Capitolo III: Hunter
Hunter la afferrò prima che cadesse a terra e tornò verso la porta. "Ancora una volta" pensò, e gli sfuggì un sottile sorriso, che tornò subito alla seria posizione iniziale.
Alla chiamata Albert aprì la porta e vide sua figlia nelle braccia del ragazzo.
-Dannazione Hunter, che cos'hai combinato?!- disse furiosamente.
-Calmati Albert, l'ho solo addormentata. Mi aveva già visto ieri e oggi, ma non sapevo fosse tua figlia. Non potevo fare altro-.
L'uomo prese Susan come fosse una bambina addormentata, e andò a posarla dolcemente sul suo letto.
-Senti, mi dispiace- disse Hunter, -ti avevo promesso che non avrei più...-.
-Va bene, hai fatto bene- lo interruppe Albert -scusami tu per aver gridato-.
Seguì un breve attimo di silenzio, nel quale Hunter si assicurò che dalla camera non provenisse nessun segno del rinvenimento di Susan.
-Le ho fatto la procedura standard per umani, con un po' più spinta per farla addormentare. Non ricordarle nulla, ok?-.
-Certo... È meglio così- rispose Albert.
Hunter guardò quel colosso che si stagliava innanzi a lui con sguardo penetrante.
-Dovrai dirglielo prima o poi...- aggiunse.
-Sai bene com'è la situazione! Non osare farmi la ramanzina!-. Dai pugni serrati di Albert cominciarono ad uscire fievoli lingue di fuoco e fumo.
Hunter non mosse un muscolo, aggiunse solo:
-Spero che il mio nuovo aspetto non ti abbia illuso amico mio... Sono lo stesso mago che hai lasciato 50 anni fa a sventare la fine del mondo in Germania-. Ed assieme a quelle calme ma profonde parole, i suoi occhi si accesero di una luce bianca e potente.
Il silenzio che si creò emanava una tangibile tensione.
Albert socchiuse gli occhi ed abbassò il capo. Quando lo rialzò il suo volto aveva un aura decisamente differente: era tornato il gentile ed affettuoso Albert che Susan aveva conosciuto.
-Mi sei mancato davvero tanto amico mio- disse abbracciando il ragazzo -mi dispiace per quello che è successo quel giorno...-.
Anche Hunter si era stabilizzato. -Ormai è acqua passata, da tanto tempo- disse malinconicamente -e dispiace più a me... Se non fosse successo, Mary sarebbe ancora viva...-.
Albert tornò ritto -è stata una sua scelta...- disse sospirando.
-Ed ora sparisci musone!!! Prima che ti prenda a calci per aver maltrattato mia figlia!!!- disse Albert ridendo di gusto.
Hunter odiava quando Albert il gioioso lo chiamava "musone", perché ritraeva in pieno la sua sempreverde espressione seria.
-Mi eri davvero mancato Al- disse con una smorfia di rimando.
Si dileguò verso un muretto dietro a quella casa, al riparo da occhi indiscreti. Qui estrasse una boccetta di colore azzurro che, scagliata contro il suddetto muro, creò un varco di tenue luce azzurra, abbastanza grande da permettere il passaggio di due persone affiancate.
Dopo averlo varcato si chiuse, e Hunter si trovò, indiscutibilmente senza sorpresa, in una grande sala circolare di pietra, illuminata da un lampadario sferico, contenente un globo di luce bianca.
All'interno dell'imponente stanza vi erano importanti librerie stracolme di vecchi libri e pergamene, su tavoli sparsi erano ammassate carte srotolate e diversi oggetti appartenenti al mondo magico. Al centro dell'area vi era un altare in pietra. Sulle pareti erano appese decine di armi e strumenti tra cui spade, asce, lance, archi e bastoni. Su altri scaffali invece erano disposte ordinatamente una quantità innumerevole di ampolle e boccette, contenenti liquidi di diversi colori.
Il posto sembrava abbandonato da molti anni, a giudicare dalla polvere e dalle ragnatele.
"Va bene adesso che ho un po' di tempo libero" pensò Hunter. E si diresse verso una libreria, dalla quale estrasse un libro. Lo spolverò e lo mise sul tavolo. Sfogliò una decina di pagine e poi, fermatosi su di una in particolare disse: -d'altronde, non ci si può ricordare proprio tutto...- ed alzatosi le maniche del cappotto congiunse le mani. Dopo averle allargate leggermente iniziò a crearsi una piccola sfera di luce verde sfrigolante. Fece roteare le braccia sopra la testa, mantenendole in posizione tale da trattenere il globo, e dopo un giro la scagliò dritto innanzi a sé.
La piccola sfera sfrecciò per tutta la stanza senza mai fermarsi, e al suo passaggio ogni traccia di polvere o sporco si dissipava come la vecchia pelle di un serpente scivola via dalla nuova.
E così si sentì anche Hunter, quando vide le tracce del tempo nella stanza lasciare posto al giovane rinato.
Quando l'incantesimo concluse la sua danza il posto era completamente ripulito. -Ben fatto- aggiunse Hunter, e rimise il libro al suo posto.
Rimase qualche istante a contemplare la stanza, nostalgicamente.
Si voltò verso destra, verso una porta il legno massiccio si stagliava sulla parete. La aprì e vi entrò.
C'era una rampa di scalini in pietra che scendeva di qualche metro. Il corridoio era illuminato da torce a muro alimentate dal medesimo incantamento del lampadario, solo con globi più piccoli. In fondo alla scala si apriva un'altra stanza, più piccola però, e meno illuminata. Dava l'impressione di essere una stanza privata: vi era un caminetto, una poltrona, due librerie e un tavolino con un giradischi.
Hunter prese dal tavolo un disco. Era nuovo di zecca. Lo mise nel giradischi e si sedette sulla poltrona. Il disco cominciò a produrre musica: si trattava di una canzone di Eric Bogle, "No Man's Land", reinterpretata dai Dropkick Murphy's come "The Green Fields Of France".
Mentre ascoltava la prima strofa Hunter prese dal tavolo una vecchia fotografia, rimase qualche secondo a fissarla... Ripensando al tempo che non è più.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro