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Capitolo Uno

Nota dell'autrice:
Sì lo so rompo prima ancora della lettura xD
Ma volevo chiedervi una cosuccia. Se la storia piace, vorrei che stellinaste la storia e che commentiate (anche una parola) scrivendo se la devo continuare o meno. Spero che qui su wattpad vi sia un fan di Ultimate Muscle T.T


Una ragazza era seduta in cima al grande orologio di Londra, il Big Ben. Era notte inoltrata già da un pezzo e secondo quell'imponente orologio, mancavano meno di dieci minuti a mezzanotte.
Intendeva finirla lì.
La sua miserabile vita non valeva nulla. Nemmeno aveva pensato di dire a qualcuno le sue intenzioni, tanto non sarebbe importato a nessuno. Sua madre la odiava, sua sorella si era venduta a chissà quale pezzo da novanta e suo padre... meglio che non lo nominasse nemmeno.
Ma hai solo 16 anni... pensò mentre con lo sguardo cercava almeno una stella che potesse farle cambiare idea. E invece no. Come ogni santa notte, il cielo era coperto da nuvole e minacciavano una pioggia che probabilmente nessun londinese avesse mai visto. Quello la incoraggiò ancora di più a mettere fine alla sua vita.
Sì alzò e barcollando appena, si avvicinó sempre di più al margine della torre. Con i suoi occhi neri, volse l'attenzione sotto di sé. C'erano un sacco di persone che, viste da la su, sembravano formiche. E poi le machine. Proprio in quel momento passo veloce una macchina della polizia con le sue sirene. Perfino da li le perforò i timpani. Poi toccò al London Eye e il London Bridge non tanto lontani e infine al Tamigi. Qualcuno al posto suo avrebbe immortalato quella scena, era sensazionale. Ma non per lei, non in quel momento. Sentiva solo il forte bisogno di liberarsi di un peso.
Spostò lo sguardo in alto, e solo in quel momento vide uno spicchio di luce. La flebile luce della luna ancora coperto da quelle nuvole fastidiose. Alzò la mano come per voler afferrare quella luce inconsistente ma si sbilanciò troppo, scivolando e cadendo nel vuoto.
I primi rintocchi della mezzanotte iniziarono e con loro, anche la sua voce risuonò a tempo.

*~ Wind whines through broken tips
as our memories die off.
Hopefully you'll get used to my
hugs - meaning good-bye. ~

Nessuno se n'era accorto tranne lui.
Nessuno sembrava sentirla tranne lui.
Da un paio di giorni sembrava stare li in cima al Big Ben solo ed esclusivamente per lui ma sapeva bene che non poteva davvero essere così. Solo nelle favole a cadevano cose del genere eppure... eccola lì, ancora una volta.
Mancava poco a mezzanotte e lui stava passeggiando nei pressi del Big Ben, stesso nome della sua famosa mossa da combattimento.
Da quando era tornato dal Giappone, il suo unico pensiero fisso era quello di allenarsi e qualificarsi per il Torneo Ikimon Chojin. Doveva ammetterlo, il nome Ikimon gli sembrava un nome troppo stupido, esattamente come il suo portatore Ikimon McMad, figlio di quel vecchiaccio del Signor McMad. Da soli non avevano la minima capacità di fare la cosa giusta e insieme... Era anche peggio. Ma almeno il figlio aveva avuto la bella idea di riproporre il Torneo. Gli mancavano solo un paio di match nel giorno successivo e poi sarebbe entrato ufficialmente tra la selezione dei migliori wrestler.
Quella sera, invece di ammirare il Tamigi o altri spettacoli che un turista non si sarebbe perso per nulla al mondo, stava osservando proprio la ragazza che due giorni fa gli aveva rubato la sua completa attenzione. Sempre nella stessa posizione, la ragazza se ne stava seduta in cima all'orologio, vestita con un leggerissimo vestito bianco e i capelli neri che le coprivano le spalle.
Il primo giorno la udì cantare e per la prima, volta dormì sonni tranquilli. La sua era una melodia soave, dolce, ma anche malinconica, quasi volesse esprimere il suo dolore a qualcuno e quando si guardò intorno, nessuno sembrava ascoltarla, vederla o sentirla. Solo lui ne era in grado. Il secondo giorno tornò nuovamente e notò che la giovane cantava sempre allo scoccare della mezzanotte insieme ai rintocchi del grande orologio. Appena la sentiva cantare, era come se anche lei in qualche modo provava lo stesso dolore che aveva sofferto lui nella sua infanzia.
Quella notte attese con calma la stessa ora, osservando la ragazza che guardava il grande spettacolo che si stagliava davanti a lei. Per la prima volta la vide alzarsi, non vedeva granché ma poteva benissimo ammirarne le forme in tutto il suo splendore. Spesso si era chiesto del perché di questo suo accanimento su quella sconosciuta, ma era più forte di lui.
《Ma che cosa...!?》si ritrovò a dire appena vide la ragazza scivolare giù, quasi fosse di proposito. I rintocchi della mezzanotte suonarono immediati e la voce della giovane iniziò comunque a cantare. Senza attendere oltre si precipitò dall'altro lato della strada schivando abilmente le macchine che gli venivano incontro. Con un balzo si elevò in aria fino a raggiungere la ragazza e pochi secondi dopo si ritrovò nuovamente in piedi sulla terra ferma.
《Stai bene?》chiese guardandola e li si accorse di quanto era piccola e leggera nelle sue braccia.
《Perché mi hai salvata?》disse lei con sguardo cupo.
《Non dirmi che ti sei buttata di proposito.》
《No. Sono... scivolata...》
Kevin guardò la giovane con sospetto, non sapendo se crederlo o meno. La gente intorno passava senza calcolarli, come se non esistessero eppure erano lì in carne ed ossa. Soprattutto lui che era un wrestler di fama mondiale.
《Qual'è il tuo nome?》chiese di punto in bianco l'inglese.
《Io...Cinderella.》per un momento la credette pazza. Forse non voleva rivelargli il suo nome e gli aveva rifilato il nome della famosa principessa delle favole.
《E tu?》chiese lei volgendo finalmente lo sguardo al ragazzo. Era sorpreso di come lei non sapesse il suo nome, pensare che prima faceva parte della dMp ed era conosciuto ovunque sia per le sue lotte sul ring che per via di suo padre. Perlomeno aveva l'opportunità di mostrare a qualcun'altro qualcosa di lui. Qualcosa che nemmeno suo padre Robin aveva mai notato.
《Kit, chiamami Kit.》le disse.
《Va bene.. e grazie Kit.》da dietro la sua maschera blu medioevale rimase a bocca aperta quando la vide sorridere. Sembrava un po' una bambina per via della statura ma era anche dolce, cosa che non c'era mai stata in vita sua.
Dieci secondi dopo ne ebbe un'altro assaggio, ritrovandosi con la maschera leggermente sollevata e le labbra coperte da quella della ragazza.
Oh... questo si che è dolce!, pensò a grandi linee.

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