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(R) CAPITOLO 36: Sospetti



Mancava ormai un solo giorno al ballo ed erano appena passate tre settimane da quando eravamo arrivati a Shailaing. Tra tutti i mondi, era quello che più desideravo vedere, ma si era rivelato una delusione immane.

Chiusa tra quelle bellissime mura mi sentivo in trappola e iniziavo a capire che vivere ogni giorno come una principessa, tra lussi, sfarzi e chi più ne ha più ne metta, non era poi una gran cosa.

Ormai passavo molto tempo nelle mie camere, uscendo solo con Aly, quando mi tirava fuori di forza­ – Oliver la rendeva fin troppo nervosa per i miei gusti - e continuando a passeggiare con Titanne. Devo ammettere che non ne avevo la minima voglia, ma lo facevo per un bene superiore, ossia andarmene da lì entro una settimana, appena sarebbe passato un mese esatto dal giorno del nostro arrivo. E devo dire che qualche piccolo passo avanti lo avevo fatto: avevo scoperto qualche segreto riguardo ai gusti sessuali del re, cosa veramente inquietante e che vorrei evitare di condividere, e che erano in atto diverse trattative di commercio con la zona indipendente, Thunderais, che si trovava ai confini del regno di Shail. Purtroppo, ne sapevo ancora davvero poco per poter dire di essere vicino al successo e da un lato mi chiedevo se ci fosse effettivamente qualcosa da scoprire, se esistesse il grande intrigo da scovare.

Perplessa, cercavo di sondare il terreno attraverso i discorsi di Titanne, che nonostante fosse sempre molto gentile e piacevole nei miei confronti, iniziava a rivelarsi una presenza in qualche modo opprimente.

Mi stava parlando proprio dei suoi viaggi nei vari territori, quando a un certo punto disse: "Di sicuro uno dei luoghi più interessanti è Thunderais. Con usi e costumi talmente vari che sembra di essere finiti in una sorta di..."

"Melting pot, un mescolone di culture," conclusi per lui automaticamente. Mi bloccai: da dove arrivava quella parola che apparteneva a una lingua che non conoscevo? E come facevo a conoscerne il significato?

"Meealting pott... parola interessante," constatò lui storpiando la pronuncia. "Viene usato dalle vostre parti?"

"Uhm... Sì, esatto," risposi io con un sorriso sforzato. Non potevo smettere di pensare che la lingua a cui apparteneva quella parola mi sembrava stranamente familiare.

"Dicevamo? Ah, giusto, parlavamo della zona indipendente. Un luogo affasciante, ma pericoloso se non ti sai muovere al suo interno, la criminalità è molto presente," riprese lui.

Parole curiose, pensai. Forse era il caso di approfondire il discorso dei commerci.

"Eppure, state intraprendendo rapporti commerciali con gente di quelle zone. Non avete paura di essere ingannati?" domandai allora curiosa.

"Basta saperli gestire. E se vengono ben pagati sono disposti a fare qualsiasi cosa," rispose semplicemente. Quel qualsiasi non presagiva nulla di buono. "Inoltre, ho già compiuto diversi viaggi in quelle zone. Fino a poche settimane fa, appena prima di tornare, mi trovavo lì. Ormai so muovermi nell'ambiente," aggiunse con tono soddisfatto. Per la prima volta notai in un lui un filo di arroganza e la cosa mi sorprese parecchio, visto che si era sempre mostrato molto umile. Mi chiesi se quello che vedevo di Titanne non fosse solo una facciata ingannevole.

"Eravate lì? Non avevo capito che eravate voi a occuparvi degli scambi con Thunderais."

Notai un'ombra passare sul suo viso, che mi diede la netta sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa.

"Sì, mi devo essere dimenticato di dirvelo," rispose con uno strano tono.

Non lo consideravo molto onesto e per quello mi ero trattenuta fino ad allora dal farlo, ma volevo davvero sapere se ci fosse qualcosa di losco sotto, così, mentre lui portava l'argomento su altri terreni meno spinosi, espansi la mia mente, visualizzando la sua, per carpirne i pensieri. Ma dovevo essere fuori allenamento, perché ci impiegai molto più tempo dell'ultima volta. Ci ero quasi riuscita, quando l'uomo mi riportò alla sua attenzione.

"Purtroppo devo abbandonarvi per oggi, ma non vedo l'ora di vedervi al ballo di domani," si congedò, afferrando fermamente, ma in modo cortese, la mia mano e portandosela alla bocca. Il suo sguardo mi mise i brividi dall'intensità che emanava.

Pochi secondi dopo lui se n'era andato e con lui anche l'occasione di scoprire di più su quello che giaceva sotto l'apparenza dell'uomo perfetto.



La puntualità non era mai stato il mio forte: ai ricevimenti riuscivo ad arrivare sempre in ritardo e a scuola ero riuscita a conquistare un modesto numero di richiami. Non ne andavo fiera, ma ero incapace di calcolare correttamente i tempi e riuscire ad arrivare in anticipo, se non per qualche occasione particolare.

Anche quel giorno riuscii a essere in ritardo, ovviamente. Tutta colpa del fatto che mi ero impuntata di esercitarmi un po' con la magia, che ultimamente stavo davvero troppo trascurando, concentrandomi in particolare sulla telepatia, anche se era complicato farlo quando non si ha accanto nessuno a cui leggere la mente.

Alla fine, mi ero accorta che ero davvero in super ritardo per la cena e allora mi preparai a razzo, fiondandomi il prima possibile fuori dalla camera.

Cercavo quasi di correre per i corridoi, sperando di non perdermi gli antipasti, ma era piuttosto complicato muoversi velocemente con quegli scomodissimi stivaletti che indossavo sotto il vestito. E pensare che non si vedevano nemmeno per via dell'ingombrante gonna.

Non c'era assolutamente nessuno in giro a quell'ora, sicuramente tutti troppo occupati a gustare le varie prelibatezze preparate dai cuochi. Fu per quello che mi sorpresi quando scorsi una figura camminare nella mia direzione. Appena due passi dopo però mi accorsi dall'abbigliamento che si trattava di un servitore.

Allora, fui presa dal desiderio di togliermi uno sfizio: avevo cercato di riprendere familiarità con i miei poteri, ma chiaramente non avevo avuto modo di testare la mia capacità di leggere la mente altrui. Mi si presentava allora l'occasione su un piatto d'argento: potevo provare a rubare un piccolo pensiero a quell'uomo.

E quindi, mentre lui si avvicinava, io rallentai e cercai di penetrare nella sua mente. Non mi ci volle molto, e mi ritrovai subito circondata da una moltitudine di pensieri confusi. A quanto pareva c'era anche qualcun altro a cui piaceva parecchio rimuginare...

Feci per ritornare presente a me stessa e lasciar perdere quel poveretto che stavo usando da cavia, quando un pensiero particolare mi sorprese.

"...è pericoloso, possibile che la gente non sia in grado di accorgersene? Se solo non fossero tutti così affascinati dalla sua lingua lunga, vedrebbero chi è davvero. Ma se ora lo dicessi non mi crederebbero e mi ritroverei senza testa in un attimo per averlo tradito. In fondo è il mio padrone..."

Spalancai gli occhi di colpo e lo vidi passarmi a fianco proprio in quel momento. Lo riconobbi subito: era il servitore che stava parlando con Titanne quando ero andata da lui per comunicargli che accettavo il suo invito. Quello con lo sguardo spaventato, anzi terrorizzato, che al momento avevo deciso di ignorare e che mi aveva trasmesso una brutta sensazione.

