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(R) CAPITOLO 11: Rosso



"Okay. Ora qualcuno mi può dire di cosa state parlando? Un piano di cosa?" domandai una volta sedutami a fianco di Zac, con la presenza dominante di Christopher alle mie spalle.

"Diamine, Forrest, che piano vuoi che sia?" mi rigirò la domanda scocciato proprio quest'ultimo.

Mi voltai irritata.

"Scusami, ma non riesco proprio ad arrivarci, quindi se tu mi illuminassi magari..." ribattei ironica alzando gli occhi al cielo.

Anziché rispondermi, lui abbozzò un sorrisetto ironico, incurvando gli angoli delle labbra all'insù, innervosendomi ancora di più. Allora con un impeto di pazzia gli diedi uno spintone, facendolo sbilanciare all'indietro e quindi ribaltare dall'altra parte del divano. Lui emise un gemito strozzato.

In un primo momento mi spaventai per lui e, dopo aver portato le mani alla bocca, pentita del mio gesto impulsivo, mi affacciai allo schienale per vedere come fosse messo.

Christopher, nel frattempo, si stava già rialzando, puntando i suoi occhi furiosi su di me. Se fosse stato in grado di incenerire con lo sguardo io sarei morta sul colpo. Arretrai mettendomi in piedi e allontanandomi di qualche passo. Piano piano la mia vittima riemerse dal "baratro" in cui l'avevo fatto cadere e vedendo la sua espressione e ripensando a quello che era appena successo iniziò a nascermi nel petto una certa allegria. Mi spuntò un sorriso e mi coprii la bocca nuovamente, ma questa volta per evitare di scoppiare a ridere, abbassando gli occhi. Ma, non appena li rialzai e lo vidi con i pugni stretti e il viso contratto dalla rabbia, non ce la feci più e scoppiai in una fragorosa risata.

Anche tutti gli altri iniziarono a ridere di gusto, rasserenando l'atmosfera. Per la prima volta mi sembrò di trovarmi in un normalissimo gruppo di ragazzi che si prendevano in giro e scherzavano tranquillamente, senza avere problemi come affrontare Viaggi spericolati da un Mondo all'altro. E forse potevamo anche essere un bel gruppo: mi piaceva il modo in cui Alysha cercava di darsi un contegno, mentre Oliver buttava indietro la testa, liberandosi in una buffa risata. Anche Jasmine sembrava più alla mano del solito, mentre Zac si stava strozzando dal ridere. E poi c'era Christopher che con il suo essere insopportabile aveva comunque creato una situazione esilarante. Christopher che poteva rappresentare una specie di collante tra tutti noi.

E proprio quest'ultimo, a metà strada tra l'essere offeso dal comportamento di tutti, tra il volermi uccidere e tra lo scoppiare a ridere anche lui, fece il giro del divano per poi sedervisi sopra, questa volta non sullo schienale, a braccia incrociate e scuro in volto.

"Avete finito di fare gli stupidi?" sbottò irritato. "Bambini di tre anni sarebbero più maturi di voi."

Le sue proteste furono ignorate totalmente e infatti noi continuammo a ridere e prenderlo in giro finché le nostre budella rischiarono di esplodere.

"Scusami Chris, ma la tua faccia è unica. E non è nulla rispetto a quella che avevi quando Kate ti ha spinto all'indietro!" esclamò Zachary, causando nuovamente altre brevi risate.

"Ah ah ah. Davvero divertente. Ora, se avete finito di comportarvi in questo modo infantile, vi pregherei di ricomporvi e rendervi conto che eravamo qua per una riunione d'urgenza," ribatté Christopher severo, sottolineando particolarmente l'ultima parola.

Ancora tutti con il sorriso sulle labbra, quella volta gli demmo ascolto, ritornando seri. Io, che ero ancora in piedi, tornai a sedermi sul divanetto rosso di velluto. Purtroppo, l'unico posto libero era proprio di fianco al ragazzo dagli occhi di ghiaccio, che dopo aver aspettato che mi fossi sistemata, mi si accostò leggermente, sibilandomi con tono intimidatorio: "Stai certa che questa me la paghi, Katherine Forrest!"

Fui percorsa da un brivido, ma non mostrai il minimo timore e infatti gli risposi in un sussurro: "A quanto pare chi adesso sta prendendo le cose troppo seriamente sei tu, o mi sbaglio, Christopher O'Connor?" Un sorriso divertito aleggiò sulle mie labbra.

"Ricordati: ride bene chi ride ultimo. Fossi in te mi guarderei le spalle..." mormorò a sua volta, ma con un tono molto più rilassato e con una certa rassicurante leggerezza. Anche lui era divertito, anche se non l'avrebbe mai ammesso.

"Oh, quanta esagerazione. Cos'è, sei sorpreso che una ragazza inutile e incapace come me possa averti messo in ridicolo?" lo provocai nuovamente.

"A quanto pare non sei poi così inutile e incapace, dico bene?" mi domandò alzando un sopracciglio.

"Sì," dissi, "Dici bene." Ero serissima, lo sguardo fisso nei suoi occhi.

"Allora! Ritornando alla questione del piano... vi stavate chiedendo cosa riguardasse. Chris, io e Jas abbiamo pensato che sarebbe utile abbozzare una specie di programma per il Viaggio. Uno schema che non ci viene dettato da nessun'altro, ma che potremo essere noi stessi a elaborare mettendo insieme tutto ciò che abbiamo imparato. Dopotutto manca davvero poco alla partenza e sarebbe ora di iniziare a provare a collaborare anche al di fuori degli allenamenti. Almeno per non finire con l'improvvisare tutto al momento," spiegò Zac, interrompendo la mia conversazione bisbigliata con Chris e chiarendomi finalmente perché ci eravamo riuniti.

"Okay. Allora a questo punto iniziamo!" dichiarai io entusiasta. Tutti annuirono. E cominciammo così la nostra collaborazione.

"Il primo mondo in cui ci recheremo, come sappiamo, è Candor. La patria della purezza. Ci ho pensato un po' e mi sono convinto che il nostro obiettivo è senza dubbio trovare lo Shidashi, il più potente amuleto di quel mondo. Se noi dobbiamo raggiungere un obiettivo in ogni tappa del Viaggio, credo che il primo possa essere proprio questo," iniziò Zac.

Lo Shidashi era una sfera di cristallo magica, assolutamente priva della più piccola imperfezione. Ottima per rappresentare la purezza, tratto distintivo proprio di Candor. Da quel che avevo capito era custodito in un luogo segreto e avremmo avuto un gran bel da fare per cercarlo. Poteva essere sensato pensare che fosse quello il nostro obiettivo, ma ero convinta che la realtà si sarebbe rivelata ben più complessa del previsto. Sperai di sbagliarmi.

"E quindi? Cosa credi di fare?" chiese Alysha.

"Io proporrei di iniziare a raccogliere informazioni, prima di tutto. Non sappiamo dove compariremo dopo il trasporto intradimensionale, ma ci conviene raggiungere una città, così da avere più possibilità di documentarci al riguardo. Sappiamo che in quel mondo nessuno sa dell'esistenza degli altri mondi e del Salice a parte la Confraternita dei Veggenti e loro sono chiusi nella Domus Alba, quindi dovremo essere molto attenti a non tradire la nostra origine..." rispose Jasmine.

"Ma se si trovasse proprio nella Domus Alba? Avrebbe senso. In fondo credo che sia il luogo più sicuro per tenere un oggetto di tale potere..." ipotizzai io.

"Certo, è un ragionamento logico. Ma non possiamo esserne certi. Come dice Jas dovremmo prima preoccuparci di chiedere informazioni e mantenere la massima discrezione," concluse Christopher.

Annuimmo tutti, consapevoli che fosse la soluzione migliore.

"Quindi abbiamo deciso? Sappiamo come comportarci nella prima tappa. O per lo meno cosa fare inizialmente. Il resto potremo deciderlo solo in seguito. Quindi ora considererei Mondeor..." disse Zac.

E così progettammo il Viaggio, tappa dopo tappa, nel limite delle nostre capacità e conoscenze. Io iniziai a prendere nota, schematizzando i punti principali.

Fu bello collaborare. Era praticamente la prima volta che lo facevo e un po' mi sentivo strana, sempre abituata a fare tutto da sola. Forse ero stata sempre troppo concentrata nel giudicare me stessa e gli altri per rendermi conto che le persone che mi circondavano non erano poi così male. Certo, per alcuni provavo già una simpatia, ma mai prima di allora avrei trovato piacevole Jasmine. Era sveglia, una mente fresca e piena di vitalità. Se evitava di esibirsi in scenette da stupida oca era una persona degna di considerazione. Ovviamente dimenticare i nostri diverbi del passato non era una cosa semplice, ma le concedetti il beneficio del dubbio, ossia che io fossi stata troppo dura nei suoi confronti. In fondo le peggiori crudeltà le avevo sempre subite da Elsa.

Quando finimmo il lavoro ci rendemmo conto di aver fatto davvero tardi e che dovevamo correre a prepararci per la cena. Quindi il gruppo si sciolse e ognuno andò per la sua strada con passo veloce.

Entrata nella mia camera trovai Emily sdraiata sul letto, profondamente addormentata. Negli ultimi tempi aveva avuto un gran da fare per i preparativi del ballo che si sarebbe tenuto la sera prima della partenza. Non potevo immaginare quanto potesse essere faticoso il lavoro della mia cameriera: era tutta la vita che venivo servita e riverita da domestiche, coccolata dalle comodità tipiche dei ricchi. Mi ero sempre lamentata della mia vita, ma in realtà ero una grande egoista, cieca davanti alla realtà e ingrata per i doni che mi erano stati concessi.

Decisi di lasciarla riposare, anche se mi sarebbe stato utile il suo aiuto dato che era già tardi. Se lo meritava.

Iniziai dunque a prepararmi, cercando di fare il minor rumore possibile. Per fortuna non dovetti lavare i capelli che erano ancora puliti, dato che quel giorno non avevo sudato minimamente, avendo avuto solamente lezioni teoriche la mattina.

Mi iniziai a truccare, decidendo di esagerare un po' con il mascara, come ero solita fare fino a qualche anno prima, e applicando una spessa linea di eyeliner. In quel modo i miei occhi azzurri risaltavano ancora di più, creando un notevole contrasto con i capelli castano chiaro.

Questi li lasciai sciolti a ricadere sulle spalle morbidamente.

Poi aprii l'armadio, per cercare un abito. Era colmo di vestiti meravigliosi e molti li avevo già indossati, altri invece li vedevo per la prima volta. La scelta era difficile da prendere, ma poi i miei occhi si posarono su un tubino attillato rosso sangue. Quella sera mi sentivo abbastanza esuberante e decisi di provarlo. Era diverso dal genere che usavo di solito, infatti tendevo ad essere più fine ed elegante che sexy e provocante.

Una volta indossatolo e chiusa con fatica la zip sulla schiena, mi guardai allo specchio, soddisfatta del risultato. Mi stava bene. Molto bene. Avrei dovuto osare un po' più spesso. Però mancava ancora qualcosa...

Corsi in bagno e mi apprestai ad applicare sulle labbra un lucido rossetto rosso.

"Signorina!" mi sentii riprendere da dietro, sbavando il trucco per lo spavento. "Non ditemi che vi siete preparata tutta da sola! Mi avreste dovuto svegliare!"

"Oddio, Emily, mi hai spaventata," le dissi voltandomi, con ancora una striscia rossa che mi attraversava il mento.

"Signorina! Divino Salice! Cosa ha combinato con quel rossetto?!" esclamò lei scioccata.

"Emily, quante volte ti devo dire che non mi devi dare del voi? Chiamami Kate. E poi se tu non mi avessi colta di sorpresa questo rossetto sarebbe stato applicato alla perfezione," mi lamentai io con tono scherzoso, fingendo il broncio.

"Va bene... Kate. Scusami. Ma perché ti sei preparata da sola? Poteva... voglio dire potevi, svegliarmi!" rispose lei, mentre bagnava un fazzoletto di carta e mi aiutava a pulire la sbavatura.

"Volevo lasciarti riposare. So quanto sia stressante per te quest'ultimo periodo e mi sembrava il minimo lasciarti po' di tregua, con tutto l'aiuto che mi dai."

"Oh, Kate! Non devi sentirti minimamente in debito con me! Questo è il mio lavoro e..."

"Emily..." la interruppi, guardandola con un sorriso intenerito

"Grazie," disse alla fine lei, abbassando timidamente lo sguardo.

Io la abbracciai di slancio, abbozzando un sorriso. Era ormai quasi un mese che la conoscevo e mi ci ero affezionata terribilmente. Mi sembrava impossibile concepire che dopo pochissimi giorni non l'avrei più rivista per un lungo tempo.

"Mi mancherai, Em. Tra poco partirò e mi fa male il pensiero che non potrò contare su di te per così tanto tempo," ammisi con un sospiro sul suo corpo irrigidito per la sorpresa. Alle mie parole la sentii rilassarsi un po'. "Ma ora basta con questi sentimentalismi. Ho davvero poco tempo per finire di sistemarmi!"

"Oh, grande Salice! È tardissimo e voi siete... praticamente perfetta. Caspita vi osservo bene solo ora. Avete fatto un ottimo lavoro... siete diversa, molto più... sexy," notò maliziosa.

Ridacchiai. "Meno male che non ho fatto un disastro, non avrei il tempo di cambiarmi! E hai ripreso a darmi del voi! Ora fammi finire di mettere il rossetto..."

E così completai con il suo aiuto l'opera, con il rossetto e un paio di scarpe nere col tacco.

Mi apprestai a raggiungere la sala da pranzo e quando entrai nell'immensa stanza con evidente ritardo, tutti voltarono il loro capo verso di me.

Mi sentii un tantino in soggezione mentre avanzavo nella stanza, passando di lato al grande tavolo occupato dai miei compagni per giungere davanti a quello dei Reggenti e dei Guardiani, per salutare con una leggera riverenza.

Mi rigirai poi per andare a prendere posto, ma la voce di Sally O'Connor mi fece bloccare e voltare.

"Signorina Forrest. Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara riguardo a come la penso riguardo ai ritardi. Come può vedere fino ad ora nessuno ha mai violato questa regola, ma adesso lei lo ha fatto. Le chiedo di venire a bussare al mio ufficio un'ora precisa dopo la conclusione della cena. Vada, si sieda."

L'essere immondo che avevo davanti mi guardava con fare disgustato, manco fossi un piatto di broccoletti.

Mi costrinsi a fare buon viso a cattivo gioco, assentendo e andandomi finalmente a sedere.

Nella sala era ormai sceso un velo di silenzio e sentivo la tensione nell'aria. In particolare percepivo lo sguardo imbarazzante e intimidatorio del figlio dell'essere immondo.

Continuava a fissarmi intensamente e io mi sentivo sempre più a disagio.

"Kate, credo che tu abbia fatto colpo su qualcuno, eh?" mi sussurrò Aly con malizia.

"E chi, sentiamo?" chiesi già temendo di aver capito la risposta.

"Christopher, ovviamente. A quanto pare il vestito rosso ha fatto il suo effetto," ridacchiò lei, dandomi un'amichevole gomitata.

"Ma ti prego, non dire assurdità. E non volevo fare colpo proprio su nessuno," risposi agitandomi a disagio sulla sedia e concentrandomi sul piatto di carne che avevo davanti.

"Vuoi farmi credere che ti sei trasformata da delicata principessa a bomba sexy così, per divertimento?" alzò lei un sopracciglio.

"Mi andava di cambiare un po' stile. E poi non è nulla di che, solo un vestito rosso e un po' di trucco in più. Stai esagerando," mi difesi, facendo valere le mie ragioni.

"Va bene, va bene," disse alzando le mani divertita, "faccio finta di crederti."

"Piuttosto, da dove arriva questa? È bellissima!" mi chiese poi, riferendosi alla mia nuova collana.

Istintivamente portai la mano al collo, stringendo il ciondolo tra le dita.
"È un regalo... di mio padre," mormorai assente.

"Tuo padre? Quando te lo ha dato?"

"Oggi," sussurrai appena, sentendo una morsa al petto. La litigata avvenuta qualche ora prima e che avevo messo da parte a causa di altre distrazioni mi stava tornando alla mente, facendomi soffrire.

"Oggi? Hai visto tuo padre oggi?! Cosa è successo?" mi chiese ancora Aly, sgranando gli occhi.

"Per favore... non mi va di parlarne ora," la pregai io con la bocca asciutta.

"Okay, stai tranquilla," mi comprese subito lei, stringendomi con affetto una mano sotto il tavolo. Le abbozzai un sorriso e lei lo ricambiò.

Da lì iniziai un po' a rilassarmi, anche se ero ugualmente agitata per il mio incontro serale con la Reggente più insopportabile di tutti i tempi.

Mi godetti i piaceri della cena. Il cibo squisito come al solito e lo splendere del palazzo che ci circondava. Dal soffitto meravigliosamente affrescato pendevano cinque enormi lampadari d'ottone con ornamenti in cristallo. Le pareti erano ricoperte da spettacolari arazzi dorati, che amavo ammirare di volta in volta.

Mi resi conto che mi sarebbe mancato tutto quello. Mi ero affezionata alla mia nuova casa, alla mia nuova vita. E tutto stava per cambiare ancora.

Partire. Andare lontano, più lontano di quanto avrei mai immaginato di poter o dover spingermi. Potevo scappare dalle persone che odiavo, se non fosse stato che due tra quelle fossero proprio lì sul punto di partire con me. E ciò non mi dispiaceva più così tanto.

No, il punto non era scappare. Non era neppure la partenza in sé, sinonimo di separazione. E perfino lo scopo non era la cosa principale. Ciò che più contava era proprio il Viaggio che avrei dovuto affrontare. Un Viaggio fisico, certo, ma anche interiore. Un Viaggio che mi avrebbe forse fatta finalmente maturare. Un Viaggio che in realtà era già iniziato da quasi un mese.

Finito di consumare il pasto ci alzammo tutti quanti per lasciare la sala da pranzo.

Mi fermai circa un altro quarto d'ora in un salottino con Aly a parlare. Lei fece attenzione a non chiedermi più nulla riguardo a mio padre e alla mia collana, cosa che apprezzai moltissimo. Per un po' riuscii a distrarmi dall'imminente punizione di Sally O'Connor, ma non durò a lungo e l'ansia tornò presto a ribussare al mio cervello.

Quando rientrai in camera avevo solo voglia di buttarmi sul letto, accendere il proiettore e guardarmi un bel film fino ad addormentarmi, ma sapevo che i programmi di quella serata sarebbero stati invece molto diversi per colpa della Reggente.

Di certo non ero preparata a trovare sdraiato sul letto con le braccia incrociate dietro la testa il figlio di quest'ultima.

Se pensavo di essermi spaventata a morte qualche ora prima a causa di Thomas, in quel momento rischiai davvero un infarto.

Cosa diavolo ci fa lui qui? pensai sotto shock, cacciando un urlo stridulo. Il mio cuore dapprima perse un battito, poi iniziò ad accelerare.

"Oh, eccoti finalmente!" esclamò lui, sollevandosi sui gomiti.

"Che cosa ci fai tu qui, nella mia stanza?! Sei completamente uscito di senno? Vuoi forse farmi prendere un colpo, così da vendicarti per la storia del divano?" strillai infuriata.

"Per tutti i Mondi, su, calmati! E fidati, la mia vendetta sarà molto più spietata," mi rispose lui mettendosi seduto con uno sguardo imperscrutabile negli occhi socchiusi, ridotti a due fessure.

"Calmarmi? Sei nella mia camera. Cosa diavolo ci fai nella mia camera?! Esci subito fuori!" sbottai con isteria.

"No, mi piace qui dentro. È confortevole," mi spiegò indicando con la mano la stanza. "E poi non ho intenzione di andarmene subito, dato che ti ho aspettato per venti minuti," continuò tranquillo.

Sospirai. Cercai di riacquistare la calma e dopo un paio di respiri profondi mi sentii molto meglio.

"E allora dimmi: perché mi stavi aspettando?" domandai, iniziando ad avviarmi verso la specchiera per togliermi gli orecchini e i bracciali.

"Volevo parlarti. E comunque, bel vestito. Non credevo che tu avresti mai indossando qualcosa di simile. Devo ammettere che mi hai colpito."

Avvampai, mentre gli davo le spalle, per fortuna, e iniziai a mordicchiarmi il labbro nervosamente.

"Cos'era, un complimento?" gli domandai girandomi verso di lui, appoggiandomi al mobile.

"Forse," mi rispose inclinando la testa. Mi stava squadrando.

Alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia al petto, sorridendogli maliziosamente. "Ma come? Che fine ha fatto il ragazzo sicuro di sé e deciso, con sempre la risposta pronta?"

"Ah, ma questa era la risposta pronta. Un pizzico di mistero e di dubbio mi rende incredibilmente affascinante," ribatté spavaldamente.

"E da quando cerchi di fare colpo su di me, O'Connor?" domandai non trattenendo il sorriso, ma sentendo le spalle irrigidirmisi.

"E chi ti ha detto che voglio fare colpo su di te?" rispose con un ghigno enigmatico.

"Intuito femminile?" tentai.

"Ma dai, per favore. Non lo avevi a dieci anni, dubito che tu l'abbia sviluppato con il tempo," scoppiò a ridere lui, contagiando anche me.

Si era creato fra di noi un clima estremamente sereno, puro. Privo delle tensioni di un tempo. Che cosa stava cambiando?

"Okay, okay, lasciamo perdere. Fai in fretta a dirmi quello che dovevi dirmi perché poi mi devo cambiare e andare a fare una visita alla tua simpatica mammina," lo esortai, ritornando seria.

Il suo volto si scurì e mi indirizzò un'occhiataccia.

"Che c'è? Ho detto anche che è simpatica," mi difesi, sbattendo le ciglia da bambina innocente.

"Certo," ridacchiò. "Sei proprio incorreggibile tu, mia mamma non ti sta per nulla simpatica, eh?"

"Ma se ho appena detto che è simpatica! Avresti dovuto studiare meglio a scuola, se non sai nemmeno il significato delle parole..." replicai ironica, rimanendo sulla mia posizione.

"Vedo che il tuo senso dell'umorismo continua ad essere pietoso. Oh, povero me, con che principianti devo avere a che fare..." mi prese in giro teatralmente, facendomi sorridere. "Ma dunque, ero qui per parlarti. Vuoi startene lì impalata o venire a sederti su questo comodissimo letto?"

Sbuffai, ma poi seguii il suo consiglio, tirandomi giù convulsamente la gonna, che continuava ad alzarsi, scoprendomi le gambe.

Quando alzai gli occhi lo beccai a fissarmi la scollatura e imbarazzata lo spintonai, per riportarlo alla decenza.

"Quella collana... è nuova? È molto bella."

Ah, quindi non mi stava guardando il decolté. Ammetto che ci rimasi un po' male.

"Grazie... e sì, è nuova," bofonchiai scocciata.

"E dove l'hai..."

"Non mi va di parlarne," lo interruppi bruscamente. "Eri qui per dirmi una cosa, quindi su, muoviti."

"Va bene, ho capito, sei girata male. Ma non ho voglia di litigare. In verità volevo solo metterti in guardia su mia madre," mi rispose rassegnato. Passò una mano tra i suoi capelli d'oro puro e fissò il vuoto a disagio.

Mettermi in guardia su sua madre... mi sembrò assurdo sentirlo dire una cosa simile. Credevo ormai da tempo che lui fosse succube dei suoi genitori, anche se nel periodo in cui eravamo amici ricordo alla perfezione che non li sopportava e che aveva vari screzi con loro. Ma pensavo che fosse cambiato tutto, che gli avessero fatto un lavaggio del cervello o qualcosa di simile. E se invece mi fossi sbagliata? Se fosse stato qualcos'altro ad allontanare Chris da me?

In fin dei conti il ragazzo che avevo davanti in quel momento era diverso da quello che mi aveva ferito infinite volte. Pareva stesse cambiando per davvero, proprio come me. Giorno dopo giorno avevo visto quel viso, di solito impassibile, rivelare delle emozioni. Ma cosa stava mutando in lui?

"Ma tu, un attimo fa..." balbettai, pensando che l'avesse infastidito il fatto che mal sopportavo quella donna.

"Ho detto che è evidente che non ti piace Sally, non ho detto che era una brutta cosa, anzi," mi chiarì alzando le spalle.

"In guardia su cosa?" indagai sistemandomi più comodamente sul letto. Mancavano meno di venti minuti all'incontro e dovevo anche cambiarmi. Quel ragazzo avrebbe fatto bene a muoversi.

"Lei... può essere pericolosa. So che è mia madre e che non dovrei dire queste cose su di lei, ma non voglio che ti succeda qualcosa," disse imbarazzato e con una punta di dolcezza che mi provocò un vuoto nello stomaco. Chris tenero? Quello di un tempo forse, ma ormai...
"Se c'è qualcuno che ti può ferire quello sono io, Forrest," aggiunse allora, pensando di essere simpatico. In quel momento lo riconoscevo molto di più. Ma avevo capito che in realtà voleva davvero proteggermi. Poi forse anche lui faceva fatica a lasciare lo schermo dello scherno. Forse allora non ero solo io a sentirmi più vicina a lui, ma la cosa era ricambiata.

"E cosa posso fare? Devo andarci per forza, lo sai."

"Non credo che ti farà del male per ora, non avrebbe senso. Ma devi stare attenta a quello che dici. E poi, se ti dovesse rivelare qualcosa di significativo, vienimelo a dire. Il prima possibile," mi pregò con sguardo serissimo.

Riflettei un attimo e poi annuii convinta. "Okay. Anche se non vedo cosa potrà mai dire o fare di così grave."

"Non sottovalutarla. Ora vado. Ti lascio, così ti puoi sistemare," concluse, alzandosi e avviandosi verso la porta. Prima di uscire però aggiunse: "Per quanto io trovi sensuale questo vestito non credo che possa piacere a mia madre. Buona punizione, Kate."

Detto questo se ne andò, lasciandomi lì attonita.

Quando mi riscossi, mi apprestai a cambiarmi d'abito, pervasa da una calda sensazione avvolgente al petto e con un piccolo dolce sorriso che mi aleggiava sulle labbra rosse.



ANGOLO AUTRICE:

Ciao!

Questo è forse un capitolo un po' più leggero e di passaggio, almeno all'apparenza, anche se in realtà alcuni dettagli, probabilmente ancora difficili da identificare, sono dei piccoli indizi utili per andare a comprendere maggiormente la storia. 

Tra i vari personaggi, tra cui un Chris prima furioso, apparentemente, e poi "fastidiosamente malizioso", come potrebbe dire Kate, compare nuovamente Emily, la  meticolosa cameriera personale di Kate. Non ve l'ho mai chiesto, ma cosa ne pensate di lei? 

Ebbene, vi aspetto la prossima settimana con i nuovi aggiornamenti, e con due capitoli importantissimi. 

A presto!





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