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3. Feeling like a betrayer


Aprii lentamente gli occhi e mi stiracchiai, facendo una smorfia quando mi resi conto del terribile mal di testa che avevo.
Provai a ricordare cosa fosse successo la sera prima, ma era tutto troppo confuso e l'unica cosa su cui ero sicura era che mi ero ubriacata.
Mi guardai intorno e, quando mi resi conto che quella non era la mia stanza, mi sollevai di scatto, cercando di capire dove mi trovassi.
Era una camera da letto a dir poco enorme e, oltre al comodo letto a baldacchino sul quale mi ero svegliata c'erano un enorme armadio in un angolo, un camino ormai spento e davanti ad esso un piccolo divano di pelle verde scuro.
Le coperte che mi coprivano erano sempre verdi, ma di un colore più chiaro e con molte decorazioni argentate. L'unica cosa che mi venne in mente fu che quelli erano i colori dei Serpeverde.
Oh. Mio. Dio.
Si era approfittato di me.
Non c'era altra spiegazione plausibile.
Accidenti! Che stupida che ero stata a fidarmi di lui!
Mi alzai di scatto e notai sconvolta che indossavo solo le mutande e il reggiseno.
Bofonchiai qualcosa di indistinto prima di tirare un calcio al nulla e iniziare a singhiozzare.
La mia prima volta e non ricordavo nulla.
"Accidenti a te Malfoy! Giuro che me la pagherai, in un modo o nell'altro!"
Stavo indossando nervosa e piena di rabbia la mia divisa, quando l'occhio mi cadde sulla sveglia che occupava il comodino accanto al letto.
Meno di mezz'ora e sarebbero iniziate le lezioni.
Mi bloccai per un istante sconvolta, prima di vestirmi in fretta e furia e di fiondarmi fuori dalla stanza.
La porta che avevo appena chiuso scomparve, come assorbita dal muro e capii dove avevo dormito: la Stanza delle Necessità.
Sempre meglio di trovarsi nel dormitorio di Serpeverde come avevo temuto fino a pochi istanti prima.
Ma non persi tempo e corsi come una pazza verso la torre Grifondoro.
Riuscii chissà come, a raccogliere nella mia stanza tutti i libri di cui avrei avuto bisogno durante la giornata e a entrare nell'aula di Pozioni in perfetto orario.
Provavo talmente tanti sentimenti contrastanti in quel momento, che avevo una grande confusione in testa e una voglia matta di rubare una Giratempo per poter impedire a Draco Malfoy di...
«Hermione! Ma dove diavolo sei stata? Ginny ci ha detto che non ti ha vista ritornare ieri sera e che questa mattina non eri nel tuo letto!», esclamò Harry, occupando il posto accanto a me, mentre Ron si sedeva due file dietro di noi con la Brown.
«Io... ecco alla fine... non me la sentivo di tornare alla festa, così... però non volevo farvi preoccupare! È solo che...», cominciai a balbettare, sentendo una voglia matta di sprofondare e sparire, assorbita dal pavimento.
Mi salvò fortunatamente (o forse sarebbe meglio dire: sfortunatamente) un imbronciato Blaise Zabini che mi consegnò la busta di una lettera, prima di tornare al suo posto dall'altra parte dell'aula, accanto a un ghignante Draco Malfoy che, chissà come, riusciva sempre a comparire dal nulla senza che io me ne accorgessi.
Sentii una rabbia omicida crescermi dentro e provai lo strano impulso di alzarmi e di polverizzare quel povero furetto senza cervello, ma Harry mi distrasse, dicendo: «Hey, e quella cos'è? Cosa vuole Zabini da te?»
Solo in quell'istante mi concentrai davvero su quella busta, la fissai per qualche istante, poi scossi la testa sconsolata: «Non lo so, Harry»
La aprii lentamente, avevo paura che accadesse chissà che cosa, e invece era una banalissima busta e al suo interno c'era una banalissima lettera scritta a mano.

Mezzosangue,
probabilmente sarai un po' confusa su ciò che è successo ieri sera. Vorrei poterti dire che non ti ho sfiorata nemmeno con un dito, ma per portarti in camera ti ho dovuta prendere in braccio, quindi non ho del tutto mantenuto la promesso, ma ti posso giurare che non ho approfittato della situazione in nessun modo.
Per quanto riguarda invece la nostra piccola scommessa, vorrei ricordarti che non ti puoi opporre al mio volere e ciò che io desidero che tu faccia oggi per me è versare nel bicchiere di Weasley una pozione, non ti preoccupare non morirà, ma penso che per un po' di tempo non sembrerà quasi più lui. Incontriamoci dentro lo stanzino delle scope accanto all'aula di Pozioni alla fine dell'ora.
Ti aspetterò, ti conviene non farmi arrabbiare.
D.M.

Fissai come incantata la lettera per alcuni istanti, prima che il professore entrasse in aula, interrompendo il chiacchiericcio.
Nascosi poi il foglio di carta nella mia borsa e non prestai attenzione alle domande ficcanaso ed insistenti di Harry.
Una pozione.
Voleva che fossi sua complice per versare nel bicchiere di Ron una pozione...
... ma era impazzito!?
Scommesso o no, io non avrei mai, MAI, fatto una cosa del genere, neanche se...
Ma il corso dei miei pensieri venne interrotto, quando mi voltai verso Ronald e lo vidi infilare una mano sulla gamba della Brown e poi più su.
Oltre al rossore che percepii nascermi sulle guance, sentii anche i sentimenti distruttivi della rabbia, gelosia, invidia e dolore invadermi, fino a farmi ghignare appena.
Forse somministrare quella pozione sarebbe stato più soddisfacente di quanto avessi potuto immaginare...

***

«Sei venuta» mormorò Malfoy, guardandomi come se fossi una nuova scoperta scientifica.
«Ne dubitavi forse?» chiesi, ma si sentiva dal tono di voce che nemmeno io ero sicura di ciò che stavo facendo.
«Certo che sì!» esclamò con tono serio.
«Beh, sbagliavi a dubitarne! Come puoi notare sono qua. Ha vinto la rabbia» ammisi.
«La rabbia?» sussurrò scrutandomi attentamente.
«Sì, sono arrabbiata, va bene?!»
«Perchè? Cosa ti ha fatto questa volta Lenticchia?» chiese Malfoy e sembrava sinceramente curioso di conoscere la risposta.
«Beh, direttamente nulla, ma alla fine della lezione Lavanda mi ha dato un biglietto e... guarda, mi sono trattenuta a stento dal picchiarla!» raccontai mentre tiravo fuori quel pezzo di carta incriminato e lo rileggevo per la ventesima volta.

So che hai una cotta per il mio Ron-Ron ed è per questo che ti voglio informare che lui è MIO! Non te la prendere con me, è solo che non vorrei che nutrissi false speranze: lui non ti guarderà mai e non solo perché - scusa se te lo dico in questo modo - non sei affatto bella ma anche perché sei noiosa e nessuno avrebbe mai il coraggio di mettersi con te! Quindi vedi di stare lontana dal mio AMORE e non metterti in mezzo!

Lavanda Brown

Ps. Ieri sera mi sono divertita come una matta con il mio Ron-Ron, non sai cosa significhi baciarlo!

Sentii come una pugnalata al cuore, quando sentii la mano di Malfoy sfiorare la mia per togliermi di mano quel biglietto.
Vidi che lo leggeva attentamente e che ogni tanto faceva delle smorfie infastidite o schifate.
«E non lo voglio neanche sapere» lo sentii sussurrare alla fine della lettura e capii che si riferiva al post scriptum, poi i suoi occhi si fissarono nei miei e sentii il suo dito scorrere lentamente lungo la mia guancia, afferrando una lacrima salata, che non mi ero resa conto di aver versato.
«Non ne vale la pena, Granger, qui a scuola ci sono ragazzi molto più intelligenti, belli ed interessanti di quell'idiota e...»
«Tipo te?» domandai, chiedendomi dove volesse arrivare.
«Certo, io sono un esempio. E comunque non ti illudere: è impossibile che baci come me, quindi è Lavanda quella che non ha idea di cosa sia un vero bacio».
Io sorrisi: «Sempre il solito modesto, vedo».
Malfoy fece uno dei suoi ghigni, prima di posare nel palmo della mia mano una fiala, al cui interno si trovava un liquido verdastro.
«Che cos'è?» gli chiesi, sentendo l'ansia per ciò che stavo per fare.
«Fidati di me» mormorò, facendomi tornare in mente la sera prima, il suo bisogno, il suo sguardo...
«Cos'è successo ieri sera?» chiesi, cambiando discorso: «Non ricordo nulla e...»
«Non ti preoccupare, hai tentato di saltarmi addosso un paio di volte, ma io ho calmato i tuoi bollenti spiriti, anche se avrei voluto non averti promesso nulla...» mormorò sfiorandomi il viso, che sentivo all'improvviso molto caldo.
Lo sapevo che non avrei dovuto ubriacarmi!
Era stato un errore enorme e terribilmente imbarazzante!
«Cos'ho detto?» chiesi con voce strozzata.
«Tante cose, non mi ricordo per filo e per segno...»
«Allora dimmi tutte le cose imbarazzanti che ho detto!» lo pregai.
Aggrottò le sopracciglia, mentre mi passava una mano intorno alla vita, fino a portarla a circondarmi la schiena.
«Vediamo... hai detto che sei stata con Victor Krum perché volevi dimostrare un po' a tutti, ma soprattutto a Ron, che era stato uno stupido a non averti invitato al Ballo del Ceppo, poi hai ammesso che bacio meglio di chiunque altro, mi hai chiesto di baciarti almeno una ventina di volte, hai ammesso di aver avuto una cotta per Potter e mi hai letteralmente trascinato nel letto con te quando ti ho portata nella stanza delle Necessità dicendo che volevi fare sesso con me, ti sei mezza spogliata, nel vano tentativo di farmi cedere e alla fine sono stato costretto a coricarmi con te se no ti saresti tolta anche l'intimo - o almeno così avevi detto - e dato che ero certo che, se ti avessi vista nuda, non sarei riuscito a trattenermi dal toccarti sul serio, ho dovuto giungere ad un compromesso con la promessa che ti ho fatto...» ammise, insinuando la mano sotto la camicia della divisa, fino a raggiungere il gancetto del mio reggiseno, tirandolo appena e facendolo cozzare con la mia pelle bollente: «Sai, forse tornando indietro, non riuscirei più a trattenermi dal...»
Lasciò apposta la frase in sospeso, guardandomi con uno sguardo che la diceva lunga su ciò che mi avrebbe voluto e potuto fare e, se possibile, mi sentii ancora più accaldata.
«Granger», mormorò piano avvicinando il volto al mio: «Davvero bacio meglio di chiunque altro?»
«Non ho molti metri di paragone» ammisi, cercando di indietreggiare, ma ritrovandomi contro il muro dello stanzino.
«È un sì?»
«Io...»
«Posso baciarti?»
«Io...»
Cavolo sì che puoi!
Cioè... no!
«Chi tace acconsente» sussurrò, appoggiando le sue labbra sulle mie e incominciando a baciarmi come solo lui sapeva fare, facendomi sentire eccitata in talmente poco tempo, che mi sconvolse.
E in quel breve istante dimenticai tutto.
Ron, Lavanda, la scommessa, la pozione verdastra...
Tutto.
Ormai esisteva soltanto più Malfoy; le sue labbra sulle mie, quel bacio e il modo in cui mi mordeva: sembrava un affamato nel deserto.
Senza rendermene conto mi avvicinai ancora di più al suo viso e strinsi molte ciocche dei suoi capelli biondi tra le dita, sentendomi inebriata dal suo sapore e odore.
«Granger, guarda che non scappo, anzi...»
Le sue parole mi fecero ritrovare un minimo di lucidità e, mentre riprendevo fiato, mi spostai di fianco, nel vano tentativo di riuscire a fuggire da lui.
«Devo andare», ansimai.
«Peccato» sussurrò piano o forse me lo immaginai: «La pozione, mi raccomando, tutta nel bicchiere.»
Si dileguò ancora prima che potessi rispondergli, lasciandomi accaldata e con uno strano formicolio nel corpo.

***

«Dato che nessuno conosce la risposta a questa domanda...»
Sentii la rabbia montarmi dentro, mentre cercavo di alzare ancora di più il braccio.
«... mi toccherà assegnarvi per compito...»
«Signore!»
La mia esclamazione fece voltare il professor Piton verso di me; fu impossibile non notare il fastidio che trapelava dai suoi occhi neri e dalle sue labbra strette in una linea sottile.
«Vedo, signorina Granger, che non ha ancora imparato a parlare solo quando viene interpellata. Dieci punti in meno a Grifondoro. Stavo dicendo...»
Rimasi sconvolta, a bocca aperta a fissare la schiena del professore che si allontanava.
Sentii la rabbia aumentare e provai l'istinto di alzarmi e di uscire dall'aula sbattendo la porta dietro di me, ma non mi mossi e strinsi forte le dita intorno alla mia piuma, rischiando di spezzarla.
La mano di Harry si appoggiò sul mio avambraccio, facendomi sussultare.
«Non ti arrabbiare Hermione, non ne vale la pena.»
Incontrai i suoi occhi verdi e gli sorrisi appena: «Sì, hai ragione. È che a volte mi fa impazzire.»
Distolsi lo sguardo e tornai ad ascoltare in parte quello che Piton stava dicendo.
Eppure, la mia mente era distratta dalla piccola fialetta che avevo nella borsa e che presto avrei dovuto usare.
Mi sentivo una traditrice, no di più, un mostro, una creatura abominevole, una...
«Herm!»
Mi voltai verso Ron, che mi lanciò un foglio appallottolato.
Lo raccolsi provando una strana sensazione all'altezza dello stomaco; avevo paura di illudermi eppure, allo stesso tempo, non potevo impedirmi di farlo.

Questa sera sei di ronda?

Sapevo che si riferiva ai miei compiti e doveri di Caposcuola e per questo rimasi di stucco, non capendo dove volesse andare a parare.

.

Vidi il suo viso illuminarsi mentre leggeva la mia risposta, scrisse di fretta un paio di righe, poi mi rilanciò il biglietto.

Bene, allora potresti chiedere alla persona con cui fai la ronda di controllare i primi piani, così tu puoi controllare gli altri, tranne l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure?

Le sue parole mi lasciarono basita.

Perché non dovrei controllare l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure?

Gli ripassai il biglietto, ma lui fu costretto a nasconderlo per non rischiare di finire in punizione, dato che Piton stava guardando proprio dalla sua parte.
Appena riuscì a leggere la mia domanda, mi fece segno che me l'avrebbe detto dopo.
Alla fine dell'ora il professore ripeté per l'ennesima volta come avremmo dovuto svolgere il compito di tre rotoli di pergamena che avremmo dovuto consegnare entro tre giorni e io sentii l'ansia aumentare.
Mi diressi con Harry verso la Sala Grande, ormai già gremita di studenti e professori che attendevano impazienti il pranzo.
Mi sedetti apposta davanti a Ron per due ovvi motivi: non mi aveva ancora spiegato il motivo della sua richiesta e poi dovevo versargli quella stupida pozione nel bicchiere.
Sfortunatamente non riuscii a parlare con Ronald per almeno una quindicina di minuti dato che Lavanda lo tenne appiccicato a sé; dal modo in cui lo baciava sembrava che volesse mangiarlo vivo.
Quando quell'oca se ne andò sculettando per una faccenda che non avevo capito, potei finalmente dedicarmi al mio interrogatorio.
«Ron, perché...», iniziai, ma venni interrotta dal ragazzo.
«Allora Herm, puoi farmi questo favore?»
«Devi dirmi per quale motivo vuoi che...»
«Parla piano!», mi riprese lui, facendomi notare che il mio tono di voce doveva essere stato troppo alto.
«Allora?» lo incalzai.
«Oh, e va bene, te lo dico, ma mi devi promettere che non mi giudicherai in nessun modo!»
«Perché dovrei farlo?»
«Voglio fare una sorpresa a Lavanda e invitarla lì per una serata romantica. Ecco, te l'ho detto, ora...»
«Tu cosa?»
La mia povera mente si era fermata alle parole "serata romantica" ed aveva incominciato ad inviare segnali alle mie ghiandole lacrimali che stavano diligentemente producendo lacrime.
«Sì, hai capito, allora? Puoi? Ti prego!»
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi azzurri, piantandoli nel mio piatto.
«Lo sai che è contro il regolamento...»
«Oh, dai, Herm! Quando mai hai seguito il regolamento? Vuoi che ti rinfreschi la memoria? Non ricordi tutte le nostre scappatelle notturne per salvare il mondo magico? Le ricerche nella sezione proibita della biblioteca e...»
«Ron! Guarda!»
Il ragazzo si voltò verso Harry, che gli indicò qualcosa dall'altra parte della stanza.
Fu un attimo, anzi, forse di meno, ma la mia mente inviò il comando e, beh, le mie mani agirono in fretta.
Presi dalla tasca la fialetta con la pozione verdognola e la versai nel bicchiere di Ronald, ebbi giusto il tempo di chiedermi se avrebbe modificato il gusto o l'odore della bevanda, prima che il ragazzo tornasse a guardarmi.
Nessuno si era accorto di niente.
«Ti prego», ripeté.
«Ci posso provare» gli risposi, prima di alzarmi dal mio posto e di camminare il più velocemente possibile fuori dalla Sala Grande.
Sentii il suo ringraziamento ma non mi voltai; stavo fuggendo da quello che avevo fatto.
Perché, sembrava incredibile, ma non avrei mai pensato che sentirsi come un traditrice fosse così doloroso e pesante da sopportare.



*****


NOTE (26/06/20):

Anche in questo capitolo Draco non aspetta la risposta di Hermione e la bacia senza aver effettivamente ottenuto il suo permesso. Questo fatto rientra ovviamente nella categoria molestia e quindi NON giustificabile.

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