(R) CAPITOLO 17: Dannati spiriti
"Credi che funzionerà?" domandai dubbiosa.
"Non dirmi che ti stai tirando indietro proprio adesso, Forrest!" mi rispose con un sorrisetto derisorio Jasmine.
"Non dire sciocchezze. Ho solo qualche dubbio che il nostro piano possa riuscire," misi subito le mani avanti.
"Ho sempre pensato che tu fossi una guastafeste e ora ne ho la prova," sospirò, facendomi sbuffare. "La verità? Non ne ho idea. Confido nella fortuna."
"Perfetto, allora non funzionerà mai. Sei stata tu ieri sera a dire che la fortuna non c'entra nulla con quello che dobbiamo affrontare, le feci notare passandomi una mano sul collo sudato.
"Era solo un modo di dire! Non abbiamo idee migliori, no? Dobbiamo provarci, Kate. Solo noi possiamo riuscire a liberare le menti dei nostri compagni," mi rimproverò decisa, fissandomi con occhi determinati. Poi riprese a camminare.
Rimasi ferma ancora qualche secondo, cercando di dissipare tutti i dubbi, e poi la raggiunsi velocemente.
"Va bene. Cercheremo di entrare nelle menti dei nostri compagni e di liberarli," ripresi io con maggiore sicurezza, ma poi le domandai anche: "Però poi cosa faremo? Dovremo trovare un modo per uscire da qui. Ci troviamo comunque bloccati in questa specie di prigione."
"Oh, beh... ci penseremo poi. La cosa più importante ora è aiutare i nostri compagni. Finiscila di fare storie," mi rispose sbrigativamente. Era agitata, lo vedevo chiaramente, ma vedevo con altrettanta nitidezza che la sua determinazione teneva a bada la paura. Dopo il momento di debolezza della sera prima Jasmine era tornata nuovamente la solita Mahir decisa e sicura di sé.
Guardai gli altri, diversi metri più avanti rispetto a noi. Avanzavano in silenzio, i loro volti erano incupiti e rabbiosi. Erano chiusi in loro stessi, come tormentati da qualcosa.
E infatti era così.
Dovevo aiutarli. Dovevo farlo prima che impazzissero del tutto.
I raggi dei due soli mi ardevano sulle spalle, che ormai eranno diventate di un rossore preoccupante. Solo grazie alla mia pelle olivastra ero riuscita a non scottarmi fino ad allora. La gola mi faceva male, implorando acqua fresca, ma le nostre risorse erano praticamente finite. Non saremmo resistiti ancora a lungo.
A causa dell'afa e della mancanza di viveri, mezz'ora più tardi ci fermammo stremati.
Jasmine mi lanciò uno sguardo di intesa e io annuii in risposta. Era arrivato il momento di agire.
La notte precedente avevamo continuato a parlare e a congetturare fino a notte fonda, cercando di comprendere cosa stesse succedendo ai nostri amici. Eravamo quindi giunte a una conclusione tanto preoccupante quanto ormai innegabile: quella landa disabitata non era poi così disabitata, ma era infestata dagli spiriti. Almeno, noi li avevamo chiamati così, in assenza di definizioni più adeguate. Probabilmente, se fossi stata meno intontita dal Viaggio, me ne sarei accorta molto prima. Infatti, bastava che permettessi ai miei sensi di espandere le loro percezioni per poter sentire chiaramente intorno a me centinaia, o forse anche migliaia, di entità.
Erano trasparenti, ma non del tutto invisibili. Ciò che poteva sembrare un semplice gioco di luci, acquisiva un senso tutto nuovo, nascondendo figure umanoidi.
Erano privi di sostanza effettiva, ma non del tutto impossibili da percepire al tatto. Infatti delle volte l'aria appariva più densa del normale. Mi faceva rabbrividire il solo pensare di camminare in mezzo a quegli esseri sovrannaturali.
Ma il senso con cui era più semplice percepirli era l'udito. Mormoravano, ridacchiavano, urlavano, sussurravano parole suadenti. Le loro risate erano inquietanti e perverse, venate da una meschina malvagità. Da quando ero diventata consapevole della loro presenza non riuscivo più a ignorare quelle voci che mi raggelavano le ossa.
Erano state proprio le loro frasi lusinghiere a rapire celermente le menti dei miei compagni.
Solo io e Jasmine sembravamo in grado di non cadere vittime di quelle entità malvage. All'inizio ero confusa, ma poi la biondina mi aveva spiegato che probabilmente la nostra resistenza maggiore era dovuta alle nostre capacità telepatiche e di controllo della mente.
Avevamo escogitato un piano, ma quello che pensavamo di fare non era semplice e le possibilità di riuscita erano poche. Dovevamo entrare nelle menti dei nostri compagni e provare a scacciare gli intrusi. Poi avremmo dovuto creare una sorta di barriera in grado di proteggerli, finché non fossimo riusciti a uscire da quel deserto bianco. Forse non era impossibile portare a termine quel progetto, ma io mi sentivo estremamente impreparata a compierlo, nonostante mi fossi allenata la notte precedente con Jasmine.
Con un messaggio telepatico Jasmine mi diede il via. Insieme recitammo un incantesimo, allungando verso i nostri amici le mani, dalle quali uscì una luce argentata.
In pochi secondi caddero tutti addormentati, colpiti da una magia che destinava al sonno profondo. Malgrado la situazione, sorrisi: quell'incanto era nuovo nel mio repertorio, l'avevo provato per la prima volta solo la notte appena trascorsa.
Jas invece chiuse subito gli occhi e, con le labbra serrate in una smorfia piena di determinazione, si impegnò a combattere la sua prima battaglia nella testa di Chris. In seguito, si sarebbe occupata anche di Zac, mentre a me toccavano Alysha e Oliver.
Sospirai. Stavo indugiando troppo e non mi potevo permettere di perdere altro tempo. Quindi, mordendomi nervosamente il labbro e con il corpo che mi tremava per la paura, abbassai anch'io le palpebre.
Arrivare presso la soglia della mente della mia amica non fu difficile. Avevo capito quanto fosse facile grazie alla rapida lezione di Jasmine: bastava semplicemente liberare il più possibile la testa dai pensieri, per poi visualizzare mentalmente l'essere vivente con cui si intendeva entrare in contatto. Forse grazie alla mia particolare capacità di connettermi alla natura, il processo mi risultava sorprendentemente immediato, dopotutto anche gli uomini sono parte di essa.
Purtroppo, però, non fu altrettanto semplice entrare all'interno della sua mente. Gli spiriti dovevano aver costruito una barriera, un muro difficile da valicare, per evitare l'intrusione di altri, come la mia.
Ora non so dirvi esattamente come riuscii a crearmi un varco. Provai a forzare in tutti i modi lo scudo, rischiando quasi di soccombere a me stessa, ma ogni volta mi sembrava di non riuscire a scalfirlo minimamente.
Lo presi a calci, pugni, scagliai incantesimi dei più svariati generi.
Quando fui sul punto di rinunciare e tentai solo un ultimo lampo di fuoco, l'ostacolo crollò lasciandomi esterrefatta. Era difficile credere di esserci riuscita davvero, tanto che ebbi il sospetto che qualcuno mi avesse concesso l'accesso.
Mi ritrovai in un'enorme stanza, illuminata fiocamente da una decina di candele poste in cerchio su semplici candelabri ottonati.
Mi guardai intorno, con un cattivo presentimento e sussultai vedendo qualche metro più avanti Alysha, distesa a terra.
Istintivamente corsi verso di lei e, inginocchiandomi al suo fianco, le toccai il polso. Era svenuta.
"Alysha! Svegliati!" esclamai, scuotendola senza rendermi pienamente conto di quanto fosse assurda quella situazione. Era tutto così realistico che mi ero dimenticata che tutto quello che mi circondava, la ragazza accasciata al mio fianco e io stessa fossimo delle semplici proiezioni mentali.
Aly non aprì gli occhi, ma sembrava stare bene, perfino il battito era regolare. Era semplicemente addormentata, eppure non riuscivo a svegliarla.
Una folata di vento gelido mi fece rabbrividire e spense in un sol colpo tutte le candele.
Avevo la pelle d'oca ed ero completamente terrorizzata nella stanza, al buio. Mi sollevai da terra, allontanandomi tremante dal corpo di Aly, per spostarmi verso il centro dell'ambiente.
Nonostante la paura, mi feci coraggio e urlai: "Lo so che ci siete! Venite fuori. Dovete lasciare in pace me e i miei amici!"
In risposta ricevetti solamente l'eco della mia voce. Poi, a un tratto cominciai a sentire le loro grida, le risate, alcune parole confuse, sussurrate o urlate.
Iniziai a girare su me stessa, cercando di individuare i miei nemici, ma ero ancora avvolta dalle tenebre.
"Fatevi vedere," urlai ancora, quella volta incapace di nascondere un piccolo tremito nella voce.
"Non strillare così tanto, Katherine. Siamo qua, accanto a te. Ti stavamo aspettando," mi rispose una voce melliflua di donna, vicina alle mie spalle.
Mi voltai di colpo con il cuore in gola.
Davanti ai miei occhi c'era una fanciulla, con indosso una candida veste con uno strascico elegante. Era graziosa e altera, una bellezza algida. Aveva labbra piccole e sottili, tratti delicati e chiarissimi capelli biondi. Eppure, non sembrava fatta di materia, ma di luce.
I suoi occhi... erano davvero da brividi.
Piccoli e neri, incredibilmente profondi. Due pozzi senza fine. Occhi che nascondevano conoscenza e crudeltà immense.
Ma poi, mi chiesi, cosa vuol dire che mi stavano aspettando?
"Chi sei?" domandai con voce tremante.
"Potrei anche dirti il mio nome, ma per te non avrebbe alcun significato. Infatti, la domanda importante non è chi io sia, ma piuttosto chi sei tu," mi rispose con un enigmatico sorriso.
Rimasi in silenzio non sapendo cosa rispondere a parole tanto misteriose.
La ragazza allora scoppiò in una risata agghiacciante, tanto che mi si irrigidì ancora di più il corpo, già contratto dalla paura.
"Sai... mi hai un po' delusa, mi aspettavo di meglio dalla Figlia dei Mondi. Ma in fondo devi ancora imparare tanto, prima di sviluppare il tuo vero potenziale. Comunque, di certo non mi aspettavo una ragazzina tremante!" disse divertita, squadrandomi con sufficienza.
Il mio orgoglio ferito mi portò a ignorare ogni altra cosa. Infatti, stizzita da quelle parole tanto derisorie nei miei riguardi, raddrizzai le spalle e rivestendomi della mia vecchia amica, l'armatura che mi permetteva di mostrarmi una persona forte e sicura di sé, quella che fino a poco tempo prima indossavo ogni giorno, le ribattei a tono: "Senti spiritello luminoso, non so chi tu sia, né che cosa tu voglia da me, ma non ti permetto di prendermi in giro. Non sai nulla di me. Quindi togliti di mezzo e dì ai tuoi amici di liberare i miei compagni." Sollevai un sopracciglio, invitandola a ribattere.
Lei in risposta si aprì in un largo sorriso totalmente privo di calore.
"Uh, che caratterino," scoppiò a ridere, "Allora sei più di un bel paio di occhioni blu."
"Cosa vuoi da me?" domandai sforzandomi di non badare alle sue risa, "E dai miei compagni? Perché non ci lasci soltanto andare?"
"Da te? Niente, volevo solo vederti da vicino. Studiarti con attenzione. Conoscerti meglio," mi rispose soavemente, gli occhi neri fissi su di me. Leggera come una piuma iniziò a fluttuarmi intorno, lasciando dietro di sé una leggera scia luminosa.
"Non capisco..." sussurrai confusa.
"Oh, mia cara, è questo il punto: tu non devi capire. Non ancora. Purtroppo, mi è proibito interferire in certe cose e... la tua vita è una di queste. Peccato, sarebbe stato divertente giocare con te, ma il mio dono di conoscere il futuro a volte si trasforma in una vera e propria maledizione. Tu sei destinata a grandi cose e un semplice spiritello del deserto non ha il diritto di toccarti," mi spiegò, incurvando all'ingiù le estremità della bocca.
Brividi.
"Ben presto non ti potrai divertire più neppure con loro. Mentre tu stai perdendo tempo con me, Jasmine avrà liberato alcuni dei miei amici, e non tarderà ad aiutare anche me," dissi convinta e sicura. Forse non era stata una grande idea svelare i nostri piani, ma purtroppo non ero riuscita a trattenermi.
La sua reazione però fu ben diversa da come mi sarei aspettata. Scoppiò a ridere, di nuovo, come se avessi detto la cosa più divertente di sempre.
"Mi spiace deluderti, ma, mentre tu stai perdendo tempo a parlare con me, anche Jasmine è caduta sotto la mia influenza. Al momento è ancora svenuta, come te e gli altri, ma quando si sarà ripresa non potrà più riuscire a opporre resistenza a noi spiriti del deserto. Ormai, anche lei è nelle nostre mani."
Mi si ghiacciò il sangue nelle vene. "Cosa hai detto?" le sibilai contro incredula.
"La tua cara amica dai capelli splendenti si sta facendo un bel sonnellino, con la mente invasa dai miei sudditi. Sai, aveva una testa davvero dura quella lì, ma è bastato che abbassasse un attimo le difese per entrare dentro la mente di quel biondino tanto carino, per permetterci di raggiungerla. Saremmo in grado di fare lo stesso con te, ovviamente, ma come ti ho già detto non ci è permesso. Ci accontenteremo di avere solo quattro di voi," mi spiegò con un sorriso gelido sulle labbra e un teatrale sospiro.
"Cinque. Hai cinque di noi tra le mani," la corressi automaticamente.
"No, quattro. Il bel ragazzo dagli occhi di ghiaccio è fuori dalla nostra portata purtroppo," disse, fermandosi e guardandomi con aspettativa.
"Christopher? Non capisco, anche lui si comportava in modo strano come gli altri..." dissi corrugando la fronte.
La fanciulla di luce ridacchiò nuovamente. "Oh beh, è ovvio! O meglio, lo sarebbe se solo tu sapessi cosa c'è dietro..."
"E cosa c'è dietro...?" le domandai cautamente, confusa e allo stesso tempo incuriosita dalle sue parole. Il cuore mi batteva forte nel petto, rimbombandomi nelle orecchie. Dovevo uscire da lì dentro.
"Di certo non sta a me dirtelo, fatina. Dovresti chiederlo al diretto interessato, se ti importa così tanto," mi rivolse un occhiolino ammiccante.
Ovviamente non riuscii a capire a cosa si stesse riferendo. Intendeva dire che il ragazzo era soggetto a qualche altra forma di coercizione mentale? E quale? Poteva benissimo essere una menzogna, ma fino a quel momento non aveva negato nulla di ciò che aveva fatto, perché avrebbe dovuto farlo in quel caso?
Cercai di mantenere i nervi saldi. Dovevo pensare a far liberare gli altri, invece che farmi distrarre da quella questione. Chris poteva aspettare.
Liberarli... sì, liberarli, ma come? Tutto il piano escogitato era chiaramente fallito, cosa potevo fare?
Mi spuntò un sorriso sicuro, con in mente un'idea che sperai davvero con tutta l'anima potesse funzionare, altrimenti sarebbero stati guai seri.
"Sai, è davvero un peccato, ma tu sarai costretta a lasciare liberi i miei amici," le ribadii, iniziando ad avanzare verso di lei lentamente, ma con consapevolezza.
Dal suo volto sparì per la prima volta il ghigno derisorio, le labbra si tirarono in una sottile linea contratta.
"Non credo proprio," mi rispose, con un sorriso incerto.
"Invece temo proprio di sì. Hai detto che non puoi interferire in alcun modo nella mia vita. Allora vediamo cosa ne pensi di questo: una volta che io sarò ritornata nel mio corpo, se tu non avrai liberato i miei amici dal tuo giogo, io mi toglierò la vita. Così, qualsiasi cosa pensiate io debba compiere in futuro, non potrò più farla, dato che sarò morta. Non credi che sia influenzare la mia vita?"
Mi stupisco ancora del tono tranquillo e fermo che usai per pronunciare quelle parole. In realtà dovevo essere terrorizzata, dato che stavo parlando di suicidarmi, ma per un qualche motivo mi sentivo stranamente in pace. Probabilmente immaginavo che loro non avrebbero mai permesso che mi uccidessi. O forse, realtà che non avrei mai ammesso, l'eventualità mi spaventava di meno di dover rimanere da sola ad affrontare il Viaggio.
Lo spirito rimase immobile, muto. Sembrava che le mie parole avessero fatto presa su di lei
"Non lo farai... non ne hai il coraggio..." sibilò stringendo gli occhi color pece a fessura.
"Oh, sì, invece, e tu lo sai. Lo puoi vedere chiaramente. Qui dentro non è facile nascondere la verità, basta guardare con attenzione," le risposi sorridente. Facevo la spaccona, ma stavo lottando con tutta me stessa per nascondere la paura che mi ingarbugliava l'intestino. In me doveva vedere solamente sincerità.
Riuscii nel mio intento, perché a un certo punto, dopo avermi studiato per un paio di minuti, l'entità trasalì sgranando gli occhi sorpresa. Aveva capito che facevo sul serio.
"Potrei pur sempre fermarti," provò a minacciarmi lei con scarsa convinzione, ma io le risposi subito mandando in frantumi quella possibilità: "In verità, dubito che tu possa. Interferiresti nella mia vita e lo stesso accadrebbe se tu cercassi di trattenermi qui. In ogni caso metteresti il naso in cose che non ti competono. Non puoi fare nulla su di me. Non puoi neppure manipolarmi. E se tu non farai quello che ti dico, io mi toglierò la vita."
La mia interlocutrice rimase in silenzio per un po', valutando quale decisione prendere.
Ero stremata: la testa, per quanto fossi solo proiettata in quel luogo, iniziava a dolermi e lo sforzo di rimanere tanto tempo lontano dal mio corpo era enorme.
Lo spirito alla fine mi guardò e disse: "Allora se le cose stanno così ti propongo un accordo: io libererò i tuoi compagni, ma solo se tu riuscirai a far ragionare Alysha, stesa qualche metro più in là. Se liberi lei, liberi tutti. Ma una precisazione: tu non dovrai suicidarti in nessun caso, a prescindere del risultato con Alysha."
"Ma..."
"Prendere o lasciare, Katherine."
"Cosa vuoi dire con far ragionare Alysha?" domandai.
"Voglio dire che farò svegliare la proiezione della tua amica qui presente. Non sarà molto, come dire... disponibile. Dovrai convincerla ad ascoltarti... in poche parole liberarla da noi."
Ci doveva essere di sicuro una fregatura, ma avevo forse la scelta di rifiutare? "Accetto. Ma tu non dovrai solo lasciare libere le menti dei miei compagni; dovrai anche farci uscire da questo deserto-prigione. Sono sicura che questo posto infinito sia una vostra creazione."
Quella scoppiò a ridere. "Mi ero proprio sbagliata all'inizio. Hai carattere e sei anche sveglia. Ti faccio i miei complimenti," mi sorrise ammiccante. "E sia. Farò quello che mi hai chiesto. Buona fortuna Figlia dei Mondi."
E pronunciate quelle ultime parole sparì. Ancora quello strano modo di chiamarmi, cosa doveva significare? Intorno a me si riaccesero le candele e le voci che avevano continuato a farsi sentire per tutta la durata del nostro dialogo cessarono.
Mi guardai intorno, ma non vidi altro che le pareti, i lumi e la mia amica stesa sul pavimento. A quel punto le corsi al fianco, notando che si stava risvegliando, aprendo lentamente gli occhi indaco.
"Alysha, come stai?" le chiesi, chinandomi su di lei.
Emisi un gemito strozzato quando un secondo dopo mi ritrovai schiacciata a terra sulla schiena, con la ragazza che mi stringeva il collo con le mani, tentando di soffocarmi.
Fu l'istinto che mi permise di salvarmi.
Con forza afferrai le spalle della ragazza e con un rapido movimento invertii le nostre posizioni, portandola sotto di me.
Purtroppo, però, per quanto lei fosse più minuta di me, era anche dotata di una forza sorprendente e senza troppa fatica riuscì a liberarsi, rimettendosi in piedi e io feci lo stesso.
Aveva lo sguardo folle, gli occhi privi di ragione, pervasi da una luce di pazzia. Quando mi era stato detto di riuscire a farla ragionare, non pensavo significasse convincerla a non uccidermi.
In quel momento mi parve di sentire una risata cattiva scuotere le pareti e mi sentii la pelle d'oca.
"Malefica..." sibilai, riferendomi a quell'imbrogliona dagli occhi neri.
Quasi non riuscii a finire di pronunciare quella parola, perché Alysha mi attaccò di nuovo, tirandomi un pugno che schivai per un pelo.
"Alysha, ti prego... smettila. Sono io, sono Kate!" provai a spiegarle, ma mi sembrava di parlare al vento, perché la ragazza non diede cenno di aver capito.
Infatti, tentò di colpirmi di nuovo e quella volta non riuscii a schivarla abbastanza velocemente e quindi ricevetti un suo calcio sulla spalla.
Lanciai un grido di dolore: mi aveva colpito proprio quella che avevo picchiato a terra dopo essere stata sputata fuori dal portale.
Mi sentivo combattuta, perché non avevo intenzione di farle del male, ma allo stesso tempo ero cosciente che non potevo farmi massacrare in quel modo. Decisi di prendere tempo.
Mentre lei stava per attaccarmi di nuovo con una folle determinazione in volto, io, senza pensare troppo, creai uno scudo con la magia. Era la prima volta che ci provavo, eppure riuscii ad evocarlo robusto e grande, tanto da spedire a terra la ragazza per il contraccolpo. Velocemente creai anche una barriera, addensando l'aria intorno a lei, bloccandola così al suolo.
Cercai di regolarizzare il mio respiro ansante per la fatica. Ero distrutta e ammaccata. Dovevo trovare un modo per farla tornare in sé il prima possibile.
Iniziai a ragionare.
La barriera magica che stava tenendo immobilizzata Alysha iniziava già a dare cenni di cedimento, quando mi venne un'idea. Era così semplice!
Mi trovavo dentro la sua testa. Quella che avevo davanti agli occhi, come mi era stato suggerito dallo spirito, non era realmente lei, ma una proiezione ancora sotto controllo dai seguaci della spiritella malefica.
Era come se la sua coscienza fosse rinchiusa in quella stanza buia, e io con lei, ma sicuramente nella sua mente c'era molto di più che una triste stanza scura. Se fossi riuscita a portarla fuori da lì, magari sarei riuscita a liberarla.
Era un'idea folle, ma, se avessi avuto ragione, avrebbe potuto davvero funzionare.
Così corsi vicino a una parete e con uno sforzo mentale enorme cercai di abbatterla. Dovetti fare ricorso alle mie ultime energie per creare un varco e quando ci riuscii mi sentii come svuotata da ogni forza, se non la mia volontà. Nel frattempo, alle mie spalle, la mia amica si era alzata e stava correndo a testa bassa verso di me, come se mi volesse incornare.
Con un respiro profondo presi coraggio e mi lanciai nell'apertura appena in tempo, prima che lei mi travolgesse.
Mi guardai intorno. Ero in una stanza bianca, vuota.
Era un bianco diverso da quello che contraddistingueva Candor. Era rassicurante, caldo e confortevole.
Chiusi gli occhi un istante per godere di quella piacevole sensazione, ma subito avvertii un pericolo alle mie spalle.
Alysha. Mi aveva seguita fin lì, proprio come volevo.
Nonostante fossimo passate da una stanza oscura a una luminosa, lei non pareva aver cambiato idea riguardo al volermi uccidere.
In un istante mi ritrovai a terra, boccheggiante. Lottando riuscii con fatica a girarmi con la schiena a terra per potermi difendere maggiormente.
Ma non appena le toccai una mano lei emise un grido e si allontanò da me di colpo. La guardai confusa, poi, facendomi coraggio, mi alzai in piedi e mi avvicinai, per toccarla di nuovo. Un grido ancora più intenso da parte sua.
Allora, presa da una misteriosa ispirazione, la raggiunsi in fretta per abbracciarla con forza, cercando di trasmettere tutto il bene che le volevo.
In un primo momento lei si oppose violentemente, urlando e dimenandosi, ma poi i suoi muscoli si rilassarono pian piano sotto la mia presa determinata e lei finì con l'appoggiare il volto sulla mia spalla.
"Kate..." la sentii mormorare. Mai ero stata così felice di sentir pronunciare il mio nome da qualcuno. Cademmo entrambe in ginocchio stremate e, sul punto di perdere definitivamente i sensi, pensai felice che alla fine ce l'avevo fatta.
Quando ripresi conoscenza mi ritrovai sdraiata in un sacco a pelo dentro quella che mi sembrava una tenda. Mi ci volle qualche istante per riuscire a rammentare dove mi trovavo, ma poi mi tornarono in mente i fatti degli ultimi giorni e faticosamente mi misi a sedere.
Stavo abbastanza bene, anche se un po' intorpidita, e ne rimasi sorpresa, dato che prima di perdere coscienza mi sentivo uno straccio.
Ero da sola, ma dall'esterno si sentivano indistintamente delle voci, che sperai fossero dei miei amici e non di fastidiosi esseri fluorescenti.
Ad un tratto sentii la chiusura della tenda aprirsi, così mi voltai per guardare e subito identificai il dolce viso di Alysha. Vidi i suoi occhi, non più quelli folli ma quelli dolci e vivaci, riempirsi di lacrime.
"Kate!" mi sussurrò gettandomi le braccia al collo. "Temevo non ti svegliassi più!" mormorò con tono estremamente preoccupato.
Io in risposta l'abbracciai titubante, ancora sconvolta da quello che avevo vissuto nella sua testa.
Mi staccai dall'abbraccio solo quando vidi entrare tutti gli altri ragazzi.
Li fissai, cercando di capire se fossero ancora in preda al controllo degli spiriti, ma, visti i sorrisi di sollievo che avevano tutti stampati sui loro volti stanchi, capii che ci ero davvero riuscita. Ero riuscita a liberarli.