Lui subito abbassò la testa, vedendo che lo guardavo, e tirò dritto per la sua strada. Io mi bloccai, preoccupata del significato di quello che avevo sentito. Mi ci volle un attimo per scuotermi, ma non appena lo feci mi girai e richiamai il servitore: "Scusate, potete venire un attimo?!" cercai di utilizzare un tono abbastanza autoritario, ma non mi trovavo bene nei panni della signora che dettava ordini, nonostante fossi stata più volte circondata da domestici e servitori nella mia vita.

Lui si bloccò e lentamente si voltò, tenendo sempre il volto rivolto verso il basso mentre tornava verso di me.

"Vorrei che mi aiutaste a soddisfare una mia curiosità, signor..."

"Tersad, Lady. Ma non sono un signore, Lady, solo un umile servo," mi rispose lui, con voce tremante.

"Servo, o non servo, hai tutti i diritti di essere trattato con rispetto, come persona, Tersad," ribattei scocciata, non sopportando il trattamento che si riservava in quel luogo a persone come lui: era evidente che nella vita doveva essere sempre stato sfruttato e che aveva ricevuto più insulti che parole gentili.

"Come dite voi, Madame," rispose con tono servizievole, tanto che mi dovetti trattenere dal ribattere, esortandolo ad avere maggiore rispetto per sé stesso. Ma mi dovetti trattenere, capendo subito che si trattava di una causa già persa in partenza: non potevo pensare di cambiare in un secondo una mentalità inculcatagli da tutta una vita.

"Bene, Tersad, servite un signore in particolare?" domandai allora, andando dritto al sodo. In realtà speravo di togliermi il dubbio il prima possibile per non aumentare il mio ritardo ancora di più.

La sua reazione mi colpì immediatamente moltissimo: sbiancò e gli occhi si dilatarono dal terrore. Aveva davvero così tanta paura del suo padrone, chiunque lui fosse?

"L-l-lord Titanne sid Shailgard, Lady," rispose dopo poco con voce tremante. Sentii che il peso che avevo sullo stomaco da quando avevo carpito i pensieri di quel povero uomo si appesantì ancora di più. Cosa dovevo pensare? Era davvero un uomo così terribile come avevano fatto presagire i pensieri del suo servo? Come potevo conciliare l'immagine immacolata di Titanne con quella versione apparentemente molto più oscura?

"Lo avevo immaginato," commentai cercando di mantenere un tono fermo. "Suppongo che allora voi sappiate chi sono io, giusto?" chiesi per sondare il terreno.

"Siete Lady Katerina delle Isole Dorrown," mi rispose abbassando il capo."

"Il vostro padrone deve aver dunque parlato di me..." supposi fingendo un tono soddisfatto.

In lui vidi aumentare sempre di più un senso di disagio, lo percepivo da come sembrava volersi fare sempre più piccolo. Ero brava a notare queste cose, le avevo vissute troppo spesso sulla mia pelle in altre occasioni per non vederle.

"Qualche volta, Lady Katerina," rispose lui in un sussurrò. Mi chiedevo il motivo di quello strano atteggiamento

Cosa mi nascondi?

"Mi fa piacere. È un grande gentiluomo Titanne, mi ha colpito molto la sua onestà. Non trovate anche voi?" lo provocai, sperando che in un qualche modo si potesse sbilanciare.

"Non ricordo che mi abbia mai mentito," fu la sua furba risposta. Per essere solo un umile servo si vedeva che era sveglio, con quelle parole era come non avermi risposto. Era ovvio che a lui non mentisse, era un servo e quindi nulla agli occhi di Titanne. Probabilmente rappresentava un'ottima valvola di sfogo. Tutto questo ammesso che ci fosse effettivamente qualcosa di losco nella sua figura, cosa che non ero ancora pronta ad accettare.

"Non ne dubito. Sicuramente un fedele servitore della corona," aggiunsi sperando di sortire un qualche effetto. Quindi notai la sua figura irrigidirsi ancora di più, mostrando come quella mia osservazione lo mettesse in difficoltà.

Iniziavo davvero a preoccuparmi, ma allo stesso tempo capivo che non avrei avuto informazioni da quell'uomo, troppo timoroso per parlare. O almeno non direttamente...

"Grazie mille Tersad, ti lascio pure ai tuoi compiti," dissi sorridente, mentre in realtà mi stavo già concentrando su altro.

Il servitore con un cenno si congedò, allontanandosi velocemente, mentre io rimanevo senza parole e con una terribile angoscia nel cuore.

"Povera ragazza, deve stare davvero attenta con lui. Se solo sapesse quali piani ha per Shail e soprattutto per lei..."



"Questa tappa si sta rivelando molto più complicata di quanto avevamo immaginato: siamo a una settimana scarsa della scadenza del mese e non abbiamo in mano ancora nulla di concreto," si lamentò Jasmine lasciandosi cadere sul grande letto.

"Se sapessimo che tipo di intrighi o altro dobbiamo cercare sarebbe più semplice, ma così sembra di cercare un ago in un pagliaio," concordò Chris pensieroso.

Si respirava una strana aria nella stanza. Eravamo tutti riuniti per fare il punto della situazione, senza però essere ancora arrivati da nessuna parte.

"Questi sciocchi boriosi non sanno fare altro che parlare di pettegolezzi. Sparlano di chiunque: criticano il modo di vestire, un'acconciatura poco azzeccata o una gaffe, ma non parlano mai di nulla di importante. Nessuno si azzarda a parlare di qualcosa di importante. O più probabilmente la maggior parte di loro non sa veramente nulla," sbuffò a quel punto Aly.

Io ascoltavo, ma non del tutto, presa da un dilemma interiore molto forte: continuavo a ripetermi nella mente la frase che aveva creato la mente di Tersad.

"Ragazzi, forse ho una pista," confessai a un certo punto, liberandomi di un peso. Una parte di me non voleva dirlo, Titanne nel bene e nel male era qualcuno di cui mi ero voluta fidare, una figura di appoggio in quel mondo e soprattutto una sorta di schermo da Chris: fino a che lui avrebbe creduto che io avevo un interesse per quel gran uomo di Titanne, non avrebbe capito che in realtà ero ai suoi piedi. O almeno era quello che pensavo. Allo stesso tempo però avevo imparato la lezione a Candor: mantenere i segreti e agire da soli non porta a nulla di buono.

"E che aspettavi a dircelo"? si mise seduta di scatto Jas.

"Stavo riflettendo, Jasmine. Non è qualcosa di cui sono sicura. Anzi," risposi alzando finalmente gli occhi e ritornando presente a quello che mi accadeva intorno. Ora tutti mi guardavano con interesse e speranza, speranza di risolvere quella situazione apparentemente senza uscita.

A disagio nello stare al centro dell'attenzione, rivolsi il mio sguardo a Zac, che, come al solito, era quello che riusciva sempre a tranquillizzarmi tra tutti. Non raccontai tutto, non riuscii a confessare i miei sospetti su Titanne, ma spiegai solo il discorso dei rapporti con la zona indipendente e del fatto che ci fosse qualcosa che Titanne nascondeva al riguardo.

"Non so Kate, questa storia è la pista più interessante che abbiamo in mano finora, ma potrebbe rivelarsi un buco nell'acqua," disse Oliver, con il suo solito fare riflessivo. Avrei potuto dargli ragione, ma purtroppo avevo dei pezzi di puzzle in più che non mi lasciavano molti dubbi: per quanto non volessi era mio dovere approfondire.

"Non è un problema, voi cercate altre piste al ballo, è l'occasione perfetta, mentre io mi occuperò di questa linea. Sono l'accompagnatrice di Titanne dopotutto, devo solo cercare di indagare, ascoltare e percepire. Se c'è qualcosa di losco verrà fuori, se invece non arriverò da nessuna parte almeno sapremo di potere escludere questa strada," spiegai. In mente avevo un abbozzo di piano e lo avrei seguito con o senza la loro approvazione.

"Non so, Kate, potrebbe essere rischioso agire così da sola, la storia non mi convince..." commentò Aly, guardandomi con una certa intensità. Ma non era l'unica nella stanza ad avere uno sguardo preoccupato, perché continuavo a sentire quello di Chris addosso, prepotente. Nell'animo sapevo che non era tranquillo, forse aveva percepito che non avevo detto tutto, che c'era dell'altro dietro e che io potevo cacciarmi nei guai. O magari era solo contento di aver avuto ragione riguardo al non fidarsi della Volpe di Shailaing.

"State tranquilli, non corro più rischi di voi, anzi. Titanne è sempre stato impeccabile nei miei confronti, non credo che la cosa possa cambiare in una serata come quella che ci aspetta," sminuii, alzando le spalle.

La riunione si concluse dopo esserci un po' rilassati insieme: era come se da quando avevamo lasciato Majesten fossimo diventati degli attori, impersonando ruoli totalmente diversi ogni volta, senza mai poter tirare giù la maschera in presenza di altri.

Quando lasciammo la camera di Jas, in cui ci eravamo trovati, io scambiai qualche chiacchera con Aly e Zac, prima di lasciarli nel punto in cui i nostri corridoi si dividevano. Oliver aveva la camera più vicino a Jasmine, quindi lo avevamo già salutato: rimaneva solo Chris con me.

Il suo sguardo era una presenza ingombrante che mi faceva sentire davvero a disagio e sapevo, con una certezza assoluta, che dopo poco avrebbe preso la parola.

"Non mi piace Kate. Ti ho già detto di stare attenta a quello lì e ora a maggior ragione riconfermo i miei dubbi."

Lo guardai. Non avevo voglia di litigare, non quella volta. Ero già abbastanza turbata di mio, non volevo aggiungere l'ennesima bisticciata.

"Starò attenta Chris. Non sono una sprovveduta e per ora non ho particolari motivi di pensare male di lui," risposi tranquilla, continuando a camminare.

"Lo so che ti sai difendere, ma preferirei che tu non dovessi farlo. Non sopporto il pensiero che tu ti metta in una simile situazione," ammise lui. Sentivo che quelle parole venivano dal cuore e la cosa mi sorprese. E allo stesso tempo mi spaventò.

Mi mancava, mi mancava da morire stare accanto a quel ragazzo. Mi mancava lo stuzzicarci continuo, le sue mani calde, i suoi occhi che da gelidi diventavano bollenti. Volevo ardentemente correre tra le sue braccia, come calamitata. Lo guardavo e bruciavo di desiderio per sentirlo più vicino, per mettere fine a quella distanza che non era solo fisica, ma anche un abisso di incomprensione e sfiducia. Lo volevo e ciò mi terrorizzava.

Per fortuna ero arrivata davanti alla porta della mia camera, che mi concesse una rapida e sicura ritirata. Mi voltai verso di lui e lo guardai. Non potei trattenere un sorriso tremante e dissi: "La tua Dothui è più sveglia di quello che credi Chris, non temere, andrà tutto per il meglio."

Lo salutai così. Ci saremmo visti solo qualche ora dopo alla festa, ma in una veste del tutto diversa, ognuno con indosso nuovamente il costume da scena, pronti per lo spettacolo. 



ANGOLO AUTRICE: 

Io vi avevo avvisati, presto le cose sarebbero cambiate. So che rispetto alla media questo capitolo è piuttosto breve, ma racchiude tante importanti informazioni, alcune evidenti, altre confuse, altre ancora a malapena identificabili.

Secondo voi la teoria di Kate porterà da qualche parte? Si svelerà presto qualche segreto?

Intanto vi annuncio che il prossimo capitolo sarà a dir poco turbolento e intenso. Preparatevi a fare i conti con tante emozioni una dopo l'altra! Dopotutto il gran ballo vi aspetta!


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