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Appena entro in camera accendo il computer, e mentre osservo lo schermo accendersi vado all'armadio ad angolo a pescare una maglietta più carina di quella sbiadita che indosso, e magari anche meno stropicciata.
Butto quella usata dentro il mobile, e dopo averlo chiuso corro in bagno a guardarmi allo specchio.
Ho un aspetto orribile. I miei capelli sono tutti spettinati, e la mia faccia mostra ancora i segni del sonno e del cuscino, nonostante la meravigliosa notizia di poco prima.
Mi do una sciacquata alla faccia con dell'acqua fresca, e mi pettino i capelli a qui devo dare decisamente una sistemata.
Sono lunghi fino alla vita, lisci e con le punte viola. Con il mio moro stanno decisamente bene, ma è arrivato il momento di cambiare.
Quando rientro in camera mia, trovo mio padre seduto davanti al computer pronto.
Si è messo anche lui una maglia pulita e dato una sistemata veloce.
-Sei pronta?- mi chiede
Fisso lo schermo del computer ormai acceso in cerca di una risposta. Dire che sono pronta è eccessivo. È successo tutto troppo in fretta forse, all'improvviso.
-Non lo so...però ci siamo dentro no?- chiedo mentre mi avvicino a lui e prendendo il mouse vado sull'icona di Skype.
-Siediti tu davanti al computer...- mio padre si alza lasciandomi il posto sulla sedia.
Apro Skype, e il mio cuore incomincia subito a galoppare.
Passano pochi istanti, e una videochiama appare sul monitor.
Con mano tremante accetto.
In un primo momento sullo schermo compare subito l'immagine sfocata di Marcus, e piano piano si fa chiara e limpida
Ci fissiamo in totale silenzio per quelli che mi sembrano minuti.
Siamo uguali. Me sembra di vedermi allo specchio quasi.
-Ciao..- mormora in Inglese
Oddio! Adesso tocca parlarlo pure a me. E io mi vergogno tremendamente, è insolito, ma io sono così.
-Ciao...- rispondo con un timido sorriso.
-Che stai?- chiede
-Bene, tu?- finalmente sorride anche lui, e a me quasi mi si ferma il cuore.
La sua bocca prende la stessa piega della mamma.
-Molto bene...sono minimo cinque anni che vi cerco, e riuscire a trovarvi è...un sogno che si avvera!- con la coda dell'occhio vedo mio padre asciugarsi le lacrime.
Lui non è nell'inquadratura della mia videocamera, ha preferito starsene in disparte e osservare la scena.
Chissà cosa avrebbe fatto la mamma se fosse stata con noi. Forse niente, perché lei non me lo avrebbe detto come invece ha fatto papà.
-Perché non riuscivi a trovarci?- chiedo senza sapere cosa dire. Questa situazione mi sembra così irreale.
-Perché i nostri genitori hanno fatto un adozione anonia- Non sta parlando di mia madre e mio padre. Non può essere. Loro sono sempre stati così amorevoli con me e con i miei cugini.
Già mi sembra impossibile che abbiano fatto un adozione, figuriamoci anonima.
Non volevano proprio che lui li trovasse.
-Tu vivi con loro?- mi chiede quando vede che non gli rispondo -Raccontami qualcosa...quani anni hai?-
-Io..- sospiro e mi copro la faccia con le mani -Scusa, e che...è stato parecchio difficile accettare che mamma e papà ti abbiano dato in adozione...e ora sapere che era pure anonima, mi fa pensare che allora non sono quelli che ho sempre creduto fossero-
-No, non dire così...ascolta Greta...io non li conosco, ma sono sicuro che se lo hanno fatto è per un motivo preciso...non prendertela con loro- mi fa piacere però sapere che non porta rancore verso i miei.
-Avevano problemi economici, e non potevano tenerci tutti e due- dico togliendo le mani dalla faccia guardandolo.
-Quindi se te ti hanno tenuta...perché mi è parso di capire questo...significa che tu sei più grande?-
-No Greta, tu sei la più piccola di un minuto e mezzo- bisbiglia mio padre al mio fianco
-Sono più piccola di te- riporto la notizia a Marcus
Mio padre non parla Inglese, però riesce a capirle alcuni stralci di conversazione.
-Non capisco...allora...mi hanno dato in adozione che ero già grandino? Ho vissuto per un po' con loro?!- Sul suo volto è dipinta la confusione
-Siamo gemelli- subito la sua espressione cambia. La gioia sostituisce ogni altro sentimento.
-Gemelli?!- chiede quasi incredulo
-Si!- dico accennando un sorriso
-Non ci credo...ecco perché ci assomigliamo così tanto- avvicina il volto all'obiettivo rendendo leggermente distorta l'immagine -Ma quindi io sono il maggiore?-
Mi giro verso mio padre e aspetto una sua risposta, che però non arriva.
-Cosa gli dico?- chiedo
-Non ho capito che ti ha chiesto- mio padre mi fissa come uno sguardo leggermente perso.
-Vuole sapere se è il maggiore...- ripeto la domanda di Marcus in italiano
-Con chi parli?!- mi chiede intanto il ragazzo dalla parte opposta dello schermo.
-Con papà- rispondo velocemente e senza degnarlo di uno sguardo
-No, lui è quello in mezzo. Prima è nato Adam-
-PAPÀ È LI CON TE?! PERCHÉ NON ME LO HAI DETTO?!- Si avvicina ancora di più allo schermo, sembra quasi che lo voglia attraversare per venire qui con noi.
-Voleva che prima ci parlassimo noi due...comunque dice di no, che tu non sei il maggiore, ma Adam...che sarebbe-
-Aspetta- mi interrompe -Stai dicendo...stai dicendo che abbiamo anche un altro gemello?-chiede
-Si, esatto..- È strano pensarlo, figuriamoci a dirlo ad alta voce. È un mese che queste frasi girano nella mia mente, e ora mi sembra una cosa irreale pronunciarle ad alta voce.
-Potresti aspettare un momento?- Marcus allontana la sedia dalla scrivania
-Perché?- chiedo allarmata dalla sua reazione
-Mi viene da vomitare- si alza di fretta e sparisce dalla visuale. Sento i suoi passi veloci e poi una porta sbattere violentemente.
-Ho sbaglisto qualcosa?- chiedo a mio padre girandomi. Forse sono stata troppo brusca, magari dovevo cercare di essere un po' più dolce.
-Non lo so...io...- si passa una mano sulla faccia e resta in silenzio.
Aspetto per almeno cinque minuti, li davanti allo schermo a fissare la stanza vuota al di la, fino a quando Marcus torna.
-Scusa- si siede e si sistema il ciuffo di capelli mori che gli scende sulla fronte.
-No, scusami tu. Sono stata un po' brusca, e...-
-Sono in ansia io. Non so te, ma io ho le mani sudatissime, e il cuore che tra un po' schizza fuori dal petto...- sospira -...è stato dato in adozione anche lui?- chiede dopo in momento
-Purtroppo si, ma ho intenzione di andare a cercarlo...-
-Dov'è?- chiede Marcus
-In Texas...lui è il più lontano..-
-Adam....-mormora piano Marcus -chissà se anche lui ci assomiglia...-
-Me lo sono chiesto anche io, sai?!- avrà anche lui il sorriso della mamma e gli occhi del papà? Per il momento io e Marcus abbiamo lo stesso verde come colore d'occhi.
-Papà è ancora li? E la mamma?- chiede Marcus
Prendo mio padre per una manica e lo tiro dentro l'inquadratura -Papà è qui con noi si...la mamma invece....- le parole si rifiutano di uscirai dalla bocca.
-La mamma?- mi incita a proseguire
Da quanto è morta non ho ancora avuto il coraggio di dirlo ad alta voce con nessuno a parte mio padre, e doverlo dire a mio fratello è come se portarsi una disgrazia.
-La mamma è morta un mese fa- dico tutto d'un fiato e con gli occhi chiusi
Nella stanza c'è il più totale silenzio. Mi faccio coraggio e apro gli occhi.
Marcus mi fissa con sguardo addolorato, e io non so proprio cosa dire. Mi giro verso mio padre e lo supplico con lo sguardo di aiutarmi.
Lui ricambia fissandomi dritto negli occhi, e dopo aver sospirato si fa avanti
-Papà?!- chiede mio fratello guardandolo
-Marcus...io...mi...mi dispiace- balbetta di rimando mio padre. Ha le spalle curve e la testa infossata tra di esse. È come se stesse cercando di sopportare un peso invisibile.
E probabilmente è così. La morte della mamma lo ha distrutto, ma credo che dare in adozione un figlio non sia facile.
Per tutti questi anni deve essere stata dura per lui e la mamma.
-Gli dispiace....- traduco a Marcus mentre accarezzo la schiena di mio padre.
-Posso venire da voi?- chiede di punto in bianco mio fratello.
Lo guardo stupefatta per un istante. Lo ha chiesto veramente? Ci conosciamo da neanche un ora, e lui già vuole venire da noi?
-Quando vuoi...non ci sono problemi- dico felice.
-Allora dammi il tuo numero di telefono che cerco un volo e poi ti scrivo- prende carta e penna e scrive subito il numero che gli detto.
Poco dopo ci salutiamo e chiudiamo la chiamata.
Io e mio padre scendiamo in cucina e ci prepariamo una colazione veloce.
-Non mi sembra vero...- mormora mio padre mescolando il caffè
-Neanche a me papà. Se penso che un mese fa non sapevo niente, che ieri avevo paura a chiedergli l'amicizia e che ora sta cercando un volo per venire da noi...mi sembra impossibile!-
-Però sono contento che tu lo abbia fatto...- mette una sua mano sulla mia e sorride.
Il suono del cellulare richiama la mia attenzione.
Mi alzo e lo vado a recuperare sul pianale di marmo; sblocco lo schermo è trovo un messaggio su WhatsApp da un numero sconosciuto.
È Marcus, ne sono sicura. Lo apro con le palpitazioni e leggo nella mente quello che c'è scritto.
Sconosciuto: sorellina...mi piace chiamarti così! Ho trovato un volo per domani mattina. Se tutto va bene sono in aeroporto a Venezia per le dieci.
-Chi è?- chiede mio padre.
Distolto l'attenzione dal mio telefono è voltandomi verso di lui, lo trovo a fissarmi attento.
-È Marcus. Ci aspetta a Venezia domani mattina alle dieci-
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