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17. You win


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Piccola premessa: il capitolo è a rating rosso

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La situazione era irreale.
No, molto più che irreale... era...
Non esistevano parole probabilmente per descrivere perfettamente il modo in cui la mano di Malfoy, intrecciata alla mia, mi facesse sentire brividi ovunque.
Camminavamo senza fretta lungo i corridoi della scuola ed ero talmente distratta che non avevo idea di dove mi stesse portando, anche se speravo di raggiungere presto la nostra meta.
Era bello camminargli accanto, palmo contro palmo, le spalle che si sfioravano...
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo profilo, ma soprattutto dalle sue labbra che, quando i nostri sguardi s'incrociavano, si aprivano in un sorriso che avrei potuto definire con un unico aggettivo: dolce.
Merlino! Draco Malfoy accomunato alla parola dolce...
Strinsi più forte la sua mano, quando ci ritrovammo davanti alla sala comune di Serpeverde.
Appena superammo la porta capii la grandezza di quello che stavamo per fare e mi chiesi se fosse saggio lasciarsi andare in quel modo con Malfoy.
Il pensiero venne spazzato via dalle labbra morbide che cozzarono contro le mie in modo dolce e tormentato allo stesso tempo.
Arrossii fino alla punta dei capelli notando che in un angolo della sala un ghignante Zabini stava fissando la scena con un sorpreso e disgustato Nott e una impenetrabile Greengrass.
Li mandai tutti quanti a quel paese nell'istante in cui la lingua di Draco accarezzò lentamente il mio labbro inferiore, prima di morderlo piano.
Hai vinto.
Fu l'unica cosa che riuscii a pensare in quel momento rendendomi conto che il mio corpo e il mio cuore ormai gli appartenevano.
Avevo paura, una paura folle di star commettendo un errore di cui mi sarei pentita per tutta la vita, ma allo stesso tempo non potevo nemmeno lontanamente pensare di andarmene.
Raggiungemmo la sua stanza ridendo come dei bambini, mentre ci fermavamo ogni due passi a baciarci.
Una volta dentro, Malfoy mi lasciò solo per chiudere a chiave la porta, prima di tornare a stringermi a sé.
Rimanemmo a lungo abbracciati, ognuno perso nei propri pensieri, mentre sentivo contro l'orecchio il battito leggermente accelerato del suo cuore.
«Granger?»
Risposi con un impercettibile: «Mmh?», prima di sentire una sua mano sollevarmi il viso facendomi perdere il contatto con il suo petto.
«Sei sicura?»
Chiusi gli occhi un istante, lasciandomi avvolgere dall'odore della sua pelle, rendendomi conto che quello era proprio il luogo dove avrei voluto essere da tutta una vita: tra le sue braccia.
Riaprendo gli occhi mi persi nel suo sguardo e mi sporsi per dargli un delicato bacio a fior di labbra: «Sì».
Un lampo pieno di sentimenti che non riuscii a definire gli attraversò il volto e l'istante dopo mi trovai la bocca incollata alla sua.
Indietreggiammo piano, fino a trovarci accanto al letto, dove lui smise di baciarmi e appoggiò le mani contro la mia schiena, facendole scorrere lentamente verso il basso, prima di percorrere al contrario il percorso e di stringere tra le dita il primo dei dieci bottoni che chiudevano il mio vestito sulla schiena.
«Avrei preferito una chiusura meno complicata da slacciare», mormorò contro la mia tempia, depositandoci un bacio e facendomi voltare in modo da esporgli la schiena.
Bottone dopo bottone sentivo la pelle nuda della schiena colpita da brividi bollenti, dove le sue dita, nell'impresa di spogliarmi, mi toccavano.
Anche le sue labbra contribuirono a mandare la mia temperatura corporea alle stelle, dato che senza preavviso cominciarono a baciare e vezzeggiare piano la zona sensibile dietro l'orecchio e la nuca, prima di passare lentamente alla spalla destra, poi a quella sinistra.
Ero certa di avere il viso in fiamme, mentre non sapevo cosa fare e alla fine, per tenere occupate le mani, che continuavo a torturare conficcandomi le unghie nei palmi, le allungai dietro di me, raggiungendo i suoi capelli biondi e stringendoli per avvicinarlo ancora di più a me.
Era imbarazzante il mio respiro spezzato, ma tentai in tutti i modi di non pensarci, mentre percepivo chiaramente le dita di Malfoy tirare fuori dall'asola anche l'ultimo bottone e poggiare entrambi i palmi caldi contro la mia schiena esposta, prima di muovere le braccia verso l'alto e di agganciare con le dita le spalline del mio vestito per lasciare che cadesse a terra.
Il rumore sordo prodotto dall'abito che toccava il pavimento mi fece chiudere per un istante gli occhi, mentre le mani di Malfoy mi giravano verso di sé.
Ora eravamo faccia a faccia e, guardandolo negli occhi, vi lessi tutto il desiderio che nutriva nei miei confronti e sorrisi timidamente, imbarazzata di indossare solo un completino color ghiaccio che Ginny mi aveva rifilato appena eravamo entrate in camera con la scusa che era un'occasione importante e che dovessi essere raffinata anche nell'intimo.
In realtà ero certa che sospettasse che a Malfoy quella sera non sarei riuscita a dire di no.
Lo vidi socchiudere le labbra, come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma si bloccò di colpo, prima di avvicinarsi e di prendermi il viso tra le mani, dandomi un lieve bacio: «Sei bellissima».
E in quel momento non riuscii a non amarlo ancora di più per il modo in cui aveva detto quelle due semplici parole.
Fece un passo indietro e afferrò le mie mani, portandosele all'altezza del petto.
«Ora tocca a te».
Mi morsi piano il labbro, con l'intento di stuzzicarlo, mentre gli sfilavo la giacca del completo elegante facendola cadere a terra.
Mi concentrai poi sui bottoncini fin troppo piccoli ed insidiosi del gilet grigio e della camicia bianca che indossava sotto. Gli ricambiai il favore baciandolo a lungo sul collo, la mandibola e il petto che a poco a poco stavo liberando dalla costrizione dei vestiti.
Il sapore della sua pelle mi stava dando alla testa, ma con un briciolo di lucidità decisi di lasciargli un piccolo succhiotto in una zona piuttosto esposta del collo per vendicarmi di quello che lui mi aveva costretto a mostrare a tutta la scuola.
Sentendo il respiro accelerato di Malfoy e il modo possessivo in cui mi stringeva i capelli e un fianco mi sentii potente e desiderabile. Come era successo poco prima in quel bagno, avevo di nuovo la situazione in pugno e questo mi esaltava ancora di più.
Lasciai cadere a terra la camicia bianca e passai ai pantaloni, slacciandoli per poi farlo sedere sul letto e iniziare a slacciargli le scarpe e a togliergli i calzini.
Finsi di fare un'espressione di disgusto, anche se in realtà non sentivo nessun odore sgradevole provenire dai suoi piedi nudi, e ricevetti come risposta un'occhiata contrita che mi fece ridacchiare mentre lo facevo rialzare e gli abbassavo i pantaloni.
Ora indossava solo più un paio di boxer neri e la visione del suo corpo praticamente nudo mi mandò in defibrillazione il cuore.
Perfetto, era perfetto in ogni singolo dettaglio.
Gli baciai piano la bocca, allontanandomi quando tentò di aumentare il contatto, mentre passavo a baciargli piano il pomo d'Adamo.
Udii distintamente il suo gemito roco e sorrisi contro la sua pelle, mentre sentivo le sue mani abbassarsi per afferrare saldamente il mio lato B e avvicinare il mio bacino al suo.
L'erezione che sfregava contro il mio inguine appiccò un incendio in quella zona nascosta del mio corpo che nessuno aveva mai raggiunto, lasciandomi senza fiato.
Afferrai saldamente i suoi capelli e lo baciai, beandomi della sua lingua che giocava con la mia.
L'istante dopo le sue mani finirono entrambe sulla mia schiena e, mentre una saliva fino ad intrufolarsi dentro il reggiseno a balconcino, l'altra si preoccupò di slacciare quel pezzetto quasi invisibile di stoffa e pizzi.
Lasciai che me lo sfilasse, facendolo cadere a terra.
Non perse tempo e concentrò subito tutte le sue attenzioni sui miei seni, mentre io aumentavo la stretta delle mie mani tra i suoi capelli e mi inarcavo contro di lui.
Le sensazioni erano troppe e troppo intense per permettermi di pensare a qualcosa che non fosse il suo corpo contro il mio e le sue labbra intorno ad uno dei miei capezzoli.
Due secondi dopo mi ritrovai sdraiata sul letto, mentre Draco mi sfilava le scarpe col tacco e le poggiava a terra.
Rimanemmo fermi così a lungo, lui sopra di me che mi scrutava attentamente, facendo attenzione a non far toccare in nessun modo i nostri corpi, prima di abbassare le mani lungo i miei fianchi e di agganciare i lati delle mutandine, facendole scivolare con fin troppa lentezza verso il basso.
Non ebbi paura e questo mi stupì parecchio; le uniche emozioni erano una po' d'imbarazzo e fin troppo desiderio ed amore nei confronti del ragazzo che mi stava ancora scrutando, come se si aspettasse una mia fuga da un momento all'altro.
«Draco», mormorai, affondando le dita tra i suoi capelli e tirandolo verso di me per un lungo bacio.
Con quel semplice sfiorarsi di labbra tentai di fargli capire quanto l'amavo, quanto tenessi a lui e quanto stessi male al pensiero di non essere all'altezza di ciò che voleva.
Non ero la Parkinson e neanche la Davis o qualsiasi altra ragazza con cui era stato in passato.
Ero semplicemente la vergine Mezzosangue Granger.
E questo mi faceva sentire impreparata; la sensazione di non saper bene cosa fare mista a quella dell'imbarazzo mi fece rendere conto che quella era una materia su cui ero del tutto ignorante.
Sussultai quando le sue mani, dopo aver buttato le mutandine da qualche parte nella stanza, tornarono ad accarezzare con calma le mie gambe e quando una di esse si spostò nell'interno coscia feci scontrare d'istinto le ginocchia.
Gli occhi di Draco tornarono nei miei.
Questa volta sembrava confuso e contrariato dal mio gesto, ma non fece o disse nulla per un po', mentre mi scrutava attentamente in viso.
Allontanò le mani dal mio corpo, poggiandole ai lati del mio volto ed abbassandosi fino ad avere le labbra ad un centimetro scarso dalle mie.
«Vuoi che mi fermi?»
Quelle quattro parole, dette con una calma disarmante, mi fecero mordere forte il labbro.
Non volevo che smettesse, ma avevo bisogno che mi dicesse come comportarmi.
Scossi la testa: «No», la mia voce, roca e gracchiante mi fece vergognare, ma continuai a parlare: «Io, non so cosa fare e...»
Lo vidi sorridere e persi il filo del discorso quando una sua mano iniziò a sfiorarmi la guancia.
«Per una maniaca del controllo e dell'ordine così razionale come te dev'essere difficile non pensare, ma è proprio quello che ti chiedo: lasciati andare».
«Non è quello il problema».
Ansimai, e me ne vergognai, sentendo la sua mano accarezzarmi un seno.
«E qual è allora?»
«Dimmi cosa devo fare», sussurrai, piano, quasi timorosa che mi ridesse in faccia.
Il sorriso dolce che mi rivolse mi sciolse il cuore.
«Fai quello che faccio io».
Annuii e mi impegnai a ricambiare ogni bacio ed ogni sua carezza, anche se in maniera più impacciata rispetto alla sua disinvoltura.
Era bello stare così con Malfoy, stretta tra le sue braccia con la sensazione che quell'intimità non fosse abbastanza, persa nei miei pensieri eppure allo stesso tempo concentrata solo e soltanto sulle mani di Draco sul mio corpo.
Non volevo fermarlo, anche se avevo paura di essere solo una delle sue tante conquiste.
Quando sentii il suo bacino scontrarsi contro il mio in modo piuttosto esplicito mi resi conto di due cose: non aveva più addosso le mutande e i preliminari erano finiti.
Respirai a fondo, sentendo la sua fronte appoggiarsi alla mia e i suoi occhi fissi nei miei.
«Hermione».
Sentire il mio nome pronunciato dalla sua voce piena di desiderio mi riempì il cuore di gioia e il piacere provocato da quel suono attutì il dolore provato internamente durante la penetrazione.
«Va tutto bene?», mormorò contro le mie labbra, riempiendomi il viso, la bocca e il collo di baci leggeri.
Annuii, allentando la presa delle mie dita tra i suoi capelli e rilassando di poco i muscoli delle gambe che non mi ero nemmeno resa conto di aver teso.
Alla prima spinta mi inarcai contro di lui e mi resi conto di quanto tutto fosse perfetto e giusto.
Mi sentivo apprezzata, addirittura venerata per il modo in cui Draco continuava a fissarmi e a toccarmi.
Spingeva piano e sapevo perfettamente che si stava trattenendo e questo aumentò la sensazione di benessere, mentre sentivo il piacere iniziare ad espandersi come lievi onde che si infrangono lente sulla spiaggia.
Volevo con tutta me stessa dirgli "Ti amo", ma mi morsi forte il labbro inferiore per trattenermi, certa che non avrebbe apprezzato i miei sentimenti, timorosa che iniziasse a prendersi gioco di me.
Inutile, per quanto tenessi a lui, una parte profonda del mio essere, quella che era stata insultata proprio da lui per anni, era insicura e titubante di fronte ad ogni suo singolo gesto di gentilezza nei miei confronti.
Cancellai all'istante quei pensieri, stupita di esser riuscita a pensare a certe cose in un momento del genere, mentre mi concentravo su quanto fosse bello Draco in quell'istante.
Aveva il viso concentrato, eppure su di esso vi era un'espressione di puro piacere e beatitudine che addolciva le sue labbra in un sorriso dolce.
Gli occhi mi scrutavano, il suo petto si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro accelerato quanto il mio e le sue mani sembravano non riuscire a smettere di stringermi sempre di più.
Mi persi.
Non mi resi più conto del tempo che passava o del mondo addormentato dietro alla porta della camera di Draco.
Non esisteva più nulla, tranne noi due e il piacere che cominciava a crescere e a farmi contorcere sempre di più tra le sue braccia.
Raggiunsi l'orgasmo pochi istanti prima di lui, urlando il suo nome, sentendo chiaramente quella sensazione mai provata prima che mi scuoteva interamente con la forze di un'onda anomala.
Ero felice, stanca e piena di tutto quell'amore che mi stava sopraffacendo.
Continuammo a coccolarci per quelle che mi parvero ore.
Lui che mi accarezzava, passava le mani tra i miei capelli, spettinandomeli ancora di più oppure tentando invano di lisciarmeli.
Io ero ipnotizzata dai suoi occhi fissi nei miei, dolci e pieni di tenerezza.
Era la serata perfetta, vissuta con la persona perfetta.
Non parlammo quasi mai, sembravamo su un'altra dimensione dove le parole non servivano per comunicare, bastava scrutare nello sguardo dell'altro per avere una risposta a tutte le domande che si accavallavano pigramente nelle nostre menti.
Fu in uno di quegli istanti perfetti che mi resi conto di come i suoi occhi mi stessero comunicando un amore che non pensavo di poterci scorgere.
Non può essere, mi dissi, e infatti l'istante dopo i suoi occhi sembravano distanti e privi di quella scintilla di affetto che ero certa di aver visto.
Ma se era davvero amore quello che avevo letto... ?
Lo vidi aprire la bocca, ma poi richiuderla.
Compì quel gesto un paio di volte, prima di dire: «Sei pentita?»
Non mi aspettavo quella domanda e, in effetti, tra tutte quelle che avrebbe potuto porgermi quella mi sembrava la meno adatta, sembrava volesse ricordarmi chi era e come trattava di solito le sue care amiche di letto, ma non mi feci travolgere dal timore di essere una delle tante e scossi la testa.
«Non in questo momento», mormorai e mi sembrò la risposta più giusta che potessi dargli.
Forse un giorno lo sarei stata, forse il giorno del pentimento sarebbe stato proprio quello che ci avrebbe sorpreso appena ci fossimo svegliati, oppure sarebbe arrivato più avanti nel tempo... ma non potevo saperlo e in quel momento ringraziai di non avere "l'occhio interiore" di cui si vantava tanto la Cooman. Preferivo illudermi che quel giorno non sarebbe mai arrivato, che Malfoy un giorno svegliandosi si sarebbe reso conto di amarmi e di non volermi deludere mai...
Bastò la comparsa di un volto in un angolino della mia mente per spezzare quel mio ridicolo sogno ad occhi aperti.
Pansy Parkinson e quel contratto che li legava.
Inutile illudersi, quella odiosa strega non mi avrebbe mai permesso di rubarle il futuro marito.
Evitai il contatto con lo sguardo di Malfoy e affondai il viso contro il suo petto, inspirando a fondo il suo e il mio profumo mischiati insieme.
Cosa dovevo fare? Anzi, la domanda giusta era: come dovevo fare per evitare che la Parkinson mi portasse via Draco?
Baciai appena la zona sopra la clavicola di quel ragazzo imprevedibile che mi stringeva a sé e lo sentii chiaramente gemere come segno di approvazione.
Un sorriso malizioso, che avevo imparato a formare sulle mie labbra da poco, mi spuntò in viso.
E in quel momento feci un'altra promessa a me stessa: "Avrei fatto di tutto per far innamorare Draco Malfoy di me, qualsiasi cosa fosse in mio potere per impedirgli di lasciarmi e se avessi fallito sarei stata sola per il resto dei miei giorni".
Appena terminai quel pensiero sentii mancarmi il fiato, ma ero - come sempre - troppo orgogliosa per rimangiarmi la parola, anche se l'unica testimone di quel folle pensiero ero io stessa.
Mi scostai solo per premere le mie labbra contro quelle di Malfoy.
Con quel gesto suggellai in definitiva quella stupida promessa.
"Hai vinto, sono tua, anima e corpo, ma prima o poi sarai solo mio anche tu."

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