Little ball of fur
Vi è mai capitato di addormentarvi messaggiando con qualcuno, e poi al risveglio trovare la buona notte di quella persona, lì, sul vostro cellulare?
Amo quando mi succede, perché significa che mentre dormo, c’è ancora qualcuno che pensa a me e che mi augura di sognare qualcosa di bello.
Quando mi sveglio al mattino e leggo gli sms che mi sono arrivati, la mia giornata inizia con il sorriso: non mi importano le parole che ci sono scritte, basta l’icona della bustina.
La prima volta che mi è successo ero ancora in ospedale. Andrea se n’era andato a casa dopo aver cenato con me. Durante quella giornata particolare ho conosciuto il ragazzo che mi ha investita. Onestamente non me lo aspettavo, ma quando si è presentato dicendo di essere quello che guidava, il mio cuore ha saltato un battito. Quel ragazzo, infatti, era lo stesso che tantissimo tempo fa avevo visto nel bar davanti a scuola. Mentre ero in ospedale ha deciso di venire a scusarsi. Si è presentato dicendomi di chiamarsi Alex, e dicendomi che mi aveva investito. Non era ubriaco quella sera, anzi. Lui stava rispettando i limiti di velocità, ma un malfunzionamento dei freni della macchina che aveva comprato quel pomeriggio gli aveva impedito di fermarsi prima di raggiungermi. Mi aveva portato lui in ospedale.
Andrea, che era rimasto nella stanza per tutta la chiacchierata, si era alzato, gli era andato vicino, e stringendogli la mano lo aveva ringraziato per essersi fermato a soccorrermi.
Non mi aspettavo di conoscere chi mi aveva investita, né tanto meno di diventare la migliore amica di un ragazzo con cui avevo scopato ancora prima di conoscerne il nome.
Ma l’emozione più grande è stata quel sms: “ci vediamo domani, piccolo danno. Dolci sogni. Andrea”
…
Ogni giorno è un regalo. Sto imparando tantissime cose che prima non mi aspettavo di poter provare: la dolcezza di un sorriso, la forza di uno sguardo, la morbidezza di una mano.
Ho anche iniziato ad uscire con qualche vecchia amica.
La mia vita sta diventando come quelle dei teenager nei film americani. Ho un migliore amico fantastico, delle amiche con cui ridere e scherzare, ho una famiglia che lentamente si sta rimettendo a posto. Mi manca solo il cane e il quadro è completo.
Scherzavo. Ho anche il cane.
Volendo far realizzare tutti i miei sogni, Andrea ha provveduto anche a questo: un giorno è arrivato davanti alla porta di casa mia con una scatola di cartone in mano. Quando l’ha posata per terra, un piccolo cagnolino ha tirato fuori la testa per osservare il suo nuovo mondo.
È stato difficile dargli un nome. Poi, però, ci è venuta un’idea geniale.
…
Andrea sta provando qualsiasi cosa per farmi tornare all’età di dieci anni.
Un giorno, per sorprenderlo, mi sono avvicinata a lui facendo finta di volerlo baciare. Effettivamente, è dal nostro primo incontro che le nostre labbra non si toccano, ma non è questo il punto. Quando ero a pochi centimetri dalla sua bocca, invece di baciarlo, con l’indice della mano destra ho toccato la punta del suo naso.
<< Pew >>.
Lui è rimasto perplesso per un attimo. Dopo di che ha iniziato a farmi il solletico e abbiamo iniziato a giocare come dei bambini, divertendoci come matti.
Da quel giorno ho iniziato a inventarmi giochini e stratagemmi per riuscire a toccargli il naso o a fargli in solletico.
Ed ecco il nome del mio cane : Pew. Un nome un po’ strano, è vero, ma che gli calza a pennello. Quel piccolo animaletto salta da una parte all’altra della casa, masticando pantofole e rischiando di rompersi l’osso del collo. È entrato a far parte della mia vita come punto di una lista infinita di sogni da realizzare, ma ora è diventato il mio più grande compagno. Passo ore e ore con lui, tirandogli una pallina, andando a correre. Stare con quel piccolo animaletto è facile come respirare. Non servono parole, mi capisce al volo.
…
Di sera mi capita ancora di sdraiarmi sul letto, e fissare le pareti della mia stanza con le cuffiette nelle orecchie. Pew sa che in quei momenti non deve disturbarmi.
Fisso questi muri bianchi, ma non ho voglia di riaddobbarli. Pensavo che, se fossi stata felice , mi sarebbe tornata la voglia di avere davanti a me le foto, i poster, le frasi che caratterizzavano la mia vita. Invece no. Sento che manca qualcosa. Questo vuoto mi spaventa, non capisco da dove provenga e come fare per colmarlo.
Allora accendo l’I-pod. Il mio soffitto si dipinge di blu sulle note di “Stardust”, e la volta celeste è appena sopra di me. E fisso quelle stelle in cui ho ricominciato a credere. Ma continuo a chiedermi cosa manchi. Non capisco. E mentre le canzoni si susseguono, e Johnny Rzeznik canta “I’m still here”, io mi sento un po’ come Jim Hawkings, che parte per un’avventura fantastica senza neanche sapere chi è. Forse è questo il problema: non so chi sono. Ma come posso fare a capirlo? Non ne ho idea. Guardo quelle stelle sopra di me e mi vedo in mille situazioni, che però so che resteranno fantasia. Sarebbe bello poter rimanere impressi nelle stelle come gli eroi dell’antica Grecia. Ma loro erano i figli degli dei. Sapevano da dove venivano. Forse sono un po’ come Hercules, che non sa da dove arriva, ma che si costruisce il proprio futuro. Sì, perché il destino non esiste. Nessun libro già scritto. Sta tutto nell’abilità delle nostre dita sulla tastiera. E mi perdo nei miei viaggi, guardandomi solcare il mare su un veliero come quelli di Narnia alla ricerca di qualcosa che non so. Mi vedo per le strade di New York, magari addirittura in Central Park, mentre suono la mia chitarra. Prima però devo capire chi sono. Mi aiuti tu, Pew? Perché mi sento persa, senza una boa a cui attaccarmi, in un mare sconosciuto, travolta dalle onde.
Ciao tesori !!! scusate l'assenza, ma ho avuto un sacco di cose da fare... eeeeeed eccoci qui :) che ve ne pare di Andrea?? e il dolcissimo e sorprendente Pew?? ho amato profondamente questo capitolo, spero che voi facciate lo stesso...
con affetto, yourmomo
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