Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

19. A Juoda

Assorta ad osservare quello spettacolo, non si spaventò tuttavia, quando sentì una presenza alle sue spalle.
Lo sentiva che era Xander.
Si spostò da un lato, appoggiando la schiena al muro, incrociando le braccia.

“Ben svegliato” lo salutò.

“Buon giorno. Ti senti meglio?” domandò, tirandole un riccio.
Quello si distese e poi tornò ad arrotolarsi quando lo lasciò andare.

Majo annuì.
Non le piacque per niente lo sguardo che le dedico.
“Sarà meglio svegliare Arthur e prepararci a partire” disse, muovendosi.

Xander però non si spostò, bloccando il passaggio. “Lascialo dormire ancora un po'.Vorrei parlarti, Majo” disse.

Majo si irrigidì.
Non voleva parlare con lui. Aveva fallito: non era riuscita a tenerli a distanza come aveva programmato di fare ma non poteva andare oltre.
Non poteva.

“Non è il momento” disse, brusca.

“Non è mai il momento per te. Majo, ti prego! Non fuggire da…” cominciò, stringendole un polso.

“L’unica cosa da cui non devo fuggire è dal mio compito. Tu stai fuggendo dal tuo, invece” spostò subito la conversazione su un altro piano.

“Cosa stai dicendo?” si accigliò, confuso.

“Dico che siamo quasi ad Antaria e tutto è pronto ma non ho ancora Amarok, da solo. È questo quello a cui devi pensare. Non c’è posto per altre questioni” si arrabbiò,  liberandosi dalla stretta.

La slogatura che Arthur aveva liquidato come innocua si rivelò più seria e Majo se ne occupò, dopodiché, affrontando la neve, partirono nella direzione indicata dal cerchio magico.
Nel silenzio ovattato, rotto ogni tanto dal breve canto di un uccello o dal fruscio del vento tra le piante, marciarono silenziosi.

I timidi raggi del sole del mezzogiorno li accolsero, quando, finalmente, uscirono dalla foresta del Clan degli Erbana.
In lontananza, sulla sinistra, la catena montuosa di Juoda si presentò in tutta la sua bellezza. Altissima e coperta di neve, sovrastava la città omonima,  costruita ai suoi piedi, nella lunga vallata.
Se continuavano a camminare, fermandosi giusto qualche momento a far riposare la caviglia di Arthur, sarebbero entrati in città dopo il tramonto, stimarono i ragazzi.

Majo, infastidita da forti onde e vibrazioni che, incontrollate la raggiunsero e la colpirono, si tolse il cappello.
Erano davvero molto intense, come mai le aveva ancora avvertite.
Xander e Arthur notarono il suo disagio e quel suo gesto ma non dissero niente.

“Ci siamo”  Arthur indicò davanti a sé.

La città imbiancata colpì il loro sguardo ma, ad offuscare la bellezza del paesaggio erano diversi pennoni di fumo che si levavano in più punti.
Sopraffatta da diversa energia, nonostante fosse senza cappello, Majo si inginocchiò a terra, le mani a tenersi la testa.
I ragazzi le furono subito vicini, preoccupati.

“Sta succedendo qualcosa in città” avvertì.
Alzandosi con il loro aiuto, prese il bastone e accese la pietra, così che fossero protetti.

“Non possiamo evitare di passarci attraverso purtroppo” disse Arthur, sconsolato.

“Terrò la pietra attiva; andrà bene” disse.

Amarok le sarebbe stato d’aiuto ma, sicuramente avrebbe avuto bisogno anche di Xander e la sua Spada.
Il Cavaliere la guardò, preoccupato.
Stava pensando la stessa cosa.

“Se vuoi Amarok… ” cominciò, mortificato.

“Decidete tra voi quando scambiare posto” disse, riprendendo il cammino.

La città era nel caos totale.
Per chissà quale ragione, doveva essere scoppiata una battaglia e, donne, uomini, bambini e animali, si scontravano tra loro. 
Erano così contaminati da Male e Bene, che avevano anche  subìto modifiche nell’aspetto.

Arthur sguainò la Spada. Invece Xander, scomparve, lasciando il  posto ad Amarok che, subito, ringhiò verso quello spettacolo orribile.
Avanzarono cauti, stando attenti a non scivolare per colpa della neve e del sangue che inzuppava la via, tra le case che andavano a fuoco e persone che sbucavano all’improvviso da ogni dove.

“Attraversiamo la città e raggiungiamo il fiume” disse Majo.

Poteva sembrare ingiusto, da codardi, passare in mezzo a quel caos e non intervenire ma,  l’unico modo per salvare tutti era proprio quello di andare avanti. Anche perché ormai il suo incantesimo di equilibrio non sarebbe servito a niente, se non a sprecare energia.
Non sarebbe durato chè poco tempo.
E  non sarebbe servito nemmeno chiamare Kirio e Genevieve.
I loro occhi però non poterono fare a meno di posarsi sulle scene che intorno si svolgevano.

C’erano delle donne dai lunghi capelli bianchi, gli occhi vuoti, avvolte in lunghe tuniche nere, che trascinavano i corpi dei defunti per occuparsi della loro disposizione in modo dignitoso. Majo le riconobbe come Le Silenti, l’ordine religioso che faceva voto di silenzio, poiché custodi dei segreti degli uomini che in punto di morte confessavano. 
Avvolte dal troppo Bene, notò come, a rafforzare il loro compito, si fossero cucite la bocca con ago e filo.

Majo incrociò lo sguardo di un gatto bianco.
Con il terzo occhio spuntato sulla fronte puntato su di lei, aveva affondato i denti aguzzi nel collo di un bambino. Amarok si lanciò su di lui, abbaiando come un pazzo e il gatto demone scappò via.
Il corpo del bambino si mosse appena e una donna, una Silente, lo prese in braccio.
Lo guardò rantolare, ignorando la sua richiesta di muto aiuto e lo baciò sulle labbra.
I segreti uscirono come fumo grigio dalla sua bocca ed entrarono nelle orecchie della donna, che si nutrì, avida.

Poco distante da quella scena, una ragazza dai lunghi capelli neri era seduta sulla grossa pancia di un uomo barbuto e con lo sguardo folle, gli occhi rossi, ridendo di gioiosa pazzia, lo colpiva ripetutamente nel petto con un coltello, ingiuriandolo con ogni sorta di epiteti.

Un ragazzo dai capelli rossi, apparve in quel caos e si lanciò su Arthur.
“Principe Arthur, sei tu! Sei arrivato!” disse, sollevato.

“Gilmo?” spalancò gli occhi Arthur, sorpreso.

“È il fratello di Gwen” Xander, tornato se stesso,  informò Majo.

“È troppo Buono, Arthur: attento!” mise in guardia lei.

“Ho fatto di tutto per proteggerla: l’ho rinchiusa, le ho parlato, ma lei vuole solo tornare da te ed è fuggita e lui l’ha presa!” parlò veloce Gilmo, tenendo Arthur per le vesti.

“Lui chi?”

“Nostro padre! È pazzo!” esalò, con gli occhi di fuori.

“Dov’ è, Gilmo! Dov’è Gwen?” Arthur era fuori di sé e scuoteva il ragazzo.

Gilmo non lo sapeva. Pareva stremato e spaventato. Piangeva per il senso di colpa di non essere riuscito a proteggere la sorella.

Una terribile esplosione investì la scena; aggredì le orecchie con ferocia; sbalzò i loro corpi  lontano, con violenza.
Majo aprì gli occhi, spaventata. Xander era al suo fianco.
Si rialzarono, sporchi di terra, tossendo per il fumo, illesi. Arthur non c’era.
Xander afferrò Majo per mano per non perdersi e avanzarono,  ciechi, inciampando tra i corpi caduti, chiamando Arthur a gran voce.

“È vero quello dice questo smidollato?” urlò, forte e chiara, la voce possente di un uomo.
“Il Principe Arthur è tra noi?” chiese.

Un uomo alto e robusto, le braccia piene di cicatrici, la barba nera e folta, occhi rossi carichi di rabbia e troppo Male, con in testa una corona improvvisata, spiccava tra le macerie di una casa, sulle assi cadute.

Lo smidollato a cui si riferiva era Gilmo.
Con i pugni stretti, tremando violentemente, il ragazzo lo affrontò: “È qui e la salverà!” urlò.

“Quell’uomo è il padre di Gwen” disse Xander a Majo.

“Guardami, Principe Arthur! Questo popolo mi ha scelto come Re della città” rise, guardando alla sua destra, le braccia aperte.

Lo aveva riconosciuto tra la folla che era accorsa dopo l’esplosione.
Majo e Xander corsero in quella direzione, per riunirsi a lui.

“Cosa sei venuto a fare Principe? A salvare la tua bella? Mi dispiace, sei arrivato tardi” disse il padre di Gwen, cattivo.
Si piegò in avanti e, tirandola per i lunghi capelli rossi, alzò di peso il corpo di una ragazza. Aveva gli occhi chiusi e il vestito sporco di sangue.

“Gwen!” urlò Arthur, straziato.

Xander lo raggiunse proprio in quel momento e lo abbracciò da dietro, a tenerlo fermo.

“Padre! Come hai potuto?” urlò Gilmo, piangendo.

“Non sono tuo padre!” sputò adirato, l’uomo.
“Non ho più figli! Tu hai scelto di stare dall’altra parte e questa stupida ragazzina non ha fatto altro che disobbedirmi”.
Si voltò verso Arthur.
“È tutta colpa tua!” lo accusò, puntandogli un dito contro.

Lasciò andare Gwen, il cui corpo cadde di peso tra le macerie.
Gilmo si lanciò su suo padre, urlando e piangendo, senza nemmeno un' arma tra le mani.

“No, Gilmo!” urlò Xander, sempre trattenendo Arthur, che si divincolava.

Ma lui non si fermò e, suo padre lo trafisse con la spada, senza pensarci un attimo.
Sputò sul suo corpo, con disprezzo, quando cadde a terra  senza vita.

“No!” urlò Arthur.

Xander imprecò.

L’uomo, soddisfatto, si voltò di nuovo verso il Principe, puntando la spada su Gwen, svenuta ai suoi piedi.

Intorno a loro, la gente continuava a urlare e a litigare; a spingersi e a colpirsi mortalmente. Ma la voce del padre di Gwen si udiva perfettamente e sovrastava tutto quel caos:
“Sei veramente vergognoso: non sei nemmeno in grado di salvare la tua ragazza ” rise sprezzante.
“Uccidetelo!” ordinò al suo personale esercito.

Al suo ordine, ogni uomo, donna e bambino che si era lasciato andare al Male e che lo aveva riconosciuto come Re, lasciò ciò che stava facendo e si voltò verso Arthur.
Ma il padre di Gwen non aveva fatto i conti con Majo.
Mentre era impegnato nel suo discorso, la Strega aveva iniziato già ad agire.
Con il carboncino aveva disegnato sui palmi di entrambe le mani il simbolo dell’Aria: un triangolo con il vertice in alto e attraversato orizzontalmente da una linea.

“Sai una cosa?” disse, furiosa, a voce alta.
“Se c’è in giro una Strega, una ragazza non ha bisogno di essere salvata da un uomo, che sia un principe, un re o un cavaliere!”.

Alzando le braccia ai suoi lati, invocando il Vento e provocando un tornado di enorme potenza, spazzò via tutti coloro che si trovavano intorno, compreso il padre di Gwen.

“Andate a prenderla!” urlò ad Arthur e Xander.

Arthur raggiunse il corpo esanime di Gwen.
Una donna Silente era già volata come un fantasma verso la ragazza ma, Arthur la decapitò con la Spada.
“Sta lontana da lei!” urlò, spietato.

Intanto Xander duellava con il padre dell'amica che, si era rialzato ed era più furioso che mai.
Senza mai attaccare, si limitava a parare i suoi colpi, difendendosi con maestria dai suoi attacchi e, più il duello andava avanti, più l’uomo si indeboliva e affaticava.

