(R) CAPITOLO 34: La biblioteca
"Sei pazzo!" sibilai, a bassa voce. "Siamo all'ultimo piano!"
Mi ero fatta trascinare da quel combina guai per i corridoi del castello, troppo presa ad ammirare lo strano aspetto che aveva il palazzo di notte, misterioso e affascinante, per opporre davvero resistenza. Okay, lo devo ammettere: non ero solo colpita dalla bellezza architettonica, ma ero anche spaesata per la comparsa improvvisa di Chris alla mia porta, soprattutto considerato che solo pochi secondi prima stavo scrivendo riguardo ai sentimenti che provavo per lui.
"Lo so, ma fidati ne vale la pena," sussurrò lui, senza neppure voltarsi a guardarmi.
Mi fidavo. Mannaggia a lui, stava riuscendo a riconquistare la mia fiducia un po' alla volta e questa cosa stranamente mi riempiva di gioia, come se morissi dalla voglia di poter ricominciare ad aprirmi completamente come facevo un tempo.
Nonostante mi fidassi, non riuscii ugualmente a trattenermi dal ribattere "Lo sai che se ci beccano qui siamo fregati? Questo è il piano dei reali!"
"Grazie per l'informazione, non me ne ero accorto," replicò sarcastico, irritandomi ancora di più.
A volte credo fortemente di essere una persona bipolare, dato che da un lato lo stavo odiando a morte, perché era notte e, nonostante non avessi sonno, non avevo l'intenzione di passarla in bianco, magari a seminare delle guardie tanto inferocite quanto vestite orridamente. Dall'altro però morivo dalla voglia di stare con lui, passare il tempo insieme e vedere cosa mi voleva mostrare di tanto importante.
Gli ultimi giorni erano stati strani, respiravo un'aria di tranquillità, rispetto a quello che era successo solo una settimana prima, ma era come se non riuscissi mai a essere veramente a mio agio in quell'ambiente. Mi sentivo sempre in ansia per l'arrivo di qualche minaccia e non capivo più se fosse colpa dell'abitudine acquisita su Mondeor di stare sempre all'erta o se fosse causa del mondo di inganni in cui ero finita. Di inganni e apparenze. Me ne ero resa conto sempre più negli ultimi giorni, di come tutti fossero sempre pronti a giudicare e a distruggere gli altri, pur di mettersi in mostra. E se c'era un sentimento che accumunava tutti i Lord e le Lady era proprio l'invidia. Ma quei giorni dopotutto non erano stati solo negativi, anzi. Stavo godendo felicemente di tutti i comfort di quel luogo, compresa la possibilità di passare finalmente più tempo da sola con Chris in tranquillità. Non avevamo più minimamente accennato al quasi bacio che c'era stato presso la dimora della Congrega delle Streghe, come se farlo avrebbe potuto rovinare ogni cosa. Ridevamo, scherzavamo, giocavamo agli stupidi giochi di corte insieme. Passavamo del tempo spensierati come non ci accadeva da tempo e tutto quello mi stava aiutando tantissimo a superare il peso di quello che avevo fatto. Non mi sarei perdonata, ma non avrei permesso che la mia vita si riducesse solo a un'azione, per quanto terribile e sbagliata fosse. Così, tra attività mondane e passeggiate tranquille, avevamo iniziato a recuperare il tempo perduto, raccontandoci qualcosa degli ultimi anni. Avevo scoperto che aveva dovuto lavorare molto per diventare il Monhar forte che era e anche il guerriero, a sua detta invincibile, che aveva dimostrato più volte di essere.
Io da parte mia avevo raccontato meglio quello che era successo con mio padre, quel poco che sapevo del mio passato grazie a brevi sogni confusionari, probabilmente pezzi di ricordi perduti. Gli avevo parlato anche della profezia e avevo cercato di capire se lui sapesse qualcosa in più rispetto a me, ma mi era sembrato sorpreso quanto la sottoscritta.
Giorno dopo giorno stava nascendo qualcosa e una complicità nuova e unica aveva incominciato ad appartenerci.
Continuò a condurmi tra i silenziosi corridoi del palazzo e scoprii che il resto dell'immenso edificio era nulla se paragonato a quella sezione. Ogni singolo dettaglio doveva essere stato fatto da grandi maestri dell'arte e tutto doveva essere costato cifre da capogiro.
Una volta giunti a una deviazione, Chris si fermò. "Ci siamo quasi," mi disse guardandomi con gli occhi luccicanti. Non l'avevo mai visto così entusiasta per qualcosa e vederlo in quel modo mi riempì il cuore. Era uno spettacolo la gioia che si rifletteva sul suo volto.
Poi si girò e, tirando una specie di reggi-torce da parete, o come si chiamano, fece aprire davanti a noi un varco nel muro che nessuno avrebbe mai potuto immaginare di trovare. Rimasi senza parole. Lui come aveva scoperto quel posto? Ma soprattutto: dove caspita mi stava portando?
Non feci in tempo a chiedere nulla che iniziò a trascinarmi dietro di sé, dandomi appena il tempo di abbassarmi per passare nell'apertura. Ci ritrovammo in un piccolo corridoio buio, ma subito Chris accese un globo luminoso, facendo luce. In fondo c'era una porta molto particolare, piena di bassorilievi di evidente pregio. Mi bloccai.
"Non è vero..." mormorai senza fiato. Cercai subito gli occhi di Chris per avere una conferma e nei suoi profondi iceberg lessi che avevo avuto ragione. Neppure due secondi dopo stavo abbassando la maniglia di quella porta per entrare nel luogo più bello in cui io potessi finire.
Poco prima stavo scrivendo una lettera in cui stavo ripercorrendo alcuni dei momenti più importanti della mia amicizia con Chris. Stavo pensando al primo libro che mi aveva regalato, quello che mi aveva fatto diventare una divoratrice di libri senza pari.
Era come se fossi entrata dentro a quello stesso libro.
Davanti agli occhi avevo una piccola biblioteca che era stata costruita da una principessa secoli e secoli prima. Così perlomeno avevo letto nel romanzo, ma non avevo mai creduto che esistesse davvero, pensando fosse solo una licenza poetica dello scrittore. Invece era reale. Eccome se era reale. Faticavo a credere ai miei occhi.
Mi voltai verso Chris, sentendo gli occhi lucidi, ma per una volta non me ne vergognai. Un secondo dopo ero tra le sue braccia e lo stavo stringendo con tutta la forza che avevo. Era la cosa più bella che una persona avesse mai fatto per me.
"Grazie," dissi semplicemente, respirando il suo profumo che amavo tanto.
Poi mi staccai e corsi a esplorare quella meraviglia.
Lettori di tutti i Sette Mondi, ora non vorrei annoiarvi con una digressione su quel magnifico libro che avevo letto a dieci anni, anche perché solo chi è di Majesten potrebbe trovarlo e leggerlo, ma vorrei giusto sintetizzare in poche parole quello che mi successe: mi sentivo come una fanatica fangirl - so che sono molto diffuse sulla Terra - che si trova improvvisamente immersa in quella che è una delle sue storie preferite. Ispezionai ogni singolo centimetro di quel posto, andando a ricercare tutti quei particolari che erano stati messi in evidenza nel romanzo che avevo letto. Chris era estasiato quasi quanto me: in fondo la passione per quel libro era stata una delle tante cose che ci aveva accomunato da piccoli.
Era incredibile toccare gli stessi testi, sedersi sulle medesime sedie, muoversi nello spazio preferito di quella che è stata la mia prima eroina preferita. E ancora più bello era notare tutti quei particolari che non erano stati descritti dalle parole di inchiostro.
Non mi sentivo così felice da tanto tempo, spensierata e libera. Mi sembrava di essere tornata una bambina e per Chris era lo stesso. Era come se il tempo non fosse mai passato.
Quando finimmo di ispezionare tutto il posto mi sentivo come se fossero passate ore. Probabilmente doveva essere stato davvero così.
Ci sedemmo allora sui divanetti che creavano una deliziosa zona lettura. Eravamo distanti, non ci sfioravamo neppure, nonostante fossimo seduti sullo stesso sofà. Era come se avessimo paura del contatto fisico in quel momento, timorosi che ci portasse ad affrontare qualcosa che non eravamo ancora pronti a chiarire.
Io avevo preso un libro, che sembrava particolarmente interessante, e avevo iniziato a sfogliarne le pagine. In realtà ero ben poco attenta al testo, distratta dallo sguardo fisso e insistente del ragazzo. A un certo punto non ressi più quella situazione e alzai gli occhi anche io, portandoli a incontrare i suoi. Erano imperscrutabili.
