedesco, quando bussai alla sua porta e mi venne ad aprire. Mi fece cenno di andarmi a sedere sul divano ed obbedii, seguita da lui. «Ti chiederai perché abbia richiesto questo incontro, non è così?». Scossi la testa in assenso. «Charles mi ha parlato della tua situazione».
«Tu e Charles vi conoscete?». Domandai, ignorando il resto.
«Non bene. In realtà, non ho neppure idea di come abbia avuto il mio numero, forse da Lewis».
«E cosa ti ha detto, di preciso?». Volevo bene al monegasco, ma non avrebbe dovuto immischiarsi in questioni che non lo riguardavano.
«Mi ha spiegato che, in realtà, il tuo nome è Ann e non Theo, che la tua copertura stava funzionando ed anche abbastanza bene, ma poi qualcuno ha scoperto qualcosa ed adesso ti costringe a fare ciò che non vuoi e non dovresti fare». Lo guardai, senza parlare. «Non mi ha detto chi, se è questo che ti preoccupa. Mi ha anche riferito che se qualcuno agisse, questa persona metterebbe a rischio la sua vita».
«È così e non voglio che qualcuno ne esca ferito da questo casino causato da me».
«Non succederà. Vorrei solo che adesso tu mi spiegassi meglio il tutto. Come vorresti che io ti aiutassi?».
«Onestamente, non lo so neppure io. Charles ha agito d'istinto, non avrebbe dovuto. Avevo tutto sotto control-». Mi interruppe.
«Questa situazione non può essere per nulla sotto controllo. La Formula 1 è un ambiente tossico, dove la competitività è molto alta e dove faresti di tutto per vincere. Una volta entrata in un circolo vizioso, non ne uscirai più, Ann. Io non so chi sia questa persona, anche se posso immaginare, ma non devi permetterle di ferirti, non in questo modo. Purtroppo non puoi neppure denunciare, perché nessuno ti crederebbe, quindi devi cercare di rivelare la tua identità».
«Perderò il mio posto ed io ne ho bisogno. Non voglio perdere tutto ciò che ho costruito. Una volta uscita da qui, non vi ritornerei più».
«Non vi rimarresti comunque». Alzai un sopracciglio. «Ti suicideresti. Perdonami, ma è questa la fine che faresti se non ascoltassi i tuoi amici ed uscissi di qui. Io sono disposto ad offrirti un sedile per il 2021 nella Extreme E Series, sta a te decidere».
«Dovrei attendere due anni». Affermai. «È davvero molto tempo».
«Ci sono altre competizioni a cui potresti prendere parte, sai che ti sponsorizzerei, in qualunque caso». Fissai i miei occhi nei suoi. «In realtà, ero già in contatto con Susie Wolff». Spalancai gli occhi.
«Con la signora Wolff?». Mi sorrise.
«Sì, per farti entrare in Formula E con il suo team. Chiaramente, però, non potrò dirle nulla se tu non rivelerai la tua identità».
«Ci sarebbe una possibilità di avere il posto?».
«Sei talentuosa ed a Susie piacerebbe avere una ragazza nella scuderia. Io sono qui e sono disposto ad aiutarti, ma per la fine della stagione tutti dovranno sapere chi sei in realtà».
«Devo firmare qualcosa?».
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