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17.Bleeding out

Bleeding out.
Amarti per sempre non può essere sbagliato, anche se non sei qui, non andrò avanti.

Perché ti sei fidata di lui Madelaine?
Le solite voci parlavano incontrastate nella sua mente; una di loro le diceva di aver commesso un errore, di non poter veramente essersi fidata di lui, quanto quel gesto fosse sbagliato, quando lui fosse sbagliato.
E' il tuo tutore Madelaine. Non puoi aver scopato con il tuo tutore. Sei sbagliata, hai scavato la fossa della tua rottura con le tue stesse mani, hai soddisfatto il suo bisogno di possedere anche te, il tuo corpo e il tuo cuore. Sei una stupida.
L'altra voce le diceva di non pensare a quello che sarebbe accaduto dopo, a cosa sarebbe andata incontro, semplicemente le sussurrava di godersi il momento, finché esso durerà. Di gustarsi ogni giorno di felicità, di assaporarlo, soddisfare ogni suo volere, rendere quei giorni i più incantevoli della sua vita.
Nella sua mente stava accadendo una lotta tra le due voci. Il diavoletto alla sua sinistra e il piccolo angelo alla sua destra. Chi le sussurrava di star facendo la cosa giusta, chi meno. E vinse l'angioletto, perché, forse meritava anche lei di essere felice dopo tutto.
Aprì lentamente gli occhi, notando che l'orologio segnasse solo le tre e mezzo della notte. E si ricordò della presenza di Harry, quando un caldo respiro le solleticò il collo, procurandole una miriade di brividi su tutto il corpo, specialmente sulle gambe. Il ricordo di quella notte era ancora nitido nella sua mente, tanto che un lieve rossore si disperse sulle sue gote. E in quel momento avrebbe tanto voluto riprendere le sue mutandine e il reggiseno, ma le dispiaceva svegliare Harry, per qualcosa che avrebbe potuto fare tra qualche ora. E lentamente ritornò alla sua posizione di partenza, posando il petto contro quest'ultimo, mentre il braccio di Harry le circondava la vita. Anche mentre dormiva, la teneva al sicuro tra le sue braccia. Il respiro di Harry ritornò lento e anche lei chiuse gli occhi, stringendo la mano di Harry, mentre ricadeva nel buio della notte.


La luce del Sole filtrava attraverso la finestra e Madelaine lentamente aprì gli occhi, sentendo una voce a lei conosciuta parlare al cellulare. Non riusciva bene a capire di cosa stesse parlando Harry con il suo interlocutore e non era tentata nemmeno a scoprirlo. Se avesse voluto dirle qualcosa, lei era lì, pronta ad ascoltarlo. Strisciò fuori dalle coperte, ma nel momento in cui cercò di sedersi, sentì un lieve dolore al basso ventre. Emise un verso di lamento, indossando le sue mutandine e il reggiseno, infilando il maglione di Harry della sera prima. Aprì la finestra; il freddo le solleticava le gambe e prese un respiro profondo. Si sedette sul letto, posando la testa sulla testata del letto, chiudendo gli occhi, ascoltando gli uccellini cantare allegri. Era stanca, i muscoli le facevano male e infilò la testa sotto le coperte, tentando di staccare la presa dal cervello, fermare quei pensieri e quei ricordi dolorosi. Ma nella sua mente quell'episodio si ripeteva continuamente, non cessava di vivere.

Flashback.
Madelaine leggeva un libro nello studio di Harry, l'unico posto in cui poteva stare da sola, senza che Elena la infastidisse. Afferrò la tazza fumante di tè, girando pagina. Il libro che aveva preso in prestito dalla libreria di Harry - ovviamente con il suo permesso - s'intitolava Amnesia, scritto da Grangé Jean Christophe, uno scrittore francese. Era carino, anche se per leggerlo, bisognava stare attenti al testo, ad ogni minimo dettaglio, bastava una semplice distrazione a sballarle il filo del ragionamento. Bevve un sorso del suo tè caldo, posando la tazza sulla scrivania. Non vedeva Harry da quando dopo averle dato un bacio sulla fronte, era andato a lavoro. Tra meno di due ore sarebbe tornato ed Elena non le avrebbe rivolto parola, troppo spaventata da una possibile reazione di Harry riguardo gli insulti alla sua piccola bambina. Quel soprannome era orrendo, ma anche quella volta, rimase in silenzio, accettando quel nomignolo che Harry le aveva affibbiato. A lui poteva sembrare anche dolce, ma per Madelaine era disgustoso. Sussultò quando sentì la porta dello studio sbattere, ma ritornò alla sua posizione, posando la testa sullo schienale e incrociando i piedi sulla sedia. Infilò il segnalibro tra le pagina bianche, posandolo sulle sue gambe, mentre posò la tazza mezza vuota sulla scrivania.
«Tu, piccola stronza! E' tutta colpa tua, è sempre colpa tua!»
I capelli biondi di Elena svolazzavano da entrambi i lati, i suoi occhi non più azzurri, ma bensì leggermente più scuri. Infilò il libro nella libreria dietro alla sua sedia, per poi osservare la ragazza del suo tutore camminare verso di lei. Non la spaventata, anzi un sorriso nacque sulle sue labbra screpolate.
«E' tutta colpa se Harry non vuole sposarmi.»
Madelaine sentì il cuore affondare, ma contenne le sue emozioni, alzandosi dalla sedia per fronteggiarla al meglio. Era per questo che Harry era andato da lei la sera scorsa, dicendole che non si fidava di Elena?
«E cosa centro io se lui non ti vuole sposare?»
«Gli hai fatto il lavaggio del cervello con le tue frasette del cazzo. Lui ha bisogno di una come me, non una ragazza in fase adolescenziale piena di problemi. Si stancherà di te, dei tuoi capricci e dovrai dirgli addio. Lo amo, Madelaine. E nessuno potrà mai stancarsi di amare.»
«E se amassi veramente, lo avresti tradito con il cuoco? Questo lo chiami amore, io lo chiamo tradimento. Come può fidarsi di te dopo che tu lo hai tradito. Non sto dicendo che io sia meglio di te, poiché nessuno è migliore di nessuno. Ma se ami qualcuno, non lo tradisci, gli fai capire ogni giorno con dei piccoli gesti quanto lui sia importante per te.»
Ed Elena le afferrò i capelli, piegando il corpo di Madelaine contro la scrivania, tanto che quest'ultima sentì la sua gote toccare il legno freddo. Non disse niente, non pianse, tentò di districare i polsi dalla presa forte della donna, ma nulla. Sentiva il respiro di Elena a pochi centimetri dal suo orecchio, ma non si mosse.
«Se mi porterai via Harry, giuro che ti distruggerò. Ti porterò via tutte le persone a cui tieni di più, ti pentirai con il tuo stesso sangue di esserti messa contro di me.»
Madelaine le calpestò il piede, per poi afferrarle le spalle e spingerla sul pavimento, fuggendo da quel posto e rifugiandosi nella sua stanza, forse l'unico posto non infettato da Elena. Ripensò a quelle parole così cattive che le ricordarono Liam.

«Ti distruggerò con la stessa mano che ti ha salvato.»

Coincidenze?
Fine Flashback.


Le avrebbe portato via Harry?
Le avrebbe portato via ogni persona importante nella sua vita?
Soffocò un singhiozzo nella sua mano, asciugando con il dorso le lacrime, quando sentì il suono dell'acqua fermarsi. La sua mente le mandava un avviso, il diavoletto alla sua sinistra le aveva mandato la prova del suo errore, del suo sbaglio. Le aveva dato un motivo per allontanarsi da Harry. Perdere lui o le persone a cui teneva?
E buttò le bende che ricoprivano il suo braccio nel cestino accanto a letto, sentendo le ferite su di esso prudere. Tolse anche quelle che coprivano i polsi, soffiando sopra quelle cicatrici, non volendo premere su di esse, per alleviare quel prurito.
Si alzò dal letto, aprendo il rubinetto in cucina, immergendo il polso nell'acqua fredda. Chiuse gli occhi, beandosi di quella sensazione e quando non sentì più il phon accesso, chiuse l'acqua, asciugando i polsi con della stoffa. Ora si che si sentiva meglio.
La sua uscita combaciò con quella di Harry, già vestito e profumato. Harry la guardò da capo a piede e le afferrò il polso, quando vide che le bende non ricoprivano più quelle ferite. Il color rosso spiccava tra quelle linee orizzontali.
«Prudevano così tanto... ho tolto le bende e... ho bagnato il polso. Non le ho toccate.»
Harry osservò il polso da ogni angolazione, controllando che quello che Madelaine gli aveva detto, fosse la verità. E poco dopo, la trascinò in bagno, prendendo la crema dal cassetto e con essa anche la garza. Afferrò Madelaine da sotto l'esili cosce, facendola sedere sul lavabo. Harry aprì il tubetto, schizzando del liquido bianco sulle punte delle dita, spalmando quella pomata sul polso e sul braccio, eseguendo la stessa cosa anche sull'altra, bendando il tutto.
«Non togliere più la garza, okay?»
Madelaine annuì. Tentò di uscire dalla stanza, ma la voce di Harry la fermò. I suoi lineamenti non erano più quelli di prima, i suoi occhi avevano perso quella brillantezza; il suo viso aveva preso le sembianze di quel Harry che tanto odiava, colui che la rimproverava, trattandola da bambina di tre anni. Ma non aveva commesso niente di male per aver scatenato la sua rabbia, né disubbidito a qualche richiesta; era rimasta tranquilla, al suo posto.
«Tu mi diresti se avessi scopato con un altro in mia assenza, vero?»
«Di cosa stai parlando?»
«Voglio che tu mi risponda, Madelaine. Niente domande, rispondi e basta.»
«Non stai veramente pensando che io lo abbia fatto in tua assenza, nella tua casa, vero?»
Harry non stava veramente pensando questo. Lei anche se involontariamente, non gli avrebbe potuto fare una cosa del genere. I suoi occhi diventarono lucidi e quando Harry cercò di afferrarle la mano, si scostò bruscamente, scioccata e delusa. Non poteva credere a quello che aveva sentito, non poteva credere che Harry fosse così idiota da non capire di aver preso la sua verginità, di aver fatto sua un qualcosa di così importante. Gli avrebbe volentieri stampato le cinque dita della sua mano in viso, ma avrebbe ottenuto soltanto una mano rossa e dolorante.
«Io non ti farei mai una cosa del genere, non riuscirei mai a fare una cosa del genere a te. Non puoi aver pensato veramente questo. Io ti ho dato la mia innocenza, verginità o come tu la voglia chiamare. E la prova è su quel lenzuolo. Non puoi pormi questa stupida domanda.»
Harry capì di aver commesso un errore madornale. Lei non era Elena, non gli avrebbe mai fatto questo, non avrebbe mai tradito la sua fiducia. Non gli avrebbe mai fatto del male intenzionalmente. Ad ogni suo passo avanti, Madelaine ne compieva uno indietro.
«Non sono Elena; il mio corpo non ha bisogno di attenzioni per essere soddisfatto. Non ti farei mai una cosa del genere, come puoi solo pensarlo?»
E venne stretta contro il petto di Harry, che le sussurrò quanto fosse dispiaciuto. Si accovacciarono entrambi sul pavimento freddo e Madelaine gli afferrò il viso.
«Non pensare mai più questo, Harry. Non voglio che tu pensi questo. Io non ti farei mai del male, almeno non intenzionalmente. So quanto dolore hai provato, so quanto ci è voluto per riprenderti da quel tradimento, ma io non lo farò mai. Fidati di me, credimi. Ti voglio troppo bene per deluderti, per procurarti altro dolore.»
Iridi azzurre contro iridi color speranza.
Harry la strinse tra le sue braccia, baciandole il capo. Il cuore batteva velocemente nella cassa toracica, gli occhi lucidi e pieni di lacrime di gioia, tanta era la commozione nel sentire quelle parole. Tirò su con il naso, lasciando un altro bacio sul capo. Harry sorrise, mentre due esili braccia gli stringevano il bacino.
«Ti porteranno via da me, lo so. E devo allontanarmi; non voglio rimanerne scottata.»
Le accarezzò i capelli con una mano, alzandole il viso, tagliando la distanza tra le loro labbra, incrociando le loro mani e legando le loro anime.
«Nessuno ti porterà via da me, Madelaine. Nessuno ti farà del male, non lo permetterò.»
«Sarai tu a farmi del male, sarai tu a buttare il mio cuore tra le fiamme ardenti. Me lo sento.»
E le loro labbra si unirono ancora una volta in un bacio, mentre quel sentimento veniva a galla e Madelaine per sorreggersi fu costretta ad unire le sue mani dietro il collo dell'uomo. Si sfogliarono dei loro vestiti e si amarono anche quella volta.
«Ti amo, Madelaine Grey. Forse dalla prima volta in cui le mie labbra hanno toccato le tue. Il mio cuore ti appartiene, non calpestarlo.»
E Madelaine fu sorpresa nel sentire quelle parole, ma sorrise poco dopo. Si fidava di lui, ciecamente. E attaccò le sue labbra con quelle di Harry, mentre egli dava un'ultima spinta prima di venire.
«Ti amo anch'io, Harry Styles. Dal giorno in cui Elena è venuta nel tuo ufficio e ho sentito qualcosa di strano all'altezza del cuore, dal giorno in cui le tue labbra hanno toccato le mie e volevo scappare da tutte quelle sensazioni che combattevano incontrastate nel mio petto. Sei la persona più importante nella mia vita. Solo non illudermi.»
E si coccolarono, si amarono e il filo che legava le loro anime diventò più spesso. Entrambi con mille dubbi e domande a cui rispondere, ma dopo tanto tempo felici di aver trovato la persona giusta con cui stare.
Ma la loro felicità sarebbe durata poco e la sofferenza avrebbe sostituito quel sentimento tanto maledetto dalla gente. La pioggia avrebbe sostituito quel Sole all'interno del loro cuore e una tormenta avrebbe distrutto le loro emozioni.
Il loro amore sarà capace di resistere a tutto questo?



Elena entrò in piscina, seguita da Liam. Quest'ultimo le palpò il sedere con una mano, mentre con l'altra teneva il calice con all'interno lo Champagne. Dovevano festeggiare per la riuscita del piano. Tutto stava andando bene, mancava solo il modo per far tornare i due piccioncini dal loro nido d'amore. Elena indossò gli occhiali da sole, sorridendo nello stesso modo cui un bambino sorride quando gli si consegna un giocattolo voluto da tempo.
«Dobbiamo trovare il modo per portarli tra le fauci del lupo e poi li sbraneremo.»
E rise di gusto Elena dopo aver detto quelle parole. Gli stampò un bacio sulle labbra, bevendo un sorso di Champagne.
«Dobbiamo solo aspettare il momento giusto e ho già trovato il modo.»
E rise anche lui.
«E qualcuno si farà molto male, ma non saranno loro o almeno non per il momento.»

Quattro giorni di baci rubati, coccole notturne e abbracci. Ed ora dopo quasi una settimana di divertimento, era arrivato il momento di tornare in Francia. Tra qualche ora il loro jet avrebbe preso il volo e l'inferno sarebbe iniziato ancora una volta. Da una parte voleva tornare per Annie e Luke, ma dall'altra desiderava rimanere in quel posto, in modo che la magia creata non si dissolvesse, non appena avessero messo piede a Parigi.
E ora correva con Harry, quest'ultimo cercava di prenderla. Stavano correndo da quasi dieci minuti, ma nessuno dei due stava dando segni di stanchezza. Madelaine si fermò dietro un albero, ridendo quando Harry la raggiunse. Si stavano godendo quei momenti di tranquillità, quel noi. La ragazza corse lontana da lui, facendogli una linguaccia e scoppiando a ridere per la faccia strana che fece.
La gente li osservava con un sorriso accennato, alcune li guardavano con invidia per il loro matrimonio andato male, altri li ignoravano. Un'anziana signora li fissava, mentre dava da mangiare agli uccelli, sorridendo. Osserva due "ragazzi" rincorrersi innamorati, baciandosi e sussurrando cose dolce nell'orecchio del partner. Guardava i sorrisi, le mani incrociate e il modo in cui si guardavano, come se pendessero uno dalle labbra dell'altro. E ricordava lei e sua marito, due antipodi, che insieme ogni volta diventavano una cosa sola. Ricordava la giovinezza passata, le notti a casa di lui, il giorno del matrimonio, fino ad arrivare al suo decesso. E dopo dieci anni dalla sua morte, vedendo quei due ragazzi così felici, le venne in mente il suo John, il modo in cui entrambi erano felici. A quell'era le cose rotte si aggiustavano e suo marito aveva rimodellato la sua anima, plasmato il suo corpo e amato ogni parte di esso. Trasformato i difetti in pregi.
Harry afferrò da dietro Madelaine, stringendole il bacino, baciandole il viso, mentre la trascinava sotto l'ombra di un albero.
«Mi mancherà questo posto.»
Sussurrò Madelaine, nascondendo la testa nel collo di Harry, baciando quella porzione di pelle scoperta. Quest'ultimo le cinse la vita con un braccio, troppo stanco dalla corsa per parlare. Neanche lui voleva andare via da Londra, dal luogo in cui la magia aveva avuto inizio, dal posto in cui il loro amore era sbocciato e il loro rapporto diventato più solido. Forse tra qualche anno avrebbe acquistato una villa in quella città, ma cancellò subito l'idea dalla sua mente, troppo legato alla sua famiglia per abbandonarla. Continuò ad accarezzarle la schiena, mentre piccole gocce di pioggia caddero sulla sua fronte.
«E' ora di andare Madelaine. Il jet ci aspetta.»
Madelaine sospirò, per poi annuire. Il viaggio in auto fu piuttosto silenzioso, nessuno sapeva di cosa parlare, eppure su quel "noi" ci sarebbe tanto da discutere. Nessuno sapeva se quel "io e te" sarebbe durato; il loro futuro insieme era pieno di incertezze e domande a cui nessuno conosceva risposta. Quel silenzio fu interrotto dallo squillare del cellulare di Harry, che sospirando lo agguantò dal taschino, schiacciando il pulsante verde. Tutto quello che sentì e vide fu un susseguirsi di parole, il viso di Harry cambiare espressione e poi non udì niente, soltanto quell'aggeggio infernale essere messo nella tasca inferiore del pantalone.
«Madelaine mi dispiace tantissimo. Sapevo quanto tu e lei foste legate.»
«Cos'è successo ad Annie?»
«Annie è stata portata d'urgenza in ospedale. A quanto pare un uomo l'ha presa in pieno con un'auto, ma è riuscito a scappare. Vi sono pochissime probabilità che superi la notte.»
E Madelaine sentì metà del suo cuore bruciare, un gruppo in gola e gli occhi riempirsi di lacrime. Respirò affannosamente, sentendo le parole morirle in gola. Strinse le mani intorno al bacino, asciugando le lacrime con il dorso di essa, mentre sentiva Harry affiancarsi al suo fianco e passare i pollici sotto le palpebre, asciugandole le lacrime e sussurrandole che tutto andrà bene, che Annie si rimetterà. Ma Madelaine non credette a nessuna delle sue parole, dette per consolarla. La sua migliore amica non avrebbe superato la notte e sarebbe rimasta da sola, ancora una volta, con i suoi demoni.
La promessa che Elena le aveva fatto stava per essere mantenuta; per colpa sua, la sua migliore amica stava morendo. Per colpa dei suoi sentimenti per Harry, non avrebbe più visto la sua migliore amica. Il prossimo che avrebbe perso se non avesse preso distanze da Harry, sarebbe stato Luke o lui stesso.
Avrebbe preso le distanze da Harry.
Lo avrebbe fatto per lui, Luke e sé stessa.
Ma quando un «Andrà tutto bene. Ti amo tanto, amore mio.» fu sussurrato sulle sue labbra, il voler prendere distanze da lui, fu sostituito da un bacio umido su di esse, per poi posare la testa sul petto tonico dell'uomo, mentre quest'ultimo le accarezzava i capelli lentamente. E in quel momento capì che quell'impresa sarebbe stata molto difficile da portare al termine.

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