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22. Quarrels and a drunk Draco


Lo raggiunsi all'ingresso dei sotterranei ed afferrai il suo mantello, per bloccarlo: «Draco?»
Non disse nulla, semplicemente si voltò verso di me e mi strinse in un'abbraccio stritolatore.
Rimanemmo così a lungo, tanto che io mi dimenticai per lunghi minuti il motivo per cui l'avevo seguito, prima di scostarmi appena da lui e di accarezzargli la guancia colpita dalla Parkinson.
Vidi un lampo di... qualcosa passare negli occhi di Malfoy e l'istante dopo alcuni centimetri dividevano i nostri corpi.
Non ne capii il motivo e aggrottai le sopracciglia: «Stai bene?»
Lo vidi lanciarmi uno sguardo scocciato: «Ovviamente».
Il suo tono di voce aspro mi preoccupò e mi chiesi se ce l'avesse con me: «Sei...?»
Mi prese i polsi tra le mani, spingendomi con poca delicatezza contro il muro vicino a noi, fino a far cozzare la mia schiena contro la pietra fredda.
Non gliel'avrei mai fatto capire, ma mi aveva fatto male.
Strinsi le labbra, pronta a sentire il motivo della sua maleducazione.
«Permetti a Weasley di toccarti ancora una volta e lui si ritroverà senza mani!», il suo tono rabbioso mi fece male, eppure le sue parole assunsero dentro di me un significato più profondo che mi fece sperare.
Era per caso geloso? Di me?
«Non mi piace dover dividere ciò che è mio, Granger. E scommessa o no: tu sei mia»
«E tu, Draco? Sei mio?»
Vidi un lampo di genuino stupore sul suo viso e la presa sui miei polsi si allentò leggermente: «Se è ciò che vuoi, Granger».
Maledetto! Aveva rigirato le parole come voleva lui per portarmi ad un passo falso. Voleva che gli dicessi che tenevo a lui? Beh, se lo poteva scordare!
«E tu, Malfoy? Cosa vuoi?»
Mi complimentai con me stessa e sollevai appena il mento, come per sbattergli in faccia il mio sorrisino sfrontato.
«Come mai sei tornata a Malfoy, Granger? Fino a due istanti fa ero Draco».
Trattenni un ringhio e strinsi ancora di più le labbra.
«Beh, anche io ieri sera sono stata Hermione e non Granger».
Vidi i suoi occhi sbarrarsi appena, prima di stringersi di nuovo.
«È un tentativo per spingermi a chiamati per nome più spesso, Mezzosangue?»
«E il tuo lo era?», digrignai i denti per fargli capire che non avevo apprezzato l'insulto con cui mi aveva apostrofato.
«No, dato che mi chiami Draco senza bisogno di incitamenti».
Mi morsi forte il labbro inferiore, stanca di quel teatrino, ma decisa a non farmi mettere i piedi in testa da quello stupido furetto.
«Che cosa voleva la Parkinson?»
Altro stupore sul suo viso, ma ancora una volta lo nascose dietro ad un ghigno: «Sei gelosa, Granger?»
«Non essere ridicolo, Malfoy. L'unica cosa che invidio alla Parkinson è lo schiaffo che ti ha tirato!»
«Manesca come al solito» sibilò, ad un centimetro dalle mie labbra.
«Stronzo come al solito».
«Vuoi litigare, Granger?», chiese con un ghigno tipicamente Malfoy.
«Pensavo lo stessimo già facendo».
L'istante dopo Malfoy rideva, facendomi sentire ancora più furiosa e desiderai fortemente tirargli uno schiaffo, anzi no, un pugno... no, ancora meglio: un bello Schiantesimo allo stomaco.
«Ti stai divertendo, Malfoy?»
«Eccome, Granger».
«Bene, allora me ne vado!» dissi con un tono talmente freddo che sperai di congelarlo.
«No».
Stavo per inveire contro di lui, mandando il mio autocontrollo a farsi un giro, quando sentii le sue labbra sulle mie e la loro pressione farsi sempre più forte, mentre con irruenza chiedeva il permesso di approfondire il bacio.
Avrei voluto mordergli la lingua ed allontanarlo, ma sentire il suo corpo strusciare in modo molto, anzi troppo, lascivo e malizioso contro il mio mi fece perdere lucidità.
Mi resi conto, dalla protuberanza che sentivo contro di me, che era eccitato.
«Pervertito», dissi tra un bacio e l'altro, facendolo ridacchiare.
«Litigare con te è sempre molto stimolante».
Mi resi conto di avere le mani libere e non persi tempo, tirandogli una manata a pugno chiuso sul braccio.
Non si lamentò come suo solito e mi fece un sorrisino malizioso: «Sai Granger, ho appena vinto venti galeoni e una bottiglia di Firewiskey del 1990, che ne dici di dividere la vincita?»
«Mi stai di nuovo proponendo di ubriacarci?», sussurrai, segretamente attratta dall'idea.
Sorrise malizioso: «Sì»
Sorrisi anche io: «Accetto, ma...»
«Sì, Granger, non ti toccherò, ho capito».
Gli accarezzai la guancia con le dita e poi il ricordo del reale motivo per cui l'avevo seguito mi invase la mente, come una macchia d'inchiostro su un foglio bianco.
«Malfoy?»
Quando i suoi occhi si fissarono nei miei, capii di avere tutta la sua attenzione.
«Hai usato un incantesimo contraccettivo ieri sera, vero?»
Lui aggrottò le sopracciglia: «Adesso che mi ci fai pensare non mi ricordo...»
Inorridii all'istante: «Che cosa?!»
«Calma, Granger», sussurrò accarezzandomi il viso: «C'è la Pozione del Giorno Dopo che è abbastanza facile da preparare e se vuoi ne faccio un po' per sicurezza, va bene?»
Io annuii, insicura della mia voce.
«Andiamo?»
Afferrai la sua mano e mi feci guidare verso la sua camera.
Anche se temevo di essere incinta in quel momento la sua vicinanza mi diede coraggio e mi sentii protetta come non mai prima.

***

«Ecco qua, Granger», disse tirando fuori dal calderone un mestolo di quel liquido ambrato e inodore che aveva preparato in un'oretta scarsa e versandone metà in un bicchiere.
Bevvi tutto senza fare storie, anche se il sapore era terribile.
«Ti senti meglio ora?»
«Sì».
«Bene».
Fece evanescere il contenuto del calderone e si avvicinò a me, stringendomi tra le braccia in un lungo abbraccio.
«Mi dispiace», disse, contro i miei capelli: «Sono stato uno stupido, avrei dovuto fare più attenzione ieri sera».
Sospirai, stringendomi forte a lui: «Non ti preoccupare, per fortuna si è risolto tutto».
Aumentai la stretta.
«Mi vuoi soffocare?», sussurrò contro il mio orecchio.
Risi e affondai maggiormente il volto contro il suo petto, inebriandomi del suo odore.
In quell'istante la porta si aprì ed entrò uno scocciato Blaise Zabini con in mano una bottiglia di Firewiskey che intuii essere del 1990 ed un sacchetto che tintinnava.
Draco si districò dal mio abbraccio per raggiungere l'amico: «È un piacere fare affari con te», gli disse con una pacca sulla spalla, prima di prendere la bottiglia e passarmela.
La osservai, fingendo di saperne qualcosa, ma la risatina di scherno di Zabini mi fece intuire di non essere poi così brava a simulare una conoscenza che non possedevo.
«Ti vuoi ubriacare, Granger?», mi chiese il nuovo arrivato, lanciandomi uno sguardo malizioso.
Stavo per mandarlo a quel paese, ma Malfoy mi precedette: «Non sarebbe la prima volta», disse, facendomi l'occhiolino.
Mi ritrovai ad arrossire senza nemmeno rendermene conto, mentre mi mordicchiavo il labbro inferiore.
«Posso unirmi a voi?», chiese Zabini, raggiungendo il letto e sedendosi senza chiedere il permesso.
«Ma certo, accomodati, fa come fossi a casa tua», disse in tono ironico Draco, mentre mi passava una mano intorno alla vita e mi baciava la tempia, prima di afferrare la bottiglia e di stapparla con un colpo secco.
Se la portò alle labbra, poi si bloccò: «Non l'hai drogata, vero?»
Sul viso di Zabini comparve un sorriso sornione: «Io?»
Draco rise, bevendone un lungo sorso, prima di dire: «Eccome se l'hai drogata. Brutto bastardo».
Io aggrottai le sopracciglia: «È vietato dal regolamento di Hogwarts fare uso di droghe, l'ho letto su...»
Zabini si alzò dal letto: «Vi lascio soli, perché sono certo che tu sappia come zittirla e credo che in mia presenza non sia possibile. Buona notte ragazzi e mi raccomando: chiudete la porta a chiave!»
Scomparve dalla nostra vista in pochi istanti ed io non persi tempo, sfilando dalla tasca posteriore dei jeans la bacchetta: «Colloportus».
«Non ti conviene berlo, Granger», disse Malfoy, ancora piuttosto sobrio, anche se era già al terzo sorso: «È meglio se uno dei due rimanga sobrio e sono certo che questo dopo un sorso ti manderebbe al tappeto».
Annuii, posando di nuovo la bacchetta e sedendomi sul letto, quel letto, dove la sera prima...
Sospirai, notando come Malfoy si fosse tolto la camicia che aveva addosso.
Nudo dalla vita in su era una visione divina.
Si portò alle labbra la bottiglia ancora una volta e poi l'appoggiò sul comodino, avvicinandosi.
Si inginocchiò ai miei piedi, facendomi allargare le gambe e posizionandosi in mezzo, con il viso premuto contro la mia pancia.
«Questa volta sei tu che devi promettere di non toccarmi», sussurrò ridacchiando.
«Temo di sì, Malfoy».
«Draco», disse lui, stringendo le mani intorno ai miei fianchi e premendo maggiormente il viso contro di me, tanto che sentivo chiaramente le sue labbra contro l'ombelico.
«Draco», ripetei, accarezzandogli i capelli biondi e lisci.
Passarono alcuni minuti di silenzio, prima che Malfoy spostasse il viso e mi lanciasse una veloce occhiata, i suoi occhi sembravano appannati.
«Una volta hai fatto lo spogliarello per me, Granger. Ora tocca a me».
Si alzò in piedi, traballando e si portò le mani alla cintura del pantaloni, poi deviò fino ad andare a togliersi le scarpe e i calzini.
Seguii ogni suo movimento, anche quando rischiò di cadere a terra dopo aver perso l'equilibrio; ero affascinata dalla scena e dal modo in cui mi lanciava veloci occhiate penetranti.
Tornò a concentrare le sue attenzioni sulla cintura che sfilò con un gesto preciso e nient'affatto goffo che mi fece sentire una morsa nel basso ventre che aumentò quando tirò giù la cerniera e aprì il bottoncino della patta dei pantaloni. Infilò gli indici nei passanti della cintura e con lentezza fece cadere i pantaloni a terra.
Rimase con addosso solo le mutande e quando notai che stava per sfilare anche quelle, lo bloccai, afferrandogli le mani ed avvicinandolo a me.
Ero tremendamente in imbarazzo, ma non volevo darglielo a vedere, mentre lo facevo sedere al mio posto e improvvisavo per lui un timido spogliarello.
Finsi di essere da sola, nella mia stanza e di starmi preparando per la notte e presi un profondo respiro, togliendomi il maglione azzurro e lanciandoglielo contro.
Lui lo afferrò e se lo porto al naso, annusandolo: «Sa di te, Granger».
Sorrisi a quelle parole, mentre slacciavo le scarpe da ginnastica basse e mi toglievo le calze.
«Adoro questo colore», sussurrò, rigirandosi ancora tra le mani il mio indumento.
Io arrossii, pensando che l'intimo della sera prima - sostituito dopo il pomeriggio in biblioteca con un paio di mutandine ed un reggiseno di cotone color crema - era esattamente di quella stessa tonalità di azzurro.
Abbassai i pantaloni, sentendomi goffa, rimanendo così in intimo, davanti a lui.
Lo vidi lanciare da qualche parte il mio maglione ed allargare le braccia, invitandomi in quello che sembrava un caldo abbraccio rilassante.
Ci portammo al centro del letto, sotto le coperte e rimanemmo stretti l'uno all'altra, fronte contro fronte, a scrutarci per minuti interi.
Mi accarezzò piano una guancia e poi parlò: «Dimmi la verità: ieri sera ti è piaciuto?»
Arrossii, mordendomi l'interno guancia mentre nella mia testa pensavo: "Ma perché questa domanda imbarazzante?"
«Sì», sussurrai, dopo vari tentativi in cui quelle due semplici lettere non riuscivano ad uscire dalle mie labbra.
«Anche a me».
Ecco, ero ancora più in imbarazzo.
«Hai un corpo stupendo, Granger».
Mi sentii profondamente lusingata dalle sue parole ed arrossii.
«Grazie».
«Dico sul serio».
Ci fu una breve pausa, poi tornò all'attacco con una nuova domanda: «E tu? Mi trovi bello?»
Quasi mi strozzai con la mia saliva, mentre rispondevo: «Sì, Draco, sei molto bello».
Mi scrutò per qualche istante poi si avvicinò ancora di più, cambiando totalmente discorso: «Lo ammetto: sono geloso, Granger».
Io sorrisi: «Di Ron?», chiesi.
«Di Pel di Carota, sì. Ma anche di Potty e qualsiasi altro essere umano di sesso maschile che ti guarda per più di due secondi».
Il cuore iniziò a battere all'impazzata mentre gli accarezzavo la guancia: «Non devi esserlo. Sono tua? Non ricordi?»
Sorrise e mi baciò a fior di labbra: «Tu non sei gelosa, Granger?»
«Certo che lo sono», mormorai chiudendo a chiave da qualche parte il mio imbarazzo, dicendomi che era troppo ubriaco per capire cosa stava dicendo e che dovevo cogliere l'occasione per essere sincera, dato che lui lo era grazie all'alcol: «Della Parkinson soprattutto, ma in generale di tutta la popolazione femminile della scuola. Lo sai che hai pure un Fan club? Come potrei non essere gelosa?»
Lui sorrise, sembrava raggiante: «Non devi perché sono tuo».
Sentii una stretta al cuore e lo baciai: «Sono contenta», sussurrai.
«E non ti devi preoccupare della Parkinson, dopo la scenata di oggi non voglio più avere niente a che fare con lei».
Il cuore iniziò a battere furioso: «Ma il contratto...?»
«Si può sempre distruggere, Granger, e poi mio padre quando verrà a sapere dello schiaffo mi darà retta».
«Con tutte le volte che ti ho picchiato io...», sussurrai, provando pietà per la Parkinson.
«In effetti sei piuttosto nociva in quel senso, Granger».
Ridacchiai: «Sei buffo, Draco. Penso che da ubriaco tu sia davvero uno spasso!»
«Non sono ubriaco», ma la sua voce strascicata faceva pensare altro.
«Certo che no», dissi, dandogli ragione.
«Lo sai che litigare con te mi eccita?»
Arrossi. A quanto pare l'imbarazzo si era liberato dall'angolino in cui l'avevo spedito.
«L'avevo immaginato», sussurrai, facendolo ridere.
«E io? Ti eccito, Granger?»
Oh, ma porca Morgana! Da dove spuntavano tutte queste domande imbarazzanti!?
«C-certo», deglutii, chiedendomi quando si sarebbe addormentato.
«Bene», disse calmo, come se stessimo parlando del tempo e non di argomenti così... intimi.
«Sai, Granger, se anche fossi rimasta incinta le cose non sarebbero cambiate».
«No?», sussurrai, non capendo dove volesse arrivare.
«No, anche se, insomma... avere un figlio Mezzosangue non è mai stato il mio più grande desiderio... eppure, con te... non lo so... mi fai vedere le cose in modo diverso. È come se avessi avuto bisogno degli occhiali senza mai rendermene conto e tu me ne avessi portato un paio perfetto per vedere quello che prima non riuscivo a focalizzare».
«È una cosa brutta?», chiesi, capendo che per lui dover ammettere certe cose non doveva essere affatto facile e ringraziando che si fosse ubriacato, se no non sarei mai riuscita a fargli dire tutte quelle cose. Forse sarei dovuta andare a chiedere a Zabini che droga miracolosa aveva usato e farmene dare un po'...
Cancellai quel pensiero, inorridita da me stessa e la mia mente malata.
«Non quanto temevo, anzi, è quasi liberatorio», disse con tono distratto, prima di avvilupparmi in un abbraccio stritolatore.
«Vorrei spogliarti, Granger, e ripetere l'esperienza di ieri sera».
Arrossii: «Sei ubriaco e mi hai chiesto di non toccarti».
«Ma ci stiamo toccando, Granger».
Sorrisi: «È comunque un no».
«Sei cattiva», disse, facendo il muso, prima di scivolare più in giù nel letto e di affondare il viso tra i miei seni: «Ecco, ora posso anche morire».
Non sapevo se ridere, sciogliermi o rattristirmi.
Alla fine decisi di fare tutte e tre le cose, non in ordine però, ma tutte insieme, dato che mi ritrovai a ridere con gli occhi lucidi, mentre gli accarezzavo i capelli e sentivo il cuore battere forte.
Gli baciai la fronte: «Ora dormi, Draco. Buona notte».
«Buona notte, Hermione».
Sentii una fitta quasi dolorosa al cuore ed il respiro bloccato in gola, mentre sorridevo al nulla, ubriaca della sensazione di benessere e pace che sentirmi chiamare per nome mi aveva procurato.
Avrei voluto rimanere sveglia ancora un po', beandomi di tutte quelle emozioni, ma resistetti solo pochi minuti, mentre il suo respiro caldo contro i miei seni mi faceva sentire la pelle d'oca e brividi caldi insieme.



*****

NOTE (27/06/20):

Come al solito la gelosia di Malfoy sfocia in possessività. Il fatto che Ron parli con Hermione o le stia vicino non dovrebbe essere motivo per Draco di prendersela tanto e di mettere il muso con Hermione. Il problema sta sempre nel fatto che Draco considera Hermione una propria proprietà, cosa molto sbagliata, Hermione non è di nessuno, se non di se stessa.

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