Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapitre 29

«Sai, vero, che ti batterò?». Sorrisi, seguendo Pierre che andava a sistemarsi nella sua seconda fila. 

«Come ieri?». Sorrise malizioso, mentre si infilava i guanti. «Tesoro, non ne sarei troppo convinto». 

«Ed io, fossi in te, non mi sottovaluterei». Gli gettai un'occhiata e mi voltai. Lo sentii avvicinarsi pericolosamente a me, tanto che potevo avvertire il suo fiato sul mio collo. 

«Non ti ho mai sottovalutata». Sorrisi leggermente e mi allontanai, avviandomi verso la mia monoposto. Lì trovai il mio ingegnere di pista, che stava esaminando i dati. Infilai i guanti e mi avvicinai a lui.

«Potremmo fare bene?». Gli domandai e lui spostò lo sguardo verso di me.

«Le condizioni della pista non sono delle migliori». Si aggiustò gli occhiali. «Ma se giochiamo bene le nostre carte possiamo entrare in zona punti». Mi sorrise. «Tu sei carico?». Annuii.

«Sono sempre carico». Battemmo il pugno. Stephan, che mi aveva raggiunto, mi passò il casco ed io lo ringraziai. Lo infilai.

«Manca poco, è meglio che inizi a sistemarti». Mi giunse la voce ovattata del mio preparatore atletico. Alzai il pollice. Entrai nella monoposto e subito mi giunse un team radio dal mio ingegnere, per capire se io lo sentissi.

«Speriamo non vi sia nulla a disturbare il collegamento o qui potrebbe essere più difficile per te portare avanti la gara senza poter parlare con noi del box». Mi riferì lui.

«C'è il rischio?». Domandai automaticamente.

«La pioggia può sempre interferire, dobbiamo solo augurarci che non sia così forte». Non risposi, perché proprio in quel momento il semaforo divenne verde per dare inizio al giro di formazione. Iniziai a scaldare le gomme, anche se la pista bagnata non aiutava. Il rischio di perdere il controllo della monoposto era alto, ma era un errore che non potevo concedermi. Affrontammo l'ultima curva ed andammo a disporci sulla nostra postazione.

Uno.

«Dovrei essere arrabbiato con te». Pierre mi sorrise. «Mi hai mentito per tutto questo tempo».

Due.

«Eppure non ci riesco. Non riesco mai ad essere realmente arrabbiato con te». Si posizionò dietro di me.

Tre.

«E questo mi fa uscire pazzo». Mi sussurrò all'orecchio.

Quattro.

«Non capisco perché tu mi faccia quest'effetto, Ann». Mi afferrò il viso, voltandolo affinché potesse guardarmi.

Cinque.

«Mi irriti tremendamente». Mi morse leggermente il lobo dell'orecchio. «Eppure mi piaci da impazzire».

Le luci si spensero e partimmo. Notai le due Red Bull piantarsi a terra e scorsi la Rossa di Sebastian Vettel al mio fianco. Portò a casa il sorpasso senza nemmeno una possibilità di ribattere. Non importava, potevo sempre recuperare, l'importante era rimanere in pista in quelle condizioni decisamente sfavorevoli. Avevo superato Daniil, quando, al secondo giro, è mostrata una Safety car.

«Incidente di Pérez». Mi avvertì Pierre. «Box, box». Feci come mi aveva riferito e rientrai. Cambiarono le gomme da bagnato estremo con quelle intermedie e ritornai in pista. Ci furono diversi incidenti e altrettante Safety car, una causata da Charles al ventottesimo giro. Pochi istanti dopo Lewis Hamilton commise il suo stesso errore, riuscendo però ad uscirne intatto. Entrò nei box ed alla sua uscita, ebbi la possibilità di sorpassarlo. Ero quarta. Eravamo giunti al sessantaduesimo giro. In molti erano usciti, ma io non avevo avuto particolari difficoltà. Scorsi nello specchietto Pierre che cercava di superarmi, ma entrambi ci spostammo verso la destra e lo colpii. Tutto ciò che notai fu la gomma bucata e la Red Bull uscire di pista. Avrei avuto di che scusarmi una volta uscita dalla monoposto. Altri due giri e tagliai il traguardo sesta, sicuramente la migliore gara dall'inizio di stagione. Parcheggiai la vettura nella mia postazione e, dopo aver tolto il volante, scesi. Scorsi Charles, George e Lando venirmi incontro e sorrisi, anche se ancora coperta dal casco.

«Sei stato grandioso, amico». Charles mi abbracciò ed io ricambiai.

«Grazie mille, Charles». Lando, che si era avvicinato, mi diede una pacca sulla spalla e mi strinse a sé, seguito a ruota dal pilota della Williams. «Vorrei andare a congratularmi con Max, ma ho un conto in sospeso con Pierre».

«Penso sia arrabbiato». Riferì il pilota monegasco ed annuii.

«Lo capisco, stava conducendo un'ottima gara ed io gliel'ho rovinata». Sospirai. «Non era mia intenzione, è avvenuto tutto troppo velocemente»

«Pierre lo sa, deve solo calmarsi». Mi sorrise. «Comunque penso dovresti andare prima da Max». 

«Tu credi?». Domandai, guardandolo negli occhi.

«Lo conosco, so com'è fatto». Scossi la testa in segno di assenso. Charles iniziò ad incamminarsi e lo imitammo tutti. «In teoria dovrei andare anche da Sebastian, ha condotto una gara straordinaria». Giungemmo sotto il podio e Helmut Marko si avvicinò. 

«Karlsson, devo parlarti». Ogni qualvolta sentissi quelle parole, la mia ansia e la mia paura aumentavano. Mi diressi verso di lui, cercando di nascondere il mio stato d'animo agitato. «La tua gara è stata buona, continua così». Sorrisi, risollevata. «Pensi di avere difficoltà a venire a Milton Keynes settimana prossima?». 

«No, affatto, credo non ci siano problemi». Risposi prontamente. «Anzi, la ringrazio». Fece un cenno del capo e compresi che mi stesse liquidando. Abbozzai un saluto e ritornai dai ragazzi. 

«Dov'eri finito?». Lando si sporse verso di me.

«Marko». Dissi semplicemente e lui annuì. 

«Siete qui, ragazzi, vi stavo cercando». Si voltarono tutti al suono della sua voce, tranne me. Potevo sentire il suo petto sfiorare la mia schiena, qualsiasi mio movimento ci avrebbe messi in una situazione sgradita. 

«Stavamo aspettando che il narcisista scendesse dal podio, ma a quanto pare non ha intenzione di farlo». Charles prese in giro Max ed io ridacchiai. Mi rivolse un occhiolino, divertito. Sentivo lo sguardo di Pierre su di me, ma non avevo la più pallida idea se fosse o meno un buon segnale. Mandai un'occhiata al monegasco, sperando mi fosse d'aiuto, ma fece semplicemente spallucce. Era più bravo di me a nascondere le proprie emozioni. 

«Devi dirmi qualcosa?». Quando tutti si voltarono, Pierre si chinò, affinché potesse parlarmi all'orecchio senza essere ascoltato. Scossi la testa, serrando le labbra. Sapeva esattamente come mettermi in soggezione, nessuno vi era mai riuscito prima. «Non credo, ma farò finta di nulla». 

«Che cosa credi volessi dirti, allora?». Mi spinsi leggermente verso di lui, senza voltarmi. 

«Che sei dispiaciuta e che non volevi buttarmi fuori, forse?». Abbozzai un sorriso ed annuii leggermente. «Vorrei sentirtelo dire, però». Roteai gli occhi. Posò una sua mano sul mio fianco ed il freddo dei suoi anelli attraversò la mia maglietta termica, provocandomi dei brividi. 

«Non volevo buttarti fuori». Si allontanò, soddisfatto. «Non puoi sempre vincere, lo sai?». Mi sorrise. 

«Perché dovrei privarmi della vittoria, quando posso ottenerla così facilmente?». Assottigliai gli occhi e lui scoppiò a ridere. Era così bello. 

«Max, ce l'hai fatta a scendere! Eravamo convinti saresti rimasto in eterno lì sul podio». Parlò Charles, richiamandoci alla realtà. Mi voltai di scatto e li vidi abbracciarsi. Sorrisi. Agli altri potevano apparire dei nemici, perché in pista nessuno dei due era clemente, ma in realtà il loro rapporto era davvero stupendo, anche se non mancavano dei litigi o delle frecciatine tra i due. Ci avvicinammo tutti a lui per congratularci. 

«Wow, ho dei fans per amici e non lo sapevo». Rise e scossi la testa.

«Non illuderti troppo, olandese». Lo punzecchiò Charles.

«Non ho bisogno di illudermi, lo so per certo, monegasco».

«Ragazzi, io devo tornare un attimo nei box». Annuirono ed io mi allontanai. Non amavo la folla ed avevo bisogno di aria. E poi stavo morendo di caldo, dovevo cambiarmi. Mentre camminavo assorta nei miei pensieri, udii una voce esile che mi chiamava. Alzai il volto e notai una bambina dinanzi a me. Mi abbassai alla sua altezza. 

«Perdonala, Ann a volte dimentica che non deve disturbare gli altri». Ann. Sorrisi istintivamente. La donna accorse immediatamente, afferrando la mano della figlia.
 
«Oh, non si preoccupi, io sono qui anche per avvicinare queste piccole creature...». Le colpii leggermente il naso con un dito, facendola ridere. «...a questo sport». La rassicurai. «Ann, vuoi scattare una fotografia?». Le domandai e la bambina annuì. «Allora vieni qui e la tua mamma fa la foto, va bene?». Chiese il permesso alla mamma e, quando acconsentì, si avvicinò a me. Mi abbracciò e di slancio ricambiai. La donna sorrise e scattò la fotografia. 

«La ringrazio infinitamente, mia figlia è una sua grande fan». Gettò uno sguardo alla bambina. 

«La ringrazio io». Iniziai a toccarmi la tuta alla ricerca di una penna, ma chiaramente non l'avevo. «Mi dispiace di non avere una penna con me...». Mi guardai intorno e notai Sebastian che stava firmando gli autografi. «Un attimo solo». Andai vicino al tedesco, che mi guardò confuso. «Scusami Sebastian, innanzitutto congratulazioni per la gara, sei stato straordinario. Secondo, volevo firmare il mio cappellino ad una bambina, ma non ho la penna con me, non è che potresti prestarmela?». Sorrise e me la porse. 

«Ti ringrazio, anche tu hai guidato davvero bene». Iniziò. «È la prima bambina che ti si avvicina?». Annuii. «Quando riesci ad entrare nei cuori dei bambini puoi avere la certezza di star facendo la cosa giusta. Sono puri, ti leggono nell'anima». Non capii, ma lui mi porse un altro sorriso. «Continua così, Theo». Scossi la testa in assenso. 

«Torno subito con la penna».
 
«Non preoccuparti». Ne tirò fuori un'altra dalla tasca. «Ne porto sempre molte con me, perché Charles in genere le dimentica». Ridacchiai. 

«Ti ringrazio, Seb». Fece un cenno con le dita vicino al capo e tornò a firmare gli autografi. Ritornai da Ann e, una volta afferrato il mio cappellino ed averglielo autografato, glielo posi sul capo. «Molto meglio ora, non credi?». Annuì.

«Grazie, è stato davvero gentile da parte sua». Sorrisi e lei ricambiò.

«Si figuri». Le salutai e mi incamminai verso il box della Toro Rosso.

«Continua così, Theo». Che intendeva dire?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro