14.I can't do it
Soltanto il rumore del monitor cardiaco era udibile nella stanza. Harry osservava il volto diafano della ragazza e i vari tubi collegati al suo corpo. La garza sporca di sangue, lo fece sentire in colpa. Lui non si era accorto di quello che le stava succedendo, non aveva compreso quel silenzio pieno di parole e dolore, non aveva capito quanto quella lametta le avesse fatto del male, se non quando vide il sangue colare in quel bagno dal pavimento bianco.
«Mi distruggerei per vederti sorridere. Fa male vedere soffrire una persona a cui tieni.»
Madelaine teneva a lui e Harry non aveva fatto nulla per aiutarla. E fu per questo, che decise di prendere una piccola pausa di riflessione con Elena, desiderava soltanto del tempo per stabilizzare il rapporto perso con la ragazza. Poiché, infondo, sapeva che non fosse del tutto colpa sua, ma anche del suo fidanzamento con Elena. Quella donna, con la sua presenza asfissiante, aveva soltanto rovinato entrambe le loro vite. Aveva rovinato quella della sua Madelaine e la propria.
«Prenderei il dolore che vedo nei tuoi occhi, solo per vederti sorridere. Lo farei, per te.»
E sapeva quanto quella frase sussurrata fosse vera per Madelaine. Lui ne fu certo; se solo le avesse chiesto di prendere il suo dolore e farlo proprio, l'avrebbe fatto, solo per renderlo felice, solo per vedere nascere sul suo viso un enorme sorriso.
E forse era questo che li univa. Entrambi avrebbero fatto qualsiasi cosa per vedere il sorriso sul volto dell'altro. E Harry avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedere Madelaine sorridere come una volta.
«Se solo potessi, farei questo e tanto altro. Perché infondo non voglio perdere anche te, come ho perso la mia mamma.»
Forse c'era speranza per loro, dopo tutto.
Gemma controllò la flebo, mentre un infermiere cambiava le garze al braccio. Madelaine ancora non aveva aperto gli occhi e l'uomo le accarezzò il viso con il polpastrello, stampandole un innocente bacio a stampo sulle labbra.
«Dovrebbe svegliarsi tra qualche ora e domani il dottor Cubiela le farà alcuni esami. Dovresti parlarle, capire il motivo del perché abbia fatto quello che ha fatto e portarla da qualcuno che possa aiutarla. Devi prendere tu la scelta per lei, Harry.»
«Credo che sia la scelta più giusta Gemma, anche se Madelaine non ne sarà molto contenta.»
Disse Harry, continuando ad accarezzare il viso di Madelaine, in quel momento contorto in un piccolo sorriso. Afferrò la mano della ragazza da sotto le coperte e la strinse.
Era così tranquilla mentre dormiva.
E avrebbe preso le scelte migliori per lei.
Svegliati tesoro, ritorna da me. Non ti lascerò cadere nell'oblio una seconda volta, sarò con te e nessuno ci separerà.
«Dovresti parlarle, capire il motivo del perché abbia fatto quello che ha fatto e portarla da qualcuno che possa aiutarla. Devi prendere tu la scelta per lei, Harry.»
«Credo che sia la scelta più giusta Gemma.»
Quelle parole arrivarono attutite e silenziose nelle orecchie della ragazza. Sapeva già il posto in cui Harry l'avrebbe portata, ci era stata mille volte. E non voleva ritornarci, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non vedere un altro coglione pronto a sentire le sue stronzate mentre prendeva appunti sul proprio block notes. E non le importava se il solo contatto con Harry la tranquillizzava, quanto sentire quel polpastrello accarezzarle il volto la facesse sentire bene, anche in un momento simile a quello. Voleva aprire gli occhi, vedere quei due occhi color verde smeraldo sorriderle, ma la stanchezza era troppa.
Non sono morta.
Non sono morta.
Perché?
Perché sono ancora viva?
Mamma aiutami a uscire da questo posto. Solo tu puoi farlo.
Devo aprire gli occhi.
Ma la nebbia avvolse la sua mente, trascinandola in sonno profondo.
Madelaine aprì lentamente le palpebre, notando solo in quel momento che non si trovasse in Paradiso con sua madre, ma in una stanza d'ospedale. Si guardò intorno, osservandone ogni centimetro. Dalle parete bianche, ai pupazzi posti sul tavolino.
Il polso fasciato e con esso anche metà braccio. La garza leggermente macchiata di sangue. La testa le martellava incessante, mentre il battito cardiaco del suo cuore aumentava. Credeva di esser sola in quella stanza, ma forse si sbagliava.
Harry entrò dalla porta, sorridendo, quando vide quelle iridi color oceano osservarlo. Fece un passo avanti, lasciando la giacca sulla poltrona e camminando verso Madelaine.
«Ho avuto tanta paura di perderti, piccola.»
Madelaine restò in silenzio, mentre le possenti braccia di Harry le fasciavano il corpo e le sue labbra rosse e piene le stampavano un bacio sulla fronte. Voleva dimenarsi da quella stretta, urlare fino a quando non l'avrebbe lasciata stare, ma non ci riusciva o per meglio dire, non voleva.
Siamo più simili di quanto immagini Madelaine.
Entrambi con il cuore a pezza a causa di tutto il dolore che ha attanagliato il nostro cuore per anni.
Le persone come noi sono difficili da amare, da affrontare.
Del suo cuore non ne era rimasto niente, se non dei pezzi di carne strappata a metà e lasciata marcire sul pavimento. E il suo corpo era un semplice contenitore, al suo interno non vi erano emozioni. E Liam avrebbe potuto aiutarla, se solo gli avesse chiesto di farlo. Avrebbe ricomposto il suo cuore sotto un'immagine diversa, avrebbe preso la sua anima e fatta combaciare con la propria malsana e oscura.
«Mi dispiace, per tutto.»
E Harry ascoltando quelle parole, la strinse di più a sé, attento a non colpire il braccio fasciato o a staccare i tubi che collegavano il corpo della ragazza alla flebo. Quest'ultima gli circondò il bacino con entrambe le mani, mentre le lacrime le scorrevano sul viso. Harry le strofinò una mano contro la schiena, mentre lentamente faceva sedere Madelaine sulle sue ginocchia.
«La mia bambina non deve piangere. Non piangere. E' tutto finito.»
«Perché non sono morta?»
Harry le prese il viso con entrambe le mani, collegando i suoi occhi con quelli lucidi e tristi di Madelaine. La guardò contrariato, quasi incazzato. Attaccò le sue labbra su quelle della ragazza, infilando la sua lingua nella bocca di quest'ultima.
«Non devi nemmeno dirlo, okay?»
E le stampò un altro bacio, mentre Madelaine confusa e troppo stanca per ribattere, posava la testa sul petto dell'uomo. Cercò di staccare la flebo dal suo braccio, ma Harry la fermò.
«Ferma, non puoi staccare la flebo.»
«Mi da fastidio.»
«Vado a chiamare un medico e avviso gli altri che hai aperto gli occhi.»
Fece per alzarsi, ma Madelaine strinse la presa intorno al suo bacino, scuotendo la testa. Non voleva che nessuno sapesse che lei avesse aperto gli occhi, non voleva la pena e le lacrime di nessuno, desiderava soltanto rimanere da sola... con Harry.
«Resta con me, perfavore. Non mi lasciare da sola. Ho paura di non poter vincere la battaglia con i miei demoni interiori questa volta.»
Madelaine non collaborava con i medici, negava a chiunque di toccarla o portarla in un posto che non fosse quella stanza dalle pareti interamente color panna. Si rifiutò di fare un controllo medico, affermando che stesse bene sia internamente sia fisicamente.