Ci osservammo per qualche secondo e per una volta non sentii il bisogno di scandagliargli la mente per carpirne i pensieri, ma mi ritrovai in un tale stato di sintonia da non percepire più neppure il peso imbarazzante del silenzio. Era un momento magico. Dopo un po' lui distolse lo sguardo, sorridendo.
"Che c'è?" domandai a bruciapelo.
"Nulla," scosse la testa ridacchiando, "è solo che non mi sentivo così da tantissimo tempo. Felice, libero, puro..."
lo guardai con tanta intensità da ringraziare il fatto che in quel momento stesse tenendo gli occhi puntati verso il pavimento, altrimenti avrebbe visto tutto quello che provavo per lui. Come avevo fatto a nascondere quel sentimento a me stessa per così tanto tempo?
"Anche io," ammisi. Mi sentivo a casa, anche se ero lontano anni luce dal mio mondo, e non perché mi trovassi in un posto che adoravo, no, mi sentivo così per causa sua. Mi sentivo così perché stavo ritrovando una parte di me che credevo di aver perduto e che a quanto pareva era irrimediabilmente legata a lui.
Chris alzò gli occhi e mi guardò in un modo che non aveva mai fatto. In un modo che non aveva mai fatto nessuno. Mi sentii mancare.
Fece per aprire la bocca ed ero sicura che le parole che avrebbe pronunciato sarebbero state in grado di farmi tremare da capo a piedi, ma...
"Christophe, siete qua dentro? Mi è parso di sentire la vostra voce."
Mi sentii morire dentro. Era l'avvoltoio. Cosa diamine ci faceva in quel posto Gerienne l'arpia?
Chris dovette accorgersi del mio cambio d'umore, perché mi guardò con uno sguardo preoccupato e colpevole allo stesso tempo.
Ma non ci fu tempo per dire nulla, perché quella dama fastidiosa fece il suo ingresso, rovinando ogni cosa.
"Oh, vedo che avete mostrato questo posto a vostra cugina. Credevo sarebbe stato un nostro segreto," disse lei non appena mi vide. Si vedeva che era veramente delusa dalla mia presenza, ma ci tenne comunque a enfatizzare il suo dispiacere mettendo un patetico broncio.
"Non è mia cugina," rispose brusco Chris. Poi però si ricompose e aggiunse con tono più gentile: "Siamo parenti alla lontana. Comunque, scusatemi Gerienne, non credevo di arrecarvi un dispiacere."
Dicendo quelle parole si era alzato, avvicinandosi alla gallinaccia e mostrando il suo dannatissimo cordoglio.
"Oh, Christophe, ma certo, siete perdonato!" disse subito lei, allungando la mano, con il chiaro intento di farsela baciare. Cosa che lui fece senza problemi.
Mi stavo lentamente sfaldando in mille pezzi. Era stata lei a mostrargli quel posto. Magari con l'intento di farlo diventare un luogo di futuri incontri clandestini.
Sempre che non lo sia già...
Con un controllo quanto mai precario, mi alzai in piedi, consapevole di essere ancora vestita da notte e quindi ridicola al confronto del meraviglioso abito color ciano di lei, e dissi: "Mi dispiace, davvero, non volevo arrecarvi disturbo. Ora, con permesso..." e praticamente me ne corsi via.
Sentivo gli occhi pizzicarmi, ma quello era nulla al confronto della rabbia che sentivo nascermi dentro. Come aveva potuto fare una cosa simile? Perché?
Camminai veloce per i corridoi reali, ormai illuminati dalla luce del mattino, consapevole di essere in un posto a me vietato e soprattutto di essere in pigiama. Chi mi vedeva probabilmente pensava che fossi andata a letto con qualcuno e che ero stata pure così stupida da non fare attenzione e tornare prima nei miei alloggi. Io, in realtà, ero talmente occupata a non scoppiare in lacrime per dare davvero retta alle risatine che lasciavo alle mie spalle: pensassero pure quello che desideravano, non me ne importava nulla.
Quando raggiunsi la camera fu un sollievo incredibile.
Ma, poco dopo essere entrata, sentii bussare con insistenza. Non avevo bisogno di un annuncio per sapere chi fosse.
Non mi mossi, ma sapevo di non aver chiuso la porta a chiave e infatti entrò senza invito.
"Kate, perché sei scappata via in quel modo..." mi domandò indagatore, avvicinandosi. Indietreggiai, ma sapevo che non mi sarei tirata indietro a parole: avevo rabbia da vendere.
"Non mi andava di essere di troppo," risposi laconica. Tutta la mia concentrazione era diretta al riprendere il controllo di me: le lacrime che prima minacciavano di uscire le ricacciai indietro con violenza e cercai di mantenere un tono freddo e indifferente, nonostante il groppo che sentivo alla gola. Non avevo mai avuto così tanta difficoltà a nascondere le mie emozioni.
"Andiamo Kate, mi sembra chiaro che non fossi tu quella di troppo!" esclamò avvicinandosi ancora di più.
"Davvero? Chris, sinceramente ho di meglio da fare che passare le nottate in esplorazione dei luoghi in cui tu e quella bisbetica fate le vostre cose!"
"Le nostre cose? Ma di che stai parlando?" rispose, ridendo isterico lui.
"Lo sai benissimo cosa intendo," ringhiai. Forse in effetti non stavo avendo molto controllo su di me...
"Per i Sette Mondi! Kate, senti, Gerienne mi ha mostrato quel posto dato che stavamo parlando di alcune leggende di corte. Mi è bastato poco per riconoscerlo e ho pensato solo che ti sarebbe piaciuto vederlo: so quanto ci tieni a quel libro."
"Certo, perché lei mostrerebbe proprio a chiunque un posto segreto, senza nessun doppio fine poi..." ironizzai gesticolando.
"Okay, forse un doppio fine lo aveva, e allora? Sono fatti suoi quelli."
Avevo la necessità impellente che lui se ne andasse, sentivo che stavo veramente per scoppiare. Perché non mi diceva solamente come stavano le cose?
Svuotata risposi: "Certo." Una semplice parola, che però racchiudeva moltissime cose. Cose che apparentemente non lo resero particolarmente felice, a giudicare dalla faccia che fece.
"Tu credi davvero che potrei andare a letto con lei?" sembrava deluso e allo stesso tempo basito. Una parte di me si sentiva rincuorata da quella reazione, ma un'altra si arrabbiò ulteriormente.
"Sbaglio? È dal primo momento in cui ti ha visto che sta provando a trascinarti a letto e dubito fortemente che tu non te ne sia accorto..."
"Non ho detto questo, ma..."
"... eppure mi pare che tu non abbia alcun problema a darle corda, tra un baciamano e l'altro..."
"...ciò non vuol dire che a me interessi..."
"... e in fondo cosa dovrei aspettarmi da Christopher lo spezzacuori? Chissà quante altre oche ti sei portato a letto!"
Chris quando sentì le mie ultime parole chiuse di colpo la bocca. Mi guardò in un modo che mi fece vergognare così profondamente da desiderare di tornare indietro e tagliarmi la lingua, piuttosto che ripetere quello che avevo detto.
I suoi meravigliosi occhi erano diventati nuovamente due durissimi pozzi freddi, che mi guardavano con un tale disgusto che non credevo fosse possibile.
"Hai ragione. Non ci si può aspettare nulla di diverso da me," sputò fuori. Non riusciva neppure più a guardarmi in faccia. Dopotutto avevo detto solo una verità che sapevano tutti. Tra i giovani della Città non si parlava altro delle numerose avventure dell'irresistibile Christopher O'Connor. Non riuscivo a vedere il mio torto e sinceramente non posso biasimare la me del passato per questo: non potevo vedere la ferita che avevo aperto nel suo cuore con poche semplici parole, ancora troppo accecata per via di pregiudizi e ignoranza.
Combattuta tra orgoglio, rabbia e pentimento rimasi semplicemente zitta, guardandolo mentre mi dava le spalle e mi lasciava da sola nella mia camera, enorme e fredda, proprio come lo sconforto che sentivo in quel momento.
"Kate, sicura che sia tutto a posto?" mi sentii domandare per l'ennesima volta da Aly. Sospirai, per l'ennesima volta.
"Me l'hai già chiesto sedici volte e la mia risposta rimane sempre la stessa: sto bene."
"E te lo chiederò altre diciotto, se continui a non dirmi cosa c'è che non va," mi rispose lei soave, guardandomi risoluta.
"Tempo sprecato, mi dispiace," risposi sospirando. Ancora. Mi sembrava che fosse l'unica cosa che ero capace di fare a quel punto.
