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28. Il passato di Beatrice

(Scusate se troverete errori appena concluderò la storia, farò un'accurata revisione di tutti i capitoli)

BEATRICE POV

È passato un mese da quando io e Diego ci godiamo la nostra storia.

Facciamo l'amore a tutte le ore, facciamo lunghe passeggiate, facciamo molte attività insieme. Cosa potrei volere di più?

L'ultima volta che abbiamo scopato, e cioè ieri, riuscivo a malapena a camminare. Non che ora mi sia facile, visto il bruciore e il dolore atroce al centro delle mie cosce.
Mi aveva avvisata, ma io pensavo fosse il solito orgoglio da uomo da "sono il maestro del sesso".

Pensavo volesse solo vantarsi di essere il Dio del sesso, ma per mia fortuna o sfortuna non è stato così.

Ciò che ha detto si è davvero avverato.

Adesso mi ritrovo seduta in una sedia d'ospedale con il ghiaccio nascosto nella figa e sulle cosce.

«Buongiorno dottoressa, il dottore Frazzini la aspetta nel suo ufficio» mormora la voce della mia segreteria.

Nascondo subito il ghiaccio e mi dirigo nell'ufficio del mi collega, camminando il più normale possibile.

Le cose da un mese fa a ora sono cambiate molto.

Diego ha fatto in modo che né Dario né Damiano mi incontrassero anche solo per sbaglio, non so come abbia fatto.

Dario è atterrato un mese fa e non ho mai avuto l'onore di incontrarlo, riguardo Damiano non si è più fatto vivo da me.

La mia vita sta andando bene, la mia storia va alla grande.

«Buongiorno collega, come stai?» chiedo entrando nell'ufficio di Leon

«Buongiorno burlona» mormora abbracciandomi.

Leon Frazzini unico collega, oltre Camilla, con cui vado molto d'accordo. È unico in tutto, lo stimo così tanto!

«Mi volevi vedere? Ti mancavo troppo?» scherzo

Ride di gusto, «a chi non mancheresti? Comunque ho un caso di un uomo che non riesco a capire. Ho qui la cartella clinica puoi dare un occhiata?»

«Wow, il grande Frazzini chiede aiuto alla Pagani, che onore signore»

Sorride, «che stronza, leggi forza» mormora spettinandomi i capelli con la mano.

«Disidratazione, diarrea, vomito. Può essere il morbo di Crohn?»

«Potrebbe, ma continua a leggere»

«Ipoglicemia, pelle scura, perduto di peso e dolori articolari»

«Giá, ci sono alcune cose che non coincidono con il morbo di crohn»

«Fai un esame per il morbo di Addison» mormoro, «tutti i sintomi corrispondono»

«Hai ragione, era l'unico a cui non avevo pensato. Grazie Bea» mormora dandomi un bacio sulla testa.

«Il mio turno è finito, ci vediamo domani» dico sorridente uscendo dall'ufficio.

«Ti ho cercata dappertutto, mi sono preoccupato» sento una voce familiare

«Pensavi che fossi stata rapita?» chiedo divertita, «stavo aiutando Leon»

«Questo dottore ha sempre bisogno di te? Lo devo considerare un'altro rivale?»

Sorrido e scuoto la testa, «andiamo testone»

Ci dirigiamo all'uscita del pronto soccorso visto che avevo lasciato le mie cose li, quando arriva un ambulanza d'urgenza

Il cuore mi si ghiaccia quando vedo Dario sulla barella.

«Cosa è successo?» urlo

«Una sparatoria in una banca, dottoressa» mormora uno degli infermieri

«Diego devo rimanere, altrimenti non me lo perdonerò se muore»

«Bea ci sono altri dottori, non ci sei solo tu»

«Diego metti la tua gelosia da parte, si tratta di un paziente innocente che sta morendo. Salvarlo è il mio dovere» urlo

Annuisce, «bene, salvalo» mormora andando via infuriato

Rientro nel pronto soccorso, per aiutare i miei colleghi.

«Il battito è debole» mormoro, «chiamate il dottore Frazzini» urlo

«Bea eccomi» dice Leon giungendo in sala operatoria, «un colpo d'arma?»

Annuisco, tagliando la maglietta per iniziare l'intervento.

Dopo un ora e mezza l'intervento è andato la grande, per un attimo il suo cuore aveva smesso di battere, per fortuna dopo dieci secondi è ripartito.

«Tienilo sotto controllo e un caro amico» dico a Leon

Annuisce, «non preoccuparti»

Mi cambio ed esco dall'ospedale per andare da Diego, era molto arrabbiato, anche se non ne ha il diritto.

In questo momento Dario era un semplice paziente che stava morendo, non il mio ex.

Lo chiamo più volte ma spunta sempre la segreteria, odio quando spegne il telefono per ripicca.

Salgo in macchina e dopo dieci minuti arrivo a casa sua,
«ciao mamma c'è Diego?» chiedo vedendo la mamma in salotto

«Si tesoro, e nel seminterrato» risponde, «ho saputo di Dario, come sta?»

«E' stabile» mormoro, rivolgendomi verso il seminterrato.

«Bea dove vai, lo sai che non ci è permesso entrare» urla la mamma alle mie spalle

La ignoro e proseguo, apro la porta in metallo dinanzi a me e vengo accolta da delle urla di dolore.

Mi si gela il sangue dallo spavento, ma continuo a proseguire.

In una delle stanze trovo anche Tiago, legato a una sedia senza mano.

Gliel'ha davvero tagliata?

Sgrano gli occhi alla vista di quell'orrorre.

Di cosa è capace Diego?

Proseguo seguendo le grida di dolore, fino ad arrivare a una porta chiusa. Mi affaccio e vedo Diego che sta per puntare un ferro caldo contro la testa di un uomo, «Diego» urlo in lacrime

Alza la testa verso di me, e mi blocco sul posto.

Il suo viso è pieno di sangue, suppongo dell'uomo che sta torturando, e i suoi occhi emanano puramente odio.

Butta subito il ferro per terra e corre nella mia direzione.

Io scappo alla vista di quel mostro irriconoscibile. Quello non è il mio Diego, quello e un diavolo.

«Bea vuoi fermarti?» urla correndomi dietro

«Lasciami in pace, sei un mostro»

«Un mostro? Sapevi il lavoro che facevo, ma hai comunque continuato a stare con me, cosa è cambiato ora?»

«Sapevo ciò che sei, ma non ti avevo mai visto all'opera con le tue torture contro gli altri» biascico piangendo

«Sai cosa ha fatto quell'uomo?»

«Non mi importa Diego, esiste la legge. Devi consegnarli alla polizia, non devi pensarci tu»

Ride sarcastico, «la legge mormora, «la legge lo rilascerà dopo cinque mesi. Quest'uomo ha violentato la figlia di undici anni e picchiato madre e figlio di otto anni»

Sgrano gli occhi, «i-io.. devo andare»

Riprendo a camminare verso l'uscita, per fortuna questa volta senza Diego che mi insegue.

Esco dalla porta in metallo e mi appoggio ad essa, con le mani tra i capelli e gli occhi rossi.

DIEGO POV

Vado nel bagno del seminterrato per farmi una doccia e cambiarmi d'abito.

Salgo subito al piano di sopra per cercare Beatrice, l'ho lasciata in uno stato pietoso e non ne vado fiero.

«Tiana hai visto Bea?» chiedo alla madre che è seduta sul divano

«E' appena uscita»

Mi fiondo verso la porta, ma la voce di Tiana mi blocca, «devo parlarti»

Mi giro di scatto e ritorno in salotto, «dimmi» mormoro sedendomi accanto a lei

«Non voglio che tu faccia del male a mia figlia. Ha già sofferto abbastanza a causa di suo padre e di Tiago» mormora quasi arrabbiata, «ho visto il suo viso quando è uscita, stava molto male»

«Mi dispiace, mi ha visto nel seminterrato»

«So che provi dei sentimenti seri per mia figlia, ma non farla soffrire. Quando aveva vent'anni è caduta in un abisso ed è uscita grazie a Dario»

Stringo i pugni, «cosa intendi?»

«Il mio ex marito, quel gran bastardo, ci ha causato tanto dolore. Bea non si sentiva amata da suo padre ha iniziato a farsi dei piccoli taglietti, fino ad arrivare a tagli profondi, che hanno lasciato cicatrici evidenti. Mia figlia stava morendo pian piano, ed io non potevo fare nulla»

Adesso ricordo le cicatrici sulle sue braccia, e sulle sue gambe.

Quando gli ho chiesto mi aveva risposto che erano piccole cadute che fanno tutti i bambini.

«I-io non lo sapevo»

Annuisce, «quel giorno quando l'ho vista con le nocche rotte, ho visto lo stesso sguardo di anni fa. Lei voleva farsi del male per colmare il suo dolore»

«Vado a parlare con lei» mormoro sentendomi terribilmente in colpa per quel giorno.

Non avevo capito, non ho capito un cazzo di Beatrice.

Solo ora mi rendo conto del perché voleva salvare Dario, si sentiva in debito.

Lui ha salvato lei in un momento buio, e lei ha salvato lui dalla morte.

Avrei voluto essere io a tirare Beatrice fuori dal suo abisso, ma invece mi sto rendendo conto che con il mio carattere di merda, la sto trascinando in burrone senza uscita.

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