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Inutile dire che sabato notte non ho dormito.
Non ho fatto altro che rigirarmi nel letto tutto il tempo, controllando continuamente il cellulare in attesa di un qualche messaggio da Marcus.
Che alla fine è arrivato. Alle sei del mattino mi scrive
Marcus: sono in aeroporto ancora a Stoccolma, ma con il pensiero sono già li insieme a voi. Sto arrivandoooo!!
Sembra tutto così irreale. È entrato nella mia vita da un giorno, e già mi regala emozioni.
Mi addormento praticamente subito dopo aver letto il suo messaggio.
-Ehi, tesoro- sento la voce di mio padre che mi chiama -Devi alzarti, altrimenti rischiamo di fare tardi..-
-Ancora dieci minuti papà...- Mi lamento girandomi nella direzione opposta e tirando su le coperte -ho sonno-
-Lo so che hai sonno, ma Marcus fra meno di due ore ci aspetta...- come sento il nome di mio fratello scatto a sedere sul letto come una molla più sveglia che mai.
Improvvisamente una strana angoscia si impossessa di me. E se non gli dovessi piacere? Se una volta qui con me e mio padre si dovesse rendere veramente conto della scelta dei miei genitori, cosa farei? Riuscirò ad essere abbastanza perfetta?
-Che ti prende Greta?- mi chiede mio padre sedendosi sul bordo del letto. Lui ha la capacità di riuscire a leggermi come una libro aperto.
-Ho un po paura- spiego senza tanti giri di parole, con lui sarebbero inutili.
-E di cosa?- chiede guardandomi stupito
-Di non essere abbastanza perfetta quando mi vedrà la prima volta, di non piacergli, ho paura che se la prenda anche per l'adozione....- dare voce ai miei pensieri mi solleva in minima parte da quello che sento.
Mio padre si fa più vicino e mi mette una mano sulla spalla -Le tue sono tutte paure infondate...devi essere te stessa, e vedrai che tutto andrà bene-
Certo, mio padre non è uno che si perde in mille chiacchiere: lui va dritto al nocciolo della situazione e ti dice ciò che pensa. Il più delle volte si rivela anche veritiero e funzionante...penso sia sopratutto per questa qualità che mia madre si sia innamorata di lui.
-E se non dovessi avere ragione?- scosto le lenzuola dalle mie gambe ed esco dal letto rabbrividendo per il contatto con il pavimento gelido.
-Quante volte mi sbaglio?- mi chiede di rimando lui
-Una su cinque?- tento
-Diciamo anche una su quindici- risponde alzando si dal letto e andando alla porta della stanza -Vado a fare il caffè. Abbiamo poco tempo prima di dover partire-
Mentre lo sento sento scendere al piano inferiore, io mi precipito in bagno e incomincio i soliti rituali di ogni mattina.
-Abbiamo non più di dieci minuti- mi avvisa mio padre quando entro in cucina. Il tempo è la sua fissazione: rispetta i programmi che si è fatto al secondo. Oggi ha deciso di partire alle 8.30, non un minuto prima e non un minuto dopo. E così si farà, ho abbastanza anni di esperienza per sapere che su questo argomento lui non transige.
-Mi basta la metà del tempo e sono in macchina..- rispondo sedendomi a tavola davanti alla mia tazza
-Non ci credo- dice imitandomi
-Scommettiamo?- lo osservo con un sopracciglio alzato in segno di sfida
-Ok...- accetta gongolante -Alle 8.25 devi essere seduta in macchina- nei suoi occhi leggo la certezza della vittoria.
-Andata!- metto lo zucchero nella tazza e incomincio a mescolare. Ho imparato a prendere questa sua fissazione con filosofia, così lui non si arrabbia e io mi diverto ogni volta.
In pochi istanti la mia tazzina è vuota postata nel lavello, e io sto correndo al piano di spora di fretta, dove mi lavo i denti e mi pettino ancora una volta. Agguanto la borsa posata sulla scrivania e corro nuovamente al piano inferiore dove infilo le mie Converse ormai in età da pensione. Quando salgo in macchina la prima cosa che faccio è pescare il telefono dalla borsa e guardare l'ora: 8.25....perfetta!
Poco dopo anche mio padre esce da casa, e quando mi raggiunge in auto sorride -Devo ammettere che questa volta proprio non ci avrei sommesso- inserisce la chiave nell'accensione e avvia la macchina.
Mentre fa manovra nel vialetto, compare la figura di una mia amica davanti al cancello. E insolito che a quest'ora lei si presenti qui, dovrebbe essere a lavoro.
-Alessia...- dico una volta che l'auto è al suo fianco.
-Ehi Greta...volevo passare un po di tempo con te ma vedo che vai via con tuo padre...- nessuno dei miei amici sa niente di questa storia, da quando mia madre è mancata mi sono allontanata ulteriormente da loro.
-Già, abbiamo un impegno importante...- voglio essere il più vaga possibile
-Marco è preoccupato per te..-continua lei -veramente tutti lo siamo, rispondi raramente ai nostri messaggi, ignori le nostre chiamate...che ti succede Greta? Perchè non parli con noi?- non lo so neanche io il motivo, quindi mi limito a stare zitta e spostare lo sguardo sulle mie mani che in questo momento sono la cosa più interessante di tutto quello che mi circonda.
-Non ti chiudere così...vogliamo solo aiutarti- la conosco dalle elementari, quindi so che non si fermerà fin che io non cedo o lei non avrà una risposta soddisfacente
-Non lo so Alessia...non so cosa risponderti sinceramente...- riporto l'attenzione su di lei e noto che non è per niente convinta.
-Possiamo passare questo pomeriggio? Verremmo io, Marco e altri due, tre della compagnia..così stiamo un po insieme...- chiede avvicinandosi di più al finestrino della macchina
-Abbiamo una persona per casa veramente, non mi sembra il caso...scusa-
-Non ci fermiamo tanto...-insiste
A questo punto non mi resta altro che girarmi verso mio padre e supplicarlo con lo sguardo. Non so come tirarmi fuori da questa situazione oltre al fatto che stiamo facendo tardi.
-Alessia mi spiace essere scortese...- interviene finalmente mio padre -ma stiamo facendo tardi- quest'uomo deve aver veramente un qualche tipo di collegamento telepatico con me, ci è bastato un solo sguardo per capirci -e comunque la sua non è una scusa, questo pomeriggio abbiamo veramente una persona come ospite...-
-Non si preoccupi- Alessia sorride in modo cortese e per niente falso a mio padre -non vi trattengo oltre....Greta...ci sentiamo ok?-
-Certo....- rispondo mentre mio padre parte. Non so se risponderò ai suoi messaggi sinceramente, ma sono sicura che lei non mollerà.
Io e mio padre passiamo la seguente ora è mezza nel più totale silenzio; nessuno dei due parla. Probabilmente i nostri pensieri convergono nello stesso punto, ma le preoccupazioni sono diverse.
Arriviamo in aeroporto con un quarto d'ora di anticipo rispetto all'atteraggio di Marcus.
-Lo vuoi un caffè?- mi domanda mio padre
- No grazie, sono già abbastanza nervosa ed agitata. Se ora bevessi anche il caffè non so proprio cosa ne verrebbe fuori di me-
-Come vuoi tesoro...- lui si avvicina al bancone di un piccolo bar e si prende qualcosa da bere, mentre io nel frattempo mi giro verso uno schermo li vicino e osservo le partenze e gli arrivi.
Quando sul volo da Stoccolma compare la scritta "atterrato" il mio cuore perde un battito.
-Papà...papà...- lo chiamo
-Che c'è?!-
-È atterrato- annuncio con un filo di voce
-Ne...ne sei sicura?- in un istante si precipita al mio fianco e si mette anche lui a leggere le scritte che continuamente cambiano sullo schermo.
Come a voler dare conferma; mi arriva un messaggio di mio fratello
Marcus: atterrato...siete già arrivati voi?
Io: Sì, ti stiamo aspettando da un momentino...sono agitatissia
Marcus: ritiro il bagaglio ed esco. Non dirlo a me, mi tremano le mani che quasi non riesco a tenere la valigia.
Mi fa piacere di non essere la sola.
Con mio padre ci avviciniamo a quella che dovrebbe essere l'uscita e aspettiamo.
-So che tua madre non avrebbe voluto - dice ad un tratto rompendo il silenzio -Ma sono contento invece che tu lo abbia fatto, sento un po meno pesante anche il peso che avevo sul cuore-
Mi fa tenerezza mentre lo dice; sento di dargli finalmente un po' di gioia dopo tanto tempo.
Le prime persone incominciano ad uscire dalle porte scorrevoli davanti a noi attirando la nostra attenzione.
Sento un esercito di farfalle agitarsi nel mio stomaco serrato, finalmente il momento è arrivato.
Scruto attentamente tutte le persone che ci passano davanti, giovani, anziani, famiglie...ma quando vedo lui tutto sembra fermarsi.
Mi salgono le lacrime agli occhi, e mi si blocca il respiro.
Anche lui si ferma a guardarci dalla porta, e dopo quelli che sembrano minuti si avvicina a noi con un mezzo sorriso.
Lascia le maniglie delle valigie e mi stringe in un abbraccio. Sono contenta abbia preso lui l'iniziativa, anche perché sicuramente io sarei rimasta a fissarlo come un imbecille.
Nonostante però all'apparenza mi sembri sicuro di sé, dal tocco tremolante della sua mano, riesco a percepire tutta la sua emozione.
Mentre si stacca da me è abbraccia mio padre ho modo di osservarlo meglio. È più alto di me di circa venti centimetri, è magro e ben proporzionato.
Il suo viso si può dire che è il mio, solo con i lineamenti un po' più maschili; anche un cieco vedrebbe che siamo gemelli.
-Non mi pare vero di essere qui con voi...se mi fermo a pensare un momento che solo ieri mattina ho trovato il tuo messaggio...sembra impossibile- dice con voce tremolante
Mi asciugo le lacrime che scorrono sulle mie guance, e un po impacciata gli sorrido -Lo è anche per noi Marcus...-
-Però...da quello che mi avete detto ieri non siamo al completo...vero?- chiede osservando mio padre
-No, manca ancora un fratello all'appello...- rispondo
-Recupereremo anche lui, però adesso andiamo in un luogo più tranquillo. Ho così tante domande e così tante cose da raccontarvi che penso non mi basti la settimana che sto con voi...-
-Stai con noi una settimana?!- chiedo sbalordita
Marcus mi fa un cenno affermativo con la testa mentre prende le valige che poco prima aveva abbandonato dietro di sé.
Ora come ora mi sembra tanto una settimana, ma so che in realtà non è niente. Una settimana è troppo poco per conoscere una persona, ma me la farò bastare, magari poi andrò io a trovarlo.
-Andiamo ragazzo...- mio padre prende una valigia dalle sue mani e si dirige all'entrata.
Non voglio pensare alla sua partenza tra una settimana, voglio solo godermi il tempo con Marcus il più possibile.
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