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Rimango seduta sul divano a fissare la foto di Marcus per quelle che mi sembrano ore. Fisso i suoi lineamenti un po sgranati per colpa della bassa qualità della foto, e cerco di immaginarmi più cose possibili di lui.

Quanto è alto, il suono della sua voce...

Da quello che c'è scritto sul foglio allegato alla foto, lavora come cameriere in un ristorante di classe in certo a Stoccolma.

Adam invece dice che lavora nel ranch dei suoi genitori adottivi. Nient'altro.

Sono sconvolta e non so che fare.

Salgo in camera mie e poso la cartelletta sulla scrivania. Ora non sono in grado di decidere niente, devo prima superare almeno in parte la morte di mia madre, poi penserò al resto.

Per il mese successivo passo davanti a quella cartellina almeno cinque volte al giorno, e ogni santa volta gli lancio uno sguardo interrogativo. Come se lei potesse darmi una risposta.

Non la apro, e non la tocco. Mi limito a pensare a quello che contiene e mi interrogo sul passo successivo da compiere.

Con mio padre non ne parlo, anche se vedo dal suo sguardo che lui muore dalla voglia di farlo. Vuole sapere cosa ne penso, e sopratutto se sono arrabbiata per non avermelo mai detto.

Certo che lo sono. Avrei voluto essere messa al corrente. Mi sarebbe bastato. Invece sino ad ora hanno preferito la via delle bugia.

Alla fine un giorno mi stufo, e dopo essergli passata davanti per la duecentesima volta in dieci minuti la afferro.

Mi vado a sedere sul letto e con le mani tremanti la apro.

È passato un mese, ma è come se la aprirsi per la prima volta.

Osservo ancora la fotografia di Marcus.

Come faccio a contattarlo? Non posso mica presentarmi da lui e dirgli "Ehi ciao! Sono tua sorella gemella...cosa ne dici se ci conosciamo un po meglio!?" magari non ne vuole sapere niente della sua famiglia.

Magari è uno di quei ragazzi che c'è l'hanno con la famiglia biologica per averlo dato in adozione. Cosa ne so io.

La curiosità però alla fine ha la meglio su tutto il resto, e io mi ritrovo seduta davanti al pc a cercare il suo nome sui social network.

Mi ci vuole più di un ora per riuscire a trovarlo.

E quando succede ho perfino paura ad aprire le sue immagini.

Titubante scorro le foto, e mi rendo sempre più conto di quanto sia uguale a me.

La mia fotocopia.

Chissà chi dei due è più grande.

Giro in lungo e un largo il suo profilo, si può dire che lo imparo a memoria.

Provo anche a cercare Adam. Ma non riesco a trovarlo.

Vuoi che abiti in un posto sperduto dove non c'è internet?

Quando alle sei di sera sento rientrare mio padre da lavoro, chiudo velocemente tutte le finestre di internet e gli vado in contro.

-Greta, tesoro. Tutto ok? Che hai fatto oggi?- ho ventun'anni, ma lui mi tratta come una bambina di dieci, soprattutto dopo la morte della mamma.

-Bene, ho fatto due tre lavori, niente di impegnativo, solo per tenermi impegnata. Tu?-

-Al solito, in ufficio le cose non cambiamo mai- mio padre lavora in una fabbrica tessile nella periferia di Maniago. Lui si occupa del mercato estero in un ufficio insieme ad altre due persone.

-Hai fame?- gli chiedo mentre lo vedo salire le scale e dirigersi in camera sua

-Per il momento no tesoro. Grazie comunque...- Ultimamente mangia poco. So che è a causa del dolore della perdita della mamma, ma dovrebbe pensare anche un po' a me.

Ora lui va a chiudersi in camera, ed esce solo quando incominciano i programmi serali.

Ritorno in camera mia e rispondo a vari messaggi che i miei amici mi hanno mandato e poi torno sul profilo di Marcus.

Passo nuovamente le sue foto. Mi sembra ancora irreale come cosa.

Avere un fratello gemello...

Presa da un lampo di genio mi alzo e dopo aver staccato il portatile dalla carica mi avvio verso la camera di mio padre.

Busso piano e aspetto che mi risponda

-Non serve che bussi, vieni- apro la porta e lo trovo seduto sul letto che fissa una foto della mamma il giorno del loro matrimonio.

-Mi manca...- dice asciugandosi le lacrime agli occhi.

-Anche a me papà, però dobbiamo andare avanti...- Poso il mio computer sul letto, e poi gli prendo la fotografia dalle mani.

Osservo il volto di mia madre, il suo sorriso, la luce anche aveva nello sguardo...-Lo fai per me?- chiedo prendendogli una mano tra le sue

-Come fai ad essere così forte Greta? Me lo dici il tuo segreto?- chiede con le guance litigate dalle lacrime.

È una scena che mi spezza il cuore. Vedere mio padre che piange è la cosa che più mi fa male.

-Non sono forte papà...- proprio per niente. Io piango tutte le notti, quando sono nel letto. Il buio e il silenzio della casa mi portano a ragionare, e di conseguenza anche a piangere.

Ma non voglia che lui lo sappia.

Riprendo il computer è lo apro facendolo riavviare dallo stand by. Sullo schermo appare una foto di Marcus che tra le tante preferisco.

-C'è anche altro per cui vale la pena vivere papà...- gli metto il computer sulle gambe e osservo la sua reazione.

Guarda in silenzio lo schermo, e poi dopo alcuni istanti mi chiede con voce flebile -Lui è...?-

-Marcus...-

-Gli hai chiesto l'amicizia?- si gira a guardarmi

-No! Come posso farlo?!- mi alzo e presa da un momento di nervoso incomincio a camminare avanti e indietro per la stanza.

-Perché no?- chiede lui

-Cosa gli dico?! "Ehi ciao! Sono tua sorella...come stai?" Dai papà..è assurdo!!- mi lascio cadere di peso sul letto

-Beh, certo...magari no, non dirgli che sei sua sorella...chiedergli solo l'amicizia e vedi come vanno le cose...- propone lui riportando lo sguardo sullo schermo.

-Facciamo così..- Questa cosa può portare qualcosa a mio favore -Io gli chiedo l'amicizia e tu la smetti di chiuderti in te stesso- Propongo.

Mi osserva per un istante titubante, e alla fine accetta -D'accordo...va bene- un barlume di speranza mi illumina il cuore.

Mi butto fra le sue braccia e lo stringo forte -Ti voglio bene papà...-

-Anche io ti voglio bene Greta- sposta il computer dalle sue gambe, poi mi circonda il collo con le braccia e mi fa sedere sulle sue gambe.

Come quando ero bambina poso la testa sulla sua spalla e mi godo le sue coccole.

L'ultimo mese non è stato facile per nessuno dei due, e questo momento di tranquillità vorrei durasse il più a lungo possibile.

Mi stacco da mio padre e gli sorrido -Andiamo in cucina?- gli chiedo

-Si, così preparo qualcosa da mangiare...- Si alza dal letto si avvi alla porta.

-Ti do una mano..- dico seguendolo

-Eh no, tu hai una cosa da fare...- con il dito mi indica il computer sul letto

-Posso farlo dopo...- al solo pensiero di chiedergli l'amicizia mi viene il batticuore, e mi si forma un nodo in gola.

-Greta...- dice mio padre. Sa che voglio fare la furba.

-E va bene...- prendo il computer e scendo in cucina con lui.

Prendo posto al tavolo, e dopo essermi fatta coraggio apro il pc. Subito la fato di Marcus riempie lo schermo.

-Dai...- mi incita mio padre alle mie spalle.

Mi faccio coraggio e vado nella schermata principale del su profilo, poi senza pensarci troppo schiaccio sull'icona della richiesta d'amicizia.

Non so cosa aspettarmi ora. Posso aver fatto la cosa più bella della mia vita coma la peggiore. E poi magari invece sto tanto qui a fasciarmi la testa e non succede niente.

Nessuno sa niente di questa storia. Solo io e mio padre, ho preferito non parlarne con i miei amici. Non perché non voglio essere giudicata o chissà che altro...ma solo perché voglio viverequesta cosa senza pereri e influenze esterne. Solo io e mio padre. Neanche mia nonna.

Per il resto della serata io e mio padre lo passiamo in sala davanti alla televisione a guardarci un film.

Uno di quelli comici, e per la prima volta dopo tanto tempo vedo mio padre ridere veramente di gusto.

La mattina dopo appena mi sveglio come prima cosa controllo il telefono, e quasi mi prendo un infarto.

Tra le varie notifiche c'è ne due di Facebook. Apro l'applicazione è vado subito vadere.

Marcus ha accettato la mia amicizia e mi ha anche scritto un messaggio.

Salto fuori dal letto e corro subito in camera di mio padre.

È sabato mattina e lui sta ancora dormendo.

-Papà?! Papà!!- mi precipito nella stanza e salto sul letto

-Che c'è?!- si tira su a sedere con il fiatone -che è successo?!-

-Ha accettato la richiesta d'amicizia!!!- dico mettendogli lo schermo del telefono ad un palmo dal naso.

-Greta!!- si ributta giù sul letto e sospira profondamente - Mi hai fatto prendere un colpo, pensavo stesse andando a fuoco la casa da come gridavi!-

-Scusa- mi accoccolo al suo fianco -è che sono agitatissia...mi ha pure scritto un messaggio...-

-E che dice?- Papà si tira su su un gomito

-Non lo so, non ho il coraggio di aprirlo- confesso con un filo di voce

-Lo guardo io se vuoi...- propone

Non mi lascio fuggire un occasione simile, gli passo il telefono e lo osservo mentre fa scorrere le dita sopra.

-È in inglese...- dice restituendomi il telefono. Non avevo proprio pensato al fattore lingua.

Prendo il telefono dalle sue mani e leggo il messaggio

Marcus: Ciao! Grazie dell'amicizia. Scusa la domanda...ma chi sei? Ci conosciamo per caso?

Ho fatto il liceo linguistico, quindi non ho problemi nel capire l'inglese. Ne ho nel parlare però. Credo di essere l'unica che conosce l'inglese e che si vergogna a parlarlo.

-Cosa gli rispondo ora?- chiedo a mio padre dando voce ai pensieri che mi vagano per la mente.

-Quello che ti senti di dire...tua madre direbbe "ascolta il tuo cuore"- ha ragione.

Fisso per un momento lo schermo e poi con dita tremanti digito la risposta

Io: Ciao! Figurati...è un po' difficile spiegarti chi sono...

Blocco il telefono e rimango in silenzio affianco a mio padre. 

Solo il trillo del mio telefono rompe il silenzio che si è creato.

È un altro messaggio di Marcus. Lo apro subito e leggo

Marcus: Sei italiana vero? Anche io lo sono. Da piccolo mi hanno adottato, e ora sto cercando la mia famiglia biologica. Solo che si sta rivelando più difficile del previsto.

-Papà!! Ci sta cercando!!!!- Urlo presa dal panico

-Cosa?! Dici davvero?!- si mette nuovamente a sedere e fissa lo schermo del telefono con me -Digli chi sei Greta. Diglielo!- mi incita

-Ho paura papà!!- mi lagnio

-Paura di cosa?! Ci sta cercando...diglielo..-

Fisso lo schermo qualche secondo e poi digito le prime parole che mi vengono in mente.

Io: Sì sono italiana, e so che può sembrare incredibile, ma io sono tua sorella. La storia è un po lunga da spiegare, ma ti va se ne parliamo?

Guardo mio padre, e cerco la sua  l'approvazione.

Il telefono suona pochi istanti dopo.

Marcus: è davvero incredibile! Ti chiamo su Skype immediatamente. Mi dai il tuo nome?

-Ci chiama su Skype...- dico a mio padre -Te la senti?-

-E me lo chiedi?- sposta le lenzuola e si alza -sono ventun'anni che ho i rimorsi per averlo dato in adozione, e ora che l'ho trovato non vedo l'ora di sentire la sua voce-

-Ok...- riporto l'attenzione sul telefono e rispondo a Marcus

Io: il nome è GretaBellini. Ho una rosa come immagine di profilo. Dammi cinque minuti che accendo il computer è poi puoi chiamare

Marcus: trovata subito. Aspetto di vederti online.

Marcus: sono felice tu mi abbia cercato. Mi hai fatto un regalo meraviglioso. Grazie

Io: Grazie a te Marcus

Blocco il telefono e corro in camera mia ad accendere il computer.

Sono agitatissia, e le mani mi tremano in modo evidente. Però sono anche al settimo cielo; non sono più figlia unica.

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