14. Before party
Quando tornai nella sala comune di Grifondoro e mi sedetti sul divano davanti al fuoco, occupando il posto vicino a Ginny, mi sentivo quasi fluttuare nell'aria dalla serenità che provavo.
Ero stata più di venti minuti da sola con Malfoy in quel corridoio dei sotterranei, dove ci eravamo baciati e avevamo chiacchierato a lungo.
Sentivo ancora il cuore battere all'impazzata, le gambe molli e le labbra gonfie.
Fissavo senza davvero vederlo il fuoco acceso nel camino davanti a me, mentre ricordavo ogni singolo istante.
«Bella dama? Ho sentito bene?», gli avevo chiesto ridacchiando, giocando ancora con i suoi capelli chiari e lisci, così diversi dai miei.
Sorrise, accarezzandomi il volto: «Era un modo di dire...»
Lo fulminai con lo sguardo, tirandogli un pugno nemmeno troppo forte al braccio.
«Mi vuoi uccidere?», chiese, coprendosi la parte lesa.
Cercai di trattenermi, ma alla fine gli feci la linguaccia, comportandomi proprio da ragazza matura e responsabile quale ero...
Lo sentii ridere forte, prima di allungare una mano per farmi il solletico sulla pancia.
Provai ad allontanarlo, mentre lo pregavo di smetterla, ma ogni mia parola o gesto furono inutili e mi ritrovai a contorcermi come un'anguilla tra le sue mani nel tentativo di sfuggirgli.
Quando riuscii a liberarmi incominciai a correre, imboccando dei corridoi a caso e sentendo chiaramente i suoi passi dietro di me.
Ridevo come una bambina, nemmeno mi ricordavo un momento altrettanto spensierato, mentre provavo a nascondermi in una nicchia e aspettavo che si avvicinasse per spaventarlo.
Avevo il cuore a mille, il fiato corto e le guance in fiamme, quando uscii dal mio covo e gli saltai addosso, rischiando di far cadere entrambi a terra.
Studiai a lungo il suo aspetto, i suoi capelli spettinati, le sue gote leggermente più rosate del solito, gli occhi che parevano luccicare nella penombra di quei corridoi, le sue labbra dischiuse mentre riprendeva fiato.
Merlino, poteva esistere un ragazzo più bello?
«Presa», mormorò, stringendo le mani intorno ai miei fianchi.
Scossi la testa: «Sono io che ho preso te».
Mi baciò la punta del naso e poi le labbra, piano, con una lentezza quasi esasperante, mentre sentivo le sue dita percorrere la mia schiena.
Avrei tanto voluto vivere in quell'istante per l'eternità.
Smisi di pensare, smisi di chiedermi che cosa ci fosse realmente tra di noi, se fossimo davvero una coppia, se mi stesse solo prendendo in giro o se lo faceva solo per aggiungere il mio nome alla lunga lista di ragazze che gli erano cadute ai piedi, innamorandosi di lui.
Ogni singolo istante scomparso, fino a quando...
«Dray!»
Era stata una voce femminile ad emettere quell'urlo scandalizzato e Malfoy ed io ci separammo subito, voltandoci entrambi alla nostra destra, dove una sconvolta Pansy Parkinson ci stava fissando con gli occhi fuori dalle orbite.
«Cosa vuoi?», disse con tono scocciato Draco, riservandole uno dei suoi sguardi impassibili.
«Non ci posso credere! Ma allora tu stai davvero con la Mezzosangue Granger!»
«Non vedo come la cosa possa interessarti», rispose Malfoy, stringendo la presa sui miei fianchi.
«Come puoi dire una cosa simile Dray? Lo sai perfettamente che io ci tengo a te e che non vorrei mai che questa storia potesse giungere alle orecchie sbagliate...»
Lo scatto di Malfoy mi fece sussultare, mentre mi lasciava andare e si avvicinava con fare minaccioso alla Parkinson, che sembrava fissarlo con uno sguardo di sfida.
«Penso che tu, allo stesso modo, non voglia che io distrugga quello stupido pezzo di carta che ci lega».
Non capii subito quelle parole, elaborandole nella mia mente a lungo, mentre i due Serpeverde sembravano combattere una guerra di sguardi, ma quando ne compresi il senso, sbiancai.
Ricordai un pettegolezzo che mi aveva raccontato Ginny all'inizio dell'anno, prima che la storia della scommessa avesse inizio: «Ho sentito dire da Calì, che il padre di Malfoy e quello della Parkinson hanno deciso che alla fine della scuola, quindi tra due estati i loro cari figli si sposeranno! Io fossi stata nei panni di uno dei due mi sarei opposta in ogni modo! Calì però mi ha detto che Malfoy sta continuando a passare le serate con streghe diverse dalla sua fidanzatina, quindi è possibile che sciolga il contratto prima o poi anche perché, insomma, la Parkinson è proprio insopportabile!»
Quindi quei due erano...
«So qual è il mio posto, Dray, cosa che non si può dire certo dei Mezzosangue!»
La Serpeverde mi lanciò uno sguardo che la diceva lunga su quello che pensava di me e mi sentii all'istante una bambina di due anni minacciata dalla strega cattiva.
«Vattene, Pansy», disse con tono burbero Malfoy.
Il suono dei tacchi della ragazza si andò attenuando mano a mano che si allontanava, mentre io mi rendevo conto di essere gelosa di quella stupida arpia e della sua possibilità di...
«Granger?»
Alzai lo sguardo verso Malfoy, che era tornato vicino a me e, anche se avrei voluto scaraventargli addosso tutta la sofferenza che provavo in quel momento, mi trattenni, riuscendo anche a sorridergli.
«Ora non dovrebbe più darci fastidio», mormorò, prendendomi il viso tra le mani e baciandomi la fronte.
«Di che pezzo di carta stavi parlando, Malfoy?»
Lo vidi sussultare alle mie parole e, anche se sapevo perfettamente la risposta alla mia domanda, volevo vedere se lui sarebbe stato sincero o meno.
«Nulla d'importante», disse e nel suo viso scorsi qualcosa che non mi aspettavo di trovare: paura.
La domanda ora era: che cosa temeva? Che io lo venissi a scoprire? Che io lo sapessi già? Cosa?
L'aria tra di noi era diventata troppo tesa e non riuscivo più a sopportarlo, così alla fine decisi di scacciare tutte quelle domande e i problemi per quando sarei stata da sola in camera mia quella sera.
Gli sorrisi: «Non avrei mai pensato che l'impassibile e crudele Draco Malfoy si facesse chiamare Dray»
Lo vidi fare una smorfia, mentre io ridevo di gusto.
«Ti stai divertendo?»
Io annuii, prima di fingere di tornare seria: «Dimmi la verità, preferisci Dracuccio, vero?»
«Vuoi la guerra?», mi chiese con aria minacciosa e io sorrisi maliziosa: «Non so se ti conviene», dissi: «In fondo l'ultima volta che ho agito seguendo i miei istinti maneschi ti ho quasi rotto il naso...»
Lui mi studiò con un sopracciglio alzato, quasi volesse farmi capire che non mi vedeva come una grande minaccia.
«Paura, Malfoy?»
«Ora mi rubi anche le battute?», chiese, posando la mano sul mio sedere e aumentando appena la presa.
«Sai una bambina cattiva», quel mormorio all'orecchio fu accompagnato da una sculacciata sul mio gluteo destro che non mi aspettavo.
«Ahi!», esclamai, allontanandomi e guardandolo con un misto di sorpresa e fastidio.
Lo sentii ridere e mi persi a contemplare il suo viso rilassato.
Per l'ennesima volta mi chiesi se potesse davvero essere tanto bravo a mentire. Era possibile che ogni parola detta fosse stata una bugia? Sembra così spensierato, così felice, così sincero.
«Dimmi la verità», mormorò avvicinandosi: «Ti piace il sesso violento?»
A quelle parole sbiancai all'istante, prima di arrossire fino alla punta dei capelli.
E chi si sarebbe mai aspettato una tale schiettezza?
«C-cosa?!»
Lo vidi ridere ancora di più e tentai di colpirlo, sentendomi presa in giro da quel Furetto.
«La tua faccia, ahaha, è stupenda! Ahahah!», si lasciò cadere a terra, sedendosi a gambe larghe.
Quel Malfoy così spensierato era così sconvolgente che mi ritrovai a ridere con lui, seduta tra le sue gambe e mi chiesi quanto sarei riuscita a resistere a quel suo lato così spontaneo senza innamorarmi.
«Non hai risposto però», disse, affondano il viso nel cespuglio composto dai miei capelli.
Lo sentii inspirare a fondo, mentre io arrossivo nuovamente.
«Ti risponderei, ma non lo so. Insomma, io non ho mai...»
Ci guardammo negli occhi e lessi la sorpresa nei suoi occhi: «Mai, Granger?»
«Mai», ammisi e vidi una scintilla nei suoi occhi che classificai come genuino stupore.
«È un problema?», chiesi, fissando imbarazzata il pavimento.
«Che cosa? No».
Arrossii di nuovo, mentre mi alzavo e gli porgevo una mano per aiutarlo e lui strinse le mie dita alle sue per tornare in piedi, di fronte a me.
«Pensavo che...», iniziò a dire, ma si bloccò subito, scuotendo forte la testa: «Lascia perdere».
Avrei voluto insistere, curiosa come non mai di sapere cosa stava per dire, ma lui sembrava irremovibile.
«Come ti vesti questa sera?», chiese, cambiando totalmente discorso.
«È una sorpresa!», dissi, facendogli l'occhiolino.
«Posso almeno sapere il colore dell'abito?», chiese, mentre camminavamo senza meta per i corridoi.
«Forse...»
«Come "forse"?», domandò con tono scherzoso, pizzicandomi il fianco con le dita.
«Ahi!», dissi, tirandogli una manata poco femminile sul braccio più vicino.
Lo vidi fare una smorfia: «Tu proprio non sai contenere il tuo istinto manesco e la tua forza...»
Gli feci la linguaccia, prima di sentire la campana della scuola rintoccare.
Erano le cinque...
Le cinque?!
«Oh, cavoli! Devo andare, se no i miei amici mi daranno per dispersa!», esclamai, lanciandogli però uno sguardo dispiaciuto.
Avrei voluto rimanere ancora con lui a scherzare, giocare come dei bambini e baciarci.
«Certo, ti aspetto fuori dalla torre dei Grifondoro alle sette e mezza, va bene?»
Annuii: «Perfetto, a dopo!»
Stavo per svoltare l'angolo e perderlo di vista quando mi ricordai della sua domanda senza risposta, così mi voltai e gli urlai: «Verde muschio!»
Lo vidi aggrottare le sopracciglia, prima di sorridere e farmi un cenno con la mano per salutarmi.
Ed ora ero lì, seduta davanti al camino della sala comune dei Grifondoro a sorridere come una cretina al nulla, pensando a tutto quello che era successo, ma evitando accuratamente la parentesi Pansy Parkinson che preferivo affrontare in un altro momento.
«Hermione?»
Mi voltai verso Ginny, dedicandole uno dei miei sorrisi migliori, mentre lanciavo uno sguardo al libro che stava leggendo: «Storia della Magia? Ti serve una mano?»
Ginny alla mia domanda sbarrò ulteriormente gli occhi, fissandomi come se fossi stata un'aliena indesiderata.
«Herm, ma cos'è successo? Fino a qualche ora fa eri uno zombie vivente!»
Sorrisi alle parole della mia amica, cominciando a raccontarle per filo e per segno cosa era successo dopo pranzo: dell'incontro con Luna in biblioteca, dei suoi consigli, di Malfoy e Mclaggen che litigavano, dei momenti passati con Draco, dell'arrivo della Parkinson, fino ad arrivare al saluto tra me e Malfoy.
«Wow, e tutto questo è accaduto in un solo pomeriggio?»
Risi alle sue parole, chiedendole cosa avesse fatto lei.
Le vidi fare una smorfia, prima di iniziare a raccontare: «Beh, io questo pomeriggio ho litigato con Ron a causa di quell'oca della Brown, poi ho "per sbaglio" trasfigurato una piuma in uno scarafaggio che ho "casualmente" fatto scivolare nella sua borsa, ho chiesto a Paciock di venire con me alla festa di Lumacorno, ma lui mi ha dato buca perché preferisce passare la serata con il suo stupido rospo, ho ripiegato su Finnigan, ma lui ha organizzato una sfida a scacchi con il mio caro fratellino per questa sera, quindi anche lui mi ha detto di no. Alla fine ho deciso di venire da sola».
Analizzai le parole di Ginny, trattenendo le risate che mi erano sorte spontanee quando aveva raccontato dello scherzo alla Brown e del programma di Neville per quella sera.
«Beh, devo dire che anche tu non sei rimasta a girarti i pollici», le feci notare, facendole l'occhiolino.
La sua risata cristallina incrementò la mia felicità, prima che si bloccasse di colpo, afferrandomi il gomito e stringendo le dita senza farmi troppo male.
«Ti rendi conto che sono le cinque e mezza?! Abbiamo solo due ore per farti diventare irresistibile!»
Arrossii, ripensando all'ultima volta, quando aveva provato a trasformarmi in una escort.
«Non ce n'è bisogno...»
«Lo so che non ce n'è bisogno, dato che Malfoy ti sbaverebbe dietro comunque, ma io mi diverto troppo a torturarti!»
Mi chiesi come avesse fatto il Cappello parlante a smistarla a Grifondoro, quando spesso avrebbe potuto competere in fatto di crudeltà ed inganni con i Serpeverde, poi alcune delle sue parole mi fecero sussultare: «Malfoy non mi sbava affatto dietro!»
La vidi sollevare teatralmente un sopracciglio e lanciarmi uno sguardo che sembrava volermi trasmettere tutta la sua perplessità, tanto che sopra la sua testa potevo leggere ad intermittenza e a caratteri cubitali sei semplici parole: "MI STAI PIGLIANDO PER IL CULO?"
Sbuffai, lanciando un'occhiata al fuoco che scoppiettava davanti a noi, prima di alzarmi in piedi: «Prima inizia la tortura prima finisce, no?», le dissi, facendole intendere che ero disposta a farmi trattare come una bambola priva di volontà per le successive due ore.
Al suo urletto pieno di felicità molte teste si voltarono a fissarci e tra di esse c'era anche quella di un confuso Harry Potter, che ci lanciò un sorriso di quelli sinceri e privi di ombre che lo caratterizzavano.
Mentre salivamo le scale mi scrissi un immaginario promemoria in testa: "Trovare un modo per avvicinare Harry e Ginny alla festa di quella sera".
***
Alle sette e quindici ero pronta.
Ginny era rimasta minuti interi a sistemarmi trucco, capelli e abbinamenti di gioielli che io non avevo minimamente seguito, certa che non ci avrei capito nulla in qualsiasi caso.
«Siamo bellissime!», disse, lisciandosi ulteriormente all'altezza dei fianchi il tubino color pesca che aveva deciso di indossare, mentre mi lanciava uno sguardo orgoglioso.
Io ero ancora piacevolmente sorpresa dal lavoro di Ginny su di me, di come mi aveva sistemato i capelli in un semplice chignon e mi avesse truccato sfumando degli ombretti sugli occhi, un po' di mascara, un rossetto color nude opaco e una Crema-Copri-Imperfezioni sul viso.
«Andiamo?»
Io annuii distrattamente, mentre sfioravo con le mani il mio vestito color verde muschio, che si stringeva in vita per poi allargarsi maggiormente sui fianchi, soppesando le mie gambe scoperte dal ginocchio in giù e le scarpe nere col tacco non troppo alto.
Scendemmo le scale lentamente, mentre lei continuava a chiedermi spiegazioni su quello che era successo quella mattina con Malfoy, mentre io mandavo mentalmente una maledizione a Zabini che quella mattina non era stato in grado di stare zitto.
Appena scendemmo le scale incontrammo Harry che, solitario, si stava sistemando la giacca del suo abito elegante.
Sorrisi e incominciai con il mio piano "Far-mettere-insieme-Ginny-ed-Harry", incitando i miei due amici ad andare insieme, dato che erano entrambi senza partner.
Rimasi ad osservare le loro espressioni imbarazzate ma piene di dolcezza e, quando alla fine la mia migliore amica prese il braccio che il mio migliore amico le stava porgendo capii che non ci sarebbe voluto molto prima che i due capissero che i loro sentimenti nei confronti dell'altro erano ricambiati.
Usciti dalla Torre di Grifondoro, li salutai, dicendo loro che li avrei raggiunti poi col mio cavaliere.
Allo sguardo adombrato e teso di Harry risposi con un sorriso, per rassicurarlo che non c'era nulla di cui preoccuparsi, ma in fondo potevo capire benissimo il suo odio per Malfoy, dato che fino a poche settimane prima era lo stesso che sentivo anche io.
Quando rimasi finalmente sola mi resi conto che non c'era nessuno in giro e capii che dovevano essere tutti già in Sala Grande a mangiare.
Ignorai il mio stomaco che per pochi secondi sentii brontolare rumorosamente, sperando che non mi facesse fare brutte figure davanti al mio cavaliere.
Avevo appena finito di formulare quel pensiero, quando vidi spuntare la figura alta di Malfoy, vestito con un abito elegante molto simile a quello di Harry, ma con un taglio maggiormente raffinato. Mi chiesi quanto dovesse essergli costato un abito del genere, prima di perdermi a pensare a quanto avrei voluto passare la serata sola con lui, a ridere e a baciarci come quel pomeriggio, invece che andare alla festa di Lumacorno.
Appena mi raggiunse, Malfoy, mi prese con dolcezza la mano, lanciandomi uno dei suoi soliti ghigni, mentre vi depositava un bacio impalpabile.
Lo vidi aprire bocca per dire qualcosa, ma alla fine la richiuse, prima di avvicinarsi e di sussurrarmi direttamente all'orecchio, dove il suo respiro mi faceva il solletico: «Sei bellissima, questa sera temo che dovrò schiantare parecchie persone per evitare che facciano maliziosi pensieri su di te...»
«Ti toccherà auto-schiantarti allora...», mormorai, permettendogli di passare le braccia intorno alla mia vita.
«Perché dovrei? Sei la mia dama, quindi ho il diritto di fantasticare su di te...»
Ridacchiai, incerta su come comportai, mentre mi impegnavo a nascondergli lo sguardo colmo di sincero affetto - se non addirittura amore - che sapevo avere stampato in volto.
*****
NOTE (27/06/20):
La prima precisazione che mi sento di fare in questo capitolo riguarda nuovamente la violenza, Hermione colpisce Draco per scherzo, rimane comunque violenza, ma in questo caso non mi sento di condannarla troppo, immagino capiti a tutti di colpire per scherzo qualcuno, non quindi con l'intento di fare male.
La seconda è sempre la solita questione Hermione uguale oggetto sessuale, infatti Draco dice di voler schiantare chiunque posi gli occhi su di lei alla festa, sempre perché questa è possessività e non una gelosia sana.
Altra cosa, mi dispiace per il cringe che permea in quasi ogni capitolo, sette anni fa pensavo di star scrivendo una dramione interessante e diversa dalle altre. Non potevo essere più lontana dalla verità, solo ora me ne rendo conto.
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