5. The potion's effect
La mano sul mio fianco era calda, piacevole... mi faceva sentire protetta.
Ogni singolo muscolo del mio corpo era in completo relax, era come se avessi dormito per più di una settimana per recuperare tutte le ore di sonno perse per studiare, eppure...
C'era qualcosa che non andava in tutta quella perfezione, anzi, qualcuno.
Mi voltai di 180° gradi nell'enorme letto e sentii la mano (che non mi apparteneva) scivolare appena, fino a cadere tra le coperte.
Senza quel contatto sentii improvvisamente una sensazione di gelo ovunque che mi fece rabbrividire.
Stavo per aprire gli occhi, per cercare una soluzione, quando percepii la mano di prima appoggiarsi sulla mia coscia e salire lentamente, passando per il mio sedere, i fianchi, la schiena, le braccia, il seno, la pancia...
«Mi devi promettere che non mi toccherai con un dito.»
«... hai la mia parola.»
Nella mia mente una semplice parola si fece largo nella mia mente, al ricordo di quella promessa: bugiardo!
Stavo per svegliarmi del tutto e tirare uno schiaffo a quell'odioso furetto, quando sentii le sue labbra appoggiarsi lentamente sulle mie, in un modo dolce e del tutto inaspettato che mi fece gemere piano.
«Buongiorno, Granger» lo sentii sussurrare, prima di ricevere un altro bacio, innocente come il precedente.
«Buongiorno» farfugliai aprendo gli occhi e ritrovandomi i suoi vicinissimi.
«Dormito bene?», chiese, passandomi le mani tra i capelli ribelli.
«Sì»
«Bene. Sai, mi sono svegliato nemmeno due secondi fa, ma mi è tornata in mente una nostra discussione non ancora conclusa» disse, dandomi un altro bacio.
Sta cercando di confondermi, pensai.
«Ah, sì? Quale?»
«Granger, sinceramente, accetteresti davvero di ascoltare delle proposte sconce da me, o l'avevi detto solo per far ingelosire Lenticchia?» chiese, guardandomi in modo malizioso e lascivo.
La sua domanda mi lasciò di stucco e mi confuse ancora di più, mentre il mio cervello ancora addormentato, cercava di trovare una risposta adeguata al quesito.
«No! Cioè, non accetterei mai e sì, volevo far ingelosire Ron» risposi, sapendo perfettamente di essere una pessima bugiarda, ma volendoci provare lo stesso.
«Ah, allora perché sta notte ti ho fatto la stessa domanda e hai risposto l'opposto?» disse, alzando un sopracciglio.
«Ero ubriaca» esclamai, come se potesse bastare come scusante.
«Non sai dire le bugie, Granger, è inutile che ci provi», sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra: «Sai cosa succede alle bambine cattive che mentono?»
«C-cosa?» domandai, fissando la sua bocca che si muoveva e provando l'irrefrenabile desiderio di essere baciata come solo lui sapeva fare.
«Finiscono in punizione» rivelò, prendendomi un polso e alzandolo, fino ad appoggiarlo vicino alla testiera del letto, per poi fare lo stesso con l'altro.
Lo fissai dritto negli occhi, osservando ogni sua singola espressione e sentendo un tuffo al cuore, quando lo sentii spostarsi sopra di me e schiacciarmi contro il materasso con il suo peso.
«Che genere di punizione?»
Avevo appena finito di chiederlo, quando sentii qualcosa di duro e metallico chiudersi intorno ai miei polsi.
Manette.
Non ci potevo credere.
«Malfoy, che diavolo...?!»
Come al solito però, interruppe la mia protesta con un bacio lungo e profondo.
«Tu non hai idea di cosa ti farei in questo momento, Granger, proprio non-ne-hai-idea» scandì per bene le ultime parole, mentre mi stringeva i seni tra le mani.
«Te lo posso raccontare, dato che non penso che me lo farai mai mettere in pratica?»
«Dovrò ascoltare... com'è che le chiami tu? Cose sconce?» chiesi, sembrando molto più sicura di quanto in realtà fossi; quelle manette mi impedivano di schiaffeggiarlo in caso si spingesse troppo oltre e quindi un pericolo per me, ma un vantaggio per lui.
«Oh, sì.»
«Tipo?»
«Incominciamo dall'inizio: intanto ti spoglierei lentamente, uno strato per volta, fino a farti rimanere nuda, poi incomincerei a morderti l'orecchio e a leccarti il collo e la gola; riempiendoti di succhiotti, poi passerei ai tuoi seni, li leccherei tutti e poi...»
La sua espressione, mentre mi parlava in quel modo, era carica di allusioni e di voglie, cosa che si poteva capire benissimo anche dal rigonfiamento dei suoi pantaloni che premeva contro il mio ventre, facendomi sentire ancora più accaldata.
«... poi penso che mi concentrerei per un po' sui tuoi capezzoli, fino a farli diventare rossi e turgidi e, dopo averti fatto urlare un paio di volte, incomincerei a fare sul serio. Ti bacerei all'altezza dell'ombelico, per poi scendere più in basso, fino a...»
Toc, toc, toc.
La porta mi salvò dallo svenire, non per l'imbarazzo, ma perché volevo che mettesse in pratica le sue parole e basta, senza torturarmi in quel modo.
Anche se non l'avrei mai e poi mai ammesso ad alta voce.
«Draco?»
Era una voce maschile e questo mi fece sentire sollevata e tesa allo stesso tempo; non avevo potuto impedirmi di chiedermi se Malfoy, mentre ci provava con me, stesse con qualcun'altra e quindi sentire una voce non femminile mi aveva fatto sentire leggermente più tranquilla.
«Vattene, Blaise», disse lui, senza distogliere lo sguardo da me.
«Fidati, è meglio che entri e ti racconti cos'è successo durante la colazione.»
«Dimmelo da lì.»
«E va bene... dunque, la Brown e Weasley si stava baciando come al solito, quando è successa una cosa incredibile: a Weasel sono cominciati a spuntare brufoli un po' ovunque, fino a ricoprirgli interamente la faccia, la sua ragazza-cesso ha incominciato ad urlare in preda al panico, mentre i primi brufoli cominciavano ad esplodere pus un po' ovunque... ehi! Ma mi stai ascoltando?»
Malfoy non distoglieva lo sguardo da me, sembrava volesse dirmi qualcosa, sembrava volesse dimostrarmi qualcosa...
«Malfoy?!» lo chiamò Zabini da fuori: «Posso entrare? Mi sento un cretino a parlare con una porta!»
«No, non puoi».
«Chi c'è con te? La Parkinson? La Davis?»
«No, lo sai che non le sopporto», rispose il furetto, avvicinando il viso al mio e mordendomi piano le labbra.
«Continuiamo il nostro discorso più tardi, va bene?», mi sussurrò all'orecchio, prima di slacciare le manette e di togliersi da sopra il mio corpo.
«Allora, chi? Non dirmi che...»
«Puoi entrare, ora» lo interruppe Malfoy, mentre si alzava e raccoglieva da terra la cravatta, infilandosela intorno al collo e abbozzando un nodo.
Solo in quell'istante mi resi conto che era ancora vestito come la sera prima e che probabilmente non si era cambiato prima di addormentarsi.
Zabini entrò nella stanza come un ladro, strisciando i piedi e cercando di fare il minor rumore possibile, prima di lanciare uno sguardo al letto e di veder chi c'era al suo interno.
«Lo sapevo! Malfoy, ce l'hai fatta!»
Io guardai perplessa entrambi.
«No» disse semplicemente il furetto, prima di farmi segno di alzarmi.
Io lo studiai per qualche istante, prima di scuotere la testa: «Sono comoda così.»
Tutto pur di non eseguire i suoi ordini.
«Tra meno di venti minuti incominciano le lezioni» disse Zabini, facendomi alzare all'istante.
«Che cosa?!» esclamai, lanciando uno sguardo tutt'intorno a me alla ricerca della mia cravatta: «E tu, idiota, mi hai anche legato al letto! Ma dove sono finita, in una scuola di matti?!»
«L'hai legata al letto?», chiese Blaise, lanciando uno sguardo malizioso a Malfoy, che ghignò sotto i baffi.
Sentii le guance colorarmisi di rosso, mentre raccoglievo le mie cose nel modo più stizzito che conoscevo e mi riabbottonavo i pochi bottoni della camicia che l'idiota era riuscito a slacciarmi.
Stavo per uscire dalla stanza sbattendo dietro di me la porta, quando una mano mi afferrò per il polso, facendomi girare su me stessa.
«Dove fuggi?», domandò, bloccandomi.
«A lezione».
«Mi aspetti un istante?»
«Perché dovrei? Non ho tempo per giocare, Malfoy, devo andare a recuperare i miei libri e i compiti e...», venni interrotta dal suo dito sulla bocca.
«Un istante», ripeté, prima di dirigersi verso il letto e di raccogliere i suoi libri dalla scrivania, diede una pacca sulla spalla all'amico moro e poi aprì la porta e uscire prima di lui.
«Ci ho messo tanto?» chiese mentre percorrevamo la sala comune di Serpeverde, senza incontrare nessuno e ci dirigevamo verso quella di Grifondoro.
«No» dissi stizzita.
Il viaggio non durò molto e per tutto il tempo non feci altro che sbuffare per fare intendere al Furetto platinato, che mi stava seguendo, quanto poco gradissi la sua compagnia.
«Potremmo incontrare qualcuno, rischi di rovinare la tua reputazione immacolata facendoti vedere in giro con me...» dissi, con l'intento di farlo allontanare, ma lui fece finta di niente e mi affiancò, passandomi un braccio intorno alla vita e dandomi un bacio sulla tempia.
In poche parole ottenni l'opposto di ciò che volevo.
«Non ci casco, Granger. Devi migliorare la furbizia» mormorò, prima di lasciarmi e di fermarsi davanti al quadro della Signora Grassa.
«Ti aspetto.»
Annuii appena e sussurrai la parola d'ordine con l'intento di non farla sentire a lui e attraversai la Sala comune con una grande confusione in testa.
Continuavo a chiedermi il motivo per cui all'improvviso lo odiavo meno e provavo di nuovo quello strano calore all'altezza del petto che sentivo quando il primo anno avevo avuto una malsana cotta per lui.
Ricordavo il nostro primo incontro sul treno i suoi occhi che assomigliavano ad una tempesta di sentimenti contrastanti e i suoi modi gentili... beh, questo era accaduto prima che il cappello parlante mi smistasse a Grifondoro, prima di scoprire che io ero una Sanguesporco e quindi non degna delle sue attenzioni.
E forse è anche per questo che fin dall'inizio avevo cercato di tenergli testa, di prendere voti più alti e di fargli vedere quanto - anche se "impura" - meritassi di essere una strega; volevo che lui si pentisse di avermi insultata per tutti quegli anni.
Mi bloccai davanti alla porta della mia stanza per pochi secondi, mentre mi tornavano in mente le prime parole che mi aveva rivolto sul treno e l'espressione sorridente sul suo volto che, solo dopo, capii essere molto rara da scorgere.
«Cerchi qualcosa?», domandò una voce, facendomi voltare di scatto e incrociare lo sguardo con un paio di occhi grigi, profondi e curiosi.
«Sto aiutando un ragazzo di nome Neville a ritrovare il suo rospo, lo ha perso un paio di minuti fa...», avevo risposto e, segretamente, avevo sperato che si fermasse a darmi una mano a cercare quell'animaletto verdastro.
«Un rospo?» ripeté, con una piccola smorfia sul viso: «I gufi sono migliori, l'ha detto mio padre.»
«Beh, c'è chi, a quanto pare, non si può permettere di comprare un gufo», ribattei, portandomi le mani sui fianchi e lanciandogli uno sguardo di sfida.
Mi guardò in silenzio per alcuni lunghi istanti, prima di sorridere: «L'altro giorno mia madre mi ha insegnato un incantesimo per rintracciare gli animali dispersi... se vuoi te lo posso insegnare».
Sorrisi, non riuscii a trattenermi, e annuii con forza: «Certo! Mi piacerebbe molto».
«Bene, devi muovere il polso in questo modo e dire ad alta voce: "Revelio!" pensando all'animale che vuoi scovare» spiegò il ragazzo biondo.
«Così?», chiesi muovendo in modo impacciato il polso e quindi sbagliando l'incantesimo.
Sentii all'istante le sue dita stringersi intorno alle mie con delicatezza e muoversi piano per mostrarmi nuovamente il movimento circolare.
Il suo volto era vicinissimo al mio e da stupida ragazzina qual'ero sentii il mio cuore battere all'impazzata, percependo il suo respiro contro la mia pelle e pensando che forse, una volta diventati più grandi tra di noi...
«Draco?!», sentimmo una voce chiamare e vidi una ragazza mora spuntare da uno degli scompartimenti, sorridendo al biondo, che lasciò all'istante la mia mano e si allontanò di un passo o due da me.
«Che c'è Pansy?»
«Beh, non ti vedevamo tornare, io Daphne e Theo ci stavamo chiedendo dove fossi finito» disse la ragazzina, passandosi una mano tra i capelli lunghi e lisci, proprio l'incontrario dei miei.
«Arrivo» rispose il biondino, facendo un gesto scocciato con la mano.
«Va bene, ti aspettiamo» la mora scomparve di nuovo all'interno dello scomparto.
«Emh, io devo andare...» disse lui, porgendomi la mano e stringendo dolcemente la mia: «È stato un piacere conoscerti... io sono Draco Malfoy.»
«Hermione Granger» risposi, sentendo il respiro bloccarmisi in gola, notando i suoi occhi diventare ad un tratto guardinghi, come se qualcosa lo avesse colto di sorpresa.
«Spero che tu riesca a trovare il rospo che stai cercando, Hermione» sussurrò piano, prima di lasciare la mia mano e allontanarsi, scomparendo nello stesso scomparto in cui era scomparsa la sua amica.
Abbassai la maniglia e mi diressi con passo spedito verso la mia scrivania, raccogliendo i miei libri e una penna con cui prendere appunti.
Mentre tornavo indietro, passando nuovamente per la sala comune, mi chiesi sinceramente che cosa avessi in mente di fare; quale era il motivo che mi spingeva a stare sempre più a contatto con quell'odioso furetto che si ostinava a baciarmi e a farmi tremare al solo pensiero di stare da soli per pochi istanti?
Mi bloccai davanti al quadro e presi un profondo respiro.
Prima di uscire mi tornò alla mente quando, una volta arrivata per la prima volta in Sala Grande, il cappello parlante mi aveva smistato a Grifondoro e la freddezza nello sguardo di Malfoy quando i nostri occhi si erano incrociati.
Avevo capito il motivo di quell'occhiataccia solo quando lo avevo visto camminare verso il tavolo dei Serpeverde e avevo capito che da quel momento in poi, io e lui, saremmo dovuti essere nemici.
Scacciai quei pensieri fastidiosi e mi decisi finalmente ad uscire in corridoio, dove un paio di occhi grigio-azzurri si posarono istantaneamente su di me, facendomi aumentare la temperatura corporea e i battiti cardiaci.
«Andiamo?» chiese, sondando le mie reazioni alla sua vicinanza e ghignando appena.
Inutile tentare di sembrare distaccata; non ero in grado di mentire in nessun modo e lui questo lo sapeva perfettamente.
***
Le lezioni della mattina terminarono più in fretta di quanto avessi mai sperato, mentre uno sconvolto Harry e una pallida Lavanda, mi raccontavano ciò che era successo a colazione, mentre io - chissà perché loro non si accorgevano di quando mentivo - ero andata a "cercare un volume in biblioteca per terminare un compito di pozioni".
«Beh, io e il mio Ron-Ron, stavamo chiacchierando... quando lui ha incominciato a tossire forte e in pochi istanti il suo volto era ricoperto interamente da pustole rosse e viola che non facevano altro che esplodere, spargendo pus ovunque...», la versione della Brown.
«Ron e Lavanda si stavano baciando quando Ron l'ha allontanata di scatto e ha incominciato a tossire forte, dopo aver bevuto un sorso d'acqua sembrava essersi ripreso, invece in pochi secondi ha cominciato a diventare tutto rosso e poi delle strane pustole e brufoli gli sono spuntate sul viso, sulle braccia... ovunque e ogni tanto ne esplodeva una, schizzando pus... Madama Chips ha detto che qualcuno deve avergli dato una pozione o fatto un incantesimo, altrimenti non si spiegherebbero i suoi sintomi, comunque si dovrebbe riprendere presto...»
Le parole di Harry mi fecero sussultare e abbassare di scatto lo sguardo.
Non potevo guardarlo negli occhi, non quando sapevo perfettamente chi aveva versato quella pozione nel bicchiere di Ronald, non quando ero stata proprio io.
******
NOTE (26/06/20):
Anche in questo capitolo Malfoy ha la pessima abitudine di fare cose senza prima chiedere il permesso, mi riferisco ovviamente al fatto che lega Hermione al letto, per poi zittirla con un bacio quando lei cerca di protestare. Il che è tutto sbagliato e NON giustificabile.
Vorrei fare un chiarimento: qualcuno potrebbe dirmi che non è sbagliato perché in fondo a Hermione piace. Il fatto che le piaccia o meno non vuol dire nulla, una molestia, una violenza, uno stupro non sono giustificati se alla persona dopo un po' piace quello che le sta succedendo, perché bisogna sempre tenere a mente che lei, in primo luogo, non voleva che succedesse nulla.
Hermione si sta invaghendo di Malfoy, è normale che provi attrazione nei suoi confronti e tenda a giustificarne o a non considerare problematici alcuni comportamenti, questo però non vuol dire che certe azioni di Draco siano giustificabili.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro