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18. Il ritorno

(Scusate se troverete errori appena concluderò la storia, farò un'accurata revisione di tutti i capitoli)

BEATRICE POV

Sono passati cinque giorni da quando Diego è partito, nemmeno un messaggio, né una chiamata.

Non lo sento da soli cinque giorni ma e come se mi mancasse l'aria da anni.

Le mie giornate continuano ad essere noiose, senza Diego a farmi arrabbiare e a mettere movimento nella mia vita.

Io e Maggie siamo tornate a casa nostra, ed io continuo ad andare a lavorare con la presenza del mio autista e amico Paolo .
Ormai siamo entrati in confidenza, mi ha detto che ha una moglie e tre figlie.

Mi ha detto che ama il genere jazz e che è un amante di animali, in particolare dei delfini; e che il suo piatto preferito è senz'altro la lasagna.

«Signorina se lei è pronta possiamo andare all'ospedale» mormora distraendomi dai miei pensieri, «nonostante adesso siamo migliori amici, ti ostini ancora a chiamarmi signorina?» mormoro prendendolo in giro.

«Scusa Beatrice» mormora sorridente.

«Bene, va già meglio» mormoro abbracciandolo, è diventato come un fratello maggiore, «ok, andiamo»

«L'hai sentito Diego?» chiedo mordendomi il labbro, mentre salgo in macchina.

Lui mi lascia in sorriso furtivo, «no, ma non preoccuparti sta bene»

«Oh, beh. Non che mi importi, era tanto per chiedere» dico strappandomi le labbra a morsi.

«So di voi due, per me non c'è nessun problema. Sono muto come un muro» mormora facendo il gesto di chiudere la bocca e gettare la chiave dal finestrino.

Lancio un sorriso, «come hai fatto?»

«Si capisce a miglia» dice dolcemente, «e penso che state bene insieme»

«Giá, se non fosse per il fatto che siamo fratellastri»

«Chi lo dice questo? Non siete cresciuti insieme, non è scritto da nessuna parte. Siete due semplici sconosciuti che vi state conoscendo e piacendo. Sono stati i vostri genitori ad etichettarvi come "fratellastri"» mormora, «non pensare al giudizio altrui, pensa solo a ciò che sentite l'uno per l'altra. Il signore sono certo che la proteggerà sempre»

«Come fai tu?»

Annuisce, «ti proteggerei anche a costo della mia vita, lo sai»

DIEGO POV

Cinque giorni dall'ultima volta che lo vista uscire dalla porta di casa nostra con Maggie.
Cinque giorni che non la sento: mi manca così tanto.

Qui i telefoni sono vietati da me stesso, se qualcuno dovesse rintracciarmi, e per quel qualcuno intendo Leonardi, infangherebbe anche questo mio accordo. E non me lo posso permettere, per fortuna stasera sarò di ritorno a casa.

«Sei solo soletto?» mormora una voce sensuale alle mie spalle.

Di bell'aspetto, alta, mora, occhi verdi a mandorla. La classica ragazza che farebbe per me, per una sola notte.

«Non sono mai solo, ad esempio ora ci sei tu con me» mormoro.

«Bene, allora possiamo farci compagnia a vicenda» mormora avvicinandosi, mostrandomi le sue tette enormi in bella vista.

Ma stranamente non mi fa' nessun effetto, se fosse stato qualche mese fa sarebbe già stata nuda nel mio letto.

Non tocco una donna dai tempi della pietra, il mio tocco è ormai privato, solo per una donna: Beatrice.

«Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma sono impegnato» mugolo allontanandomi.

«Ma lei non e qui, non lo saprà mai» continua, dandomi le spalle, strisciando il suo sedere sul mio cazzo.

«Mi dispiace sono gay» sbotto, la più grande cazzata che abbia mai detto.
Tra tutte le scuse dovevo prendere proprio quella?

«Sei sicuro?» chiede notando la protuberanza evidente dai miei jeans.

«Giá, stavo pensando a lui. Ecco perché sono eccitato»

«Potrei anche farti cambiare idea sull'essere gay»

Inizio ad innervosirmi, la afferro dalle braccia e la strattono via, «cosa non capisci della frase: sono gay? Vattene» urlo.

La ragazza con gli occhi spalancati fugge a gambe elevate lontano da me.

Tiro un sospiro di sollievo, sto arrivando mia piccola Bea.

BEATRICE POV

Il mio turno all'ospedale è appena finito, le giornate passate senza Diego sono così vuote.

Mi affretto ad uscire dall'ospedale per raggiungere Paolo, ma vengo fermata da un uomo.

«Salve incanto» bofonchia una voce davanti a me.

Sgrano gli occhi, «signor Leonardi» mormoro rigida.

«Per favore chiamami solo Damiano» replica, «se hai un po' di tempo che ne dici di prendere quel famigerato caffè?» chiede gentilmente.

I miei occhi girovagano da una parte all'altra con la speranza che Paolo arrivi e mi tiri da questa situazione, «purtroppo oggi non posso, sarà per la prossima volta» mormoro velocizzando il passo.

«Voglio insistere» mormora afferrandomi dal braccio facendomi girare.

«Ho detto che ora non posso, mia madre sta male»

Annuisce, «spero si riprenda. Allora ci vediamo, alla prossima»

Annuisco e scappo il prima possibile saltando subito in macchina, «andiamo Paolo, più veloce possibile»

«C'e qualcosa che non va?»

«Sí, Leonardi. È tornato a cercarmi»

«Signorina» si corregge, «Beatrice e già la terza volta, da quando Diego e partito, che questo verme ci prova con te» mormora, «sai che dovrò riferirlo a Diego?»

Annuisco, «lo so. Ma se lo sapesse, andrebbe ad ucciderlo»

«Non importa cosa farà, dovrà saperlo ugualmente»

«Non preoccuparti appena tornerà glielo dirò»

«Non ti sembra il caso di ritornare a casa del signor Pablo? Li da Maggie non sei al sicuro, uomini come Leonardi non si fermano. Potrebbe farti del male»

I ricordi di tormento da parte di Tiago sfiorando di nuovo i miei pensieri, e se Paolo avesse ragione? Se Leonardi volesse rapirmi e fare le stesse cose che ha fatto Tiago?

Diego per favore ritorna da me.

«Ci penserò, promesso» mormoro

Mezz'ora dopo essere arrivati da Maggie, salgo subito a casa per poi chiudermi dentro.

Una volta arrivata alla porta, giro la chiave e mi appoggio alla porta sospirando.

Vado in cucina a prendere un po' d'acqua quando noto dei fiori sul tavolo, un sorriso sbuca sul mio volto.

Diego è tornato?

Li prendo in braccio e leggo il biglietto: spero che in futuro dirai di sì, vorrei tanto conoscerti meglio -Damiano.

Butto subito i fiori facendoli cadere per terra insieme al biglietto, terrorizzata.

Come ha fatto ad entrare? È ancora in casa?

Il telefono squilla segno di un messaggio in arrivo: spero che le orchidee ti piacciano.

Ho cambiato numero, come ha fatto a trovare anche questo?

Presa dalla rabbia rispondo: come sei entrato in casa mia?

DL: Ho i miei metodi, ricorda per me nulla è impossibile. Quando voglio qualcosa la ottengo.

BP: Peccato che io non voglia te, lasciami in pace.

DL: Dici così perché non mi conosci ancora, sai solo le frottole che vengono raccontate di me, non mi conosci davvero.

BP: Non voglio conoscerti, smettila con le visite all'ospedale e i fiori a casa.

DL: Non posso lasciarti andare ora che ti ho trovata.

Lancio il telefono sul divano e poi ripulisco tutto il disastro dei fiori, li getto nella pattumiera e passo la scopa per raccogliere i petali spezzati.

DIN DON...

Sussulto al suonare nella porta.

Non voglio aprire, potrebbe essere quel maniaco.

DIN DON...

Afferrò il manico della scopa e mi prendo di coraggio.

Apro delicatamente la porta pronta ad attaccare chiunque sia là fuori.

Ma i miei occhi si allargano alla vista della persona che mi era mancata più dell'aria, Diego.

Getto il manico all'indietro e salto tra le braccia di colui che amo.
Il suo arrivo però significa anche che devo dire la verità su Leonardi, se non lo faccio io lo farà Paolo. E non penso che a Diego farebbe piacere se gli nascondessi qualcosa.

Ci stacchiamo dall'abbraccio e d'istinto gli do uno schiaffo, «ahia, questo per cosa?»

«Per essere stato lontano cinque lunghi giorni senza cercarmi»

«Oh, la mia piccola Bea. Ti sono mancati così tanto?» chiede malizioso.

«Sei un deficiente, avevo così tanta paura che ti fosse successo qualcosa. Perché non rispondevi?»

«Non potevo permettermi di essere localizzato, altrimenti il mio affare sarebbe andato a monte»

«Se solo tu provi a farlo un'altra volta, sarà il tuo ultimo giorno di vita. Perché ti ucciderò con le mie stesse mani» urlo colpendolo forte nel petto.

Mi afferra le braccia e mi prende in braccio, si dirige in camera mia e mi butta violentamente sul letto con il suo peso su di me, i nostri sessi si strusciamo l'uno con l'altro ad ogni movimento.

Desiderosi di volersi.

«Baciami» mormora.

Non gli faccio nemmeno completare la frase che le mie labbra si fiondano sulle sue.

Questo bacio mi ha ridato cinque anni di salute, mi è mancato troppo.

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