15.
«So che sei sveglia Madelaine e so anche che non mi perdonerai mai per quello che ti ho fatto da bambina. Mi dispiace tantissimo, me ne pento ogni giorno di più e lo so che ora mi disprezzerai. Ti ho portato la foto di tua madre. E' la mia preferita. So quanto ti manca e manca tanto anche a me. Io amavo tua madre.»
Madelaine aprì gli occhi di scatto, mentre le lacrime le offuscavano la vista. Suo padre era davvero lì, si stava scusando con lei. Christian le accarezzò una gote, mentre con i pollici asciugava le lacrime.
«Quando tua madre è morta mi sono sentito distrutto. Credevo di non poter vivere senza di lei e infatti era vero. Bevevo e mi drogavo. Non assumevo droga molto forte, ma su di me aveva un effetto devastante. Aumentava la mia rabbia e me la prendevo con te. Ti ricordi quando tu e la mamma facevate le ghirlande di fiori?»
Madelaine annuì, incapace di parlare, osservando quelle iridi color oceano lucide. In tutta la sua vita non aveva mai visto suo padre piangere. Anche durante il funerale era riuscito a contenere le sue emozioni, scoppiando nella sua camera da letto. E tutto successe così velocemente che Madelaine rimase di stucco. Christian attirò Madelaine tra le sue braccia.
«Mi dispiace tanto Madelaine. Perdonami, per favore. Mi sei mancata tantissimo. Perdonami per averti richiuso in quell'orfanotrofio, perdonami per tutto il dolore che ti ho provocato. Potremmo essere una famiglia felice ora, senza ostacoli e potremmo stare insieme.»
La ragazza rimase immobile ad assimilare tutto.
«Vieni a casa. Torna con me a casa. Resta con me, con tuo padre. Toglierò la custodia a Harry, sono tuo padre e voglio prendermi cura di te. Voglio essere la persona che per tutti questi anni non sono stata.»
«Io non posso perdonarti, non posso. Non posso dimenticare la sofferenza di tanto tempo fa, non posso farlo. Io voglio rimanere con Harry, gli voglio bene e desidero stare con lui. Da piccola ti adoravo, eri il mio papà e volevo sposarti, ma quando hai iniziato a picchiarmi, ho iniziato ad odiarti. Harry mi ha offerto quell'affetto che tu non mi hai dato più, iniziando a trattarmi come una figlia e non voglio fargli questo.»
Christian si tolse la collana dal collo. «Questa è la collana di tua madre, voleva che la tenessi tu. Non ti far comandare da Harry. Sei una Grey e i Grey non si abbassano a questo. Ci vediamo presto piccola mia.»
Madelaine osservò suo padre sparire dietro la porta. Osservò la collana, indossandola. Rimase sveglia, guardando la bellezza di Parigi durante la notte.
Un'infermiera entrò nella sua stanza, dicendole che vi erano tre ragazzi che volevano visitarla, chiedendole infine se volesse farli entrare o andare via. Ma non fece in tempo a pronunciare una sillaba di affermazione o negazione, che la porta si spalancò. Luke entrò da essa, e poi vide Annie correre tra le sue braccia, incastrando la testa nell'incavo del suo collo. Restò di ghiaccio per qualche minuto, ma quando sentì qualcosa di bagnato gocciolare, ricambiò quella stretta.
«Non lo fare mai più, okay?»
Madelaine le accarezzò i capelli biondi, sgranando gli occhi quando vide Liam poggiato sul muro bianco. Luke accanto a lui, il viso senza espressione. Di solito l'abbracciava, ma quella volta lo vide fermo.
«Sono entrambi molto arrabbiati con te per aver tentato il suicidio.»
Madelaine annuì e abbassò il capo. Come potevano essere arrabbiati con lei se neanche Harry lo era? L'unico che avrebbe dovuto essere arrabbiato con lei era Harry - suo tutore -, non loro. Ma neanche lui si era realmente arrabbiato.
Fu strappata dai suoi pensieri nel momento in cui Luke le afferrò le gambe. Cercò di districare i piedi da quella presa, ma Annie fu levata via con violenza dal suo corpo e Liam prese il suo posto, agguantandole i polsi, pressando le dita sui tagli che danneggiavano quella parte del braccio. Madelaine urlò dal dolore, piangendo. La bocca le fu tappata e osservò Annie cercare di togliere Luke, senza riuscita. Anzi, fu spinta sul pavimento.
E la sua mente in quel momento urlava soltanto il nome di Harry, anche sapendo che lui non potesse leggerle nel pensiero.
Harry era seduto nel suo ufficio con una tazza di caffè tra le mani, preoccupato sulle condizione di Madelaine, mentre si rigirava il cellulare di quest'ultima da una mano all'altra. Bevve un sorso di quel liquido marrone, rischiando di bruciarsi la lingua.
Il giorno dopo sarebbe dovuto salire sul suo jet per una runione a Londra e non sapeva cosa fare con Madelaine. L'unica opzione era quella di portarla con sé, poiché sarebbe mancato per qualche giorno e sapeva che Madelaine non riuscirebbe a restare quattro giorni senza di lui.
Avrebbe parlato con Gemma.
Luke infilò la chiave rubata nello studio di sua madre nel nottolino, aprendo la porta scorrevole. Si girò verso Madelaine, osservando la sua amica dibattersi contro la mano di Liam, urlare e chiamare il nome Harry invano. Annie cercava in tutti modi di distrarli, inutilmente.
«Lasciatemi, per favore...»
Ma nessuno ascoltò le sue parole, se non Annie.
Una folata di vento le arrivò in viso, quando varcarono il balcone. Tremava come una foglia. Il freddo le entrava nel maglione attraverso i buchi su di esso, mentre veniva posta fuori dalla ringhiera come una polena. Luke legò i polsi alle sbarre della terrazza e Liam i piedi.
Madelaine guardò il vuoto sottostante, mentre le lacrime le rigavano le gote. Chiuse gli occhi, respirando profondamente. Perché le stavano facendo questo?
«Devi stare zitta o ci scopriranno. Hai voluto tentare una seconda volta, no? Meriti questo, amore.»
«Pensavo che voi foste miei amici.»
Il polso le prudeva da far schifo e si sentiva tradiva da Luke, uno dei suoi più grandi amici. Non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere, essere legata come una puttana fuori dalla terrazza della sua stanza, con una voglia di spaccare il vetro e infliggersi da sola quel dolore tanto desiderato.
E quando la speranza fu persa, sentì la porta aprirsi e la voce di Pandora emettere un urlo strozzato, infine dalla mano di Luke. Annie corse verso di lei, ma Liam le assestò uno schiaffo sulla gote sinistra. Non poteva vedere niente, ma poteva sentire sia le lacrime di Pandora che quelle di Annie.
«Voglio Harry. Chiamatelo, per favore...»
Le caviglie le facevano male, tanto che se non avesse le corde a sorreggerla, nessuno avrebbe potuto far niente per impedirle di cadere. E non voleva morire, non voleva rifare lo stesso errore per la seconda volta in due giorni.
E sentì l'urlo di Luke, una porta essere aperta e dei passi correre per il corridoio ospedaliero. Dei boccoli biondi le solleticarono le gote.
«Cerco di districare questi nodi, okay amore?»
«Non voglio cadere, non mi fare cadere. Chiama Harry.»
Annie si accovacciò sul pavimento, cercando di sbrogliare quel nodo. Si fermò quando sentì dei leggeri lamenti e continuò quando Madelaine le sussurrava un flebile "fallo".
«Le caviglie sono libere. Starai bene, okay?»
Madelaine sentì un movimento nella stanza e la voce di Gemma rassicurarla. Oltre a lei, vi era la sicurezza. Due uomini la tenevano ben salda per il bacino, mentre uno di loro scioglieva il nodo intorno ai polsi. Fu presa in braccio, per poi esser lasciata sul pavimento. La ragazza gattonò verso Annie, che la strinse tra le sue braccia, accarezzandole la testa.
«Stai bene, Maddy?»
«Credo di si, tu?»
E le accarezzò dolcemente la gote rossastra, posando le sue labbra su quel punto dolente. Sapeva che tutti la stavano osservando, ma non le importava. La sua migliore amica era più importante di tutti, più importante anche della sua stessa vita.
«Grazie Annie, ma ora va via da qui, per favore. Non voglio che tu abbia problemi. Quando arriverà Harry, voglio che tu te ne sia già andata. Succederà un casino e tu non devi star qui. Fallo per me. Io sto bene.»
Madelaine colse dal giardino una rosa, posandola sulle acque della fontana. Vide quest'ultima mantenersi a galla per qualche secondo, affondando quello dopo. In quel momento avrebbe voluto essere quel bellissimo fiori dai petali rossi, esser colta e usata per creare una corona di rose da posare sul capo della persona amata. Immerse la mano in quell'acqua fredda e cristallina, osservando il sangue causato dalla spina del fiori, disperdersi in quel piccolo angolo, creando una scia di sangue.
Gemma aveva detto di non dire a Harry - durante la chiamata - di quell'inconveniente, sapendo che avrebbe lasciato qualunque cosa stesse facendo e precipitarsi in ospedale, solo per schiaffeggiare Luke. Non parlava con il ragazzo dai capelli biondi da qualche ora e desiderava solo sapere il motivo di quel gesto così azzardato. Non sapeva dove si trovasse e sperava soltanto di non incontrarlo in giro per il giardino.
Introdusse anche l'altra mano, muovendola circolarmente. Si piegò per riprendere la rosa e ne tolse un petalo, cantando per passare il tempo.
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missin' home
Only know you love her when you let her go
And you let her go.
Sarebbe dovuta entrare per mettere qualcosa sotto i denti, ma le piaceva quell'aria fresca che le disistimava i capelli. Oltre a lei in quel giardino non vi era nessuno, tranne qualche signora anziana che camminava a piccoli passi, aiutata da un'infermiera. Tutto era abbastanza tranquillo. Se Harry l'avesse vista fuori, l'avrebbe rimproverata.
Il suo Range Rover era posteggiato davanti al cancello, ma di lui non vi era nessuna traccia. Si avvicinò al Suv, osservandone l'interno, cercando di scorgere qualche particolare che indentificasse l'auto come quella di Harry. E affermò la sua ipotesi quando vide il ciondolo portafoto con la foto di Anne su una delle ante di esso. Si, era certamente la sua.
Entrò in ospedale, camminando verso l'ufficio di Gemma. Riusciva a sentire le urla e le imprecazioni di Harry anche da lontano, ma alle persone non sembrava importare, anzi percorrevano quella strada senza neanche fermarsi e capire da chi proveniva quella voce così alta e seria. E non sapeva nemmeno lei il coraggio con cui chiuse la mano a pugno e bussò a quella porta di legno, che in quel momento le sembrava una barriera capace di proteggerla da quel caos. E si risvegliò da quei pensieri, aprendo la porta e focalizzando la sua attenzione su Harry e non su Luke.
Su Harry.
Su Harry.
Su Harry.
«Perché sei qui, Madelaine? Non ti stai sentendo bene?»
«Sto bene. E solo che mi manchi.»
Harry sorrise sentendo quelle parole. «Aspettami in stanza, okay? Io ora arrivo, tesoro.»
Madelaine annuì, chiudendo la porta dietro di sé. Respirò profondamente, prima di camminare verso la sua stanza e prendere dal vassoio una mela verde, addentandola energicamente. Se voleva uscire da quel posto pieno di gente strana, avrebbe dovuto dare retta ai dottori, anche se questo le metteva rabbia.
E si sedette in terrazza, osservando il paesaggio a lei sottostante, mentre masticava con vigore un pezzo di mela, succhiandone il succo. E quando sentì la porta aprirsi, non girò nemmeno la testa per vedere chi fosse. Lei lo sapeva già. Dei ricci le solleticarono la gote, due labbra le stampavano un bacio e due forti braccia le stringevano il bacino, posizionando il suo corpo nello spazio tra le gambe di Harry. Posò il restante della mela accanto a lei, sorridendo lentamente.
«Mi dispiace per Luke.»
Madelaine scosse la testa, sorridendo. «Sto bene.»
«Ne morirei se qualcuno ti sfiorasse un solo capello. Sei il mio angelo, il mio bellissimo angelo.»
E afferrò la testa di Madelaine, inclinandola, tanto da far aderire la spalla della ragazza sulle sue gambe. Abbassò la testa, attaccando le sue labbra su quelle di Madelaine. Un bacio pieno di significato, passione e voglia di stare insieme.
«Quando uscirai da qui, cambieranno molte cose per te. Dovrai rimetterti in sesto, mangiare regolarmente e prenderti cura di te stessa. Ti aiuterò a uscire da questo e ci sarà qualcun altro che ti aiuterà.»
«Non lo fare, non lo fare. Non voglio andare da uno psicologo, non di nuovo. Se mi vuoi bene, non lo farai.»
«Ed è proprio perché ti voglio bene, che lo farò.»
«Non ci andrò.»
«Ci andrai. Discorso chiuso. Lo faccio per il tuo bene.»
«Tu non lo fai per il mio bene. Così mi distruggerai; sarai tu e questo stupido tentativo di aiutarmi tramite qualcun altro ad appassire ogni parte della mia anima. Non dirmi che lo fai per il mio bene, perché non ti credo.»
E uno schiaffo le arrivò dritto sulla guancia. Non fu uno schiaffo molto forte da spaccarle il labbro, ma forte abbastanza da farle capire di dover stare in silenzio e di obbedire a tutto quello che le imponeva senza discutere.
«Smettila di parlare in questo modo, Madelaine. Ci andrai, che ti piaccia o no. Sei sotto la mia tutela e farai quello che ti dico, senza lamentele.»
Madelaine si toccò il punto dolente, abbassando lo sguardo, rialzandolo un momento dopo. Non si sarebbe arresa.
«Non ho bisogno di un rincoglionito decrepito-»
«Non concludere quello che stai dicendo o giuro che ti piego sulle mie ginocchia e ti sculaccio. Un'altra parola su questo argomento e lo faccio. Fanculo i buoni propositi e il venirti incontro.»
Madelaine restò in silenzio, mentre Harry continuava il suo rimprovero. Ogni sua parola fu come una pugnalata a sangue freddo, una pugnalata che arrivò dritta al cuore, ferendolo. Posò la testa sullo stipite della porta, chiudendo gli occhi e deglutendo. Le mani le tremavano dalla rabbia e strinse i pugni.
«Farò tutto ciò che vorrai.»
E due braccia le cinsero il bacino e si morse la lingua per non urlare parole poco piacevoli. Desiderava che la lasciasse da sola con i suoi pensieri, desiderava penetrare la carne del braccio con le unghie, desiderava scappare e suicidarsi in un posto deserto e desiderava vedere in quelle iridi color smeraldo la tristezza e il dolore.
Non aveva mai odiato Harry Styles come ad allora.
La pioggia bagnava le strade parigine, mentre un'auto sfrecciava su di esse. Aveva fallito, aveva fallito in quel compito che il suo signore le aveva affidato, aveva fallito e ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Le vennero i brividi soltanto al pensiero di cosa la stesse aspettando, non certo una festa di congratulazioni. E soltanto così difficile distruggere due persone legate da quel filo cinese di cui tanti parlano, quel filo che avrebbe potuto attorcigliarsi, ma non spezzarsi. E in quel filo non vi era lei, non collegava lei e nemmeno l'uomo che le interessava.
E in quel momento pensò alle pozioni d'amore, viste e riviste nei cartoni animati sulla magia. Avrebbe voluto avere una boccetta di quel liquido e far perdere la testa all'uomo che le piaceva, tanto da sballare il suo cuore e possederlo con la forza, ma non poteva.
Scese dalla macchina, indossando il cappello e suonare il campanello di quell'immensa casa. Rientrò in auto, aspettando che il cancello si aprisse e lui uscisse dalla porta per accoglierla in casa, offrirle del the e magari posarle una coperta sulle scapole. Ma quello che la aspettava, non le sarebbe piaciuto per niente. Nessuna carezza, nessun bacio, niente coccole. Non l'attendeva nulla del genere. E lei bramava quelle attenzioni che nessuno da anni concedeva a darle. Quelle attenzioni che soltanto il suo ex le aveva offerto, e che lei non aveva accettato, osservando nelle sue iridi qualcosa cambiare.
E aprì l'ombrello, correndo verso il portico e asciugando la suola delle scarpe sullo zerbino. Un sorriso cattivo l'accolse e lui le prese la mano, sbattendo la porta di casa subito dopo. Le tolse il giubbotto e lo appese sull'attaccapanni. La girò verso di sé, osservando quei suoi occhi color cielo.
«Ho fallito, Liam. Mi dispiace.»
«Lo so, Elena. Hai fallito e odio quando qualcuno sbaglia.»
«Lo so e mi dispiace.»
«Le tue scuse non cambieranno i fatti, Elena.»
Elena abbassò lo sguardo, sentendo le mani di Liam accarezzarle la pelle al disotto della maglietta. Il ragazzo attaccò le labbra su quelle di Elena, infilando la lingua nella bocca di quest'ultima. Nei suoi movimenti non vi era dolcezza, ma violenza, voglia di dominare, di punire.
«Non è facile dividere Harry da Madelaine, Liam.»
«Ti ho chiesto soltanto un favore e tu non lo hai portato a termine. Avevamo un accordo e tu non lo hai rispettato. E ora ne pagherai le conseguenze.»
Le afferrò la mano, salendo le scale ed entrando nella sua stanza. In casa non vi era nessuno, nemmeno la sua sorellastra e quindi era libero di fare quello che desiderava. Chiuse la porta alle sue spalle, sbattendo il corpo di Elena contro quella spessa barriera di legno. Le palpò il sedere con una mano, mentre con l'altra le sbottonava i pantaloni, calandoli fino alle cosce. Le pizzicò l'interno coscia, sentendo i gemiti della donna anche a quel tocco rude e selvaggio.
«La differenza tra te e Madelaine è che se a lei non farò male, a te ti distruggerò.»
E la baciò con violenza, mentre posava il dito sulla stoffa delle mutandine, sentendo il bagnato. La trascinò ai piedi del letto, dicendo di inginocchiarsi davanti a esso, mentre lui prendeva posto difronte. Si slacciò i pantaloni, abbassando la patta e far uscire da quei boxer ingombranti, il suo membro duro ed eccitato. Elena aprì la bocca, pronta ad accogliere il membro. E così fu. Liam le scopò la bocca, fino a quando il suo liquido non le arrivò in gola, tanto da dover boccheggiare per un po' di aria. Non le aveva dato neanche il piacere di fargli un bocchino come si deve. Ma non riuscì a pensare ad altro, poiché Liam le afferrò i capelli, tirandola in piedi, per poi piegarla sul suo grembo e sculacciarla.
Dolore e piacere si scontrarono, tanto da creare una barriera tra queste due sensazioni. Non solo il dolore era tanto, ma toccando il bagnato tra le sue cosce, avrebbe anche costatato che fosse bagnata fradicia. E la cosa la stupiva, quando la elettrizzava.
La differenza tra te e Madelaine è che se a lei non farò male, a te ti distruggerò.
Quelle parole le vorticavano nella mente tanto da disgustarla. Urlò a quel nuovo assalto, stringendo i denti per non urlare.
E quella notte successe di tutto ed Elena la mattina non trovò la forza di alzarsi dal letto, tanto era il dolore fra le gambe e l'ano. Le gambe le dolevano e la testa le faceva male. Sorrise al ricordo della notte precedente. Quella notte passata a consumare il materasso, impregnandolo dei loro umori e della loro follia.
«Allontana Harry da Madelaine, prenditi il suo cuore con la forza. E una volta che avrò Madelaine distrutta stretta tra le mie braccia, tu il tuo Harry, il nostro accordo sarà concluso. Una volta concluso questo accordo, tu non saprai chi sono io, e viceversa. Entrambi avremo la nostra felicità e nessuno potrà fare qualcosa per impedirlo.»
«Non so come fare, Liam.»
«Ho trovato il modo per dividerli, Elena. Li distruggeremo entrambi, tanto da allontanarsi del tutto e rovinare ad entrambi l'esistenza.»
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