26. morti
“Allontanatevi. Siete d’intralcio” avverte Bryan.
Schiudo le palpebre con difficoltà, accogliendo dolorosamente la luce artificiale che mi trafigge gli occhi. Quando l’improvvisa vertigine che mi ha offuscato la vista scompare, mi ritrovo a osservare la schiena di Bryan, che, chino su di me, sta discutendo con due uomini.
Perché sono sdraiata sul pavimento? Provo a muovere la mano del braccio destro, da sotto la testa, distendendo contemporaneamente la gamba, e questo attira l’attenzione di tutti i presenti.
Chi sono quegli uomini?
Bryan si rigira in fretta verso di me, bloccando i miei movimenti con un leggero tocco della mano. “Come ti senti?”
Perché ha quella faccia allarmata? Immersa nelle mie domande, non rispondo alla sua. L’assenza di una mia reazione alle sue parole lo spinge ad avvicinarsi di più. Corruga la fronte, passando le dita sui miei capelli. “Ho detto che dovete allontanarvi, idioti!” L’improvviso scatto d’ira del maestro dell’anima fa irrigidire i due uomini, uno dei quali fa un passo indietro.
Il più anziano, sulla cinquantina, fa schioccare la lingua da sotto la folta barba. “Si è svegliata. Portala di sotto.”
“Non posso spostarla.”
“Ci penso io.” L’uomo fa per muoversi verso di me, ma Bryan protende la mano, facendolo bloccare.
“Se la tocchi…” Lascia morire la minaccia, attirato da un mio lamento.
Seppur a fatica, a causa dei forti dolori nella parte posteriore della testa, sono riuscita ad alzarmi su un gomito. Ogni parola pronunciata da uno dei presenti mi provoca un fastidio enorme. Sento le ossa del cranio vibrare trapassate dal loro litigio. “Posso… Posso alzar… da sola.”
“Mi sarò espresso male” sospira Bryan, sostenendomi la testa. “So che puoi, ora, ma non devi.”
“Che succede?” Non riesco a mettere in ordine i pensieri. Immagini sfocate corrono per la memoria, ma, sfuggenti come sono, non riesco ad afferrarle.
Il maestro dell’anima mi osserva silenziosamente, continuando a tenermi la testa e ad accarezzarmi i capelli. Alla fine poggia una mano sulla mia. “Ho pensato fossi morta.” Mesto, cerca di sorridermi, come se volesse rassicurarmi. Da cosa? “Ho controllato e non dovresti aver riportato traumi, ma non si sa mai. Potresti non stare bene nei prossimi giorni.”
Sto per chiedere dei chiarimenti su cos’è accaduto, quando l’occhio mi cade su una macchia, a tre metri dai piedi dell’uomo che prima ha parlato. È un liquido scuro, che, come un sentiero, mi conduce a un braccio. Per un secondo sento l’aria mancarmi.
“Devi rigettare?”
“No, io…” Non riesco a distogliere lo sguardo dal corpo che giace alla fine della scia di sangue. Gli occhi vacui di Matt mi scrutano, senza mai chiudersi. La sua bocca schiusa sembra urlarmi contro la realtà. Urlo, accucciandomi contro Bryan, che mi sostiene tra i miei tremori.
“Abbiate almeno la decenza di coprirlo.”
“Che scenata inutile” gli risponde l’uomo con la barba, un inquisitore come Matt probabilmente. “L’hai sentita, sta bene. Portala sotto.”
Dopo aver soppesato le possibili opzioni, il maestro passa un braccio sotto il mio busto e l’altro sotto le ginocchia. Si alza con me tra le braccia. “Sheridan, tieni la testa il più ferma possibile. Qui, appoggiati alla mia spalla.” Senza dar tempo ai due uomini di dare altri ordini, si dirige verso la sala da ballo, superando il cadavere di Matt e una finestra rotta. Non c’è traccia di vetri sul pavimento.
“Dov’è Paul? Io l’ho chiusa e poi… Bryan, non so che sta succedendo” singhiozzo, mentre lo sguardo viene offuscato da lacrime di panico.
Bryan tace, camminando lentamente e limitando al minimo le svolte, per non far aumentare la mia nausea.
“Qualcuno mi ha colpita.”
“Lo so.”
“Paul…”
“Non è stata lei” mi blocca il maestro. Alzo la testa, sfiorando col naso la sua guancia. “Mi dispiace.”
Quelle due parole mi fanno piombare in uno stato di angoscia che non credevo possibile. Ora ricordo tutto, la follia di Matt, l’aver chiuso Pauline fuori dal corridoio, il colpo alla testa che mi ha fatto perdere i sensi. A parte il cadavere dell’inquisitore, solo una cosa in quella stanza era diversa da come l’ho lasciata prima di svenire. La finestra era integra.
E la porta? La porta delle scale a chiocciola è ancora chiusa? Non avendo controllato mi aggrappo alla speranza che la risposta sia affermativa, altrimenti non posso fare a meno di sentire quelle due parole imprimersi nel mio petto.
“Ti dispiace” ripeto, assente.
Dalla sala da ballo imbocchiamo una scalinata che ci porta alla stanza inferiore. Una porta a vetri ci separa dal giardino. La stessa entrata dove stava arrivano Pauline prima che mi notasse.
L’inquisitore dalla folta barba ci sorpassa, spalancandola e facendoci segno di passare. Una volta usciti, si posiziona alle nostre spalle.
Nel buio della notte, un gruppo di persone mormora. Distinguo le loro ombre, sotto alle mura del palazzo. Parlano, qualcuno grida. Mentre ci avviciniamo alcuni si accorgono di noi. Piano piano le voci scompaiono. Tutti ci fissano, o meglio mi fissano.
Quando li raggiungiamo, qualcuno mi afferra per la gonna, facendo quasi perdere l’equilibrio a Bryan, le cui braccia cominciano a tremare sotto il mio peso.
“Mettimi giù.”
Le sue braccia mi stringono di più al suo petto, prima di cedere. “Tieniti a me e resta al mio fianco. Non allontanarti di nuovo, per nessuna ragione” mi sussurra, aiutandomi a poggiare i piedi nudi al suolo.
Il cambiamento di posizione mi provoca un forte giramento. Mentre Bryan cerca di allontanare gli inquisitori che continuano ad accerchiarci, tra urla, insulti e minacce, io mi tengo a lui. Dietro al muro di persone che ho davanti, intravedo Nathan che si avvicina, scuro in volto. Ha la mascella così contratta che quasi trema.
“Silenzio!” tuona.
Tutti tacciono e si spostano, formando un corridoio per permettergli di avvicinarsi. A causa di questo movimento, mi accorgo di un secondo corpo, alle sue spalle. È coperto da un telo di alluminio fino alla testa, ma i ricci rossi che coprono il viso sono inconfondibili.
Il mio acuto fa irrigidire Bryan.
Con le braccia stese in avanti, come se stessi cercando a tastoni qualcosa, barcollo verso Pauline. Sussurro il suono nome, più volte, sperando che si giri e mi urli di smetterla, con quel suo tono da inquisitrice che ho imparato a conoscere. Ma non accade niente.
Scossa da un altro mancamento, non faccio in tempo a prendermi la testa tra le mani che Claire, la madre della mia amica, sguscia fuori dal nulla e mi colpisce in viso.
Il suo anello mi graffia il volto e un rivolo di sangue mi arriva alla bocca.
Sconvolta, mi fermo. La donna ha gli occhi spalancati e iniettati d'odio. Non ci sono lacrime, solo la bocca contorta in un ringhio.
Nathan accelera impercettibilmente e le poggia le mani sulle spalle prima che un secondo schiaffo mi colpisca. “Claire…”
La donna si divincola. “È colpa vostra!” Fa per scagliarsi di nuovo verso di me, ma Bryan è più veloce e mi attira a sé, chiudendomi tra le braccia.
Il suo odore di latte mi nausea. Gli faccio lasciare la presa, rimanendogli comunque vicina. “È… è lei?” Il mio indice tremante indica il corpo della donna dai capelli rossi.
Al solo sentire la mia domanda Claire esplode. Alza un braccio verso di me, su cui brilla un cristallo. “Ti ammazzo, dannato mostro!” Gli occhi le diventano lucidi, tanto è acuto il suo urlo.
In questo modo la donna ha risposto alla mia domanda. È lei. È Pauline.
È morta.
Comincio a respirare con pesantezza. Il mio corpo sta pulsando, nello stesso modo in cui ha fatto quello di Bryan dietro al pub. Tra un’inalazione è l’altra, percepisco la menta. I miei occhi sono fissi sul terriccio parzialmente innevato, quando un lembo di tessuto nero entra nella visuale.
“I soccorsi saranno qui tra molto poco” dichiara Erin frapponendosi tra Claire e noi.
“Me l’avete già ammazzata! I soccorsi serviranno a voi!”
“Sì!” urlano molti in coro. “A morte!”
“Erin…” Bryan attira l’attenzione della maestra, con cui scambia una rapida occhiata di intesa.
Persino per Nathan sta diventando difficile gestire la folla irata. Le mani mi afferrano da tutte le direzioni. Cristalli brillano in ogni dove ed è un miracolo che non abbiano ancora ferito nessun maestro. Le fitte alla nuca aumentano. Non va bene. Niente sta andando bene.
“Che cazzo succede!” Questa volta è la mia voce a spiccare.
Prima che qualcuno possa rispondermi, Nathan approfitta dell’improvviso calo dei toni per dare direttive. “Tutti tornate dentro. I soccorsi stanno arrivando e sareste di intralcio. Claire, lei ovviamente rimane qui con me. Dobbiamo sistemare le cose.” Poi l’inquisitore indica i due uomini che ci hanno scortati dal piano superiore. “James, Lucas, voi anche restate qui. E tu.” Ne indica ancora un altro. “Tutti gli altri, tornino nella sala e restino in attesa.”
“Non bastate per ammazzarne tre!”
Nathan si volta verso chi ha gridato. “Non siamo bestie, noi. Si ricordi sempre di questo. In ogni paese civile c’è sempre un processo.”
Quell’ultima parola mi fa gelare il sangue nelle vene. Intende un processo per confermare una pena di morte? Sarebbero degli assassini. Sono degli assassini, afferma una voce interiore. In me comincia a crescere il desiderio di attaccare prima che lo facciano loro.
Seppur con scetticismo, dal momento che è stato lo stesso Nathan a invitare noi maestri qui, gli inquisitori si allontanano, e rimane un esiguo gruppetto, che si promette più aggressivo dell’intera folla.
Claire ora sta piangendo accanto al corpo di Pauline. “Traditore” singhiozza verso Nathan che incassa il colpo serrano le mani.
L’inquisitore si sistema i polsini, poi ruota l’anello di cristallo e si schiarisce la voce. “Signorina Byrne, ha qualcosa da dire in sua difesa?”
Nonostante la sua compostezza riesco a leggere nei suoi occhi azzurri un dubbio. Almeno una parte di lui crede che possa essere stata io. “State sbagliando. Non c’entro niente.”
“Eri lì. Sei viva, loro no.”
“Essere viva è una colpa?” interviene Bryan.
“Non ho detto questo” risponde seccamente Nathan. “Voglio sapere cos’è successo.”
Il maestro dell’anima sta per prendere di nuovo le mie difese, ma lo interrompo. “Matt mi ha attaccata…”
“Allora perché è lui a essere morto dissanguato?” mi sibila Claire.
“Oh, non lo è. Ha perso poco sangue. C’è qualcosa di strano in quel giovanotto. Se farete dei controlli troverete qualcosa.” Erin si sfiora il petto con la mano.
“Ci hai messo qualcosa?”
“Nathan, per favore…” sbuffa Erin. È così offesa dall’insinuazione dell’inquisitore da dimenticare di fingere di non conoscerlo. “Ho visto il corpo per due secondi, davanti a tutti. No, non sono stata io o i miei due compagni. C’è come una tossina nel sangue di quel ragazzo.”
“Tossina?” Ripete Nathan, corrugando la fronte.
Erin annuisce. “Droghe di qualche tipo, forse. Sai se ne faceva uso?” Quando l’inquisitore scuote la testa è la maestra a rabbuiarsi.
“Avrebbe senso” intervengo. “Matt mi ha attaccata di colpo. Aveva questo pezzo di vetro tra le mani.” Con le mani mostro la lunghezza dell’arma. “Io volevo solo parlare con Pauline. L’ho vista nel giardino e… e poi ho perso i sensi.”
“James, ci sono pezzi di vetro nel corridoio?” domanda Nathan all’uomo con la barba. Quest’ultimo scuote la testa.
“Ci deve essere! Avevo chiuso la porta per proteggere Pauline.”
“Da chi?”
“Da Matt. Per un attimo ho visto un suo pensiero e voleva lei.”
Per qualche secondo Nathan si tamburella con l’indice destro il quadrante dell’orologio sul polso sinistro. Sono tutti in attesa di un suo verdetto, ma è Erin a darlo, sorprendendo tutti. “Non serve a molto. Non sono prove, non per degli umani normali.”
Ha ragione. Devo trovare qualcosa che faccia capire a tutti che sto dicendo la verità. “Quando mi hanno colpita, Matt era davanti a me. Ci doveva essere qualcun altro.”
“Ti dico io com’è andata” Claire si avvicina. “Hai attaccato Matt e mia figlia ha cercato di difenderlo… da te. E tu li hai uccisi entrambi.”
“E quando, di grazia, li avrebbe uccisi? Prima o dopo essere svenuta per il colpo alla testa, che non può essersi data da sola.” Davanti alla difesa della maestra dell’anima la madre di Pauline non può che zittirsi.
“Non li ho mai voluti morti” mi giustifico.
Nathan si passa l’indice e il pollice sul dorso del naso, socchiudendo gli occhi. “Ricorderai che hai minacciato il membro della mia famiglia durante la cena, vero?” Rivolge un’occhiata al corpo di Pauline. “Avresti avuto i tuoi motivi per volervi morti.”
“Primo tra tutti il fatto che è una maestra?” domanda Bryan sarcastico.
Un tic fa sollevare l’angolo della bocca di Nathan. L’insinuazione del maestro dell’anima non gli piace. “No, non ci sono armi sulla scena del delitto e Sheridan Byrne ha usato i suoi poteri. Cassandra l’ha sentita distintamente.”
La sua fidanzata, che per tutto questo tempo è stata in disparte, addossata con la schiena alla parete, fa un passo avanti e annuisce.
“Stai oltrepassando il limite, bimbo…” davanti a tanta audacia, persino James la osserva stupito. Certo, non può sapere che il suo capo e la maestra si conoscono da tempo. “Ti chiedo un minimo di distacco, se devi analizzare avvenimenti del genere. Stai partendo prevenuto e lo sai.”
“Ci sono le prove. La mia barriera l’ha sentita” insiste Cassandra.
“È la tua parola contro quella di Sheridan. Per quanto mi riguarda potresti stare mentendo.” L’inquisitrice impallidisce, distogliendo lo sguardo. “Non volevo arrivare a questo punto, ma non ho scelta.” Erin è tagliente, quasi ostile se si può percepire la sua aura, ma conserva sempre quel suo fare canzonatorio. “Ho chiamato anche la polizia poco fa. Tempo un paio di minuti e saranno qui. Avete due scelte. Ci lasciate andare così da risolvere quest’incidente quando si saranno freddati gli animi, o lasciate che Sheridan testimoni davanti alla polizia. Avete un ragazzo morto per overdose, che la ha attaccata prima che perdesse i sensi. A chi credete che daranno retta?”
“Serpe…” afferma James.
“Capricorno” precisa lei.
“E se la finissimo qui?” propone Lucas.
“Finire? Se vuoi ammazzarmi, provaci, bambino.” Ride la maestra.
“Fermo, Luc. Signora Spencer, non sono qui per fare un processo alle intenzioni della sua compagna, ma ai fatti. E sappiamo bene che la polizia i fatti non li conosce. Non lascerò impunito questo crimine.”
“Allora prova a considerare che possa essere stato uno dei tuoi. Ne ho visti di episodi del genere e non è la parentela a fermare un assassino.”
Bryan fa pressione sul mio braccio. Non mi è dato sapere cosa voglia, visto che la telepatia ancora non funziona. Fatto sta che non sono l’unica a notare il suo gesto. Il tempo di voltarmi e James già ci sta puntando una pistola contro, mentre un cristallo brilla nella tasca dei suoi pantaloni.
“Non azzardatevi.”
“Non stiamo facendo niente. Lasciami spiegare.” Avanzo, ingenuamente, per ritornare nell’esatto punto in cui ero prima.
I muscoli di James sono tesi.
Nathan osserva l’arma. “Jam…”
“No!” Erin lo interrompe, gettandosi su di me.
È un singolo colpo che fa vibrare ogni animo presente nel giardino. La maestra stramazza a terra, col viso nel terreno, che si scurisce laddove entra a contatto con il sangue che Erin sta perdendo.
Contemporaneamente si sente il grido dello stesso James. La sua arma gli cade dalle mani a causa di uno stiletto conficcato nel braccio.
Accanto a me, il suolo evapora sotto i piedi di Bryan. Ha ancora il braccio steso, dopo aver lanciato il coltello che teneva nascosto chissà dove. “Siete morti” annuncia l’alter ego.
~Lo so, sono in ritardo.
Purtroppo non ho avuto modo di scrivere in queste ultime settimane...
Con l'allerta meteo degli ultimi giorni, oltre a entrare nella modalità pigiama, sono riuscita a terminare questo capitolo! Yuppi!
Spero di essermi fatta perdonare ~(*-*)~
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