18.Don't fuck with my love
Don't fuck with my love.
C'è un cuore di pietra nascosto nel mio abbraccio.
Madelaine era distrutta.
Era colpa sua se la vita della sua migliore amica era in pericolo, solo colpa sua se Annie era entrata in coma, colpa sua se Elena le aveva fatto questo, colpa sua se i medici avevano gettato la spugna al primo ostacolo, annunciando che bisognava solo aspettare. Il colpo alla testa le aveva provocato dei gravi danni al cranio e le speranze che riacquistasse conoscenza erano molto scarse. Aveva perso molto sangue e se l'autombulanza non fosse arrivata in tempo, sarebbe morta dissanguata.
I lunghi capelli biondi le ricadevano sul viso pallido, i vari tubi collegati sul suo corpo, il respiratore che viveva per lei, il monitor cardiaco che costantemente contava i battiti del suo cuore. Osservava la figura di Annie distesa su quel piccolo lettino, le coperte le coprivano il busto e ogni sua speranza di vederla sorridere ancora una volta si era dissolta. Non dava segni di vita, nessuna stretta di mano, nessun movimento.
Sette giorni senza di lei.
Sette giorni di solitudine e amarezza.
Sette giorni di totale buio.
Ogni minima cosa le stava crollando addosso.
Ogni briciola di felicità si era dissolta con una semplice notizia e il suo muro di mattoni stava per cadere, a causa di tutte quelle emozioni che duellavano nel suo cuore. Harry le aveva chiesto di fidarsi di lui e di credere nella forza di Annie. Ma Madelaine non si fidava nemmeno di sé stessa per poter dare la sua fiducia a qualcun altro. Dopo l'incidente di Annie, vedeva tutto come superfluo.
Harry cercava di starle accanto, di consolarla, di offrirle quell'affetto che soltanto Annie era in grado di darle, ma ogni volta lei lo allontanava, rifilandogli la solita stronzata sul fatto che lei stesse bene. Ma in sette giorni neanche una lacrima aveva bagnato le sue gote, nessuna goccia salata aveva bagnato le sue labbra e per quanto Gemma le dicesse che l'unico modo per stare meglio fosse accettare la situazione, piangere, liberare il suo dolore, esternare esso agli altri. Ma piangere non le ripoterà Annie indietro.
Anche in ospedale, ogni qualvolta entrava in quella stanza bianca, non piangeva. Semplicemente le stringeva la mano, disegnando immagini sconnesse e senza senso sul piccolo libricino dalle pagine ingiallite e ogni tanto la osservava, cercando di cogliere qualche movimento, parola o qualsiasi altro segno del suo risveglio. Ma niente.
Harry come sempre l'aspettava al difuori dell'ospedale, gli occhi verdi coperti dalla montatura degli occhiali da sole, un sorriso accennato e la solita confezione di caramelle gommose tra le mani, sicuro che Madelaine le avrebbe mangiate insieme a lui come ogni giorno da ormai sette giorni. La solita carezza sul viso, il solito bacio sulle labbra, ma nulla di più. Non facevano l'amore da una settimana, non si toccavano da giorni e Harry aveva bisogno di quella certezza, di quella certezza che solo il suo corpo poteva dargli.
«Ho bisogno di te, Madelaine.»
Le sussurrò quelle parole, quando chiuse la porta di casa. Delicatamente sbattette il suo corpo contro il muro, baciando le sue labbra lentamente, non ricevendo nessuna risposta da parte della ragazza. E quando aprì gli occhi, precedentemente chiusi, Madelaine lo stava fissando con quei due pozzi azzurri, sorpresa da quella richiesta. Ma Madelaine lo sorprese anche questa volta, chiudendo gli occhi e ricambiando quel dolce bacio.
Entrambi avevano bisogno del proprio partner, di una distrazione.
Harry le tolse il maglione bianco, mentre Madelaine gli sbottonava i bottoni della camicia azzurra. Le strinse i fianchi, premendo le sue dita sul bacino, cosciente che il giorno dopo su quella parte del corpo ci sarebbero stati dei lividi, ma a nessuno dei due importava.
«Mi sei mancata tanto, Madelaine.»
E la ragazza gli cinse il bacino con le gambe, baciando le fossette al lato delle labbra. Harry era così dolce e delicato nei suoi movimenti; le labbra rosse a marchiarle il collo e a riscaldarle la pelle. Madelaine gli tolse la cintura, calandogli i pantaloni; l'uomo fece la stessa cosa con la sua gonna a vita alta.
«Ti amo tanto, Harry.»
«Sei la mia musa ispiratrice, il mio cuore batte per te.»
E fu dentro di lei, le unghie della ragazza scavavano nella sua schiena, i denti mordevano il suo collo e succhiavano quel lembo di pelle scoperto. Madelaine gemette, quando la grossa erezione di Harry le fu dentro completamente. Quest'ultimo le stampò un bacio sulle labbra, continuando a spingere in profondità.
In quel momento vi erano solo loro, i baci, il modo in cui i loro corpi si completavano a vicenda. E quando l'orgasmo li travolse, caddero sfiniti sul divano, non curanti dell'odore di sperma e sesso. Harry unì le loro labbra in un bacio a stampo, stringendola tra le sue braccia.
«Tutto andrà bene Madelaine, te lo prometto.»
Madelaine rimase in silenzio, ma le parole di Harry le parsero così distanti dalla realtà. La ragazza sapeva solo che se fosse successo qualcosa ad Annie, lei non sarebbe stata più la stessa.
Gemma osservava Madelaine in quei ultimi giorni parlare continuamente con Annie, portarle qualche dolce che nessuna delle due avrebbe mangiato, scrivere e disegnare su quell'agenda che portava sempre con sé. Ma la donna sapeva bene che Annie non si sarebbe più risvegliata da quel sonno, che se si fosse messa in piedi il cervello avrebbe continuato a non funzionare a causa dal forte trauma. E lo aveva detto anche ad Harry, ma lui le aveva detto di non poter dire un qualcosa del genere a Madelaine.
Madelaine le parlò di quando la scuola senza di lei fosse orribile, di quanto in quei banchi si sentisse fuori posto e sola e infine, di quando le mancasse. E mentre le raccontava dei giorni passati tra il disegno e gli incontri con la psicologa, alzò lo sguardo notando che i battiti del suo cuore lentamente rallentavano, respirava affannosamente.
«Non mi lasciare, per favore. Resisti Annie.»
E buttò l'agenda a terra, pigiando il pulsante rosso accanto al letto. Le lacrime bagnavano le sue gote, faceva fatica a respirare e sperava solo che qualcuno entrasse in quella stanza e aiutasse la sua migliore amica. E urlò quando Annie spalancò gli occhi, la mano sul cuore.
«Sta arrivando qualcuno che potrà aiutarti. Resisti, per favore.»
Ma Annie non parlava. Fu spintonata fuori dalla porta da un'infermiera, avvertendo poco dopo il dottore delle gravi condizioni di Annie. E quando la porta fu chiusa, cadde all'indietro, stringendo le ginocchia al petto, spaventata.
Harry arrivò poco dopo e quando vide Madelaine in quello stato, si abbassò tanto da poter arrivare alla sua altezza e la strinse in un abbraccio. Quest'ultima sprofondò la testa nel suo petto tonico, continuando a piangere.
«Non può morire, Harry. Dimmi che non morirà, non posso vivere senza di lei.»
Harry rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. E poco dopo un'infermiera uscì dalla stanza di Annie sussurrando un «Codice Nero.» e in quel momento seppe che per Annie non vi era più niente da fare.
Annie era morta.
Funerale.
Funerale.
Funerale.
La gente odia quella parola, ne odia il significato, la tristezza e le lacrime che essa portano. Ma prima o poi tutti loro entreranno in quel giardino pieno di lapidi e non ne usciranno più, prima o poi tutti moriranno. Basta solo aspettare.
Harry aveva sentito più volte Madelaine vomitare, piangere e urlare. Più volte aveva cercato di starle accanto, di dirle che Annie vivrà sempre nel suo cuore, ma non aveva ottenuto molti cambiamenti. E in quel momento indossò la giacca e gli occhiali da sole, entrando poco dopo nella stanza di Madelaine.
«Dobbiamo andare, piccola.»
Madelaine sistemò il vestito nero, pettinando un'ultima volta i capelli, osservando il suo riflesso nello specchio. Le occhiaie sotto i suoi occhi spenti e rossi, il viso dimagrito e scavato da tutte le lacrime versate in precedenza. E raggiunse Harry, stringendogli la mano, stringendo nell'altra la lettera che avrebbe letto durante il funerale. L'uomo le circondò con una mano il bacino, avvicinandola a sé, sussurrandole che tutto andrà bene.
Il viaggio in auto fu silenzioso e quando scese dalla vettura, osservando la gente riunita accanto al cimitero, strinse ancora di più la mano di Harry. Tentò di stare sempre dietro di lui, evitare la gente che cercava inutilmente di darle le condoglianze. E quando vide la bara bianca, ricoperta da fiori, rimase immobile.
«Non posso farcela.»
«Lo puoi fare, Madelaine. Tu sei forte.»
La messa iniziò qualche minuto dopo; Madelaine aveva la testa posata sulle spalle di Harry, mentre quest'ultimo le accarezzava la schiena, dandole ogni tanto un bacio sul capo. Era la prima volta che vedeva Madelaine in quello stato, la prima volta in quasi cinque mesi dal giorno in cui aveva deciso di prenderla sotto la sua ala protettiva, trattandola come una principessa da amare e accudire. In quei mesi Madelaine aveva avuto una sorta di trasformazione, in parte positiva.
«Annie sarà accolta nel Paradiso, protetta da Nostro Signore. Lui si prenderà cura di lei. Qualcuno vuole dare un contributo?»
Madelaine osservò la lettera che stringeva tra le mani, alzandosi dal suo posto. Diede un ultimo sguardo alla bara, salendo la piccola scalinata che la divideva dal microfono. Posò il foglietto stropicciato sul piccolo leggio.
Ho sperato con tutta me stessa che questo giorno arrivasse dopo la mia morte. L'idea di osservare il corpo morto della mia migliore amica in questa bara, non mi ha mai allettato tanto. Spesso le persone dopo una perdita commettono atti precipitosi e io avrei voluto fare la stessa cosa o forse buttarmi da un ponte, poter sentire le mie ossa rompersi o soltanto il collo spezzarsi e poter raggiungere lei. Potrei sembrare pazza a scrivere queste parole, ma forse in realtà lo sono. Le voglio bene, lei lo sà, anche se non lo dimostro molto spesso. Annie è per me la persona più importante della mia vita, quella a cui avrei donato anche la mia anima. L'unica che in quattro anni ha saputo starmi accanto, consolarmi, curare il mio cuore ferito. E avrei voluto ringraziarla per tutto l'affetto che mi ha dato, magari anche con un semplice abbraccio, asciugarle le lacrime e difenderla dal mondo intero.
E' la mia migliore amica, avrà sempre un posto nel mio cuore e cercherò di ricordare il suo sorriso ogni notte prima di chiudere gli occhi, ogni mattina prima di aprirli.
Arrivederci piccola Annie.
Arrivederci raggio di sole.
Con la tua morte, è morta una parte del mio cuore.
Ti voglio bene.
E senza aspettare un segnale, scese gli scalini e afferrò la rosa rossa, posandola sulla bara bianca della sua amica insieme alla lettera. E poco dopo ritornò al suo posto, tra le braccia di Harry. Quest'ultimo durante il piccolo discorso, tentò di trattenere le lacrime, di dimostrarsi forte per la sua Madelaine, ma a metà di quel discorso onorario, le lacrime colavano già dai suoi occhi. «Tutti ricorderanno Annie come una persona fantastica.»
E dopo quella frase, la bara di Annie fu depositata in un fosso profondo qualche metro. Madelaine non credeva ancora a tutto questo, non credeva che la sua migliore amica fosse veramente morta; sperava solo che fosse un dannato incubo.
Ma a quanto pare, non lo era. Osservava come Geoff consolava la moglie, mentre egli si asciugava gli occhi con un fazzoletto ricamato. E le dispiacque.
«E' meglio uscire da questo posto, Madelaine.»
Le disse Harry dolcemente, trascinandola fuori dal cimitero. Infondo Madelaine sapeva che da quel momento la sua vita avrebbe preso una piega diversa e che quell'ennesima crepa sul suo cuore avrebbe portato la sua mente alla sofferenza, a quel dolore che ti distrugge dentro, ma che contemporaneamente non puoi fermare, perché sai che quel dolore è l'unica cosa che da quel momento ti terrà in vita.
Perché dopo un funerale vi era la strana tradizione del piccolo rinfresco?
Perché mangiare o semplicemente ridere se pochi minuti prima una diciassettenne era stata sotterrata?
Madelaine voleva soltanto staccare la spina, spegnere completamente il suo corpo, desiderava soltanto dimenticare, cancellare quel brutto giorno dal calendario e dalla sua vita. Ma tutto ciò non era possibile. E in quel momento salì le scale, sorseggiando l'acqua corretta con della vodka dal suo bicchiere. Entrò nella stanza di Annie, il suo profumo le arrivò alle narici e si sedette sul letto, sprofondando la testa nel cuscino che pochi secondi prima aveva afferrato.
«Con così tante persone, perché proprio tu?»
E scaraventò il bicchiere contro il muro, osservando poco dopo il liquido trasparente colare su di esso. I suoi occhi erano di un colore più scuro, a causa delle troppe lacrime e le occhiaie nonostante il fondotinta erano visibili.
«Mi manchi tanto.»
E si girò di scatto, quando vide Liam uscire dalla porta del bagno.
Anche lui nelle sue stesse condizioni.
Ma non fece niente, né disse nulla. Restò in quella stessa posizione e il ragazzo spalancò gli occhi quando vide la ragazza di cui era innamorato seduta sul letto della sua ormai ex sorellastra. I loro sguardi comunicanti, privi di qualsiasi emozione in essi, occhi rossi ed entrambi tante cose da dire. Nessuno dei due aveva intenzioni di parlare, poiché infondo quel silenzio stava bene ad entrambi. Era uno di quei silenzi pieni di parole non dette, di significato. Gli occhi di Madelaine scrutavano ogni suo movimenti, anche mentre lasciava andare il suo corpo contro il muro e abbandonare la testa contro le sue ginocchia in quel momento unite. Madelaine per la prima volta sentì piangere Liam Payne, il ragazzo più sicuro e senza cuore del pianeta. E quello le confermò che anche la persona più dura al mondo in realtà potesse avere dei sentimenti e questo la convinse ad alzarsi e ad avanzare verso di lui, stringere le sue esili mani intorno al capo e attirarlo tra le sue braccia. Quest'ultimo la strinse come se fosse la sua ancora, l'unica cosa che non gli permettesse di affondare nei sensi di colpa.
«E' tutta colpa mia, Madelaine.»
Madelaine iniziò ad accarezzargli la schiena, ma Liam si allontanò dal suo corpo solo per fare qualcosa di più intimo. Attaccò le sue labbra su quelle della ragazza con violenza, infilandole la lingua in gola, esplorando il suo palato; dopo tanto tempo di seghe mentali su quelle labbra invitanti, ora poteva finalmente assaporarle. E Madelaine non volle buttare altro alcool in quel vortice di emozioni e ricambiò quel bacio, forse per pena o chissà.
«So che vuoi dimenticare Madelaine.»
Madelaine alzò lo sguardo.
«Lo voglio anch'io. Solo lascia che ti aiuti a dimenticare completamente, ogni cosa.»
Quando ritornò al piano di sotto si sentì totalmente in colpa per aver fatto una cosa del genere ad Harry, ma credeva soltanto di non dover far dell'altro male a Liam. Gli strinse la mano, sorridendo debolmente. Gli avrebbe detto la verità, sperava soltanto che non la prendesse molto male. La sola idea di esser trattata come Elena, le metteva i brividi. Lei gli aveva promesso che non lo avrebbe mai tradito, ma infondo baciare una persona per pena, non era un vero atto di infedeltà no?
E forse Harry osservando il suo viso, aveva capito che qualcosa non andasse nel verso giusto e la trascinò in un luogo più appartato, dove potessero stare da soli senza che nessuno li disturbasse.
«Successo qualcosa, Madelaine?»
«Ne riparliamo in macchina, non qui.»
«Dovrei preoccuparmi?»
«Dipende dal tuo punto di vista, Harry.»
E lo lasciò lì, sgattaiolando in salone e afferrando da uno dei vassoi un bicchiere contenente della vodka.
In quel momento ne aveva assoluto bisogno.
Harry osservava la strada, rallentando quando il semaforo diventò rosso e un ammasso di gente camminare sulle strisce pedonali con tra le mani delle buste in mano. Dei fiocchi di neve in quel momento caddero dal cielo, posandosi sul parabrezza, rendendo la giornata di tutti migliore. L'ansia divorava ogni neurone del suo cervello, gli sudavano le mani come se in quel momento il volante da tenere fosse il suo ultimo problema.
«Cosa mi devi dire?»
Harry domandò, dopo aver chiuso la porta di casa. Madelaine salì le scale, fingendo di non aver ascoltato la sua domanda e si tolse il vestito, posando esso sulla sedia della sua stanza. Harry posò gli occhi sul suo corpo, osservava come il reggiseno le stringeva perfettamente il seno e gli slip le fasciavano la sua intimità. Nonostante tutte quelle cicatrici che ricoprivano il corpo della sua amata, ella era sempre bellissima. Quest'ultima indossò dei pantaloncini e una canotta, respirando profondamente.
«Mi faceva pena e non mi sono allontanata. Ho ricambiato quel bacio, pensando continuamente al sapore delle tue labbra sulle mie, desiderando che quelle labbra fossero le tue. Mi son detta: "Ha persona una sorella, non posso procurargli altro dolore."»
Harry indietreggiò, i suoi occhi smeraldo spalancati dallo stupore. Ma Madelaine gli afferrò la mano e l'uomo non le negò quel contatto, poiché anche lui aveva bisogno di quella sensazione.
«Hai baciato Liam?»
«Ero in camera di Annie e lui piangeva, così dopo alcune incertezze, mi sono avvicinata per abbracciarlo, consolarlo. Ma a lui non è bastato a quanto pare. Vuole aiutarmi a dimenticare, ma lui non ha ancora capito che io non voglio dimenticare.»
«So come sono fatti i ragazzi come lui, Madelaine. E voglio che tu stia lontana da lui, mi hai capito?»
E senza nessun'altra spiegazione, sbattette con violenza il corpo di Madelaine contro il muro, lasciandole dei baci lungo il collo. La ragazza credeva che in quel momento fare sesso fosse del tutto inadeguato e lentamente lo spinse lontano del suo corpo. Non poteva e non voleva fare questo al funerale della sua migliore amica. Ma Harry non la pensava esattamente nel suo stesso modo, anzi pressò il suo corpo contro quello di Madelaine, sbattendo la sua mezza erezione contro la sua intimità.
«Harry non voglio fare l'amore con te il giorno del funerale della mia migliore amica.»
L'uomo strinse le dita intorno al fianco di Madelaine con forza, mentre con le labbra lavorava sulle sue labbra. Lentamente e con passione.
«Lascia che prenda il tuo dolore.»
Madelaine prese il viso di Harry tra le sue mani, osservando quei due pozzi color prato. Stampò un bacio su quelle labbra rosse e leggermente umide, togliendo le dita affusolate dal suo fianco e stringendole.
«Io sto bene; non voglio che tu prenda il mio dolore. Ti amo Harry, tantissimo. Tu possiedi il mio corpo, la mia mente e il mio cuore.»
E si scambiarono un lento bacio, assaporando le labbra e con la lingua iniziare una piccola danza. Entrambi si staccarono quando udirono il campanello suonare. Harry le disse di aspettarlo lì e scese le scale.
Ma la sorpresa che avrebbe trovato sull'uscio della porta non gli sarebbe piaciuta per niente.
E infatti quando trovò Elena stretta nel suo cappotto rosso, tentò di chiuderle la porta in faccia, ma ella mise il suo piede in mezzo ed Harry fu costretto a farla entrare. Elena le sembrò ben diversa dal normale, strana.
«Non è il momento giusto per dare fastidio, Elena.»
«Voglio soltanto che tu ascolti le mie parole. Io ti amo ancora Harry e so che tu infondo ricambi il mio sentimento.»
Madelaine uscì dalla sua stanza quando sentì il nome Elena esser pronunciato dalla bocca di Harry. Non andò da lui, rimase nascosta dietro il muro, continuando ad ascoltare le parole della donna. Riuscì soltanto a vedere Harry incrociare le braccia al petto.
«Io non ti ho mai amato veramente; il mio era soltanto un modo per nascondere la verità Elena. Ma ora posso confermarlo: Io non sono innamorato di te, il mio cuore appartiene a Madelaine ora.»
Quelle parole gli riscaldarono il cuore in parte.
«Dovrai dire al tuo cuore di dimenticarla Harry, perché aspetto un bambino. Il tuo bambino.»
E gli occhi di Madelaine si riempirono di lacrime che lentamente iniziarono a scorrere sulle sue gote. Si tappò le labbra con la mano, tentando di trattenere un singhiozzo, mentre lentamente il suo corpo cadde sul pavimento. Pressò il cuore con la mano, cercando di contenere i pezzi di esso ferito. La morte di Annie e ora questo. Non era convinta di poter sopportare quel dolore che in quel momento s'irradiò nel suo petto, quel dolore così forte da spezzare ogni certezza confermata con il tempo, quel dolore così forte da ucciderla.
Tutto quell'amore buttato ai quattro venti, quel sentimento che lentamente aveva consumato le sue ossa, distruggendole. E quando vide le labbra di Elena posarsi su quelle di Harry, fu costretta a chiudere la porta della sua stanza, afferrare il cellulare e comporre quel numero dell'unica persona che avrebbe potuto aiutarla a dimenticare tutto, annullare i pensieri dalla sua mente e quella persona era Liam.
Aveva bisogno di aiuto.
Aveva bisogno di Annie, ma lei non c'era.
E stava cadendo nel baratro della distruzione, ancora una volta.
E questa volta nessuno avrebbe potuto aiutarla.
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