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25. Prediction


Neville stava leggendo una rivista di Erbologia, annuendo ogni tanto alle varie pagine, sorseggiando il succo di zucca ed evitando qualsiasi tipo di contatto umano.
Mi ritrovai a fissarlo, incantandomi, mentre cercavo di ricordare quand'era stata l'ultima volta che avevo scambiato con lui qualche parola.
Quella mattina ogni singolo individuo seduto per fare colazione sembrava più addormentato del solito ed io avevo bisogno di chiacchierare con qualcuno; fare giusto due chiacchiere e nient'altro.
Considerai l'opzione di interrompere la chiacchierata tra Ginny ed Harry che, appiccicati l'uno all'altra riuscivano miracolosamente a non baciarsi, e si sussurravano quelle che sembravano promesse d'amore eterno a due centimetri di distanza. Scartai l'opzione e mi voltai verso la figura un po' gobba sul tavolo di Colin Canon che, con occhi fiammeggianti stava uccidendo Mclaggen che chiacchierava tranquillamente con Calì. Pensai di distrarlo dalle sue pene d'amore, ma poi ricordai i suoi assalti degli ultimi quattro giorni, nel vano tentativo di intervistarmi sulla mia relazione con Malfoy e decisi di evitare di dargli l'occasione di tormentarmi nuovamente. Presi in considerazione di litigare un po' con Lavanda Brown che stava blaterando con Calì e Mclaggen su dei compiti che non le erano venuti. Scartai anche quell'opzione e guardai verso Dean Thomas e Seamus Finnigan che stavano leggendo e commentando allegramente la Gazzetta del Profeta, ma non avevo voglia di intavolare con loro una noiosa conversazione sul Quidditch (perché era logico che stessero parlando di quello), così tornai a guardare Neville e mi resi conto che era la mia unica scelta possibile.
«Cosa leggi d'interessante?»
Non mostrai di aver notato il salto che aveva fatto al suono delle mie parole e gli sorrisi in modo incoraggiante.
«Oh, emh... è un trattato sui possibili benefici dell'utilizzo del pus di Bobotubero in alcuni medicinali»
Non riuscii a trattenere una smorfia: «Non sapevo ci fosse il pus di Bobotubero nei medicinali»
Neville sorrise, forse contento di conoscere qualcosa che io invece ignoravo: «Infatti non viene spesso utilizzato, ma solo in alcuni casi. Di solito si preferisce utilizzare qualcosa di meno... disgustoso»
Io annuii: «Non si finisce mai di imparare», dissi: «Io pensavo che venisse comunemente utilizzata la linfa di Pugnacio nei medicinali»
«Beh, anche. Diciamo che sono utilizzate entrambe».
Annuimmo entrambi, persi nei nostri pensieri, prima che io tornassi a finire la mia colazione e lui la sua.
Stavo per alzarmi e dirigermi alla prima aula della mattina, ma il rumore di vetri infranti mi fece alzare lo sguardo all'istante.
Vidi Luna che si affaccendava a raccogliere quelli che sembravano i cocci di un bicchiere, mentre alcuni Serpeverde, dopo averglielo evidentemente fatto cadere, se la ridevano e la prendevano in giro.
Raggiunsi subito la mia amica, riuscendo in due istanti ad attraversare l'intera Sala Grande, facendo un veloce incantesimo e riassemblando così ogni singola scheggia di vetro.
«Oh, grazie mille Hermione, ma non ce n'era bisogno», disse la mia amica, sorridendo e appoggiando il bicchiere sul tavolo dei Corvonero.
«Figurati, Luna», dissi, sorridendole calorosamente: «Vuoi che ti tenga un po' di compagnia?»
La mia proposta la fece annuire con forza: «Se hai voglia, sì. Siediti.»
Mi fece gesto di occupare il posto accanto a sé e la accontentai, salutando Padma Patil, Micheal Corner e Marcus Belby (uno dei ragazzi che facevano parte del Lumaclub), prima di assottigliare lo sguardo alla vista di Marietta Edgecombe che chiacchierava con una ragazzina più giovane.
«Come va?», chiesi a Luna, cercando di ignorare il fastidio che la Edgecombe mi ispirava da quando, l'anno prima, aveva tradito l' ES, riferendo alla Umbridge dove ci incontrassimo per fare pratica di incantesimi.
«Oh, tutto bene, grazie. Oggi abbiamo lezione insieme, vero?»
Annuii: «Rune Antiche, alla prima ora».
Lei sorrise, sorseggiando del tè color rosa pallido: «Adoro quella materia».
«Sì, piace molto anche a me».
«Come va con Malfoy?»
Strinsi forte, sotto il tavolo, le mani a pugno, sforzandomi di non lasciar trapelare sul mio volto la preoccupazione e il dolore che pensare a lui mi provocava.
Erano cinque giorni che non si faceva vivo, cinque giorni in cui io avevo aspettato che tornasse, cinque giorni che non avevo fatto altro che pensare a lui, cinque giorni orribili in cui non ero riuscita a chiudere occhio per nemmeno un istante, cinque giorni di puro inferno.
«Tutto nella norma», riuscii a dire: «Anche se è da un po' che non lo vedo, è dovuto tornare a casa per motivi familiari».
Le parole sembravano così false alle mie orecchie che non mi illusi avesse creduto alla mia bugia, per questo ero certa che stesse fingendo di credermi, anche se non ne capivo il motivo.
«Nulla di grave spero», disse, aggiungendo al tè un po' di zucchero di canna.
«Spero di no», dissi, accennando un sorriso tirato e debole che non avrebbe convinto nemmeno un idiota.
Alzai lo sguardo al soffitto incantato e alle grige nuvole che oscuravano il sole, rendendomi conto che il tempo sembrava essere in qualche modo in armonia con i miei sentimenti e pensieri amari.
«Andiamo a lezione insieme?», mi chiese, finendo in pochi sorsi la sua bevanda ed alzandosi in quel suo modo aggraziato e quasi incorporeo che sarebbe stato adatto ad un fantasma e non ad una ragazza in carne ed ossa.
«Certo», la seguii, portandomi la borsa con dentro compiti e libri a tracolla.

***

La lezione di Rune Antiche sembrò finire in un lampo, lasciandomi quella tipica sensazione di onnipotenza che provavo dopo aver risposto ad ogni singola domanda che il professore aveva posto in classe.
Salutai Luna con un sorriso sincero e mi diressi verso i sotterranei, dove avevo lezione di Pozioni con Serpeverde.
Durante il tragitto vidi Nott che, invece di scendere le scale le stava salendo di corsa, come se fosse stato inseguito da uno Schiopodo Sparacoda.
Aggrottai le sopracciglia, chiedendomi il motivo della sua fretta e perché stesse deliberatamente andando dalla parte opposta del castello rispetto a dove avrebbe dovuto.
Scesi un gradino soltanto, prima di voltarmi e di seguirlo il più silenziosamente possibile su per le scale.
Nott non sembrò accorgersi della mia presenza e questo giocò a mio favore, permettendomi di stargli a pochi metri di distanza senza essere notata.
All'inizio pensai che dovesse andare in Biblioteca, ma quando superammo anche il terzo piano intuii che stesse tramando qualcosa.
Insomma, i Serpeverde erano bravi solo a creare piani malefici, insultare il prossimo e atteggiarsi da padroni assoluti del mondo. Era ovvio che Nott stesse combinando qualcosa.
L'adrenalina che sentivo in corpo mi aiutò molto durante la mia scalata, dandomi il coraggio e abbastanza astuzia da non farmi scoprire dal ragazzo.
Arrivati al settimo piano sentii chiaramente un brivido lungo la schiena mentre un'unica opzione si faceva largo nella mia mente: la Stanza delle Necessità.
La domanda era: che cosa doveva andare a tramare in quella stanza?
Sarebbe stato impossibile entrare con lui senza essere vista così mi nascosi dietro ad un'armatura nel corridoio e lo osservai passare davanti a quella parete tanto familiare per tre volte, fino a quando comparve un portone in legno scuro. Solo in quel momento il Serpeverde si guardò intorno con aria circospetta, per poi entrare nella stanza.
Un secondo dopo la porta era stata assorbita dalla parete, scomparendo.
Rimasi per alcuni istanti a fissare il punto dove il ragazzo era scomparso, mentre nella mia mente formulavo tutte le ipotesi possibili che avrebbero potuto spingere Nott ad usufruire della Stanza delle Necessità durante la lezione di Pozioni, ma non...
Oh, cavolo! La lezione di Pozioni!
Incominciai a correre come una matta verso i sotterranei, fiondandomi giù per le scale ad una velocità sorprendente per una che odiava fare attività fisica e rischiando un'infinità di volte di cadere e di sfracellarmi il cervello. Molti quadri mi urlarono dietro, infastiditi dalla mia presenza oppure pronti ad incoraggiarmi a correre più veloce e sorrisi al pensiero di avere persone ormai morte che tifavano per me.
Arrivai con un ritardo di ben cinque minuti a lezione, ansimando come se avessi corso una maratona e con la faccia rossa come un pomodoro.
Per fortuna l'adorazione che il professor Lumacorno provava per Harry (mio migliore amico) e per la mia bravura nella sua materia mi permise di sedermi senza che nessun punto venisse tolto alla mia casa.
Essere una studentessa modello a volte dava i suoi frutti.
«Dov'eri finita?», mi chiese Harry, seduto nel banco accanto al mio, mentre fingeva di prendere appunti.
Gli feci segno di darmi un attimo di tempo per riprendere fiato e poi gli raccontai per filo e per segno del comportamento di Nott.
«Potrebbe essere stato lui a dare la collana a Katie!», esclamò con un filo di voce il mio amico, stringendo con forza la mano a pugno.
«Harry, perché pensi sempre al peggio? A proposito, sai come sta Katie?»
«Demelza mi ha detto che sta molto meglio, da quando l'anno trasferita al S. Mungo si è ripresa velocemente. Dovrebbe tornare la prossima settimana».
Annuii, ricordando con orrore quando avevo trovato quella povera ragazza a terra ed in preda alle convulsioni.
Nott avrebbe mai potuto fare una cosa del genere?
Non lo conoscevo abbastanza da poter accusarlo senza avere delle prove...
«Questo pomeriggio chiederò a Dobby e Kreacher di seguire Nott e di lasciar perdere Piton, anche perché per il momento non hanno scoperto nulla di nulla».
«Dovresti smetterla di sfruttare quei due poveri elfi, Harry!», lo ammonii, mentre con un parte della mia concentrazione seguivo le parole del professore: «Allo stesso modo in cui dovresti liberarti di quel libro», indicai con il mento il suo volume di Pozioni.
Vidi chiaramente il volto del mio amico adombrarsi e capii che non mi avrebbe ascoltato.
Mi guardai intorno e incontrai per una frazione di secondo lo sguardo affilato di Lavanda Brown che sembrava volermi fulminare, mentre accanto a lei Ron mi rivolse un timido sorriso.
Ero felice che negli ultimi giorni i rapporti con entrambi i miei migliori amici fossero tornati ad una parvenza di normalità. Con Ron non ero più in guerra continua e riuscivano a scambiarci i normali saluti di rito ogni mattino, tipo: «Come stai?», «Dormito bene?», «No, Ron, non ti faccio copiare i compiti».
E, anche se Lavanda continuava ad essere una spina nel fianco, ero certa che non sarebbe riuscita a dividerci nuovamente.
Ricambiai quindi il sorriso del mio amico e ne dedicai uno anche a Lavanda.
Perché il miglior modo per sconfiggere il nemico è fargli credere di averlo perdonato.
Tornai a concentrarmi sulle parole del professore, prima che Harry attirasse la mia attenzione, facendomi voltare verso di sé.
«Ora so come fare a prendere il ricordo a Lumacorno», mi sussurrò all'orecchio, con un tono di voce eccitato.
Sbarrai gli occhi, guardandolo con curiosità ed invitandolo a continuare.
«Ci stavo pensando questa mattina e poi mi è finita tra le mani la soluzione che stavo cercando disperatamente», disse, tenendomi un po' sulle spine, prima di dire: «Basterà bere la Felix!»
«Harry, sei sicuro?», gli chiesi, cercando di pensare ai pro ed ai contro in caso avesse bevuto quella boccetta di Fortuna Liquida.
«Certo! Ho già calcolato tutto! Mi basterà berne un po' questo pomeriggio dopo le lezioni e poi mi lascerò "guidare" da lei su come fare! Geniale vero?»
Ok, come piano non sembrava troppo assurdo e sperai vivamente che funzionasse, anche perché ero certa che se avessi provato a dissuadere Harry dal farlo non mi avrebbe minimamente ascoltato.
«Beh, potrebbe funzionare», dissi con tono titubante, lasciando trapelare solo in parte la mia preoccupazione.
Dopo due lunghe ore di Pozioni i miei capelli si gonfiarono, a causa dell'umidità che permeava nell'aula, raggiungendo la forma della criniera di un leone.
Ignorai lo sguardo titubante che Harry lanciò alla mia chioma e, appena uscita dall'aula, con un semplice incantesimo, li feci tornare alla normalità.
Stavo per seguire i miei amici verso la Sala Grande, quando una mano mi afferrò per il gomito, facendomi voltare.
Mi trovai a fissare negli occhi una delle ultime persone con cui avrei voluto avere a che fare e feci una piccola smorfia, mentre lei mi lanciava un'occhiata disgustata: «Ti devo parlare, Granger».
Annuii, facendo segno ad Harry e Ron di non aspettarmi, mentre seguivo la Parkinson verso un corridoio deserto.
«Quello che ti sto per dire sarà un piccolo segreto tra noi due, Mezzosangue, chiaro?»
Aggrottai le sopracciglia: «Perché dovrei fidarmi di te? Sinceramente non credevo di ispirarti tanta fiducia da portarti a rivelarmi segreti... anzi, devo ancora decidere se quello che mi hai detto l'altra mattina poteva avere un fondamento di verità o no...»
«Sta per succedere qualcosa di brutto, Granger. Come hai appena detto tu, non mi aspetto che tu mi creda, anche se dovresti per il tuo bene. Ti consiglio di andartene prima che sia troppo tardi».
A quelle parole mi zittii di colpo, lanciandole un'occhiata confusa: «Come fai a dirlo? Lo hai visto in una sfera di cristallo?», il sarcasmo nelle mie parole la fece assottigliare lo sguardo.
«Davvero spiritosa, Granger. Che ne dici di usare quel cervello di cui ti vanti tanto e di ascoltarmi?»
Sbuffai alle sue parole: «Dimmi tutto».
Anche se avrei voluto voltarle le spalle e andarmene a mangiare in santa pace, rimasi lì, con le mani conserte ad aspettare che parlasse.
«Questa mattina, dopo la lezione di Divinazione mi sono trattenuta a dare una mano alla professoressa Cooman».
Sentire nominare quella ciarlatana mi fece storcere il naso, ma per il resto cercai di mantenere il controllo e di non sembrare troppo annoiata o disinteressata.
«Stavo per andarmene, quando la professoressa ha cominciato a dire cose senza senso con una voce strozzata e stridula. Non capivo cosa stesse accadendo, quando poi la Cooman ha incominciato a tremare, rovesciando gli occhi ho pensato che fosse stata avvelenata o qualcosa di simile, ma poi ha cominciato a parlare con una voce che non sembrava sua».
Se la Parkinson voleva attirare la mia attenzione ci era riuscita perfettamente.
«Ha detto che questa notte, dopo mezzanotte il fedele amico tradirà e ucciderà, o qualcosa di simile, e che sagome scure marceranno verso Hogwarts portando il caos».
Raggelai a quella parole, sapendo perfettamente che la Cooman era in grado di fare delle vere e proprie profezie e chiedendomi se quella fosse una di esse.
«Sei sicura?», il mio tono allarmato la sorprese, forse non si aspettava che le credessi.
Ma negli ultimi anni se avevo imparato qualcosa era che bisognava essere pronti a tutto, anche alle cose più assurde; come per esempio la propria nemica personale che ti informa di una nuova profezia della Cooman.
«Mi credi», disse la Parkinson con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Non era una domanda, quindi non pensai necessitasse una risposta e aspettai semplicemente che mi dicesse qualcosa in più.
Ma, notando che non sembrava voler aggiungere altro decisi di fare io delle domande per spingerla a dirmi altro: «Quando la Cooman ti ha parlato era diversa vero? E poi dopo non si ricordava nulla, giusto?»
La ragazza annuì: «All'inizio pensavo fosse uno scherzo di pessimo gusto», disse.
«Temo di no», sussurrai: «La Cooman a volte ha delle vere e proprie premonizioni e temo che questa sia una di esse. Hai avvertito Silente?»
«Avrei voluto, ma ho sentito che tornerà questo pomeriggio tardi. Non sapevo a chi parlarne, Granger e l'unica persona che pensavo avrebbe potuto fare qualcosa eri tu».
Annuii, chiedendomi se quello che aveva detto la Parkinson ed il comportamento strano di Nott avessero un nesso tra di loro.
«Senti, Granger. So che siamo partite col piede sbagliato e non sto dicendo che d'ora in poi saremo amiche per la pelle e che ci metteremo lo smalto a vicenda durante i pigiama party, ma credo che un'alleanza in questi casi possa essere utile».
Ci fissammo negli occhi a lungo.
Forse anche lei stava valutando la situazione, chiedendosi se fidarsi fosse davvero una buona scelta, ma una cosa era certa: dovevamo lasciar perdere i vecchi rancori perché se quello che la Parkinson aveva detto era vero eravamo tutti i pericolo.
Allungai una mano e lei fece lo stesso.
Ce le stingeremmo con una solennità che in un'altra occasione mi avrebbe fatto ridere, ma che in quel momento mi adombrò solo di più il volto.
E mentre alle preoccupazioni già esistenti si aggiungeva anche quella di un possibile attacco ad Hogwarts, non potei fare a meno di chiedermi se Draco stesse bene e quando sarebbe tornato da me.



*****

NOTE (27/06/20):

Non mi sembra di aver trovato temi particolarmente problematici in questo capitolo, ma nel caso voi doveste notare qualcosa, fatemelo sapere.

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