Capitolo VIII: Il Passato
Susan si lanciò pesantemente sul morbido letto.
-Staremo qui per un paio di giorni, se ti va puoi anche dare un occhiata in giro- disse Hunter sulla soglia della camera.
-D'accordo, tu cosa devi fare adesso?-
Hunter diede uno sguardo all'orologio da taschino che teneva legato alla cintura.
-Io devo sbrigare alcune faccende qui in Accademia, ma più tardi possiamo fare una passeggiata insieme- rispose sorridendo.
Poco tempo dopo l'allontanamento di Hunter, Susan, presa dalla curiosità, prese la sua borsetta, chiuse la porta della camera, e andò ad esplorare l'imponente ed arcaica struttura.
Si trovò a perdersi in vaste biblioteche e stanze colme di strani oggetti, fino a raggiungere un ampio giardino. Qui rimase affascinata dalla moltitudine di flora che si mischiava all'incredibile architettura. Sentieri lastricati di pietra pallida serpeggiavano verso chissà dove; alte colonne lucenti e rigogliose di rampicanti si ergevano sparse. L'aria era dolce e tiepida.
Mente passeggiava, Susan osservava le altre persone che si trovavano in quel luogo: c'erano anziani e canuti signori, avvolti in lunghe tonache porpora che portavano pergamene e tomi; ragazzi poco più grandi di lei, vestiti con uniformi dell'Accademia, che chiacchieravano allegramente seduti su delle panchine.
Allo scoccare di una campana, il gruppetto di ragazzi, seguiti da altri di loro, si diressero verso l'interno del parco. Susan incuriosita decise di seguirli.
-Hey ciao!-
Susan sentì una mano sulla sua spalla sinistra, e si voltò a guardare chi l'avesse salutata. Le si parò davanti una ragazza sorridente, anch'essa con l'uniforme blu, che le prese la mano per presentarsi.
-Ciao, io sono Mia, tu chi sei? Non ti ho mai visto prima-
Susan squadrò la ragazza: era poco più bassa di lei, i lunghi capelli biondi erano legati in due code ai lati della testa. E non smetteva di sorridere.
-Oh... ciao, io sono Susan. Sì, è la prima volta che vengo qui...- rispose lei un po' imbarazzata.
-Mia, muoviti!!!- disse una voce in lontananza.
-Noi stiamo andando all'arena per le esercitazioni, vieni anche tu?- chiese Mia, sorridendo.
-Emm, va bene-
Dopo qualche decina di metri Susan scorse una muraglia di pietra, alta poco più di 7 metri, che si estendeva a cerchio.
L'ingresso a volta era sorvegliato da due guardie armate di alabarda. Mia, vedendo la ragazza un po' intimorita, la invitò ad entrare.
All'interno delle mura si apriva un grande cortile di pietra con alcuni obelischi di roccia. Diverse persone stavano parlando nel mezzo.
-Noi dobbiamo entrare, tu cosa fai?- chiese Mia.
-Penso che rimarrò in disparte, mi limiterò a guardare- rispose Susan.
-D'accordo, allora a dopo!-
Susan seguì un cartello che portava sopra le mura, dove erano presenti delle panche che permettevano di osservare lo svolgersi delle attività nell'arena. Si sedette e cominciò a guardare attentamente: vide che i ragazzi di prima erano entrati e un uomo stava parlando con loro. Riusciva a distinguere i dorati capelli di Mia.
L'insegnante mostrava agli studenti, che parevano essere già molto abili, come lanciare al meglio gli incantesimi.
-Ragazzi, oggi abbiamo la fortuna di avere un ospite molto importante- disse l'istruttore.
-Hunter Reid ha acconsentito ad unirsi alla lezione di oggi. Arriverà da un momento all'altro-.
"Hunter!?" pensò Susan. Gli studenti sembravano eccitati.
Alla base di uno degli obelischi si aprì un portale, dal quale uscì Hunter. Si guardò un attimo intorno e si diresse verso il gruppetto di studenti. Susan osservava curiosamente il suo mentore che avanzava verso i ragazzi, e iniziò a domandarsi il motivo della sua fama.
