19.Love is an illusion
Nonostante tutti le continuassero a dire di accettare la morte di Annie e voltare pagina, Madelaine non poteva. Ogni cosa le ricordava lei, il suo profumo e la sua voglia di vivere. Senza di lei aveva perso tutto, ogni briciola di felicità recuperata con l'amore che solo Harry aveva saputo darle. Era caduta, ancora una volta. E senza la presenza di Annie accanto, non sarebbe riuscita ad alzarsi.
Non parlava con nessuno dal funerale della sua migliore amica, troppo scossa anche per farlo. Le mancava, le mancava il suo modo di scherzare e il suono meraviglioso della sua risata.
Ogni giorno restava nella sua stanza a osservare il muro bianco, piangere e ad aspettare che la morte bussi alla sua porta, volendo solo raggiungere Annie. E slittò il suo sguardo dal muro alla pillola di Prozac e al bicchiere d'acqua, che Niall gentilmente le aveva portato. La psichiatra le aveva prescritto quella pastiglia e un incontro di due ore alla settimana. Secondo Harry ne aveva bisogno, ma Madelaine ogni volta che entrava in quello studio dai quadri ottocenteschi, restava in silenzio. Ma per quanto bene le potesse fare riuscire a parlare di Annie, non ci riusciva. Le parole rimanevano bloccate in gola, le mani tremavano e il cuore sembrava volesse uscire dalla gabbia toracica.
Tremava; il freddo francese le entrava ogni ossa. Ogni boccata di quella sigaretta sembrava bruciasse nel petto, come un incendio che distruggeva ogni cosa incontrassero le sue fiamme. Rimase seduta sul muretto, lo zaino posato sul posto di Annie, aspettando il momento in cui lei con la sua naturalezza spintonava chi intralciasse il suo cammino, abbracciandola.
Abbassò lo sguardo, ritornando sugli appunti di storia. Buttò la cicca sull'erbetta, accendendone subito dopo una seconda. La nicotina era diventata la sua sorta di fuga dal mondo, la sua anestesia, il suo modo di bloccare i ricordi spiacevoli, ogni sensazione. Alzò gli occhi, togliendo gli occhiali da sole, nonostante il tempo nuvoloso. Ripose gli appunti nello zaino, sistemando la canotta, sapendo il luogo in cui sarebbe dovuta andare. Quando entrò nell'edificio scolastico, vide le persone guardarla e parlottare tra loro. Ascoltava ogni minima parola.
«Madelaine.»
Continuò a camminare, aprendo la porta antincendio, sapendo che i suoi "amici" fossero lì. Ma qualcuno interruppe le sue azioni e lentamente alzò gli occhi, osservando dalle lenti scure il suo migliore amico. Luke la osservava con un sorriso malinconico sulle labbra, mentre le sfilava gli occhiali da sole, incontrando - finalmente - quelle iridi color oceano.
«Che ci fai tu qui, Luke?»
«Voglio stare con la mia migliore amica, non posso?»
Madelaine annuì, sorridendo leggermente. Luke le circondò la vita con un braccio, baciandole una gote, uscendo ancora una volta da quel vecchio edificio, sotto gli occhi dei curiosi. Il ragazzo li fulminò tutti con lo sguardo, mentre la ragazza non li guardò nemmeno, oramai abituata. Dalla morte della sua migliore amica, le persone la guardavano con compassione, con risentimento e con un sorriso triste montato perennemente sulle labbra. Si lasciò cullare dalle possenti braccia di Luke, sentendo gli occhi diventare umidi e per la prima volta dal giorno del funerale di Annie, pianse, urlò, bagnando in parte la maglietta del ragazzo.
«Non posso andare avanti.»
«Non puoi vivere tra i ricordi, Madelaine.»
Sapeva che Luke avesse ragione, ma non era pronta a lasciarla andare. Annie era la parte migliore della sua vita, ogni ricordo a lei collegato era uno dei più belli e fantasiosi mai vissuti. Quest'ultima era una fusione tra forza e allegria, un concentrato di energia allo stato puro. Avrebbe volentieri dato la sua vita, pur di salvarla.
«Non aspettatemi oggi a pranzo. Vado a trovarla.»
Non mangiava un pasto da considerare tale da giorni, ma lo stomaco non richiedeva cibo. Era come se si fosse chiuso completamente, non capace di far entrare nessuna sostanza al suo interno, se non acqua. E Luke rimase in silenzio, sapendo che non vi fosse nulla da fare contro la sua testardaggine. Rimasero in silenzio, un silenzio pieno di parole non dette, entrambi a fumare una sigaretta. E quando fu il momento di alzarsi, Madelaine lo strinse in un forte abbraccio, ringraziandolo in silenzio per aver sopportato il suo carattere ogni giorno, sussurrando infine un ti voglio bene.
Ma la verità era che l'unico modo per non crollare fosse vivere tra i ricordi.
Si stringeva le mani intorno allo stomaco, tornando lentamente a casa. Gli occhi pieni di lacrime, le mani leggermente sudate, la mente piena di ricordi e il cuore rotto fino all'ultimo pezzo. La sua lapide piena di fiori, cuori fatti con della semplice carta rossa e un Liam perennemente in lacrime. Per lei era ancora strano sentire quest'ultimo piangere, bagnare la sua spalla con delle gocce salate. A quanto pare i suoi genitori erano partiti per la California, volendo svagare la mente da Annie. Tutte cazzate; gli unici che sentivano veramente la sua mancanza erano lei e il fratellastro.
Aprì il cancello di casa con le chiavi, sapendo già che sia Harry che Elena non fossero in casa, andati pochi minuti prima dal ginecologo. Infatti trovò il biglietto attaccato al frigo e senza neanche leggerlo, lo strappò, buttandolo nella pattumiera pochi minuti dopo. Infondo, meglio così. Bevve un bicchiere d'acqua, chiudendosi nel bagno poco dopo, volendo fare una doccia calda. Si denudò dei suoi indumenti, rimanendo in intimo. Lo specchio rifletteva la sua immagine troppo magra per una ragazza della sua età, ma non se ne importò più di tanto.
E proprio in quel momento arrivò un messaggio.
Solito posto.
Stessa ora.
C.
Non rispose al messaggio, sapendo già che il suo mittente non avrebbe risposto. In quelle due settimane, stava tentando di rimpiazzare il dolore, attraverso delle nuove amicizie. Il suo nuovo amico le aveva promesso che le avrebbe portato un qualcosa con cui giocare, se solo si fosse concessa a lui. E aveva bisogno di quella via d'uscita. Aprì il getto della doccia, entrando in quella piccola cabina. Era stanca, distrutta, ma doveva restare in piedi. Non poteva riposare o crollare sul letto; aveva delle cose da chiarire. Si truccò, indossò una gonna a vita alta e una maglietta a pancia di fuori e lasciò un biglietto attaccato sul viso, avvisando Harry di non aspettarla sveglia, poiché sarebbe tornata tardi.
Afferrò la borsetta, la carta di credito che suo padre le aveva spedito e chiamò un taxi. Ella scese davanti al Blue and Jeans, pagando la corsa. Quel luogo dall'apparenza sembrava un locale per snob, ma in realtà era tutto tranne che snob. S'intrufolò tra la folla scatenata, tentando di trovare una via d'uscita da quell'ammasso di gente sudata e ubriaca.
Tutti le dicevano di star lontana da lui, quanto fosse pericoloso e poco affidabile, ma non le importava. Lei era in quel luogo per prendere quello che le serviva, per dare ciò che doveva offrire e per dimenticare.
«Colton, Colton Haynes. Ditegli che Madelaine è arrivata.»
Parlò con uno dei suoi amici, aspettando il suo amico fuori dalla porta. E quando vide un ragazzo alto, dagli occhi blu tendenti al grigio, sorrise, salutandolo con due semplici baci sulle gote. Se Luke sapesse che il suo migliore amico le stava offrendo della droga, in cambio del suo corpo, sarebbe andato su tutte le fuori. Ma, infondo, occhio non vede, cuore non duole.
«Cos'hai deciso, Madelaine Grey?»
E Madelaine non rispose, si avvicinò e gli stampò un bacio sulle labbra. Colton sorrise, afferrandole la mano, portandola in una delle stanze libere del locale, chiudendo la porta dietro di sé. Nessuna carezza, dolcezza. Solo passione, voglia di dominare sull'altro, rabbia repressa. Nessun preliminare, niente di niente. Solo divertimento allo stato puro. La ragazza gli sfilò la maglietta, collegando le sue labbra al collo, succhiando e leccando la pelle scoperta. Colton fece la stessa identica cosa, e quando entrambi furono nudi, lui la penetrò fino al centro, procurandole un piccolo gemito di dolore. Spinta dopo spinta, sentiva la sua mente liberarsi dalle brutte sensazione. Spinta dopo spinta, si sentiva appagata. Urlò dal piacere, gemette, e infine si accasciò sul materasso sporco dei loro umori.
«Tasca destra dei pantaloni. Due cartoni di LSD. Usali con cautela.»
Madelaine si alzò dalle coperte, infilando i suoi indumenti. Afferrò i due cartoni di LSD dalla tasca destra del pantalone, infilandoli nella borsetta. Lo salutò con un bacio sulle labbra, uscendo dalla stanza.
Per essere mia sorella, scopa bene. Pensò Colton, accendendo una sigaretta, aspirandone la nicotina al suo interno poco dopo.
Rideva da qualche ora, da sola, per giunta. Annie si muoveva tra i corpi sudati, ballava tra di essi; osservava il suo sorriso, i suoi lunghi capelli biondi, e le sembrò come se la sua vita fosse ritornata quella di prima. Sapeva che Annie fosse soltanto una stupida allucinazione, che tutto quello in realtà non fosse reale, ma finché poteva vederla e "stare" insieme a lei, non le importava. Ballò Enrique Iglesias, con il suo nuovo singolo, si strusciò su tutti i ragazzi possibili e immaginabili. Si sentì tirare per la manica della maglietta, trascinata fino all'uscita del locale, osservava il modo in cui la massa bionda di capelli si allontanava dalla sua visuale, si dimenava, cercando di raggiungerla, ma non poteva. Qualcuno la spingeva fuori dal Blue and jeans, non capiva niente, vedeva sfocato e vedeva Annie. Lei era ancora lì, la stava aspettando, con una mano la invitava ad andare da lei. E venne sbattuta contro il muro del vicoletto dietro il locale, vedeva la sua migliore amica alle spalle della figura alta. Sentiva qualcuno chiamarla, scuoterla per un braccio, ma rimase immobile. Non riusciva a muoversi, a parlare, lei lo vedeva. Vedeva un istituto, una donna dai capelli secchi e dal viso non curato avvicinarsi a lei con un camice di forza.
«Lasciami, ti prego, lasciami.»
Lei era lì, ancora. Si districò dalla sua forte presa, correndo verso la strada. Non voleva essere rinchiusa, non ancora una volta. Sapeva di non star bene, ma non fino al punto di esser rinchiusa in un manicomio. E si fermò nel mezzo della strada, guardando indietro. La donna urlava, la pregava di tornare indietro, e quando si voltò, per poco una macchina non la investì. Vide la sua infanzia scorrere come un film nella sua mente, e sorrise, poiché finalmente aveva ritrovato il suo equilibrio. Presto avrebbe raggiunto Annie. Ma quella figura la spinse sull'erba. Si dimenò, si contorse, ma non la lasciava.
«Portatemi da Harry, voglio lui.»
Harry era cambiato. Tutto della sua vita si era dissolto nell'aria con una semplice notizia, ogni rapporto creato con Madelaine con il ritorno di Elena si era distrutto. E non vi era giorno che non sentisse la sua mancanza, bramasse il suo tocco, tentasse di riallacciare quel rapporto rotto. Ma Madelaine si era chiusa nella sua fortezza piena di crepe e non lasciava entrare nessuno, nemmeno uno dei suoi parenti. Era così testarda, piena di difetti, ma di una bellezza paradisiaca.
«Vieni a letto, amore. Lei non tornerà, è inutile aspettarla.»
Elena era dietro di lui, con solo una vestaglia di seta addosso. Osservò la porta, volendo solo che Madelaine entrasse e lo baciasse come una volta. Ma non sarebbe mai accaduto. Richiuse il libro, posandolo sul tavolino accanto al divano. Spense il fuoco e con Elena andò a dormire, determinato a riaccendere quella fiamma tra lui e la sua amata.
Madelaine aprì gli occhi, osservando la luce del Sole entrare dalla finestra aperta. Ricordava tutto della sera prima, ogni minimo momento, e quando alzò gli occhi, non si stupì di trovare Luke avvolto nel suo piumone, addormentato. Non voleva disturbare il suo sonno, e quindi, si alzò, desiderando solo il calore dell'acqua calda a contatto con il suo corpo. Nascose il secondo cartone di LSD nel porta gioie, afferrando poco dopo dei leggins e un maglione di lana. Si chiuse in bagno, accendendo una sigaretta, posizionando l'accendino sul lavandino. Tossì un paio di volte, soffiando il naso. Era raffreddata e con la gola dolorante, ma la sigaretta appena alzata era diventata un'azione abituale. Riscaldava il suo piccolo corpicino e le toglieva la paura. Una volta finita, spense la sigaretta sotto il rubinetto, buttando la cicca nel cestino. E poco dopo entrò nella doccia, chiudendo gli occhi, sentendo le goccioline d'acqua calda bagnare il suo corpo infreddolito. Vide dal box doccia il ragazzo dai capelli biondi stropicciarsi un occhio con la mano, rivolgerle un dolce sorriso e si voltò, sentendolo liberarsi dei propri bisogni.
«Posso lavarmi i denti con il tuo spazzolino?»
«Fallo e basta, Luke. Non devi chiedere. Sei un fratello per me.»
Madelaine uscì dalla doccia con noncuranza. Luke era un fratello per lei e davanti a suo fratello non si vergognava di mostrare il suo corpo. Indossò l'accappatoio, mentre due braccia le circondavano il bacino. Il ragazzo le passò lo spazzolino e il dentifricio, spazzolando i denti da destra a sinistra, su e giù. Una volta finito, gli saltò addosso, stampandogli un sonoro bacio sulla gote destra. Sorrise, uscendo dal bagno, infilando i vestiti e le scarpe.
«Ti aspetto in camera, Luke!»
Urlò, tentando di farsi sentire. Controllò l'orologio, afferrando il cellulare dal comodino. Due messaggi, due chiamate perse. E quando vide il nome sul display, rimase sorpresa.
Liam voleva vederla.
Non lo sentiva da qualche giorno, volendo evitare ogni contatto con lui e la sua famiglia. E sinceramente, non aveva così voglia di parlare, in quanto avrebbero passato la serata a parlare di Annie, e non desiderava toccare quell'argomento così doloroso.
Non rispose, infilando il cellulare nella borsetta. Qualcuno bussò alla porta e Madelaine mugolò un avanti, sentendo la voce angelica di Niall darle il buongiorno, avvertendola poco dopo che Harry avrebbe voluto vederla seduta a far colazione con loro. Annuì, sebbene non volesse incontrare Elena, dicendogli infine che a loro si sarebbe unito anche Luke. E quando Niall chiuse la porta, digitò il numero sul cellulare, portandosi l'apparecchio alle orecchie.
«Dimmi quando e dove.»
«A casa mia. Tra due ore.»
E riattaccò, senza nemmeno salutare. Tra loro era così. Si vedevano, si piangevano a vicenda e poi ognuno per la sua patetica strada. Era un rapporto malsano, un qualcosa da non poter continuare ancora per molto. Entrambi con i loro problemi, entrambi con le proprie preoccupazioni, entrambi con i propri rimpianti. E Madelaine non poteva stare con qualcuno distrutto fino all'ultimo osso, non ora che tentava di tirare avanti, di dimenticare il dolore e di accettare la morte di Annie. Non poteva continuare ad esasperare le persona a cui voleva bene, non poteva continuare a credere che un giorno Annie le avrebbe fatto da damigella. Troppo dolore, troppo dolore che Madelaine non doveva contenere o ogni frammento del suo cuore sarebbe andato perso per sempre. E fino a quando Liam non avrebbe accettato ogni cosa, lei ne doveva stare lontana.
Quando sentì la porta aprirsi, si voltò, osservando Luke con i capelli asciutti, cambiato e profumato. Madelaine alzò la testa dal cuscino, sorridendo lentamente. Il ragazzo le si lanciò addosso e la ragazza scoppiò a ridere, tentando con scarsi risultati di toglierselo da dosso. Cercò di capovolgere il suo corpo, ma lui era troppo pesante per essere voltato. E si ritrovarono un centimetro distante dall'altro, le labbra a sfiorarsi, entrambi incantati dalle labbra dell'altro, ma quel momento fu interrotto dalla figura di Harry che aprì la porta senza bussare.
«Cosa state facendo?»
Luke si alzò di scattò, ritornando serio, offrendole una mano, aiuto che Madelaine accettò. Nessuno dei due rispose, forse troppo persi a pensare a quello che sarebbe successo, se Harry non fosse entrato da quella porta. Mai nella sua vita avrebbe baciato il suo migliore amico, neanche per fare un torto a Harry dando un bacio a suo nipote. Non era finita così in basso, e non avrebbe mai usato Luke per uno scopo così viscido.
Harry li stava guardando da fuori la porta, aspettando una risposta che forse non sarebbe arrivata, poiché nessuno dei due sapeva in realtà cosa stava succedendo.
«Ha chiamato tua madre, Luke. Devi tornare a casa, mentre tu Madelaine scendi a fare colazione.»
Vide Luke sorpassarla e correre verso la porta. E Madelaine lo seguì, venendo poi bloccata da Harry, che le strinse la mano. La ragazza si liberò dalla sua presa, correndo verso Luke. Tentò di chiamarlo, ma lui non si voltava. E quando riuscì ad afferrargli la mano, si frappose tra lui e la moto. Lo guardava con conclusione, non sapendo il motivo del suo comportamento.
«Cosa ti sta succedendo, Luke?»
«Non cosa sta succedendo a me, ma cosa stavamo facendo nella tua stanza?»
«Mi sei saltato addosso e stavamo scherzando, credo.»
Luke si torturò i capelli frustato, e solo in quel momento si rese conto di star per piangere. Ma non doveva cadere, doveva esser forte e trattenere tutto dentro. Ma Madelaine lo guardava con quei due occhi smarriti, come un bambino senza la presenza della madre. E non sapeva se confessare i suoi sentimenti per lei o ancora una volta tenerli dentro.
«Tu non capisci, Madelaine.»
«Cosa dovrei capire?»
«Che ti amo, Madelaine!»
E Madelaine lasciò la mano di Luke, indietreggiando. Non poteva essere vero, non doveva essere reale. La ragazza faceva due passi indietro ogni volta che Luke ne compieva due avanti. E una volta bloccata tra il tronco dell'albero e il ragazzo, la baciò. Ella gli strinse gli avambracci, volendo che si allontanasse.
«Ti ho amata dalla prima volta che ti ho vista, ho amato i tuoi difetti, ho amato il modo in cui sei cambiata. Ed è stata una sorpresa vederti con mio zio sei mesi fa. Sei diventata il mio sorriso e hai riscaldato il mio cuore con essi. Ti amo, Madelaine, lo vuoi capire? E mi uccide non poterti baciare sulle labbra ogni qualvolta ne ho il bisogno, mi uccide guardarti da lontano distruggere, mi uccide parlarti e sapere che non sarai mai mia.»
«Dimmi che stai scherzando, dimmi che non è vero.»
«Non posso scherzare su quello che provo per te.»
Madelaine rimase in silenzio, sapendo già cosa stava per dire. Era arrivata anche per loro la fine di tutto, la fine di ogni cosa. Da quel giorno sarebbe rimasta sola.
«Io non posso rimanere il tuo migliore amico. Se c'è amore, non ci potrà mai essere amicizia.»
E la bomba fu lanciata. Sentì un gruppo in gola, gli occhi lucidi e le lacrime pronte a scendere da un momento all'altro. Abbassò gli occhi, stringendo le mani intorno al suo esile corpo e si dimenò quando Luke tentò di afferrarle la mano.
«Mi dispiace, Madelaine.»
Dispiace anche me; pensò Madelaine, osservando poco dopo Luke mettere in moto e andare lontano da lei. E scivolò sul cemento, poggiando la testa sul tronco dell'albero, asciugandosi le lacrime che cadevano dai suoi occhi, non sapendo che Harry stesse guardando dalla finestra.
E non sapeva il motivo per cui ora era in macchina con Harry, guidando verso la sua azienda. Era solo stata obbligata a salire in macchina, per "trascorrere una giornata diversa", ma in realtà voleva solo restare nella sua stanza a pensare alle parole di Luke, a riflettere sulla loro amicizia ormai conclusa. Doveva chiudere il suo capitolo con un lucchetto e lasciare che esso anneghi in una parte profonda del suo cuore.
Harry la osservava di sottecchi, mentre ingranava la marcia o quando doveva fermarsi a causa di un semaforo. Elena non fu molto contenta quando le disse delle sue intenzioni con Madelaine, ma che si fottesse. Se lui voleva ricucire quel rapporto, non doveva chiedere la sua opinione, la sua "fidanzata" non era nessuno per impedirglielo. E ogni volta che si voltava, vedeva Madelaine osservare il mondo oltre il finestrino, tormentare la sua unghia, infilata perennemente tra le labbra.
«Non essere nervosa, Madelaine.»
Madelaine si voltò, osservando con un cipiglio Harry. Avrebbe tanto voluto smontargli quel sorriso sulle labbra con un pugno, ma restò in silenzio. Non era il momento giusto per ribattere e desiderava solo scendere da quel veicolo e correre in un posto in cui Harry non ci fosse. E scese dall'auto, una volta che Harry ebbe parcheggiato. Ricordava la prima volta che entrò in quella grande azienda, come fosse indifesa, il modo in cui seguiva l'ombra del suo tutore, come fosse spaventata da ogni persona camminava in quei grandi corridoi, e a quanto pare anche Harry lo ricordava.
«Ricordo il primo giorno che ti portai in azienda. Eri così indifesa, camminavi sulla mia ombra per paura che qualcuno ti potesse fare male.»
Madelaine rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Harry aveva ragione; a causa di suo padre una volta uscita dall'orfanotrofio, era diventata paurosa e terrorizzata da tutte le persone che cercavano un contatto fisico con lei, ma grazie al suo tutore quella paura ora era in parte dissolta, poiché sapeva che nessuno sotto la sua ala protettiva, le poteva torcere un capello.
«E mi piacevi così tanto.»
Erano in ascensore, da soli. Madelaine era dall'altro angolo di esso, spaventata da cosa Harry avesse intenzione di farle. Se l'aveva portata qui, lontana da Elena, un motivo c'era e desiderava solo scoprirlo, per poi andarsene. Quelle parole le arrivarono come un insulto. Come può piacere una persona terrorizzata anche dalla sua stessa ombra?
«Quindi ora non ti piaccio più?»
Quella domanda uscì spontanea, non riuscì a non pronunciarla. Harry la guardò per un asso di tempo interminabile, quei due occhi studiavano ogni suo movimento, ogni suo sguardo. E sapeva che stava cercando il momento giusto per rispondere e quando l'ascensore si fermò sul loro piano, Madelaine non ebbe nemmeno il tempo di salutare Zayn, che Harry la trascinò nel suo ufficio, chiudendo la porta a chiave subito dopo.
Fu sbattuta contro il muro, mentre un paio di labbra rosse e piene tormentavano il suo collo. Madelaine non voleva esser toccata in quel modo, non da lui, non dopo aver messo Elena incinta. Lui era fidanzato con lei, tra qualche anno sarebbero diventati marito e moglie, e non voleva creare un qualcosa che non avrà poi il modo di svilupparsi.
«Ti amo Madelaine, lo sai?»
Madelaine abbassò lo sguardo, ma Harry le rialzò il mento e la baciò sulle labbra. Un contatto veloce, quasi impercettibile. Non poteva, non doveva piangere.
«Non avresti messo Elena incinta se mi avessi amato veramente.»
Harry si allontanò da Madelaine, sedendosi dietro la scrivania. Chiuse gli occhi, respirando. Lui ricordava di aver indossato ogni volta il preservativo, ma a quanto pare si era sbagliato. Avrebbe dovuto essere felice di diventare padre, ma non era con Elena che desiderava dei bambini. Lui amava Madelaine, non la donna che dopo la nascita del bambino avrebbe spostato.
«Io non avrei mai voluto un bambino da lei o almeno non dopo aver capito di amare te.»
«E allora perché quella cazzo di notte non hai messo un fottutissimo preservativo?»
Urlò, piangendo. Non le importava se oltre la porta qualcuno avesse sentivo le sue parole, non le importava di nulla.
«Non sono stata io questa volta a rovinare tutto, Harry. Sei stato tu a distruggere quel rapporto.»
Harry si alzò dalla sedia, tirando un pugno sulla scrivania. Madelaine sobbalzò, chiudendo gli occhi per lo spavento. L'uomo aveva gli occhi rossi, rossi dalla rabbia. Non aveva mai visto il suo tutore in quelle condizioni, non aveva mai visto Harry in quelle condizioni.
«Ricordo sempre di aver usato il preservativo ogni volta che ho scopato con Elena, diamine! Non sono l'unico ad aver rovinatore il nostro rapporto Madelaine, non scaricare tutta la colpa su di me. Tu ti sei allontanata da tutti, anche da me.»
«La mia migliore amica è morta Harry, va bene? Come posso pensare all'amore quando Annie è morta da due settimane fa? Come posso farlo?»
Harry spalancò le sue due iridi smeraldine e in poche falcate la raggiunse, premendo violentemente le sue labbra su quelle di Madelaine, infilandole la lingua in bocca, esplorando il suo palato. La ragazza si lasciò andare, unendo le sue mani intorno al collo, ricambiando il bacio. Le era mancato quel contatto, quel modo di conversare, di chiarire i problemi, le era mancato parlare con lui.
«Mi sei mancata Madelaine. Ho desiderato poter baciare le tue labbra per tanto tempo, ho desiderato poter toccare il tuo corpo per così tanto tempo.»
Harry la baciò una volta, una seconda, una terza, solo per capire che non fosse un sogno, che quel bacio fosse reale. E Madelaine gli circondò il bacino con le gambe, posando la testa sulla spalla dell'uomo.
«Vorrei continuare ad amarti alle spalle di tutti, ogni giorno della mia vita.»
Madelaine spalancò le labbra, non sapendo cosa rispondere.
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