Capitolo XIV: Problemi Di Cuore
L'aria era frizzante, quasi elettrica; da un momento all'altro avrebbe iniziato a piovere.
Un deciso soffio di vento, intrufolandosi dalla porta, colpì secco i capelli di Hunter, intento ad osservare malinconico la grigia vita all'esterno della vetrata che, sottile, divideva la strada dalla caffetteria in cui il ragazzo sedeva, sorseggiando un tè.
Finito la sua bevanda e controllato il suo cellulare, si accostò al bancone per pagare, poi raggiunse l'uscita.
L'aria continuava a soffiare, più o meno intensamente, facendo ondeggiare il suo cappotto. Ad intervalli irregolari, poche esili gocce di pioggia sfioravano il pensieroso volto di Hunter. Mano a mano che il ragazzo camminava, le goccioline si facevano più cariche e più intense. Aprì dunque l'ombrello che portava con sé.
Dopo circa cinque minuti la pioggia si era fatta molto insistente e, oltre lo sfocato muro d'acqua che si parava fuori dalla portata del suo ombrello, Hunter scorse una figura familiare avvicinarsi rapidamente nella sua direzione.
-Grazie al cielo, Hunter!-
-Susan, pensavo mi aspettassi al...- venne interrotto da un abbraccio caloroso.
-... Negozio...-
-Mi stavo annoiando!-
La ragazza era fradicia dalla testa ai piedi, aveva una busta con dentro alcuni vestiti appena acquistati, e adesso aveva trovato rifugio sotto all'ombrello di Hunter.
Si strinse al lui prendendolo sotto braccio, per restare più riparata, e si diressero verso un vicolo.
Teletrasportatisi nella Sala della Saggezza, Susan si asciugò al meglio che poté, mentre Hunter sistemava alcune sue cose.
Mentre si asciugava, Susan osservava il ragazzo, pensando tutte le cose che avevano fatto insieme fino ad ora. Stava sorridendo. Pensò, un po' imbarazzata, che non le sarebbe affatto dispiaciuto restare ancora un pochino abbracciata a lui sotto quella pioggia. Ricordando quell'immagine il cuore le palpitò più frenetico.
-Se ti serve un altro asciugamano fammelo sapere- disse Hunter di schiena, chino sul tavolo.
-D-d'accordo...-
Fu in quel momento che Susan realizzò che, forse, aveva una cotta per lui.
Il pensiero la paralizzò per un istante, ma volgendo uno sguardo curioso verso il ragazzo, intento a fare chissà che cosa con i suoi libri, le scappò un innocente e sincero sorriso.
Si accostò lentamente a lui, abbracciandolo appassionatamente da dietro. Le sue mani scivolarono delicatamente sul suo petto, accarezzando il suo petto, cingendosi poi sulla vita.
Hunter mise silenzioso la schiena in posizione eretta. Provò con calma a girarsi, ma le braccia di lei si strinsero.
-... Susan...-
-Ssh...- le sue mani si distesero raggiungendo il centro del petto. Ascoltava i battiti del suo cuore.
Il ragazzo riuscì a voltarsi, trovandosi faccia a faccia con Susan. Lei aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate; i suoi capelli non erano ancora completamente asciutti.
Gentilmente Hunter accostò una mano dietro la nuca di lei, portando la sua fronte verso il suo petto.
Susan si trovò accolta da un caldo tepore, racchiusa da un dolce abbraccio. Lei era un po' più bassa di lui, per cui si trovava in una posizione piacevole, con un orecchio teso ad ascoltare l'incessante e intenso rimbombo nel torace di Hunter. La mano dietro la sua testa si spostava con leggerezza, accarezzandole i capelli.
-... Mi... mi dispiace...- disse Hunter a malincuore, e si liberò dalla romantica morsa, dirigendosi verso un'altra stanza, e lasciando Susan immobile e senza parole.
-Sono un idiota!...- disse Hunter chiudendo la porta dietro di sé. Lanciò poi una palla di fuoco nel camino per accenderlo, e si sedette sul divano a pensare.
Dopo un po', si avvicinò ad un comodino, aprendone il cassetto. Estrasse una piccola scatolina di legno chiaro, con rifiniture argentate. Sedendosi nuovamente sul divano, sospirò, contemplando il cofanetto.
-Che cosa devo fare?...-
Volse lo sguardo verso la porta, si alzò dal divano e uscì dalla stanza.
Notò che Susan non si trovava più dove l'aveva lasciata, e decise di cercarla nella sua camera. Bussò ma non ricevette alcuna risposta; la stanza era vuota. Controllò in un altro paio di camere, ma niente.
La trovò infine nella stanzina con il giradischi, seduta sulla poltrona a guardare delle vecchie foto dai libri di Hunter. Nonostante fosse già entrato, lei non si era accorta di lui, e così bussò alla porta.
Susan scattò di colpo in piedi, facendo cadere un paio di foto.
-Io... Ehm... Per prima... Non so cosa...-
-Tranquilla, è colpa mia... Vieni con me- disse raccogliendo le fotografie e prendendo un libro dallo scaffale.
La ragazza lo seguì silenziosa fino alla stanza nel quale si trovava prima. Si sedettero entrambi sul divano, riscaldati dal fuoco del camino.
Hunter porse il libro alla ragazza, che lo aprì, rivelandone il contenuto: era un album fotografico.
Le prime fotografie erano incredibilmente vecchie, e ritraevano Hunter da ragazzo, il quale era praticamente uguale ad adesso, per cui Susan fece più volte uno scambio di sguardi tra le foto ed Hunter; e più scorreva pagine, più le fotografie diventavano nitide e moderne, più Hunter invecchiava. Dopo circa metà libro, insieme al non più ragazzo, erano impressi anche altri soggetti, amici suoi probabilmente, tra cui una giovane donna. E poi foto di un matrimonio, con lei. Hunter sorrideva quasi sempre nelle fotografie. Le ultime erano le foto di guerra, che aveva già visto.
Nell'ultima pagina invece c'era una sola sua immagine recente. Non sorrideva, poi il libro terminava.
Susan rimase immobile a ripensare a ciò che aveva visto. Poi si voltò verso il ragazzo, che vide aprire il cofanetto, ed estrarre una fede.
-Già... Jane si chiamava...- disse girandosi l'anello tra le dita -siamo rimasti insieme fino alla fine, a combattere... Ma grazie ad Arren, ora io sono qui... E lei no-
-H-Hunter io... Non lo sapevo, scusa...- le scese una lacrima lungo la guancia.
-Tranquilla... Chiunque avrebbe pensato come te... Sono solo un ragazzo che non dimostra più di 20 anni dopo tutto...-
Susan scostò il libro ed abbracciò forte il suo amico.
-Mi dispiace tanto...-
Hunter ripose l'anello nella scatola. Guardò Susan, mentre lo abbracciava. Pensò di fare altrettanto, e di baciarla... Ma si ricordò del motivo per cui lei si trovava qui, e non poteva farle questo: non poteva darle una speranza di gioia, prima di quello che avrebbe dovuto fare tra non molto tempo...
Pensò che sarebbe stato meglio che le cose fossero rimaste così, come fino ad ora.
Almeno la scelta di Susan sarebbe stata meno impegnativa da prendere...
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