Ma tutti sapevano che in realtà non stesse bene; cercava solo di ritardare il momento di dover affrontare i suoi problemi, sapendo ugualmente che fino a quando non avesse fatto alcuni accertamenti, da lì non sarebbe uscita.
E l'aria fredda le entrava nelle ossa, congelandole ogni arto e perforandole il cervello. Si strinse nel maglione di Harry, annusando il suo profumo e chiudendo gli occhi.
Le guardie di sicurezza erano ovunque, pronte a intervenire per qualsiasi problema. Si sentiva in gabbia, tutti la controllavano e non poteva rimare qualche minuto da sola che i medici la prendevano per dispersa.
Madelaine osservava tutte quelle persone camminare intorno al prato con indosso quel camice bianco che tanto odiava. Aveva Pato stretto tra le sue esili braccia, mentre ascoltava con disinteresse ciò che il prete aveva da dire. Osservò il suo corpo, le varie cicatrici che infestavano il suo braccio. Era dimagrita tantissimo in questi ultimi mesi. Le costole ben definite, il viso pallido e scavato, gli occhi spenti e spesso lucidi e il destino nelle mani di qualcuno.
Christian era venuto a trovarla lo scorso pomeriggio ma Harry aveva evitato un altro scontro con il suo passato, permettendo solo ai membri della sua famiglia di entrare nella sua stanza.
Lei non aveva più il potere di decidere della sua vita, non aveva più il diritto di poter fare quello che le pareva. La sua vita era strettamente legata alle decisioni di Harry e non poteva far niente per impedirlo.
Harry si sedette accanto a lei, raccogliendo i capelli in una coda e legandoli insieme in un codino. Le posò una coperta di lana sulla spalla, stringendole le scapole per riscaldarla.
«Voglio andare via. Non mi piace questo posto. Lo odio.»
«Inizia a collaborare con i dottori e vedrai che uscirai presto.»
«Non voglio. Non li sopporto, li odio. E' colpa loro se mia madre è morta.»
«Non è colpa loro, Madelaine. Non puoi incolpare nessuno per la morte di tua madre.»
E si tirò in piedi, prendendo la mano di Madelaine e aiutandola a mettersi in piedi. Le strinse la mano, camminando insieme verso la stanza di quest'ultima.
«Ora mangia.»
Le avvicinò una forchettata di pennette alle labbra ma Madelaine non aprì la bocca, neanche sentendo il buon odore arrivarle al naso. In quei giorni la voglia e la forza di mangiare fu molto bassa, sentiva nel suo stomaco qualcosa che le impediva di ingoiare qualsiasi sostanza le si presentasse davanti. Ma per Madelaine non fu una novità. In orfanotrofio – ogni volta che con scarsi risultati aveva cercato di morire – le succedeva la stessa cosa.
Stessa sensazione, stesso dolore allo stomaco e stesso dolore al petto.
«Fallo per me o dovrò prendere provvedimenti, Madelaine.»
«Non ho fame, non ne voglio.»
Harry lasciò il piatto sul comodino, alzandosi dal letto. «Come vuoi tu, Madelaine. Vado a chiamare il medico per nutrirti attraverso l'ago.»
Madelaine quando sentì quelle parole, si alzò in piedi, correndo verso Harry.
«Non puoi farlo, no. Non voglio, non lo fare. Ti prometto che mangerò. Non voglio l'iniezione, non voglio farla.»
«Se non vuoi che chiami il dottore, mangia tutto quello che c'è nel vassoio. Compresa la mela.»
«Chiama il medico.»
E ritornò sul letto, stanca di combattere.
Madelaine tolse l'ovatta leggermente sporca di sangue, mentre il medico buttava la siringa appena usata nel cestino accanto a lei. Madelaine incrociò i piedi sul letto, osservando le unghie. Sentì la porta chiudersi e alzò lo sguardo, notando che Harry stesse parlando fuori con il dottore.
Madelaine si alzò dal letto, aprendo la porticina che portava al balcone e avvicinarsi alla ringhiera, osservando il Sole alto nel cielo. Osservò sotto di lei, costatando che se si fosse buttata, non sarebbe sopravvissuta. E sorrise leggermente, pensando al suo tentato sudicio. Scoppiò a ridere, salutando Luke con una mano e senza pensare alle conseguenze che il suo gesto avrebbe potuto provocare, si sedette sulla ringhiera lasciando che i piedi penzolassero nel vuoto.
«Ritorna dentro, Madelaine. Cosa cazzo stai tentando di fare?»
Stava per morire, finalmente.
Mamma sto per raggiungerti.
E si buttò nel vuoto, chiudendo gli occhi, mentre la sua vita le scorreva dinanzi. Aveva vinto, finalmente. Nessuno l'avrebbe salvata.
Ma aveva cantato vittoria troppo presto, forse.
Sentì due braccia prenderla e aprì gli occhi, trovando il viso di Luke a pochi centimetri dal suo. Il sorriso si spense, lasciando spazio a uno sguardo agghiacciante. Il ragazzo la lasciò a terra, osservandola con uno sguardo poco amichevole.
«Tu sei malata, Madelaine! Sei pazza. Potevi morire.»
«Perché mi hai presa? Perché non posso morire in Santa Pace?»
E corse dietro un albero, lontana da quel posto. Si accasciò al suolo, portando entrambe le mani tra i capelli e tirando forte le punte. Strinse le ginocchia, posando la testa su di esse. Le lacrime le bagnavano le gote e i ricordi appartenenti a sua madre le distruggevano la mente. Cos'avrebbe pensato sua madre di lei? Cos'avrebbe pensato della sua unica figlia?
«Non sono un errore, vero?»
«Mi dispiace, mamma. So di averti deluso. Sto deludendo tantissime persone.»
«Darei qualsiasi cosa per poter vederti un'ultima cosa.»
Madelaine tirò su con il naso, annusando il profumo della sua maglia e posare la testa sull'albero. Ma quel silenzio non durò parecchio, poiché sentì qualcuno afferrarle le spalle e girarla di lato. Fu stretta contro il petto tonico di Harry, mentre quest'ultimo le accarezzava i capelli.
«Non lo fare mai più Madelaine, okay? Non provare a buttarti mai più da una finestra.»
«Lasciatemi morire, lasciatemi rivedere la mia mamma.»
«Ti aiuterò Madelaine, lo farò.»
Sentì prima che una siringa fu introdotta nel suo braccio e un liquido trasparente iniettato nel suo arto superiore. Gli occhi diventarono pesanti e cadde sul petto dell'uomo, cullata dalle sue forti braccia.
Era sola nella sua stanza.
Harry prima di andare via si era premurato di chiudere la porta del balcone a chiave, preoccupato che Madelaine potesse tentare un'altra volta di buttarsi dalla ringhiera. La ragazza posò il biglietto che le aveva lasciato Harry sul letto, mentre osservava la Luna da dietro la porta in vetro. Cercò di aprirla con una forcina, ma fu inutile.
Tutti in ospedale dormivano, tranne lei. Ogni tanto sentiva la sicurezza parlare tra loro, ma per il resto tutto era stranamente tranquillo. La macchina di Gemma non era nel parcheggio e ne fu sorpresa.
Osservò la foto di sua madre posata sul comodino. Era comparsa dal nulla, quella mattina. Madelaine nel momento in cui sentì dei passi, tornò a letto e chiuse gli occhi. La porta si aprì e si chiuse lentamente. Qualcuno si sedette sul letto e Madelaine pensò per un attimo che fosse un dottore, ma quando sentì quella voce, spalancò gli occhi, portando una mano sul petto.
«So che sei sveglia, Madelaine.»
Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce.
Avrebbe riconosciuto la voce di suo padre tra mille.
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