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Capitolo XIII: Ricordi

-Fammi capire; dobbiamo recuperare una spada?-
-È uno dei due modi-
-E l'altro?-
-L'altro è chiedere l'informazione più... Insistentemente-
-No Hunter, non puoi minacciarlo... O peggio...-
-Quindi prendiamo la spada-
-Come pensi di fare?- chiese preoccupata.
-È semplice...- rispose bevendo un sorso di cioccolata -il tizio ha detto che è in un magazzino, ci basterà trovarla e recuperarla-
Susan guardò il ragazzo senza parole.
-Ma è un furto...-
-O questo, o il mio metodo-
Hunter osservò il volto turbato dell'amica. Appoggiò la tazza sul tavolo, con la solita serietà.
-Fuori dalla Capitale nessuno mi conosce, sono morto anni fa... Non ti preoccupare, ho già un'idea su come prendere la spada, farci dare le informazioni, e poi restituirla-
-Quindi vuoi "fregare" il tizio?-
-In un certo senso, sì-
-... Mi fido di te...-
-Senti, se vuoi, ti lascio tranquilla un paio di giorni. Non sei abituata a questo, e sarei più tranquillo se ti riposassi...- le disse in modo serio, ma lasciando trasparire un filo di dolcezza.
-Ok, va bene Hunter. Starò un po' da mio padre allora. Solo non fare nulla senza di me- rispose sorridendo.
-Contaci. A proposito, non dire nulla ad Albert, non voglio che si preoccupi, o che mi uccida perché sei troppo testarda per lasciarmi fare certe cose da solo-
-Ahaha d'accordo... Allora buonanotte Hunt-
-Buonanotte Sue-
La ragazza si alzò leggiadramente dalla sedia, e si diresse verso l'uscita della caffetteria.
Mentre le vitree porte si aprivano, si bloccò un istante. Volse lo sguardo alle sue spalle, verso Hunter. Lo vide estrarre il suo vecchio orologio da taschino d'ottone, per controllare l'ora.
Spesso dimenticava la sua età, la sua storia. Lo vedeva solo come un ragazzo sempre col volto serio e uno stile retrò; ma era in quei momenti che rammentava chi fosse Hunter Reid, quando era da solo, quando il suo volto oltre alla serietà traspariva tristezza e stanchezza. "219 anni... E vivrà per quasi altrettanti..." pensò. Poi si diresse verso casa.

-Si sarà raffreddata ormai-
-C-cosa?- rispose Hunter spaesato come si fosse appena svegliato da un sogno.
-La cioccolata; la stai fissando da una decina di minuti- disse un'allegra voce.
-Oh, già...-
-Vuoi che te la riscaldi?- chiese la cameriera. Hunter esaminò la ragazza: non era molto alta, aveva lunghi capelli bruni raccolti in una coda, mentre un sottile ciuffo le scendeva lungo la guancia destra. Da sotto una frangetta invece risplendevano due occhi castano chiaro. Un vestitino color vermiglio, addolcito da bianchi merletti, la copriva fino alle ginocchia.
-No, grazie, va bene così...-
-D'accordo- rispose, si voltò per tornare al bancone ma si rigirò di scatto verso il ragazzo, facendo ondeggiare la leggera chioma.
-Hey, io, stacco tra poco... Ti va di fare un giro assieme?- gli chiese dolcemente, con le guance arrossite e girandosi il braccialetto tra le dita.
Hunter guardò la ragazza con gentilezza.
-Scusami, non penso sarei di grande compagnia...-
-E se invece, lasciassi che sia io a decretarlo?- gli rispose sorridente.
Il ragazzo aprì il suo orologio, poi lo richiuse e lo mise in tasca.
-Scusa, magari un altra volta, ok?- le rispose con un lieve sorriso.
-O-ok...- rispose delusa.
Hunter finì di bere la cioccolata, poi si alzò e diede i soldi (con un po' di mancia in più del normale) alla ragazza.
-Buonanotte-
-B-buonanotte...-

Era ormai passato il crepuscolo quando Hunter raggiunse la Sala della Saggezza, e iniziò col sistemare alcuni libri che aveva recuperato dall'Accademia.
-Bene, è ora di pensare ad un piano...- disse sistemando lo sventolante cappotto su di un'appendiabiti. Estrasse poi dalla tasca di quello un pezzo di carta, che aprì sul tavolo illuminato da candele.
-Allora, questo è il luogo designato da quel tizio- pensò ad alta voce -qui troverò la spada-.
Dopo aver cercato su una cartina la posizione dello stabile, si cambiò e andò a coricarsi.
Il giorno seguente Hunter si diresse verso il posto. Era mercoledì, quindi in piena settimana lavorativa, non sarebbe stato difficile passare inosservato, specialmente per un mago come Hunter.
L'edificio era un vecchio magazzino, praticamente in rovina. Entrare sarebbe stato facile.

Tornato nel suo antro, Hunter cominciò a preparare tutto ciò che necessitava al suo scopo.
Si tolse poi i vestiti, per indossare qualcosa di più comodo. In una stanza, nel lato sud dell'edificio sotterraneo, si lasciò cadere pesantemente su di un comodo divano di tessuto bordeaux. Alle sue spalle erano appesi alcuni vecchi dipinti, raffiguranti paesaggi di campagna. La saletta era addolcita da un tenue focolare sulla parete davanti al divano, le cui fiamme danzavano leggere e innocenti.
Il ragazzo si girava tra le mani in suo orologio d'ottone. Su di un lato di esso vi era un sottile ma deciso graffio, che ritto percorreva quasi tutta la liscia placca di metallo. Lo spettrale ticchettio dei suoi vecchi ingranaggi, si disperdeva nell'aria.
Hunter passò un dito sul graffio, sospirando malinconico...

-Sta arrivando un altro squadrone!!!-
-Sì, li vedo!- rispondo con sufficienza.
Oltre la trincea, tra le esplosioni delle artiglierie, cominciano a sopraggiungere colpi di fucile, che si schiantano contro i sacchi di sabbia impregnati di fango che ci coprono.
Estraggo il mio orologio...
-Metti via quel coso e preparati Hunt!-
-Tranquilla Jane...-
Un colpo di fucile colpisce l'orologio, solo di striscio fortunatamente.
-Diavolo! Penso sia ora di andare- rispondo riponendolo nella tasca.
-Wilhelm sta arrivando, dobbiamo resistere ancora un po'- mi comunica Jane lanciando alcune palle di fuoco oltre il ponte.
Guardo il suo dolce volto, sporco di terriccio. Vorrei abbracciarla, ma non è il momento. Stringo il pugno sinistro, guardando l'anello sull'anulare.
-Concordo- mi rialzo dalla terra, afferro per la spalla un soldato terrorizzato al mio fianco e lo sprono a farsi coraggio.
-Seguitemi, avanti!!!- salto oltre la trincea, al mio fianco Jane. Dietro di me un gruppetto di soldati.
Sopra le nostre teste passa uno stormo di aerei alleati, che bombarda la base nazista oltre la boscaglia innanzi a noi.

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