Capitolo XVII: Il Ritorno a Casa
Le ore stavano trascorrendo lentamente. Susan era andata a riposarsi nella sua stanza; Hunter continuava a meditare sulla poltrona il modo migliore per riuscire nel suo intento, girandosi tra le dita la sua moneta d'oro; mentre Alicia era sempre più impaziente di fare qualcosa.
-Allora!?-
-Allora cosa- ripose Hunter.
-Quando ci muoviamo?-
-Presto...-
-Oh, fantastico! C'è qualcosa di interessante da fare qui a parte stare seduti?- piagnucolò Alicia.
-Vedi tutti questi libri- affermò sventolando la mano -sono completamente a tua disposizione-
Alicia non rispose, si limitò a sprofondare più pesantemente sulla poltrona su cui era seduta, sbuffando. Hunter la squadrò da capo a piedi, chiedendosi il motivo per cui l'avesse tenuta ancora qui.
-Signorina Ackerman...- espresse poi. "Spero tanto di non pentirmene..." pensò -Vuoi fare qualcosa? Bene, seguimi- aggiunse alzandosi dalla poltrona.
Alicia lo guardò con estremo interesse ed entusiasmo, fiondandosi nella sua direzione.
-Vedi quest'uomo?- disse mostrandole una fototessera.
-Certo!-
-Scopri dove vive, in modo discreto mi raccomando-
-È quello a cui ho rubato la spada-
-È l'uomo delle informazioni, sai dove vive?- chiese Hunter dandole la foto. Susan intanto si era ridestata e aveva preparato tre tazze di tè, che posò sul tavolo.
-No- rispose Alicia -quando ho recuperato la spada non era nella sua casa-
-Come hai avuto una sua fotografia?- chiese Susan.
-Prima di andarcene ho frugato nel suo portafoglio, sperando di scoprire la sua identità, ma non aveva documenti con se, eccetto una sua fototessera-
-Scaltro- commentò Alicia.
-Prudente- corresse Hunter -in ogni caso, se te la senti, puoi occuparti della questione "identità"- disse sorseggiando il tè portatogli da Susan.
-Ci penso io capo!- esultò afferrando la foto e due boccette di teletrasporto, per poter ritornare nella Sala della Saggezza. Alicia corse verso una parete, aprì un portale con una delle boccette e si dileguò senza aggiungere altro.
Hunter si voltò verso la sua compagna, continuando a bere il tè.
-È buono- commentò a voce bassa.
-Grazie- rispose Susan con un sorriso e le guance rosse.
Finito di bere, posò la tazza sul tavolo e armeggiò con alcuni libri presenti.
-Pensi ci si possa fidare di Alicia?- chiese Susan pensierosa.
-Lo spero... Ma non sembrerebbe particolarmente malvagia come persona- si raddrizzò la schiena -tutti hanno diritto ad una possibilità...- concluse volgendo lo sguardo verso il tetro armadio metallico sul fondo della sala.
Susan lo guardò con aria triste. Ogni volta che Hunter faceva quello sguardo, lei sapeva che la sua mente era diretta in un altra epoca, in un'altra storia...
Alicia si materializzò nella Capitale e, facendo un lungo respiro, iniziò a correre per le splendenti vie della città, schivando i passanti che non le risparmiavano delle occhiatacce per la sua impudenza.
Dopo circa una mezz'ora di viaggio, si fermò davanti ad una grande casa di pietra chiara, con pregiati ornamenti in marmo e vetrate con lucenti mosaici. Un grande giardino si apriva dietro di essa.
Superato il cancello, lo spioncino della porta analizzò la ragazza e le porte della magione si aprirono.
-Thomas sei tu?- chiese una voce da dentro.
-No mamma... Sono io...- rispose Alicia sospirando.
-Alicia?!- da oltre una sala sulla sinistra, un'esile figura femminile, di nobile portamento e adornata con un lungo abito scarlatto. La folta chioma dorata ondeggiava sulle sue spalle, che seguivano il frenetico passo verso la ragazza.
Si fermò di fronte a lei, e dopo averla abbracciata in modo eccessivamente materno e baciandola sulla fronte, la esaminò con fare diffidente, mutando un sorriso dolce come il miele in uno sguardo serio ed austero.
-Ti sembra il modo di trattare i tuoi genitori signorina?-
-Ve l'ho detto! Avevo bisogno dei miei spazi...-
-Ma non avevamo più tue notizie da mesi! Ed adesso ritorni vestita come... come un'avventuriera! Per non parlare di quell'arnese che hai sulla schiena!... Che cos'hai in mente Alicia? Sappi che non intendo darti un centesimo per finanziare qualche tua folle fantasia da adolescente! Appena ritornerà tuo padre ne discuteremo a dovere...-
-Mamma calmati!- interruppe Alicia spazientita -sono ancora sulla soglia di casa! Ecco che cosa intendevo con "i miei spazi"- e detto questo, superò sua madre, dirigendosi verso una scala di legno che portava ad un piano superiore.
Aprì una porta sul lato destro del corridoio, e la richiuse una volta entrata. Era la sua camera. La osservò qualche istante, poi si spogliò e andò a farsi una doccia.
Finito di sciacquarsi ed asciugarsi, indossò qualche suo vestito che trovò nell'armadio. Scartò subito i completi eleganti che, da piccola, sua madre le faceva indossare controvoglia, optando per un paio di jeans grigi ed una canottiera azzurra.
Scendendo le scale vide con sorpresa che suo padre era appena rientrato.
Era un uomo alto, con capelli corti ramati e uno sguardo sempre attento. Portava la barba incolta, ma non più lunga di mezzo pollice. Si levò un cappello di feltro che posò sulla cappelliera al lato della porta.
-Papà!- esclamò correndo nella sua direzione.
-Alicia?!- disse sgranando gli occhi bruni.
La ragazza saltò al collo dell'uomo, che la accolse come una bambina.
-Ma guarda chi ha deciso di tornare all'ovile! La mia stella!-
-Ehm ehm!- esordì la madre da dietro.
-Oh sì- disse Thomas riponendo sua figlia a terra -sappi che sono molto, molto arrabbiato!- affermò con ironia verso Alicia, che scoppiò a ridere.
-Forza, andiamo a mangiare- disse stropicciandole gli aurei capelli.
-Di un po', che hai combinato in questi mesi?- chiese Thomas mentre assaggiava un altro boccone di carne.
-Ho fatto qualche... Lavoretto, qua e là...- rispose Alicia cercando di divagare.
-Lavoretti?!- domandò Elisa, sua madre.
-Sì, una specie di... Ehm... Mercenaria...- rispose lei imbarazzata -recuperavo oggetti, tenevo al sicuro persone... Cose così-
-Che cosa?!- chiese Elisa alterata.
-Tranquilla! Non era niente di pericoloso- precisò Alicia.
-Tua madre ha detto che hai una spada-
-È vero, ma la uso solo per intimidire- mentì ridendo.
Suo padre la guardò pensieroso, ma poi intese e continuò a mangiare.
-E adesso? Che cosa stai facendo?- chiese Elisa con diffidente distacco.
-Adesso sono in missione per conto di...- rispose esaltata, ma poi si sistemò e proseguì -... Per conto di un amico-
-E questo suddetto "amico" lo conosciamo?- chiese suo padre.
-Ehm, penso proprio di sì- sorrise.
-Oh, e chi sarebbe sentiamo?- domandò Elisa.
-È importante?...-
-Signorina, non usare quel tono con me-
Alicia sbuffò e fece una smorfia. -Si tratta di Hunter...-
-Hunter? Non mi pare di conoscere nessun Hunter...- commentò Thomas -se fossi un po' più specifica forse...-
-Hunter Reid. Mi sembra che Ethan o Nathan, sia il suo secondo nome...-
I due genitori si guardarono come alienati dalla discussione. Naturalmente conoscevano quel nome.
-Tu... Tu sai chi è vero?...- chiese suo padre.
-Oh sì, e si tratta di una cosa seria. Per questo sono qui, mi serve il vostro aiuto-
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