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3.

Ieri sera non ho nemmeno cenato. Non avevo né fame né tanto meno voglia. L'unica cosa che desideravo era andare a dormire per riposare un po' in vista della lunga giornata che ci aspetta quest'oggi, sperando di svegliarmi e che in qualche modo tutto potesse essere cancellato.
Di solito non ho problemi con il sonno ma questo è il secondo giorno che non dormo un granché bene.

Con grande sforzo faccio colazione, solo ed esclusivamente perché altrimenti non avrei energie per tutto il lavoro che c'è da fare oggi.
Rapida e misera, ma è pur sempre qualcosa, conclusa ma mia colazione mi dirigo verso i nostri studi. Abbiamo deciso, per evitare spostamenti inutili con più vetture, di riunirci lì per poi andare al campo da paintball che è di passaggio sulla strada. Frank e Dario verranno con me mentre Tonno e Cesare andranno con Nelson.

Dopo un buongiorno generale siamo pronti per raggiungere la nostra destinazione. Io non l'ho minimamente guardato, non ce la faccio a sopportare il suo sguardo ora come ora onestamente e poi non voglio neanche farlo, ma sentivo il suo di sguardo addosso. Sentivo che mi stava guardando e più volte.

In questa sfida sul campo da paintball, come per il restante delle challenge che gireremo dopo, siamo in coppie e per fortuna io non sono capitato con Cesare, non avrei retto di stare insieme un'intera giornata di registrazioni costantemente in coppia e a contatto con lui.

La lancette che rapide si muovono e girano in seguendo si freneticamente, segnano le 14:00. Si è fatta decisamente ora di pranzo quando ormai le registrazioni sul campo hanno avuto il termine.

Torniamo agli studi dove pranzeremo tutti quanti.

Gli altri sono scesi dalla macchina e mi accorgo a chiudere la portiera, in solitudine, quando lo vedo palesarsi di fronte a me all'improvviso.
«Nicolas, lasciami parlare per un secondo.»
«Non c'è niente di cui dobbiamo parlare Cesare, hai già detto abbastanza.» gli tiro una frecciatina con un falso sorriso in volto.
Fa un passo mettendosi di nuovo davanti a me impedendomi di procedere.
«Lasciami spiegare per un attimo, per favore...» ritenta.
«Stai tranquillo Cesare, va tutto bene. Non c'è nulla da spiegare. Sei stato abbastanza esaustivo l'altra sera. Ora, se mi permetti, per pietà ti faccio il favore di non avermi più davanti gli occhi.» scocco un'altra frecciatina sorridente per poi dargli una spallata, oltrepassarlo, ed entrare dentro.
Questa volta, rassegnato, mi lascia andare senza altre repliche.

Durante il pomeriggio abbiamo girato diverse cose divertenti e ammetto di essermi svagato leggermente.
Per un attimo ho cercato di distogliere l'attenzione dal casino che era successo. Nessuno mi ha chiesto nulla ma sono fermamente convinto che anche tutti gli altri sappiano perfettamente che è successo qualcosa.

«Nic, hai preso tutto?» mi chiede Nelson.
«Sì, io ho tutto con me. Voi?»
Stiamo uscendo dallo studio per andare a cenare a casa nostra.
È stata un'altra giornata intensa e abbiamo tutti quanti bisogno di riposo.
«Nic» Ancora una volta ci riprova.