Guardai di sottecchi la mia amica, sempre più sorpresa di come stava cambiando anche lei. Delle volte tendevo a dimenticare quanto potesse essere intensa quell'esperienza per tutti noi e non solo per me. Per sfortuna, ero affetta da vittimismo cronico e, per fortuna, stavo imparando pian piano a gestirlo, aprendo gli occhi sulla sofferenza altrui. E non solo: cercavo anche di essere un po' meno pessimista e depressa. Una prova di ciò: avevo deciso di uscire dalla mia camera, nonostante quello che era successo la mattina e i continui sguardi di scherno che ricevevo. A quanto pare la notizia della mia corsa in camicia da notte aveva fatto il giro di tutta la corte e non avevo dubbi che anche Aly sapesse. Potevo solo ringraziare il fatto che non fosse già partita con le domande dirette.
"Piuttosto," dissi tirando fuori un tono forzatamente allegro, "come vanno le cose tra te e un certo pel di carota?"
Arrossì bruscamente, altro sintomo di come fosse cambiata: solo pochi mesi prima sarebbe stato molto più complicato metterla in difficoltà. Ormai avevo capito un po' di cose sul suo conto: nonostante il suo carattere solare ed estroverso, in realtà, almeno negli ultimi anni, non si era data la possibilità di essere davvero sé stessa con gli altri, costretta a nascondere il suo passato traumatico. Da quel punto di vista eravamo molto simili. Finalmente avevamo trovato entrambe una persona con cui parlare liberamente. Ma non era tanto merito mio il fatto che lei stesse cambiando, proprio come non lo era del tutto suo quello del mio cambiamento. Un biondo per una castana, un fulvo per una mora.
"Tutto normale, perché?" rispose facendo spallucce.
"Perché non sono cieca e ho visto che nelle ultime settimane, da quel giorno terribile, lo guardi in un modo diverso. Tu sei diversa e non credo sia per i bei vestiti che indossi ogni giorno."
"Per carità, questi vestiti fanno schifo!" mi rispose prevedibilmente, storcendo la bocca schifata.
"Punti di vista," mi strinsi nelle spalle, difendendo i meravigliosi abiti principeschi che portavamo. "Ma non è questo il punto del discorso, Alysha."
"Non voglio avere relazioni," mi rispose lei, rabbuiandosi. Non capivo perché ogni volta che si toccava quell'argomento reagisse in quel modo: qualsiasi altra ragazza avrebbe sbattuto in faccia a chiunque il suo successo con i ragazzi. Ma non Alysha Torn.
"Aly, ormai abbiamo superato la maggiore età, quindi di certo non mi puoi venire a dire che è per il fatto che la legge vieta rapporti sentimentali prima dei diciotto anni," dissi, mettendola alle strette. "Perché sei così restia ad avere una relazione?"
"È complicato," mi rispose, mangiucchiandosi il labbro, rovinando il rossetto. Rimasi per un po' in silenzio, fiduciosa che alla fine mi avrebbe dato spiegazioni.
"Ci sono vari motivi, in realtà: prima di tutto non volevo violare la legge e rischiare che si venisse a indagare sul mio passato. Poi, in secondo luogo, non riuscivo a pensare di costruire un simile rapporto di intimità sulle menzogne necessarie per proteggermi da quello che avevo fatto," mi spiegò, giocherellando con la pochette color pastello che tanto detestava.
"E terzo?" domandai sollevando un sopracciglio. "Ci deve per forza essere una terza motivazione, perché le prime due non sono assolutamente più valide con Oliver."
"Sei sempre troppo attenta ai dettagli," sbuffò la ragazza. "Sì, c'è una terza motivazione in effetti. Ero, sono, innamorata di un altro. Si chiama Kevin, era un mio amico a Bakli. Avevo un gran bel gruppo di amici là, ma tra noi due c'era qualcosa di speciale. La mattina di quel giorno che mi cambiò la vita mi aveva baciata. Il mio primo e unico bacio. Poi tutto è crollato," mi raccontò, calciando rabbiosa un sassolino che rotolò per qualche metro, fino a colpire lo stivaletto di una spocchiosa nobildonna, che si voltò infastidita.
Ma né io né Aly badammo a lei. Dire che ero stupita è scontato: tra tutti i pensieri che avevo fatto, quello non mi aveva mai neppure sfiorato.
"Ma sei sicura di amarlo ancora? Voglio dire, è passato tanto tempo..."
"Credo di sì. Fino a poco tempo fa era una certezza, ma ammetto che ultimamente sono piuttosto confusa al riguardo," ammise la ragazza, socchiudendo le palpebre per via del sole.
"E fammi indovinare: la causa della tua confusione inizia con O e finisce con liver Ward?" sorrisi, stuzzicandola. Mi rifiutavo di pensare di essermi sbagliata sulle impressioni che avevo avuto sui due.
"Sei proprio scema," scoppiò a ridere lei, ritornando a illuminarsi e illuminando tutto quello che aveva intorno. "Nessuno aveva mai fatto ciò che Oliver ha fatto per me, Kate. Nessuno. Non posso negare che questo ha smosso qualcosa in me, qualcosa che ancora non so definire. Ciò non toglie che mi sento come in dovere di rimanere in qualche modo fedele a Kevin."
"Ma tu hai idea se lui è rimasto fedele a te? Ha mai provato a cercarti?" le domandai, sperando di non essere inopportuna.
La ragazza scosse il capo, triste. Forse era il momento per lei di lasciare andare quel sogno del passato e vivere il suo presente.
"Io non conosco bene Oliver, ma non ho dubbi sul fatto che sia una brava persona e che di sicuro farebbe di tutto per te"
"Lo so, o almeno era così prima. Ora, con quello che è successo, sembra tutto diverso. Adoravo il rapporto che avevamo prima, ma ora non so mai bene cosa fare, cosa dire. Prima ero io quella dominante dei due, ora le cose sembrano molto diverse. E non mi piace non avere il controllo della situazione. Detesto essere vulnerabile."
"Come sta lui?" chiesi per cercare di capire meglio, ma anche perché ero sinceramente interessata a sapere se si stesse riprendendo.
Lei tacque per un po', probabilmente cercando le parole giuste, e poi mi disse: "È stato difficile, soprattutto all'inizio. Io mi sentivo forse più in colpa di lui, perché sapevo che aveva fatto quello che aveva fatto solo per me. Ma avevi ragione, lui aveva bisogno di avermi vicino e sinceramente anche io. Una notte, ancora su Mondeor, l'ho trovato che piangeva e allora l'ho abbracciato, cosa che ancora mi lascia senza parole dato che non è da me. L'ho abbracciato e poi ho pianto con lui. Da quel momento siamo stati parecchio tempo insieme, senza mai parlare di quello che ci tormentava. Fino al giorno del suo compleanno."
Annuii. Il giorno dopo essere arrivati a palazzo era stato il compleanno del ragazzo, il quale aveva pregato Aly, l'unica che lo sapeva, di non dire nulla. Non so agli altri, ma a me lo aveva raccontato. Non sapevo i dettagli, ma lei mi aveva detto che aveva in mente una sorpresa per il mago.
"Abbiamo passato tutta la sera insieme e alla fine ha iniziato a parlarmi. Mi ha detto tutto, quello che ha fatto, quello che ha provato... e io ho fatto lo stesso. Gli ho raccontato di... di mia mamma," quando la nominò la sua voce tentennò. Capivo benissimo che per lei era una ferita ancora aperta. Sono tagli che non si rimarginano mai, a prescindere di che cosa sia successo, se te lo ricordi o meno. È un dolore che accompagna tutta la vita.
"Da quel giorno è tutto strano, è come se fosse crollato un muro che ci separava e finalmente potessimo iniziare a conoscerci veramente. La cosa che ancora mi sconvolge è che lui non ha minimamente giudicato la mia storia e devo ammettere di aver fatto un pensiero terribile per questo," il volto della bella ragazza si rabbuiò, rivolgendosi verso il basso.
"Che cosa..." iniziai a chiederle.
"Per un secondo sono stata felice che lui abbia fatto quello che ha fatto per salvarmi, perché l'unico motivo per cui non mi ha giudicata è che l'ha provato sulla sua pelle," si fermò, guardandomi dritta negli occhi. "Sono una brutta persona non credi?"
Rimasi qualche secondo a bocca aperta, indecisa su cosa rispondere, poi sorrisi, trattenendo una risatina. "No, sei solo umana, tu quanto me e tutti gli altri: non possiamo sempre tenere la nostra mente lontano dai brutti pensieri, ma possiamo capire quando sbagliamo e cercare di essere migliori la prossima volta."
"Perché la cosa ti fa ridere?" mi chiese con un sopracciglio alzato. La conoscevo abbastanza da sapere che stava per offendersi, ma non doveva fraintendermi.
"Sorrido perché sei una delle persone più pure che io abbia mai conosciuto, fidati. Hai valori che pochi ancora hanno e il solo fatto di fare una cosa sbagliata ti uccide. Sorrido perché sei proprio una stupida se pensi di essere una brutta persona solo per essere stata contenta di non subire l'ennesimo giudizio sulle tue azioni. Perfino io ti avevo giudicata all'inizio, e non ne avevo assolutamente il diritto," le spiegai avvicinandomi.
Fu lei a quel punto a ridere. Rimasi sorpresa. "Potrei rigirare la stessa identica frase su di te, lo sai vero?" Aprii la bocca per replicare, ma poi mi fermai: dopotutto forse aveva ragione.
"Probabilmente siamo solo delle sceme che si fanno troppi problemi, invece che imparare a vivere la vita come si deve," concluse lei ammiccando. Il mio sorriso si allargò sempre di più.
"Sai, credo proprio tu abbia ragione. I problemi ci sono e ce li portiamo dentro, ma che senso ha passare la vita a rimuginare su questi?" e sapevo che con quelle parole non mi riferivo solo al mio passato, allo sconvolgimento della mia vita attuale e all'uomo a cui avevo tolto la vita, ma anche a Chris: avrei sofferto in futuro a causa sua? Molto probabile. Ma non me ne importava, forse valeva la pena lottare per qualcuno come lui, anche se faceva il galletto tra le galline di palazzo ed era palesemente bipolare. Non mi interessava cosa sarebbe successo tra noi, né se sua madre mi avrebbe ucciso una volta tornati: avevo perso già troppe persone e lui non potevo più lasciarlo andare.
Presa da questo nuovo spirito positivo, insieme ad Aly rientrai nel palazzo, dirigendomi verso il salone del trono: quel giorno erano arrivati degli ospiti speciali a corte.
Quando arrivammo nella grande sala, questa era già gremita di gente, tutti interessatissimi ai nuovi arrivati. Non potevo dire di esserlo da meno.
Nel tempo che era passato da quando eravamo arrivati a Shailaing avevamo cercato in tutti i modi di entrare nelle cerchie più alte dell'elité Shailanghiana, ma devo ammettere che avevamo avuto scarsi risultati. Ogni due giorni ci eravamo accordati per trovarci tutti e sei e mettere a confronto i nostri passi avanti, ma iniziavo a scoraggiarmi sempre di più.
Io, Aly e Oliver eravamo davvero pessimi, di fatto non eravamo riusciti a fare null'altro che stringere qualche conoscenza superficiale e spesso venivamo esclusi dagli altri abitanti della corte. Jas era riuscita a intrufolarsi nei pettegolezzi delle signore, ma anche lei non era riuscita a scoprire nulla di importante. Zac si stava concentrando maggiormente sull'indagare sull'emotività delle persone che aveva intorno, cercando di capire di chi potersi fidare e chi potesse invece nascondere qualcosa, ma di fatto era venuto fuori che in quel luogo non si poteva contare su nessuno.
L'unico che sembrava davvero avere fatto qualche progresso era Chris, mio malgrado, che con il suo rapporto con Gerienne era riuscito a conoscere meglio la famiglia reale e non dubitavo che a breve avrebbe scoperto anche di più.
Ma, arrivato questo nuovo personaggio, pensavo di avere qualche speranza in più: si trattava del cugino del re, nonché suo più caro amico e fidatissimo confidente. Di sicuro sapeva molte più cose sulle dinamiche della corte lui che la stragrande maggioranza della gente che si ammassava in quel salone. Inoltre, sapevo che a differenza dei regnanti lui amava molto passeggiare per il palazzo e farsi vedere: sarebbe stato quindi molto più facile leggergli la mente. A mali estremi, estremi rimedi.
Avevo intenzione di metterci del mio, ero stanca di perdermi in dilemmi esistenziali e, peggio ancora, amorosi: avevo bisogno di agire ed essere utile.
La folla nella sala del trono mi mise subito un senso di claustrofobia assurdo per quanto la gente era stipata. Non capivo tutto quell'interesse per quel ricevimento: certo era una figura importante, ma tutto quello mi sembrava esagerato. Presa dalla curiosità mi allontanai da Aly, per farmi spazio tra l'ammasso di persone. Grazie alla mia statura minuta, riuscii a farmi spazio tra tutti, arrivando velocemente in prima fila. Di sicuro non mi aspettavo quel che vidi.
Era incredibilmente affascinate. Alto, ben piazzato, il corpo muscoloso era fasciato alla perfezione dai vestiti. Ma non era solo il suo personale statuario a colpire: il suo viso era spaventosamente magnetico. Aveva la pelle abbronzata, tratti marcati e una leggera barba scura aumentava di gran lunga il suo sex appeal. Ora capivo perché tutte quelle persone ammassate, soprattutto le donne, che non risparmiavano occhiate ricche di lussuria.
Non potevo negarlo, la visione di quell'adone non mi aveva lasciata indifferente, ma non era solo la sua bellezza a lasciarmi di stucco: sembrava essere davvero molto giovare, avrà avuto al massimo dieci anni più di me, il che era incredibile considerando il fatto che non solo era il braccio destro del re, ma possedeva anche grandissime proprietà del regno ed era per giunta generale nell'esercito. Mi chiesi come fosse possibile che in così poco tempo avesse ottenuto così tanto.
Colpita da quel nuovo strano e interessante pezzo che era comparso sulla scacchiera, continuai a studiarlo con insistenza. Di sicuro non mi aspettavo che i suoi occhi avrebbero incontrato i miei. Né, tanto meno, che ci si sarebbero soffermati con una certa curiosità. Come una stalker beccata in fragrante, distolsi subito lo sguardo, sentendo improvvisamente un gran caldo. Aveva degli occhi spettacolari, grigio tempesta, che in pochi istanti mi fecero saltare il cuore nel petto. Purtroppo, sapevo bene cosa mi stava succedendo: la persona che avevo di fronte aveva esattamente ogni caratteristica estetica per la quale avevo un debole.
Quando spostai lo sguardo, l'occhio mi cadde su una corta chioma bionda. Chris era lì e, ovviamente, in sua compagnia c'era anche quella Gerienne. Gli occhi di tutte le donne erano puntati su Titanne sid Shailgard, ma non quelli di lei. Quelli di lei non si staccavano da Chris e come potevo tranquillamente appurare, neppure quelli di lui da quelli di lei. In un attimo dimenticai i buoni propositi che avevo avuto nel corridoio: non si meritava per nulla che lottassi per lui.
Poi pensai a Titanne, il nuovo arrivato, che mi aveva guardato con una certa curiosità ed ebbi un'idea: se davvero potevo interessare a quel nobile, avrei fatto di tutto per non deluderlo. In cambio avrei avuto molte più possibilità per scoprire qualcosa di utile sulle questioni del regno e, allo stesso tempo, avrei avuto anche io la mia Gerienne versione maschile. Speravo che così anche Christopher potesse sentire la gelosia che provavo io, ma soprattutto speravo che magari, concentrandomi su qualcun altro, avrei trovato un modo per eliminare del tutto il problema Chris dal mio cuore. Non ci contavo molto però.
Quando vidi l'oca allungare il suo piumaggio verso di lui, non ebbi più dubbi. Mi rigirai verso Titanne sid Shailgard e con sorpresa scoprii che non mi aveva ancora tolto gli occhi di dosso. Imbarazzata, ma anche lusingata, mi costrinsi a sorridere nella sua direzione, un sorriso timido, ma che speravo potesse bastare. Quando rispose nello stesso modo, una ballerina immaginaria si mise a ballare scatenata nella mia mente, esaltata. Non avevo dubbi che il prossimo passo lo avrebbe fatto lui.
ANGOLO AUTRICE:
Quanta invidia ho provato per Kate! Chi non vorrebbe entrare in un luogo reale descritto nel proprio libro preferito? Io sicuramente lo vorrei, tanto più se si tratta di una bellissima biblioteca.
Ma purtroppo qualcosa è andato storto e il momento di gioia si è rovinato. Brutta bestia la gelosia...
Nel frattempo, durante i dubbi sentimentali di Kate, abbiamo modo di scoprire qualcosa di più anche su Alysha. Un vecchio amore sembra non renderla ancora del tutto libera dal passato, ma allo stesso tempo iniziamo a notare un vero cambiamento di Aly nei confronti di Ollie. Scatterà finalmente la scintilla?
Infine assistiamo a un arrivo degno di nota... Per scoprire come si evolveranno i sorrisi scambiati tra Kate e il nuovo Lord, dovete solo aspettare il prossimo aggiornamento!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro