8. War
Il rumore prodotto da tutti quei volumi e dai fogli di pergamena sbattuti sul tavolo fecero girare molta gente verso di me, che finiti i compiti di Malfoy, glieli stavo gentilmente consegnando.
Vidi il furetto ghignare e farmi segno di sedermi davanti a lui.
Mi accomodai su quella sedia solo perché il mio piano malato lo prevedeva, se no probabilmente me ne sarei andata via stizzita senza degnarlo di uno sguardo.
Tenni lo sguardo basso, fingendomi in imbarazzo e cominciai a muovermi a disagio sulla sedia.
Gli avrei dimostrato che come attrice non ero pessima quanto credeva lui.
Mi passai "distrattamente" una mano sul collo, proprio vicino a dove il succhiotto che mi aveva fatto due giorni prima spiccava ancora sulla mia pelle chiara, ricordando gli insegnamenti veloci di Ginny: «I ragazzi sono semplici da manovrare, basta sapere cosa desiderano di più, vogliono il tuo corpo? Allora mettiglielo in mostra, ma non troppo, devi essere maliziosa, fingere di cedere e poi andartene proprio quando loro sono convinti di aver capito il tuo gioco. Fidati, non c'è una vendetta migliore di questa».
Ed era proprio quello che volevo io: vendicarmi.
Alzai gli occhi, notando come i suoi stessero seguendo il movimento lento della mia mano, che era arrivata al nodo della cravatta e lo stava allentando appena.
Il fatto che non si perdesse nessun mio movimento mi fece esultare internamente, mentre esternamente cercavo di sembrare normale e magari un po' accaldata per rendere credibile il mio commento a fior di labbra: «Fa caldo qua dentro».
Notai con piacere che stava stringendo con maggior forza la copertina del libro che stava leggendo prima che arrivassi io, mentre prendevo i lembi del maglione grigio e lo sollevavo.
Avevo "accidentalmente" un paio di bottoni della camicia che portavo slacciati, sotto la quale si vedeva fin troppo bene il reggiseno di pizzo color carne che avevo comprato quell'estate in un mio momento di pazzia e tirato fuori dal baule per quell'occasione.
Feci finta di niente, fingendo di non accorgermi di quella mia semi nudità, per poi mettere i bottoni nelle asole il più lentamente possibile e mordendomi nel frattempo le labbra.
Ero felice che Ginny mi avesse dato quelle lezioni, anche perché sembravano funzionare maledettamente bene.
Mi sistemai meglio l'orlo della gonna e mi sfilai una scarpa dal piede senza far rumore, poi feci come mi aveva detto lei e attaccai.
Mi sporsi sul tavolo, mettendo fin troppo in mostra il mio seno e spostando appena i capelli, in modo che il succhiotto fosse bene in mostra, come se volessi invitarlo a ripetere l'azione e poi allungai una gamba fino ad entrare in contatto con le sue e sentirlo sussultare.
Ci fu un momento in cui ci guardammo negli occhi, lui sembrava non capire, era destabilizzato dal mio comportamento, mentre io cercavo di sembrare più sensuale possibile, anche se con qualche difficoltà, essendo la prima volta che provavo a fare la "femme fatale".
«Granger, cosa...?»
Sentire la sua voce più roca del solito mi fece sentire una stretta al basso ventre e mossi quasi involontariamente il piede lungo la sua gamba, sfregando il polpaccio contro il suo.
«Ti senti bene, Malfoy?», chiesi con un finto tono innocente, notando come le sue nocche fossero sbiancate da quanto stava tenendo stretta la copertina di quel libro.
Allungai ulteriormente la gamba, sentendomi ancora più in imbarazzo, quando toccai il bordo della sua sedia con la pianta del piede, puntando alla patta dei suoi pantaloni.
Normalmente non avrei mai fatto una cosa simile, ma Ginny aveva detto che gli uomini andavano in tilt quando facevi così e io mi fidavo di lei, anche se ero preoccupata; era strano che una ragazza più giovane di me sapesse tutte quelle tecniche di seduzione e io no? E il fatto che molto probabilmente le avesse messe in pratica già da tempo era una cosa normale?
Scacciai quei pensieri mentre tornavo a concentrarmi sulla mia missione: far impazzire Draco Malfoy.
Appoggiai la pianta del piedi lì e mi morsi con forza il labbro quando sentii qualcosa di duro.
Ma allora le pazzie che mi diceva Ginny potevano essere davvero utili!
Lo vidi chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, prima che i suoi occhi si puntassero nuovamente nei miei.
«Cosa hai in mente, Mezzosangue?»
Sorrisi appena e mossi il piede, facendolo sussultare.
«Cos'è questa? Una dichiarazione di guerra?», chiese, sforzandosi di rimanere impassibile, ma si vedeva che gli era difficile.
Continuai a muovere il piede, piano, mentre mi sistemavo distrattamente la camicetta, permettendogli una visuale migliore del décolleté.
Vedere come mi fissava con quello sguardo in cui si mescolavano stupore e desiderio mi face sentire potente come non mi ero mai sentita prima.
«Sei stato cattivo a farmi questo succhiotto e ad impedirmi di nasconderlo», mormorai, allungando una mano e afferrando la sua, che lasciò il libro.
Baciai la punta di ogni dito, fregandomene del fatto che molto probabilmente gran parte della gente che si trovava in biblioteca stesse assistendo al mio gioco di seduzione.
Ricordai le parole di Ginny: «Te ne renderai conto quando è troppo preso da te per ricordarsi dove si trova e in quel momento ti sentirai una regina e, anche se una bellissima sensazione, è proprio in quel momento che te ne dovrai andare...»
A mio parere quell'istante arrivò troppo presto e fui costretta a rimettermi la scarpa in fretta e ad alzarmi, lo salutai con un veloce: «Ci vediamo, Malfoy» e uscii dalla biblioteca il più velocemente possibile.
Bene, il piano aveva funzionato, dovevo ringraziare Ginny per questo.
Ora l'unica cosa da temere era il suo contrattacco che, ne ero certa, sarebbe arrivato presto.
***
Mi sedetti a tavola accanto ad Harry per pranzo e cominciai subito a chiacchierare con lui, come se non avessi appena eccitato con la pianta del piede "Malfoy Junior" e mi fosse pure piaciuto, decidendo di non raccontare al mio amico certe cose.
Parlammo invece dei compiti, delle lezioni del professor Piton, di quanto fosse odioso, poi gli chiesi degli allenamenti di Quidditch e di come era la squadra quell'anno.
Ginny intervenne nella conversazione quando ormai stavo mangiando gli ultimi bocconi del budino alla vaniglia dal quale mi ero lasciata tentare, dicendo quello che speravo proprio non dicesse: «Ha funzionato il giochino del piede con Malfoy?»
Arrossii all'istante, notando come Harry stesse guardando stralunato sia me che Ginevra, prima di porre la fatidica domanda a cui non avrei voluto rispondere: «Che giochino del piede? E che c'entra Malfoy?»
Guardai male Ginny, rimproverandola silenziosamente per quello che aveva fatto, prima di voltarmi del tutto verso il mio amico e dirgli: «Beh, dunque...»
Non sapevo come continuare la frase, mentre cercavo nella mia mente una soluzione a tutto quel casino e mi ritrovai a torturare il bordo della mia gonna.
Interruppero il momento imbarazzante Ron e Lavanda, che arrivarono a braccetto e si sedettero vicino a Ginny, che guardò con uno sguardo pieno di disprezzo la ragazza di suo fratello, prima di provare ad aiutarmi, cambiando discorso: «Harry? Hai pensato ad uno schema per la partita contro Tassorosso?»
Il mio amico sembrò capire che non ero ancora pronta per le confessioni e si lasciò trascinare da quel nuovo argomento e vedere come studiava Ginevra con i suoi occhi sognanti mi fece sorridere, prima di sentire qualcuno tamburellare sulla mia spalla per attirare la mia attenzione.
Voltandomi mi ritrovai Malfoy a due passi, la camicia leggermente slacciata e i capelli più spettinati del solito, che mi porse il mio maglioncino grigio, del quale mi ero totalmente dimenticata dell'esistenza.
Non mi ci volle molto per capire quale sarebbe stata la sua vendetta e feci una smorfia al pensiero di ciò che avrebbe detto a breve.
«Hai dimenticato questo, Granger».
Quasi tutta la tavolata di Grifondoro e buona parte delle altre si voltarono verso di noi.
«Grazie, Malfoy», dissi, guardandolo in attesa; certa che la sua vendetta non fosse ancora finita.
«Ti è andata bene che erano nello stesso posto dove erano finiti i miei pantaloni, se no non lo avrei trovato così facilmente... la prossima volta evita di lanciare le cose in giro, mmh?»
Ero certa di essere diventata rossa come un pomodoro ben maturo, mentre gli strappavo letteralmente di mano il mio maglioncino e mi alzavo alla sua altezza, afferrando il bordo della sua camicia e sistemandoglielo come se niente fosse, ignorando gli sguardi di tutta la sala puntati su di noi.
Il mio contrattacco lo lasciò basito, mentre abbottonavo i pochi bottoni che non si trovavano nelle apposite asole e gli passavo una mano tra i capelli, sistemandoglieli.
Mi misi in punta di piedi, facendogli intendere che stessi per dargli un bacio e poi, quando vidi che si stava avvicinando anche lui, mi allontanai di scatto, prendendo la mia borsa e sorridendogli: «Ci vediamo, Malfoy».
Sentii parecchie risate e alcune urla di scherno e di divertimento mentre me ne andavo tranquillamente fuori dalla Sala Grande, senza voltarmi indietro.
2 a 1 per me.
***
Mi accoccolai con un libro in mano davanti al camino della sala comune di Grifondoro, mentre sorridevo soddisfatta del mio comportamento.
Malfoy avrebbe imparato che l'orgoglio e la fierezza di un Grifone non erano facili da sottomettere, anche se per quel mese ero in suo potere avrei cercato di dargli del filo da torcere.
Molti ragazzi e ragazze della mia casa quando mi passavano accanto fingevano di non vedermi, anche se potevo sentire benissimo i loro pettegolezzi ed il loro borbottare, mentre mi additavano ignari di esser visti.
Non ero mai stata tanto "popolare" in vita mia, nemmeno dopo aver aiutato Harry nelle sue varie avventure ricevevo tante attenzioni e quella sensazione di disagio che i primi giorni mi aveva resa nervosa ora si stava attenuando, fino quasi a scomparire.
Forse la parte migliore era che nessuna delle supposizioni di quelle ochette pettegole era quella giusta, nessuno sapeva davvero cosa ci fosse tra me e Malfoy, per questo le voci che giravano su di noi fossero sempre più strane.
C'era chi credeva che avessi rifilato a Malfoy una pozione d'amore, oppure che lui mi avesse iniziato ai piaceri della carne e che ora io non ne potessi fare a meno e per questo continuavo a stargli intorno, altri affermavano che ci eravamo frequentati per anni, ma che l'avevamo sempre tenuto nascosto e che quell'anno avevamo deciso di uscire allo scoperto, stanchi di fingere di odiarci.
Ogni volta che Ginny me ne raccontava una nuova di queste storielle ridicole io scoppiavo a ridere come una pazza e non la smettevo per minuti interi.
A nessuno avevo raccontato della scommessa o dei vari particolari, nemmeno a Ginny.
Ero convinta che fosse un piccolo segreto tra me e Malfoy, quindi custodivo ogni istante gelosamente e se qualche ragazzina coraggiosa veniva a chiedermi cosa ci fosse tra me e il Furetto raccontavo ogni volta qualcosa di diverso o semplicemente mi mettevo a ridere e me ne andavo.
«Herm? Possiamo parlare?», mi voltai verso Harry, sorridendogli, mentre posavo il mio volume e gli facevo segno di sedersi vicino a me.
Lo vidi scuotere la testa: «C'è troppa gente, andiamo da qualche parte dove possiamo stare soli».
Annuii alle sue parole e mi alzai.
Fuori dalla sala comune lo seguii in silenzio, mentre giungevamo in uno dei piccoli cortiletti interni della scuola, dove la pioggia rendeva il paesaggio malinconico.
Mi coprii meglio con il mantello e mi sedetti su un muretto, pensando che era troppo simile a quello dove avevo trovato Malfoy quella sera che ci eravamo ubriacati, dopo che io avevo visto Ron baciare Lavanda la prima volta.
«Di cosa mi volevi parlare?»
Osservai la sua espressione preoccupata e mi preparai alla filippica che sapevo sarebbe arrivata da lì a qualche minuto.
«Hermione, io... non ti riconosco più. Cosa sta succedendo tra te e Malfoy? Sinceramente tutte le voci che girano su di voi stanno cominciando a preoccuparmi. Andate davvero a letto insieme?»
La sua smorfia schifata mi fece sorridere, mentre guardavo la pioggia e inspiravo a fondo l'odore che impregnava l'aria.
«Non ci vado a letto», dissi a fior di labbra, voltandomi lentamente verso di lui: «È solo un gioco, Harry. E prima che tu continui col tuo interrogatorio sappi che so cosa faccio, o almeno credo...»
La sua espressione preoccupata si accentuò ancora di più: «Ti ha dato un filtro d'amore?»
«Certo che no!», esclamai, chiedendomi però se non avesse ragione... in effetti nelle bottiglie di Fire Whiskey che mi aveva fatto bere non sapevo cosa ci fosse dentro, avrebbe potuto benissimo metterci dentro di tutto...
«Hermione, ricordati che è una Serpe, non ti devi fidare di lui!»
"Troppo tardi, Harry, troppo tardi...", pensai prima di scendere dal muretto e di abbracciare il mio amico.
«Non ti devi preoccupare, sai benissimo che mi so difendere anche da sola, se dovesse darmi fastidio potrei sempre tirargli un altro gancio destro, anche se penso che quello che gli ho tirato il terzo anno gli sia bastato».
Ridemmo per qualche minuto insieme e io mi resi conto di quanto mi erano mancati quei momenti con lui e sentii una punta di tristezza al pensiero che con Ron probabilmente non ci sarebbero più stati...
Sciolsi l'abbraccio, notando un movimento dietro ad una colonna lì vicino, ma feci finta di niente e continuai a parlare al mio amico: «Altre domande?»
«No, per il momento no, devo andare a parlare con Ginny per gli allenamenti di domani. Ci vediamo!»
«Va bene, ciao!»
Appena lo vidi voltare l'angolo mi voltai verso quella colonna.
«Cosa ci fai qui, Furetto?», chiesi, incrociando le braccia al petto, aspettando che il biondino uscisse dal suo stupido nascondiglio.
Lo sentii ridere, mentre si spostava da dietro la colonna.
«Che scena toccante, avete fatto pace?»
Si avvicinò con passo sicuro fino a sorpassarmi e sedersi lui sul muretto che fino a pochi istanti prima avevo occupato io.
«Abbiamo solo chiacchierato un po'... tu invece? Ti diverti a spiarmi? Non pensavo svolgessi anche la parte del ragazzo geloso...», dissi, guardandolo dritto negli occhi e sorridendo.
3 a 1.
«Ero venuto qui solo per dirti cosa voglia che tu faccia per me questa sera a cena».
3 a 2.
Mi irrigidii a quella parole appena sussurrate, mentre di colpo mi tornava in mente la scommessa e il suo netto vantaggio su di me.
Digrignai i denti, mentre mi avvicinavo a lui, pronta a sentire la mia condanna.
«Sai, stavo pensando che quella gonna è troppo lunga», disse, fissando i miei vestiti: «E quelle calze troppo alte... proprio non ci siamo... voglio che quella gonna sia più corta di almeno dieci centimetri, elimina quella calze e utilizza dei collant o delle auto reggenti.»
Mentre parlava mi prese per la vita, invertendo le posizioni e facendomi appoggiare poco delicatamente al muretto.
«... quello in biblioteca è stato un colpo basso, molto basso. Devo ammettere che non mi sarei mai aspettato nulla del genere da te; mi hai piacevolmente sorpreso...»
Mi diede un breve bacio sulle labbra, accarezzandomi i capelli.
«... potremmo ripetere il giochino, magari da soli, così potrei contraccambiare il favore...»
Sussultai, sentendo le sue dita intrufolarsi sotto il mantello, il maglioncino e la camicia, raggiungendo la mia pelle.
«Magari anche ora...»
I suoi occhi grigi puntati nei miei e il suo sguardo pieno di promesse sottintese mi fece sentire ancora più accaldata di quanto non mi sentissi già, mentre cercavo invano di ritrovare il mio cervello e farmi consigliare qualcosa di furbo da fare.
Sfortunatamente non riuscivo a collegare uno dopo l'altro nemmeno due pensieri coerenti e mi ritrovai a stringermi a lui con forza e ad attaccare le sue labbra con un bacio che sembrava volergli concedere qualsiasi cosa.
Sapevo però che non potevamo continuare, non lì dove qualsiasi persona sarebbe potuta passare e vederci così avvinghiati, così dopo pochi instanti mi staccai e mi dimenai appena, fino a liberarmi del tutto dalla sua presa bollente.
«Io direi di continuare la nostra conversazione in un altro momento», dissi col fiatone, cercando di essere convincente.
«Potremmo continuarla questa sera, dopo aver fatto la ronda...»
«Questa sera io sono con...»
«Ho parlato con la Abbott e mi ha detto che accetta volentieri di fare un cambio di coppie fino alla fine dell'anno, tanto ha detto che si trova bene anche con il ragazzo di Corvonero».
Lo guardai con gli occhi sbarrati, sentendomi in trappola.
«E se io non volessi?»
«Posso sempre importelo», mormorò, guardandomi dritto negli occhi.
Strinsi le mani a pungo, cercando però di trattenermi dal tirargli un altro gancio destro e mi voltai.
Cominciai a camminare, furiosa con lui, quando lo sentii afferrarmi per un gomito.
«Ricorda: gonna dieci centimetri più corta, collant o auto reggenti, e magari truccati un po', non ti farebbe certo male...»
«Vaffanculo, Malfoy», sibilai, liberandomi dalla sua presa e allontanandomi a passo di marcia da lui.
«È una proposta?»
Non risposi, decidendo di andare alla ricerca di Ginny.
Avevo bisogno di altre lezioni di seduzioni e di qualche buon consiglio.
*****
NOTE (26/06/20):
In questo capitolo analizziamo un'altra questione problematica. Fin dall'inizio del capitolo si lascia intendere che gli uomini siano esseri deboli che non riescono a controllarsi e quindi di conseguenza che basti sedurli per ottenere da loro quello che si vuole.
Questa cosa per certi uomini è vera, sono talmente convinti di non potersi controllare, o meglio di essere giustificati da questa loro presunta incapacità che ne approfittano.
In poche parole, gli uomini sono in grado di controllarsi tanto quanto le donne. Se non lo fanno è perché appunto si sentono giustificati da questa credenza che li veda come degli animali incapaci di usare il cervello e decidono di approfittarne perché consapevoli che nella maggioranza dei casi non succederà loro niente.
All'inizio di questo capitolo Draco passa appunto per un ragazzo che non è in grado di "usare il cervello" perché dominato da altri istinti, il che è triste e sbagliato.
Alla fine invece passa semplicemente per uno stronzo. Certo, è sempre colpa della scommessa che gli permette di spadroneggiare su Hermione, ma il fatto che costringa Hermione a indossare qualcosa con cui lei non si sente a suo agio è sbagliato.
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