«Cesare con me hai chiuso!» Gli urlo in faccia dopo l'ennesimo ed inutile tentativo di dare spiegazioni arrampicandosi sugli specchi.
«Possiamo almeno parlarne un attimo per favore?» urla a sua volta.
«V-va bene ragazzi. Se volete chiudete voi le chiavi le avete, noi ci avviamo.» imbarazzato ci dice Tonno cercando di farsi sentire.
«No, no, ma figurati. Io esco con voi tranquilli, non ho più nulla da dire.»
«Tu non vai proprio da nessuna parte.» lo sento corrermi dietro di me.
Gli altri sono andati ormai via.
«Posso spiegarti?» chiede mettendosi davanti a me intralciandomi.
«Sono stanco e vorrei andare a riposare a casa Cesare...»
Lo supero e mi incammino di nuovo verso la porta, non curante delle sue parole.
«Io non riesco più ad andare avanti così però!» Mi urla da dietro.
«Tu non dovresti riuscire ad andare avanti così? E sentiamo, io cosa dovrei dire allora?» Fermandomi e voltandomi gli dico urlando eguagliando il suo stesso tono.
«È complicato...»
«Hai buttato anni di amicizia nel cesso, sappilo!» Gli rispondo.
«Non so perché ma mi sono sentito in dovere di difendermi da "accuse" inutili e stupide. E ho pensato di farlo screditando te e dicendo cavolate ingannando in primis me stesso Nicolas...» inizia stranamente a cambiare tono, spiegando cose che mai aveva detto prima.
Lo ascolto curioso del punto in cui vuole arrivare. Lo vedo mettersi le mani in viso e fare dei grandi respiri.
Sembra molto agitato.
«Non penso davvero quelle cose e tu lo sai Nicolas, mi conosci.»
«A me sembravi proprio un'altra persona Cesare.» Distolgo lo sguardo da lui, il ricordo di quella sera...
«Perché l'altra sera è stato l'apice, il culmine, di un accumularsi di cose che vanno avanti da troppo tempo.»
«E quindi ti sei sentito in dovere di offendere e denigrare me inventando tutte quelle cose solo per uno sfogo personale? Ah, bravo!» gli faccio un applauso, sconcertato.
«Non fraintendermi... non erano cose mie private, ma cose che riguardano me e te.»
Lo guardo perplesso.
«Nicolas, ormai è un periodo che io a stento riconosco chi sono.» Inizia lento a venire verso di me.
«È un periodo in cui non ci sto capendo più niente. Non ho mai avuto tutta questa confusione in vita mia. Non ho mai dubitato dei miei sentimenti, ma... c'è una prima volta per tutto no?»
«Ma di che stai parlando?» Sento il battito cardiaco aumentare mentre lui si avvicina a me.
Sospira guardando verso l'alto.
«Non credevo che saremmo arrivati a questo punto.» Confessa agitato.
«Non mi era mai capitato prima di dubitare dei miei sentimenti verso un mio amico... verso un ragazzo!» Dice d'un fiato.
«Non mi era mai capitato prima nella vita di avere il rapporto che abbiamo io e te con un altro ragazzo, con un altro mio amico. Così ho pensato solo che la nostra fosse un'amicizia speciale, perciò c'era quel forte legame che ci univa. Poi, però, mi sono reso conto che forse quello che provavo verso di te non era semplice amicizia ma qualcosa di più.» Continua il discorso ormai dopo essere arrivato davanti a me.
«Io non so bene cosa mi sta succedendo Nic, non lo so davvero. Sono in uno stato confusionale assurdo perché ho davvero tante domande per la testa, ma l'unica cosa certa che so è che non voglio perderti!» Stremato da giorni intensi e dalle mie continue respinte prima d'ora, dice con gli occhi lucidi, con voce a tratti spezzata.
«Vieni qua dai.» Alzandomi sulle punte gli avvolgo le braccia al collo.
«Scusami, non volevo davvero dirti quelle cose sono solo stato spinto per paura della verità.» mi risponde lui all'orecchio, stretto nell'abbraccio.
«Dimentichiamoci tutto e pensiamo a tornare sereni come prima allora.» gli sussurro all'orecchio a mia volta, stanco di essere rancoroso nei suoi confronti.
«È tutto passato e mettiamoci una pietra sopra.» Gli dico sorridendo.
Preso dall'euforia mi stringe le braccia alla vita e prendendomi in braccio inizia a girare su sé stesso.
«No Cesare. Così mi gira la testa e girerà anche a te. Fermati.» Urlo tra le risate.
Appena mi poggia con i piedi per terra mi lascia di scatto e perdo subito l'equilibrio. Cercando di non cadere come una prugna secca a terra, e anche un po' per vendicarmi, mi aggrappo al suo braccio e grazie alla forza di gravità ci scaraventiamo entrambi a terra.
«Ma perché l'hai fatto. Gira ancora tutto...» mi lamento portandomi le mani alla testa chiudendo gli occhi.
Lui, imponente sopra di me, mi stampa un veloce bacio sulle labbra.
Apro gli occhi di scatto e lo ritrovo sorridente a fissarmi.
«Era da tanto che volevo farlo.» Sospira ancora più sorridente.
«È da tanto che mi faccio mille domande su come comportarmi riguardo questa cosa. È da tanto che ci rifletto sopra cercando di trovare una soluzione. Ma in realtà la soluzione è una, dovrei smettere di pensare e agire soltanto ascoltando il cuore.» Genuino, sincero, parla con onestà.
«E cosa ti dice il cuore in questo momento?» Chiedo leggermente arrossito, ma voglioso di stuzzicarlo un po'.
«Questo!»
Si avvicina a me e mi stampa un altro bacio. Subito dopo inizia a schiudere le labbra iniziandomi a baciarmi con più foga.
«Se non avessimo fatto gli stupidi che non parlano ci saremmo risparmiati tutto questo malcontento di questi giorni.» Dice dopo essersi staccato dalle mie labbra.
«Ma quindi tu?...»
«Certo che lo sapevo Nicolas! Anche se eri molto vago e spiegavi tutto in modo bizzarro, quella famosa sera di tempo fa capii subito che ti piacevo. Fui molto contento della cosa perché anch'io provavo lo stesso, o meglio... credevo di provare lo stesso. È stato sempre questo dubbio a fermarmi. Non mi era mai successo prima che... insomma... questo!» Alludeva alla situazione in cui siamo adesso.
Rido imbarazzato.
«A me è successo qualcosa di simile solo molto tempo fa. Ai tempi del liceo.» Confesso.
Ci alziamo insieme da terra.
«E ora?» Chiede dopo altri baci scambiati abbracciati l'uno all'altro.
«Viviamoci il presente senza più le domande del passato. Ormai credo sia palese la cosa no?»
«Quale cosa?» Domanda lui retorico.
Scappo via per evitare quella situazione imbarazzante.
«Dillo.» Mi blocca poco dopo.
«Mi piaci Cesare Cantelli!» Gli dico guardandolo negli occhi.
«Mi piaci anche tu Nicolas Paruolo!» Ribadisce.
Per divertimento lo spingo sul divano con forza. Non se l'aspettava, così perde l'equilibrio finendo seduto. Lo guardo mentre si porta le mani dietro la testa e mentre divarica leggermente quelle sue gambe enormi, possenti, forti.
È davvero troppo sexy, penso lasciando vagare le fantasie.
Mi avvicino e mi siedo sopra di lui spinto da questa forte attrazione.
Inizio a baciarlo mentre una mia mano e fra la sua barba e l'altra è sul suo vigoroso petto.
«Pochi giorni fa chiedevo di essere svegliato dall'incubo che stavo vivendo. Oggi invece chiedo solo di non svegliarmi mai e di vivere per sempre questo sogno stupendo.»
Tenendomi per i fianchi si alza e mi butta di schiena sul divano.
D'istinto apro le gambe e le avvolgo attorno a lui sul bacino, così come le mie braccia al suo collo.
«Ma adesso non siamo in un sogno, ma nella vita reale. Tu ed io.» Mi dice dolce per poi baciarmi altrettanto dolcemente tenendomi il viso fra le sue grandi mani calde.
Un bacio tira l'altro e le nostre mani ormai senza freni e pudori iniziano a svestirci.
«Ti desideravo da così tanto Cesare.» Sussurro tra un bacio e l'altro in preda all'ormone.
«Finalmente ora non dobbiamo più fingere nulla.» Replica lui boccheggiando dopo avermi baciato intensamente.

Quella notte fu la più bella della mia vita!
E sono sicuro che non sarà l'unica.
Che questa meravigliosa avventura abbia inizio...

#MySpace.
Ispirato, soprattutto da aboutcesolas, ho scritto tutto in poche ore. Dei giorni raccontati così in qualche capitolo ed eccoci alla fine della storia.
Cosa ne pensate voi? Vi è piaciuta?
Fatemelo sapere con una stellina e/o un commento ai vari capitoli, è importante :)

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