Chapitre 26
Pierre's P.O.V.
«Pierre, sei impazzito per caso? Ma cosa ti salta in mente! Ti sembra da uomo maturo andare a dire in un'intervista che Theo non è talentuoso?». Mi rimproverò Charles ed io non potevo fare altro se non dargli ragione. Mi ero comportato da stupido. «Anche se lo pensassi - e non ci crederei minimamente- non sono cose da dire. Era chiaro che, prima o poi, lo sarebbe venuto a sapere». Mi coprii il volto con le mani, maledicendomi in tutte le lingue.
«So di aver sbagliato, ma cosa posso fare adesso per rimediare?». Gli domandai, ma non mi giunse risposta. Alzai il capo per guardarlo e notai che non eravamo più soli. Forse il Motorhome Red Bull non era stata poi una così grande idea.
«Ero sicuro ti avrei trovato qui». Disse Theo, avvicinandosi a me. Aveva un luccichio di malizia nello sguardo ed un sorriso sornione stampato sul volto. Non l'avevo mai visto così, mi incuteva quasi paura, perché non avevo la più pallida idea di cosa stesse pensando. Quando io ero arrabbiato, perdevo le staffe, invece lui sembrava essere sempre tranquillo. Gettò un'occhiata a Charles, che era preoccupato tanto quanto me. Non parlai, attesi che fosse lui a spiegarmi il motivo di quella sua visita. «Sono venuto solo a dirti che quello che non ha fatto nulla di speciale e che non merita più di te il sedile in Red Bull, ti disintegrerà questo fine settimana. Quindi, fossi in te guarderei bene negli specchietti». Rise, prima di concentrare nuovamente la sua attenzione su di me. «Hai dichiarato guerra ed è quella che avrai».
«Theo, io credo che...». Cercò di parlare Charles.
«Zitto!». Alzò la voce ed un brivido mi percorse la schiena. «Io ho sempre messo gli altri prima di me, mi sono allontanato da te...». Mi indicò. «... per non ferirti, ma tutto ciò che ottengo in cambio sono parole dette alle mie spalle, per di più riguardanti la mia professionalità e la mia bravura. Tra di noi non c'è stato nulla e non ci sarà mai e quello che è accaduto è meglio che rimanga lì. La tua delusione da adolescente innamorato non ti autorizza a comportarti come hai fatto. Questo lo capisci o no? E fino ad ora abbiamo giocato, adesso non sperare che io sia clemente nei tuoi confronti, perché farò di tutto per distruggerti». Mi alzai di scatto. Come si permetteva di parlarmi in quel modo? Charles mi tirò per un braccio. «Cos'è? Non riesci a risolvere un problema senza ricorrere alla violenza? Sai, è simbolo di poca maturità». Inspirai ed espirai. Mi stava facendo innervosire. «Se credevi che, solamente perché avevamo un buon rapporto di amicizia, non avrei cercato di rubarti il posto, ti sbagli. Ho sudato per arrivare qui e quel sedile lo otterrò, non importa se andrà a tuo discapito». Stampò sul suo volto quello stesso sorriso irritante che avevo visto sulle labbra di Max. «Bene, ho finito. Continuate pure». Fece per andarsene ma lo richiamai.
«No, mio caro, avrai anche finito, ma io non ho neppure iniziato». Alzò un sopracciglio ed incrociò le braccia, facendomi cenno con la testa di parlare. Charles spostava il suo sguardo continuamente da me a lui. «Innanzitutto, se tra noi due non c'è stato nulla, come tu stesso hai affermato, perché avresti dovuto ferirmi?». Fece per parlare, ma lo fermai. «La verità è che neanche tu ci credi. Non cercare di passare per il grande uomo che ha accontentato un adolescente innamorato in preda alla sua prima cotta, senza alcun'altra esperienza, perché quel bacio l'ho voluto io tanto quanto l'hai voluto tu». Charles rimase a bocca aperta. Avrei dovuto spiegargli molte cose dopo quella pacifica discussione. «E sì, avrai anche baciato George, ma scommetto tutto ciò che vuoi che non è stata la stessa cosa». Continuai. «Per quanto riguarda il mio sedile, sapevo che non saresti rimasto con le mani in mano e che avresti cercato di lottare per un posto in Red Bull, non sono affatto stupido. Io ho detto quelle cose stamattina perché ero arrabbiato con te per come ti eri comportato nei miei confronti. E volevo scusarmi, ma dopo il tuo attacco, non ne sento più la necessità. Vuoi la guerra? Sono completamente d'accordo, anche se dovesse includere il gioco sporco».
«Bene». Disse.
«Bene». Ripetei. Si allontanò e io ritornai sulla mia sedia.
«Diamine, per un attimo mi siete sembrati Nico e Lewis». Sospirai. «Avevo paura sarebbe nata una rissa, invece, per mia fortuna, vi siete limitati a minacciarvi. Il problema deve essere l'ambiente Red Bull...». Attirò le occhiatacce di alcuni dei dipendenti della scuderia austriaca e chiese scusa, imbarazzato. «... o Max Verstappen. Forse più quest'ultimo». Continuò a parlare, ma non ho la più pallida idea di cosa stesse blaterando. Stavo ancora pensando a ciò che mi aveva detto Theo.
Tra di noi non c'è stato nulla.
Davvero lo pensava? Ero stato solo una delle sue conquiste? Avevo sbagliato a fidarmi di lui, ad aprirmi così tanto, rischiando anche di rovinare la mia reputazione. Anche se, forse, davanti agli occhi di Charles era già cambiata.
Tra di noi non c'è stato nulla.
Perché non mi sono legato ad Ann? Con lei sarebbe stato sicuramente tutto differente, non mi avrebbe ferito così. Dall'altro lato, però, non mi avrebbe donato le stesse sensazioni e la stessa adrenalina. Non vi era lo stesso profumo di proibito. «Pierre, mi dici in quale universo parallelo sei finito?». Mi richiamò Charles ed io mi voltai verso di lui.
«Perdonami, stavo solo pensando».
«Non preoccuparti, biondo, il rapporto tra me e te non cambierà per questo. Sei libero di stare con chi vuoi e di provare ciò che vuoi verso chiunque, l'importante è che tu sia felice. Per quanto riguarda Theo, non lo pensa davvero, è solamente arrabbiato. Sperava di colpirti esattamente come avevi fatto tu con lui e, guardando la tua espressione, credo abbia fatto centro. Sarà solo questione di tempo, dovrai attendere che l'ira termini». Mi posò una mano sulla spalla.
«Charles, lo hai sentito. Tra di noi non c'è stato nulla. Mi sono illuso unicamente io. Ho creduto che quel bacio lo volessimo entrambi, invece, ancora una volta, sono stato usato». Scossi la testa. «Aveva ragione Ann, avrei preferito me lo rivelasse prima». Mi guardò con un sopracciglio alzato, non capendo. «Mi aveva detto che Theo era un playboy, che sarebbe stato meglio se io gli fossi stato lontano».
«Mi dispiace, ma non penso sia così. Theo ci tiene a te, più di quanto lui stesso voglia ammettere. Ha solo paura di ferirti. Ho visto come ti guarda, Pierre, fidati di me. Sai che non ti mentirei mai». Annuii. «E poi non riuscirete a stare per molto tempo distanti l'uno dall'altro. Devi solo aspettare, ritornerà ben presto».
«Forse dovrei concentrarmi sul correre e continuare a parlare con Ann. Theo mi confonde solo le idee». Affermai io, convinto.
«Devi solo seguire il tuo cuore, Pierre. A te piacciono entrambi, non so chi di più, ma devi pensare a te stesso. Preferisci l'impossibile Theo o la raggiungibile Ann? Sta a te la decisione». Era proprio quello il problema, dover scegliere. Scegliere tra una relazione ricca di adrenalina e di incertezza, di paura e di tensione ed un'altra più tranquilla, sicura, sentimentale. Mi attraevano entrambe, troppo. Sapere che non potevo avere Theo, che non sarei mai riuscito ad avere un rapporto stabile, mi faceva uscire fuori di senno, mentre la sicurezza e la pace che mi conferiva la presenza di Ann mi faceva sorridere. Erano due aspetti della stessa medaglia e non riuscivo a fare a meno di nessuno dei due.
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