A quel punto mi aprii anch'io in un sorriso di pura felicità e mi lasciai ricadere con un tonfo sdraiata sul sacco a pelo sotto di me con una risata di liberazione.
"Quanto ho dormito?" domandai con gli occhi ancora chiusi, godendomi la tranquillità.
"Ore, credo," mi rispose Zac, con il suo tono gentile e vitale, che tanto mi era mancato.
"Ah, bene..." borbottai alzando il busto appoggiandomi sui gomiti. "Non sapete neppure quanto sono rimasta svenuta?"
"In verità, Katherine, non sappiamo neppure come mai tu sia rimasta svenuta," mi lasciò senza parole Oliver con tono più severo. "Noi ci siamo svegliati tutti insieme che era notte. Tu invece non davi cenni di voler riprendere conoscenza. Sono passate ore... ormai è mattina inoltrata."
Guardai Alysha e stupita le domandai: "Non glielo hai detto?"
Ma dal suo sguardo capii ancora prima che lei mi rispondesse che non ricordava assolutamente nulla di ciò che era accaduto il giorno precedente.
"Ah," mormorai, "a questo punto immagino di dovervi spiegare un po' di cose..."
Raccontai loro tutto, integrando il mio racconto con quello che aveva già narrato Jasmine.
Inevitabilmente quasi subito lo sguardo mi cadde su Chris, che tra tutti sembrava il meno partecipe al discorso. Se ne stava in un angolo, le sopracciglia aggrottate e i capelli biondi scompigliati. Lo spirito aveva cercato di insinuare che lui era soggetto ad un'altra forma di controllo mentale, o comunque a qualcosa di simile. Non potei evitare di chiedermi se non stesse dicendo davvero la verità e lui avesse bisogno di aiuto. Mi chiesi se me ne avrebbe mai parlato.
Quando arrivai al punto del racconto in cui avevo costretto lo spiritello luminoso a liberarci dal suo giogo e permetterci di uscire da quel deserto senza fine, lo sguardo di tutti si illuminò di comprensione e Jasmine mi disse: "Kate, ci sarebbe una cosa che dovresti vedere..." Mi allungò una mano, che accettai volentieri e mi lasciai trascinare fuori dalla tenda.
Ciò che trovai davanti agli occhi mi lasciò senza parole: all'orizzonte si stagliava il profilo di una città.
I miei complimenti ragazzina. Non credevo ce l'avresti fatta, ma a quanto pare mi sbagliavo. Comunque, come puoi vedere, io mantengo sempre le mie promesse.
Quelle parole mi vennero sussurrate da un soffio di vento che mi scosse i capelli e mi solleticò il collo.
Grazie, pensai rivoltai verso lo spirito. Non che se lo meritasse.
Una soave risata mi parve espandersi per il deserto, anche se probabilmente ero stata l'unica a sentirla. Sorrisi lievemente e poi ritornai a concentrare la mia attenzione verso il centro abitato che si scorgeva chiaramente oltre una piccola porzione di deserto.
Già da quella distanza, a occhio percorribile in due o tre ore, si riusciva a notare il bianco immacolato delle possenti mura di recinzione.
Dalle dimensioni doveva trattarsi di una città di una certa importanza; magari con un po' di fortuna si trattava proprio di una delle tre città Sacre, nelle quali si trovavano le tre Reliquie della Purezza. Un ottimo punto di partenza per la ricerca dello Shidashi.
Era da lì che sarebbe cominciato finalmente il nostro Viaggio.
ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno a tutti!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, in cui vediamo Kate utilizzare finalmente le sue capacità mentali, per andare in aiuto dei suoi compagni.
Nascono tante nuove domande, che vanno a mettere Kate in difficoltà sempre maggiore, ma vediamo alla fine che con coraggio e nervi saldi è riuscita a cavarsela egregiamente contro gli spiriti del deserto. Come proseguirà il Viaggio?
Ai prossimi aggiornamenti!
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