-Buongiorno a tutti-
-Ragazzi, voi siete la nuova generazione, e siete all'ultimo anno di accademia- pronunciò Hunter -la mia raccomandazione è di non smettere mai di imparare e di allenarsi. Ci sono sempre cose nuove da scoprire, e con l'impegno si può fare ogni cosa-. Hunter sembrava molto sicuro nello stimolarli.
-Signore, cosa ci consiglia di fare nello specifico?- chiese uno studente.
-Ti prego, non chiamarmi "signore"... Ma per rispondere alla domanda, il mio consiglio è quello di andare alla bas...-
Un rombo tonante interruppe Hunter.
Alle sue spalle una parte della parete dell'arena si spaccò, e cadde a terra, sollevando una nuvola di polvere chiara.
Susan si spaventò. Tutti gli alti si coprirono il volto dalla polvere.
-State dietro di me!- disse Hunter.
-Hunter!...- gridò Susan.
-Scendi subito dagli spalti Susan. Voi ragazzi, non muovetevi...-
Lo sguardo di Hunter era più serio del solito, e concentrato sulla figura occultata dieto la coltre di polvere. "Non può essere!" pensò quando riconobbe l'ombra dalla sua aura. Diede la sua borsa all'istruttore. Dalla tasca del cappotto estrasse un paio di guanti di stoffa, marroni, con le punte delle dita dorate. Li infilò delicatamente e serrò i pugni.
-Come puoi essere qui?- disse a gran voce Hunter.
-Davvero non ricordi vecchio mio!?... Eppure eri lì anche tu- pronuncio una voce cupa e metallica.
-Pare che il tuo progetto non abbia funzionato... Arren-. Hunter avanzò lentamente.
-Hai ragione mio caro Hunter...- scomparse, e riapparve a pochi centimetri da Hunter un volto celato da una maschera di metallo nero, completamente liscia, ma con piccole crepe sparse.
-Ma ora anch'io posso controllare il tempo...-
Un rapido pugno colpì la tetra figura. Arren venne scaraventato violentemente contro una parete.
Dal pugno destro di Hunter fuoriuscivano scure fiamme, dense come fossero liquide. Dalla mano sinistra si materializzò una lunga lama di luce viola.
-Ahahaha... È questo il modo di salutare un vecchio amico Hunt?...-. Arren si rialzò pesantemente da terra, la sua maschera aveva una spaccatura diagonale nel mezzo. I suoi vestiti, neri e sgualciti, erano pieni di polvere.
-Amico!?... COME OSI!!!???- Hunter corse verso di lui furiosamente. I suoi occhi erano fiammeggianti. Afferrò Arren per il collo e lo sollevò da terra, puntandogli la lama alla gola.
-NON DOVRESTI ESSERE QUI!!! Ci hai traditi!!!...-
-Non è vero! Non volevo che accadesse-
-Tu sei malato Arren!!!...-
Susan guardava impaurita la scena da dietro una colonna.
-Non capisci Hunter! Insieme possiamo sistemare tutto!!!-
-No... Non si può... Ed è solo colpa tua- Hunter sollevò la spada sopra la testa di Arren...
-Fermo!...- gridò Susan.
Hunter bloccò la spada a pochi centimetri dalla testa di Arren. "Susan..."
Arren colpì il ragazzo allo stomaco, e si liberò dalla sua presa.
Hunter cercò di colpirlo con una palla di fuoco, ma lui la schivò.
-Se non mi aiuterai, farò da solo...-
-Non te lo lascerò fare!!!- Gli occhi di Hunter si illuminarono di una profonda luce bianca. L'aria intorno iniziò a vorticare, facendogli sventolare il cappotto. I suoi piedi si staccarono dal suolo, e dai suoi pugni uscivano lingue fiammeggianti di luce bianca.
I ragazzi, che erano rimasti al riparo, erano pietrificati dallo scenario.
Hunter caricò un pugno, e lo scagliò violentemente al suolo, creando un profondo cratere, e distruggendo quasi tutta la muraglia adiacente.
Quando la polvere si diradò, Arren era scomparso. Susan corse verso Hunter, che stentava a riconoscere. Lo abbracciò da dietro...
-Ora basta...- gli disse in lacrime.
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