(R) CAPITOLO 42: Furore
"Sai, ho la fastidiosissima sensazione di aver già visto il tuo volto," commentai indietreggiando, subito dopo aver parato una serie di fendenti con dei piccoli campi di forza. Era bello riavere i miei poteri.
La cosa strana era che il mio avversario non appariva per nulla sorpreso delle mie doti. C'era qualcosa che non andava...
L'unica risposta che ricevetti fu il silenzio. Quel tipo non doveva essere molto loquace.
Ci stavamo studiando, percorrendo una circonferenza invisibile sulla terra asciutta. Eravamo nascosti dal resto dell'accampamento, ma i rumori dell'attacco continuavano a succedersi e sicuramente presto sarebbero arrivate le truppe del re a concludere lo scontro.
"Okay, amico, perdonami, ma ne ho le scatole pieni di questo posto, quindi..." dissi facendo esplodere ai suoi piedi delle radici pronte ad avvolgersi intorno al suo corpo. Con un battito di ciglia il ragazzo le bloccò, tenendole lontane da sé.
"Che cosa... come hai fatto?" balbettai arretrando, mentre lui mi rivolse la lama della spada contro. Distrattamente mi protessi nuovamente con delle deboli barriere e mi guardai intorno, sperando di trovare da qualche parte un'arma di cui servirmi. Ma la mia mente, nel frattempo, galoppava per trovare una soluzione all'enigma che avevo davanti agli occhi.
Un luccichio poco distante catturò la mia attenzione e attirai la lama da cui proveniva nelle mie mani giusto in tempo per bloccare un affondo che mi avrebbe penetrato la spalla. I nostri occhi si scontrarono e finalmente capii.
"Tu non sei un ragazzo. Sei un'altra fottutissima strega!" sgranai gli occhi. Fiorane aveva messo a disposizione il suo gregge, oltre che sé stessa. "Per questo ho fatto così fatica a entrare nella tua testa."
"Brava fatina," commentò con un sorriso maligno quella che ormai avevo capito essere una ragazza.
Iniziammo a scontrarci senza nascondere più la nostra natura, mettendo in campo anche la magia, ma presto divenne chiaro che ad avere la meglio sarei stata io. Era brava, ma tra fate e streghe non c'era paragone. Mentre incrociavamo le lame, usai la mia rabbia come catalizzatore, e vi assicuro che ne avevo molta dopo averne prese di santa ragione dalla sua superiore. Con veemenza alla fine riuscii a mettere in un angolo la brunetta, tramortendola con un colpo in testa ben assestato.
"Ciao ciao streghetta..." mormorai alla fine con un sorriso soddisfatto.
CLAP. CLAP. CLAP.
"Wow, sono impressionata: forse dopo tutto non sei così debole come pensavo..."
Fui attraversata da un brivido.
Mi girai ed ecco lì davanti un nuovo incubo. Le spalle mi si incurvarono per la stanchezza, ma dentro di me ribolliva una rabbiosa voglia di rivalsa che sorrideva per l'occasione che si era appena presentata davanti ai miei occhi.
"Quindi sei riuscita a entrare nella mente di Garsel... sorprendente," mormorò con occhi luccicanti di curiosità. "Chissà fino a che punto sei in grado di cavartela."
Gli sguardi che mi lanciava Fiorane erano famelici. Di curiosità, di desiderio, di invidia.
Era passata dal disprezzo nei miei confronti all'avidità di sapere, anche se non sapevo cosa. Davanti a quella cupidigia mi resi conto che non era solo una folle fede a muovere quella donna, ma anche un forte bisogno di soddisfare la sua brama di conoscenza. Ignoravo la sua storia, ma avrei scommesso che ci fosse un che di patologico nella sua ossessività nel tormentarmi. La cosa peggiore era che io più di lei desideravo sapere, ma che nessuno mi rivelava nulla su di me. Vivere nella menzogna mi stava lacerando dentro pian piano: se davvero avevo un destino da seguire, volevo sapere quale fosse.
Senza preavviso la strega scoppiò a ridere, una di quelle risate grosse, incontenibili e incredibilmente frustanti per me. Se prima ero arrabbiata, in quel momento stavo iniziando a bruciare dentro, tanto che mi chiesi se sarei stata in grado di sbuffare fumo. Troppe volte nella mia vita ero stata presa in giro e ridicolizzata. L'umiliazione mi ardeva le viscere, la somma di tutte le volte che mi ero sentita piccola per colpa degli altri mi cadde addosso.
Partii all'attacco conscia di me stessa solo a metà, urlando collerica.
"Brutta strega, smettila di ridere!" ringhiai, mentre mi scagliavo su di lei con la spada.
Un movimento rapido: sparì e me la ritrovai due secondi dopo alle mie spalle. Riuscii a scappare dal suo affondo solo per un soffio: non mi ero neppure accorta che teneva una lama tra le mani.
"Non posso." Mi rispose con le labbra ancora contratte dalle risa che cercava di frenare. "È così dolce ed esilarante al contempo vedere tutta la tua ignoranza! Non sai nulla, eppure ti comporti come se avessi tutto il mondo in mano. Suppongo che dopo anni vissuti privata della tua magia debba essere piuttosto esaltante avere tra le mani tutto questo potere...Ti fa sentire ebbra, non è vero?"
"L'unica persona a cui il potere sta dando alla testa sei tu. Dovresti vedere la luce di pazzia nei tuoi occhi," gridai di rimando. Stavamo mantenendo le distanze, sull'attenti, pronte a rispondere subito all'attacco dell'altra.
"È vero, mi luccicano gli occhi, ma non per la pazzia. La mia è gioia! Non hai idea di cosa significhi per me conoscerti, mi porterai a rispondere al perché di tutto. Piccoletta, tu sei una chiave, la chiave per la porta della conoscenza del mio mondo. Anzi di tutti i mondi, tutti e sette! E non c'è nulla che io ami di più della conoscenza."
"La chiave...?", sussurrai confusa. Sapevo di avere un ruolo da ricoprire in qualcosa, ma non capivo cosa avrei potuto svelare sui Sette Mondi.
"Tutto per te. Mi è sempre sembrato un lavoro enorme per una ragazzina, ma l'Albero tiene ancora qualche segreto anche con me. In fondo devo solo avere pazienza che arrivi il tempo, poi capirò tutto."
"Tutto cosa?" chiesi, ormai presa da sincera curiosità.
In risposta rise di nuovo. Capii che non mi avrebbe detto nulla neppure lei. Avrebbe voluto, lo capivo da come fremeva nel gongolarsi, ma qualcuno di molto più potente la controllava e lei non avrebbe mai osato andare contro di lui.
"Lo sai che ti sta solo usando, vero?" la provocai. "Il Salice, l'Albero dei Mondi. Per lui sei solo una piccola pedina da usare per perseguire i suoi scopi."
La risata si spense. Il sorriso le morì sul volto. Gli occhi si tinsero di odio.
"Tu non sai niente. Lui si è preso cura di me, lui mi ha resa quello che sono oggi," disse con voce bassa e graffiante. Sembrava appartenere a qualcun altro.
"Sì, una traditrice. Eri a capo dell'onorata Congrega delle Streghe, ora presto verrai catturata. E, se per un qualche miracolo tu riuscissi a scampare ai soldati del re, diventeresti comunque una fuggitiva. Per colpa del tuo amato Albero, ora sei rovinata."
La donna stava tremando, lo riuscivo a vedere da diversi passi di distanza. Mi chiesi se fosse stato saggio provocarla così, ma dal briciolo di dolore che vedevo nei suoi occhi cacciai indietro le mie reticenze. Volevo ferirla profondamente.
"Lui si prenderà cura di me," rispose gelida, ma riuscii comunque a percepire un tremito nella sua voce.
"Ah, sì? E come? Avrebbe potuto risparmiarti il dubbio, se veramente tenesse a te, ti avrebbe concesso tempo fa la conoscenza che tanto brami. O forse non ti ritiene degna? O forse non ti considera proprio se non come uno strumento?"
Ero talmente presa dalle mie parole e dall'infonderci dentro più crudeltà possibile, che inizialmente non mi accorsi della trasformazione. Quando finii la mia invettiva, però, tutta la mia soddisfazione scemò in orrore vedendo cosa stava diventando la "donna" che avevo di fronte.
Ora ho una notizia bella e una brutta, quale preferite prima?
La positiva? Paurosi come me, bravi.
Beh, la notizia positiva è che non ero impazzita: non mi ero sognata tutte le volte che avevo visto al posto delle sue dita artigli e al posto dei suoi denti zanne.
Invece quella negativa è un po' più sconvolgente: Fiorane era appena diventata un orrendo, gigantesco, squamoso drago.
"Per tutti i Mondi..." mormorai, anzi balbettai, il corpo attraversato da brividi di terrore violenti. Quando avevo deciso che avrei fatto arrabbiare quella strega di certo non pensavo che potesse tramutarsi in un simile bestione.
Il suo verso, ancora oggi non sono in grado di definirlo meglio, coprì tutti i rumori di combattimento che ci circondavano. Era tipo un ruggito, ma molto, molto, molto più potente, e soprattutto molto, molto, molto più agghiacciante.
Fu difficile frenare il tremore che mi faceva sbattere i denti, soprattutto sotto lo sguardo omicida del drago. Fino a quel momento aveva avuto svariate occasioni per uccidermi, ma si era sempre limitata, probabilmente perché l'Albero non desiderava la mia morte. Ma in quel momento, vedendola in quella sua versione infernale, non avevo dubbi che non avrebbe avuto pietà.
A conferma di ciò, il suo muso spaventoso si abbassò verso di me, cercando di azzannarmi. Mi buttai subito su un fianco rotolando a terra. Nonostante la polvere sollevata, riuscii a rialzarmi in tempo lampo e a correre indietro.
"Okay, okay, Fiorane..." alzai le braccia verso di lei, muovendole lentamente per cercare di placare la sua folle ira. "Forse stavo esagerando, sono sicura che tu sia la tirapiedi preferita dell'Albero dei Mondi."
In tutta risposta mi soffiò in faccia, riempendomi di puzza e muco. Nonostante la paura non potei trattenere un moto di disgusto.
"Va bene, ho capito, non ti piacciono le ruffianate," commentai mentre cercavo di togliermi di dosso il liquido appiccicoso che aveva sputacchiato.
Il bestione iniziò ad avanzare verso di me con le sue poderose zampe, che facevano quasi tremare il suolo. L'unica cosa positiva che avevo notato nella Mutaforma era che era diventata davvero lenta rispetto alla sua versione umana. Questo forse poteva andare a mio vantaggio.
Mentre arretravo rapida e cercavo di elaborare un piano vincente, tentai nuovamente di riportare alla ragione la strega, facendole un chiaro gesto di calmarsi. "Fiorane... che dici, forse non è il caso di dare così spettacolo qui. Siamo proprio nel mezzo di un accampamento sotto attacco... Per giunta il tuo accampamento: qua ci sono uomini che complottano al tuo fianco, è poco carino devastare tutto..." le mie parole vennero interrotte quando Fiorane spalancò le fauci e una potente lingua di fuoco mi avvolse.
Per fortuna i miei sensi furono abbastanza reattivi e, senza neppure avere il tempo reale per pensare, eressi una bolla protettiva che mi salvò. Vi rimasi dentro per quasi un minuto, senza riuscire a vedere nulla, prima per le fiamme e poi per il fumo, ma quando la feci scoppiare mi ritrovai circondata da un incendio: il fuoco aveva raggiunto le strutture di legno delle tende tutte intorno a me e in un batter d'occhio si stava diffondendo. Con sorpresa mi accorsi che Fiorane non era più al suo posto, ma l'individuai molto presto: stava volando sopra tutto l'accampamento e dintorni, sputando fiammate a più non posso.
"Oh cavoli..." mormorai. Pensai ai miei amici che con ogni probabilità stavano combattendo da qualche parte nel perimetro del campo e rabbrividii al pensiero che potessero essersi trovati imprigionati dalle fiamme.
Il vento portava alle mie orecchie solo rumore di grida e al mio naso solo odore di cenere e sangue. Era orribile. Ed era colpa mia se Fiorane era diventata così.
Un senso di oppressione mi portò a correre verso il punto da cui provenivano le maggiori urla. Non fu facile arrivarci, perché le lingue infuocate si stavano diffondendo ovunque e schivarle non era per nulla semplice, mentre il fumo iniziava a invadermi i polmoni facendomi tossire ripetutamente.
Alcune persone stavano letteralmente andando a fuoco, altre cercavano disperate delle vie di fuga, camminando a fatica. Ero devastata da tale orrore, tanto che per un attimo mi sembrò di tornare a Mondeor, riaccendendo i miei incubi peggiori. Poi non resistetti più e corsi in aiuto. Dentro di me sapevo che la cosa migliore che potevo fare per loro era fermare l'animale sputafuoco, ma non riuscii a non fiondarmi tra le fiamme per cercare di salvare qualcuno. Avvolgendomi da una barriera magica, andai incontro alla prima persona che vidi bloccata in un cerchio di fiamme e la condussi fuori dal pericolo.
Continuai così per tre volte, permettendo agli uomini di trovare una breccia e andare al sicuro dove ancora non si era propagato l'incendio. Poi fui costretta a fermarmi, stremata. Continuavo a guardarmi intorno, senza più capire niente, la testa mi pulsava tanto da sembrare sul punto di esplodere e io avrei desiderato solo lasciarmi andare a terra e dormire.
Deve essere colpa del fumo.
I polmoni mi bruciavano da impazzire, quasi come gli occhi che da ormai diversi minuti lacrimavano abbondantemente. Non ero più in grado di fare nulla per gli altri: avevo bisogno di uscire anche io da quella fornace, altrimenti sarei svenuta tra le fiamme.
Con tutta la volontà di cui disponevo, iniziai a correre verso l'esterno, cercando di respirare il meno possibile. Il calore stava diventando insopportabile e avevo i vestiti sporchi e strappati appiccicati alla pelle per via del sudore. La mia ormai era diventata una corsa cieca, fui costretta ad alzare di nuovo una barriera per uscire il prima possibile, ma era debole tanto quanto me. Quasi non mi accorsi di essere arrivata al sicuro da quanto vedevo tutto sfocato per via dalle lacrime che mi sgorgavano dagli occhi brucianti. Fu così che andai a sbattere contro qualcuno, che riuscì ad afferrarmi in tempo appena prima che io cadessi a terra. La mia barriera si infranse e senza capire, né vedere, mi trovai stretta in un abbraccio: forti braccia mi schiacciavano il viso contro una corazza di ferro.
"Grazie al cielo, Kate, stai bene..." mi sussurrò una voce intenerita dal sollievo.
"Z-zac..." balbettai, riconoscendolo. E allora mi lasciai completamente andare tra le sue braccia, sentendomi finalmente al sicuro. Non ero più sola.
Quando mi staccai da lui ero tornata in me. Mi asciugai il volto bagnato con il braccio sporco di cenere, cercando di tornare a vedere con chiarezza quello che avevo intorno. Nella mia folle corsa ero stata fortunata ed ero finita dritta nelle braccia delle truppe del re, oltre che del mio amico. Ero circondata da uomini in uniformi scarlatte e, poco lontano da dove mi trovavo, diversi di questi si stavano occupando di mettere in catene numerosi prigionieri di Thunderais, tutti piuttosto malridotti. Storsi il viso: alla fine erano solo poveri uomini che erano stati usati da Titanne e Fiorane per i loro scopi.
A proposito di quest'ultima...
"Zac... il drago è la strega Fiorane. Dobbiamo fermarla: è folle e non si controlla!" dissi rivolgendomi verso il ragazzo, che notai avere il volto tirato ed estremamente preoccupato.
"Cosa... cosa ci fa qua Fiorane?" mi domandò confusissimo. "No, aspetta, non ora, prima fermiamo questo disastro e poi mi spiegherai, quando saremo tutti al sicuro."
Fu allora che capii. "Zac... dove sono gli altri?" chiesi timorosa. "Dov'è Chris?" aggiunsi con un filo di voce. Non lo avevo visto da nessuna parte.
"Jas e Aly sono a palazzo, il re le ha volute tenere come garanzia. Inoltre, le donne non sono ben viste in uno scontro. Oliver invece sta cercando di tenere a bada il fuoco con i suoi poteri, sai che ha una certa dote con gli elementi naturali. Invece Chris," il ragazzo deglutì, guardandomi preoccupato, "è andato là in mezzo a cercarti."
"No," boccheggiai. Cosa mi aspettavo: era ovvio che l'avrebbe fatto. Un pazzo. Avrebbe dovuto sapere che sarei riuscita a cavarmela da sola.
Ma se invece non ce l'avessi fatta? Inutile prendermi in giro: la verità era che avrei fatto lo stesso per lui.
"Non ci pensare neppure per sogno, Kate, non tornerai dentro quell'inferno," disse categorico Zac, intuendo le mie intenzioni ancora prima che potessi fare qualcosa.
"Non possiamo lasciarlo là! Lui è entrato per cercarmi, ma io sono qua. Non tornerà indietro."
"Lo so. Ma se non fermiamo quel drago nessuno di noi tornerà indietro," rispose gelido lui. Lo guardai: sebbene cercasse di nasconderlo, si vedeva che dentro stava soffrendo. Mi chiesi se stesse sentendo il dolore di tutte quelle persone che stavano bruciando vive. Mi chiesi come potesse riuscire a stare ancora in piedi.
Volevo correre a cercare Chris con tutta me stessa, ma sapevo anche che Zac aveva ragione. Chris era un mago e poteva proteggersi facilmente dalle fiamme, mentre nel frattempo Oliver avrebbe continuato a domarle fino a farle scemare. Ma, se nessuno avesse fermato Fiorane, quell'inferno non sarebbe terminato. Ed era tutta colpa mia, perché se avessi tenuto a freno la lingua nulla di tutto quello sarebbe successo.
"Okay," riuscii a dire andando contro me stessa. "Fermiamo quel mostro."
"Quindi il tuo piano è di usare il suo odio contro di te? Non so perché ma suona davvero come una pessima idea," mi chiese Zac mentre correvamo verso i cannoni.
"Se vuoi metterla così..." feci spallucce. Sapevo che poteva essere una pessima idea, ma solo se non avesse funzionato. Altrimenti sarebbe stata un'idea folle, ma al contempo geniale.
"Una palla di cannone non potrà mai raggiungere l'altezza del drago: guardalo, sta volando altissimo, continuando a girare in tondo. Ogni tanto sputa qua e là, ma sembra quasi che stia attendendo qualcosa."
"Non qualcosa, ma me. Sta cercando me. Probabilmente avrebbe voluto uccidermi subito, ma l'Albero dei Mondi deve avere ancora una qualche influenza su di lei e l'ha fermata momentaneamente. Ora vorrà riprovarci," chiarii con sicurezza: lo avevo visto dal suo sguardo, voleva vedermi morta. "E comunque lo so che da soli i cannoni non bastano, ma abbiamo la magia e come siamo in grado di controllare l'aria per far levitare gli oggetti, sono sicura che potremo anche dare una spintarella a una palla gigante."
Dai suoi occhi capii che Zac non era ancora del tutto convinto, ma non avevo tempo di stare a spiegargli tutto nei particolari, perché più secondi passavano più gente sarebbe morta e Chris... non ci volevo neppure pensare.
Poste di fianco ai cannoni c'erano due guardie, ormai apparentemente inutili: l'accampamento era stato preso, l'unico pericolo era il drago, che però sembrava solo concentrarsi sul campo dei ribelli, e contro cui comunque sembravano inadatte quelle armi. Ma non per noi.
"Caricate un cannone," disse con decisione Zac, rivolgendosi agli uomini. Questi lo guardarono con sguardo vacuo, allucinato. Non mi ero resa conto dello sconvolgimento che poteva causare il loro la vista di un drago in quei territori, tendenzialmente privi della conoscenza magica. Nonostante ciò, eseguirono l'ordine, sapendo che Zac era un "nobile".
"Bene, è il momento. Lo colpiamo, attiriamo la sua attenzione, e poi?" mi chiese il mio amico.
"Zac, qual è l'unico modo per far tornare un Mutaforma nella sua forma umana contro la sua volontà?" gli domandai con un sorrisetto. Dopotutto le tante lezioni a Majesten servivano a qualcosa.
"Spingendo il suo sentimento scatenante al limite," si illuminò lui, iniziando a capire. "È il processo di autoconservazione: se superasse una certa soglia sfocerebbe nella follia più assoluta e perderebbe del tutto la sua identità. Per questo, appena prima di superare quel limite, il suo cervello andrebbe in blackout e lei sverrebbe, riacquistando le fattezze umane."
"Esattamente," annuii compiaciuta. "E siccome sono pronta a scommettere che il suo sentimento scatenante sia l'ira, io e te cercheremo di fomentare proprio questa."
"Kate, sai che mille cose potrebbero andare storte? Fiorane non viene da Namawi, non è sangue puro, se con lei questa legge non funzionasse? O se anche andasse bene questo metodo, non sono sicuro che riusciremo a sopravvivere tanto a lungo."
"Hai idee migliori?" sollevai un sopracciglio. Sapevo già la sua risposta. "Bene, quindi procediamo."
Far arrivare l'enorme sfera di metallo addosso alla donna-drago fu più difficile del previsto, ma alla fine centrammo in pieno una delle zampe posteriori.
Un ruggito fortissimo uscì dalle fauci del mostro, trafiggendo le nostre orecchie. Un secondo dopo il drago stava guardando verso di noi, me in particolare. Un attimo dopo ancora stava già muovendo le ali con foga per raggiungerci.
Allora mi alzai e iniziai a correre, più veloce del vento con al mio fianco Zac. La cosa importante era allontanarci il più possibile dalle altre persone, lasciandole al sicuro e continuando lo scontro tra di noi. Per aumentare la nostra velocità, stavamo usando anche il vento così da renderci più rapidi e spingerci in avanti, ma comunque sentivo il battito di ali che tagliava l'aria sempre più vicino. E io ero stremata.
Uno stridio fortissimo mi portò a girarmi. Un rampicante spesso come un tronco era cresciuto dalla terra e aveva imprigionato le zampe posteriori dell'animale fantastico, bloccandolo. Intorno alla pianta erano raggruppate una decina di figure che indossavano un mantello nero.
"Sono le streghe della Congrega," dissi stupita fermandomi. Una delle donne si girò nella nostra direzione e mosse le mani convulsamente, facendoci cenno di andare.
"Ci stanno facendo guadagnare tempo. Muoviamoci, non credo avremo altre occasioni," mi esortò anche il mio compagno.
Ripresi a correre, anche se mettere un piede davanti all'altro sembrava ormai diventata una vera e propria impresa. Quando con un ruggito potente Fiorane sfuggì alla presa delle sue Sorelle, noi eravamo già abbastanza lontani da poter attuare il nostro tentativo senza mettere nessun altro in pericolo.
"Fiorane! Sono qua, non hai voglia di abbrustolirmi un po'?" gridai sbracciandomi per attirare la sua attenzione. La mezza draghessa non se lo fece ripetere due volte e subito prese a volare nella nostra direzione, le fauci spalancate pronte per sputarmi una fiammata addosso.
"Oh Grande Salice, ora che si avvicina posso sentire tutta la sua ira. Non ho mai percepito nulla di simile," mi disse Zac barcollando. Mi venne un'idea.
"Zac, se tu percepisci la sua rabbia, riuscirai a sentire quando raggiungerà il limite," dissi, vedendolo un po' come uno strumento di misura.
Fiorane atterrò davanti ai nostri occhi, con tutto il suo corpo muscoloso che fece tremare ogni cosa. Un secondo dopo le sue fauci si stavano per richiudere su di me, ma fui abbastanza rapida da balzare all'indietro. Zac eresse subito intorno a me e a lui delle barriere difensive, ma non sarebbero durate molto sotto gli attacchi della predatrice.
Sapevo cosa dovevo fare. Mi era capitato solo una volta di riuscirci e non ero stata minimamente consapevole di me stessa quel giorno, ma non potevo assolutamente fallire. Nonostante la paura per quello che mi accadeva intorno, chiusi gli occhi, cercando quella connessione con la natura che da sempre avevo. Lei, nonostante tutti i miei peccati, non mi rifiutò.
Ripensai a tutto quello che avevo passato per colpa di quella donna. Gli insulti. Il dolore. L'umiliazione. Le parole non dette. Gli uomini che bruciavano vivi.
La rabbia iniziò ad accendersi rapidamente. Andai avanti. Pensai all'Albero e a tutto quello che mi aveva tolto, a chi mi aveva costretto diventare. A come stava usando tutti, me in particolare, senza che lo si potesse dire perché veniva considerato come una divinità. Il protettore di tutti noi. Eppure, da quando la mia strada si era incrociata con la sua, avevo perso la memoria, i miei poteri, il mio futuro. Tutto.
Quando aprii gli occhi ero all'interno di una specie di ciclone, pura energia e magia vorticava intorno a me, potente e pericolosa. Urlai e la gettai tutta contro il drago. Iniziai ad attaccarla, continuamente, un colpo dietro l'altro, mentre Zac mi teneva al sicuro con la barriera e mi aggiornava sul suo grado di rabbia. Si stava infuriando di più, mi disse, ma non abbastanza. Iniziai a colpire con più foga, senza darle quasi il tempo di rispondere, ma la sua pelle era più resistente della migliore delle armature. Iniziai ad aggiungere parole, cercando di colpirla in altri modi. Le dissi quanto poco contasse per l'Albero, ribadii la disgrazia a cui andava incontro. Le urlai che dopo quello che stava facendo il Salice l'avrebbe addirittura rinnegata, abbandonandola a sé stessa.
"Kate continua così, ancora non è abbastanza, ma sta salendo," mi avvisò Zac. Fu un attimo di distrazione, ma ero stremata e non riuscivo più a portare avanti quel ritmo. Un colpo di coda infranse la mia barriera, colpendomi in pieno petto. Fui sbalzata indietro per diversi metri e un colpo alla testa decretò la fine del mio volo. Tutto divenne nero per qualche secondo. Non potevamo farcela.
Finisce così?
In un modo così stupido?
Dov'è il mio grande destino?
Quando tornai a vedere, cercai di sollevarmi, ma il mal di testa che avevo mi stava facendo rimanere piegata in due per il dolore. Zac stava tenendo impegnato il bestione al posto mio, ma capii che presto avrebbe ceduto. Avevamo fallito. Chinai il capo, le mie mani sulle tempie. Fu allora che vidi per terra, proprio di fianco a me, un foglietto. Lo riconobbi per il cordino argentato a cui era legato: era quello che avevo trovato con la chiave e che doveva essermi caduto dal corpetto.
Lo afferrai: se dovevo morire, almeno volevo sapere chi e come mi aveva voluto salvare la vita.
Lessi e sgranai gli occhi.
Con le poche forze rimaste mi alzai di fretta, corsi e mi posi davanti a Zac. Una zampata mi stava per raggiungere al volto: avrebbe potuto sfigurarmi o addirittura uccidermi, ma non ebbi paura, perché sapevo che quella volta la mia collana mi avrebbe protetto. Infatti, gli artigli si ritrassero appena prima di toccarmi e il drago mugolò di dolore. Era il momento, la mia ultima speranza.
"Sai come sono scappata dalle tue catene, Fiorane?" urlai per superare i suoi versi striduli. "Un dono: una chiave e un foglietto, letteralmente sbucati dal nulla. Questo biglietto," dissi alzandolo e mostrandoglielo. Non ero sicura fosse in grado di leggerlo in quella versione di sé, quindi glielo ripetei ad alta voce.
"La tua prigionia non rientra nel piano, è un'aberrazione di una folle. Questa chiave ti darà la libertà. Il tuo Albero."
Il tempo si fermò, vidi l'orrore attraversare gli occhi di Fiorane e tramutarsi in odio e furia. Tradita, ecco come si sentiva. La vidi prepararsi all'attacco, scattare nella mia direzione. Quella volta non sarei riuscita a scappare. Abbassai le palpebre, una lacrima solitaria lasciò il mio occhio.
"Ora," sentii dire a Zac. Spalancai gli occhi.
"Ha funzionato," mormorai vedendo il drago crollare e riassumere nella caduta un aspetto umano. Alla fine, la donna era stesa a terra, nuda e priva di coscienza.
Feci un passo per raggiungerla, ma il buio avvolse anche me.
ANGOLO AUTRICE:
Chiedo scusa per il ritardo negli aggiornamenti, ma non temete, non risparirò e ormai ci siamo, la fine di questo primo libro è sempre più vicina. L'azione è ormai conclusa, la missione è stata portata a termine, ma i colpi di scena non sono ancora del tutto finiti.
Un bel grazie a chi mi legge, spero vi sia piaciuto questo capitolo! Alla prossima settimana!
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