Quando cadde in ginocchio, ansimante e incredulo, Xander, con la spada puntata su di lui disse:
“Sarà il rimorso per quello che hai fatto ai tuoi figli ad ucciderti”.
Gli voltò le spalle e si allontanò, lasciandolo ad urlare e contorcersi di dolore.

Un cavallo dal manto nero irruppe nella scena: imbizzarrito, abbatteva ogni cosa o persona che gli capitava d’avanti. Gli occhi rossi come il sangue che aveva sporcato i suoi zoccoli, si impennò arrabbiato, sbuffando fumo dalle narici proprio di fronte a Majo che cadde all’indietro, presa alla sprovvista.

Xander balzò agile in groppa all’animale e gli puntò la spada alla gola.

“Fermati!” urlò nel suo orecchio.

Dopo pochi attimi di ribellione, l’animale smise di dimenarsi e gli occhi tornarono ad essere normali. Xander scese, affinché ci salisse Arthur, con Gwen.

“Con quella caviglia non puoi correre. Vai nel boschetto, ci vediamo lì!” disse.
Offrì la mano a Majo: “A volte, anche una Strega ha bisogno di un Cavaliere” scherzò, facendole l'occhiolino.

Lei lo prese per mano, abbozzando un sorriso e corsero a raggiungere il luogo di incontro, al margine della città, proprio sotto la montagna. Trovarono Arthur inginocchiato ai piedi di un albero; piangeva disperato sul corpo di Gwen, sussurrando il suo nome tra un singhiozzo e l’altro.
Xander e Majo gli furono subito accanto. Gwen respirava ancora, era viva ma molto debole. Svenuta, era mortalmente  pallida.

Xander allontanò Arthur dal corpo della ragazza così che Majo potesse regalarle un po' di energia Elementale.

“Non riesco mai a proteggerla Xander. Non ci riesco mai” si disperava il Principe.

“Andrà tutto bene” gli ripeteva Xander, mentre Majo, finito il suo intervento, si adoperò a proteggere la zona in cui si erano fermati.

Quando finì il suo incantesimo, cercò come meglio poté di occuparsi della profonda ferita che Gwen aveva al fianco. 
Era molto grave; molto più di quella che aveva avuto Xander. Inoltre, i colpi che aveva ricevuto su tutto il resto del corpo aggravavano la situazione.
Arthur si stese al suo fianco, sotto le coperte, sussurrandole dolci parole nell’orecchio.

Majo si appartò con Xander.
“Non ho risolto granché con il mio intervento” sussurrò lei, sincera.
“Ho sentito che la sua anima si sta arrendendo e non percepisce niente dall’esterno” spiegò.

“Non si può fare niente, quindi?” domandò Xander, disperato.

“Posso provare a fermarla” disse seria.

“Cosa vuoi dire?” chiese, accigliato.

Era pericoloso oltre ogni dire e molte cose potevano andare storte ma Majo voleva provarci ed era certa che con Xander e Amarok poteva farcela.
Voleva farlo.
Per Arthur.

“La sua anima sta per lasciare il corpo per andare Oltre e diventare Spirito. C’è un incantesimo che posso usare per andare da lei, in quel limbo in cui si ritrova, e convincerla a tornare indietro” spiegò.

“Sembra molto pericoloso” disse Xander, parlando piano, spaventato.

“Lo è. Ma tu e Amarok potete aiutarmi. Possiamo farcela” disse, sicura.

Si scambiarono uno sguardo.

“Cosa devo fare?” chiese.


Curiosità:
Le Silenti sono ispirate alla figura della Tacita Muta. Nella mitologia romana era la dea silenziosa, preposta a tutti i misteri.
Chiamata anche Lare Madre dei Lari, in quanto madre degli spiriti e dei defunti.

● Il nome Gilmo deriva dalle parole “gild” e “helm” che significano, rispettivamente,  sacrificio e protezione.




































































































Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro