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10.Story of my life

Se qualche ragazza fosse stata al suo posto, avrebbe continuato a baciare e ad assaporare le labbra piene e rosse di Harry, ma Madelaine si staccò di scatto, interrompendo quel contatto e strisciando la sedia all'indietro, provocando un leggero rumore stridulo. Si toccò il labbro inferiore con un dito, sconvolta e confusa da quel gesto così avventato.
Lui era il suo tutore. Non poteva baciarla. E si alzò in piedi, indietreggiando lentamente, quando Harry fece un passo verso di lei. Un suo passo ne costava uno di Harry e ben presto si ritrovò imprigionata tra lui e il muro. Nessuna via d'uscita, se non per la porta troppo lontana per non esser fermata dal ragazzo dai capelli ricci.
Sperava soltanto in qualche intrusione da parte di Pandora.
«Rispondi alla mia domanda Madelaine.»
«Allontanati da me, per favore.»
«Hai provato quello che ho provato io, Madelaine?»
Madelaine alzò lo sguardo collegando le sue iridi oceano con quelle smeraldine di Harry. Afferrò la mano di Harry, incrociandola con la sua. Era calda confrontandola con la sua gelata.
«Come posso provare qualcosa se ho spento i miei sentimenti da tempo?»
E lasciò la mano di Harry, sorridendo ironicamente. E infondo tutto questo era la pura verità. Ma come si spiegava quella sensazione di disagio quando le labbra di Harry toccarono quelle di Elena? Forse non era così tanto insensibile, forse non era così indifferente alle sensazioni. Harry si allontanò e tra loro calò il silenzio. La tensione era palpabile e Madelaine non riuscendo a reggere quella situazione, uscì dalla stanza.
Entrambi avevano bisogno di restare soli.




Harry sospirò e quando sentì la porta esser chiusa, seppe che Madelaine era uscita dalla stanza. Non sapeva come spiegarlo, ma in parte sentire quelle parole dette da lei, aveva creato un buco nel suo cuore. Un buco che doveva esser colmato da qualcuno e lui sapeva da chi, da Elena. Forse lei era quel qualcuno che poteva rendere la sua vita migliore, forse poteva passare sopra al tradimento e riprovarci.

Inizio Flashback.
Harry salì in auto pronto a ritornare a casa dalla sua futura moglie. Era felice, tanto felice. Tra meno di due mesi, lui non sarebbe stato più lo scapolo/fidanzato più acclamato del mondo. I preparativi stavano procedendo bene ed Elena sembrava più eccitata del solito.
Posò alcuni fascicoli di lavoro sul sedile e infilò la chiave nel nottolino, partendo verso casa sua. Le luci della sua camera da letto era accesa, il che sembrò strano, poiché a quell'ora Elena lavorava. Scese dalla macchina e lasciò il fascicolo sul sedile. Aprì la porta di casa e quello che sentì, gli spezzò il cuore. Gemiti e urla di piacere, il nome di un altro urlato in quelle quattro muro.
Strinse i pugni per la rabbia, strizzando gli occhi per le lacrime che gli offuscavano la vista. Il respiro accelerato e il cuore che batteva velocemente dentro la cassa toracica.
Aprì la porta di scatto e quello che vide era così disgustoso che dovette reprimere un conato di vomito. Elena nuda, sopra il pene del suo maggiordomo. Il viso di quest'ultimo contratto in una smorfia di completo piacere e il viso di Elena contratto in spavento e... dispiacere?
«Vestitevi ed andatevene. Non voglio più vedervi in questa casa, mai più.»
E chiuse la porta dietro di sé e tutto quello che sentì fu un paio di urla. Si chiuse in una delle stanze libere e aprì uno dei cassetti del comodino, afferrando il pacchetto di sigarette nascosto all'interno. Aveva promesso a sé stesso di non ricascarci un'altra volta, di non ricadere in quel vizio, ma aveva bisogno di quella nicotina. Il dolore al petto era tanto e senza pensarci una seconda volta, accese quel piccolo bastoncino, aspirando un tiro di quella sostanza che avrebbe nociuto alla sua salute.
Lui si era fidato di lei.
Perché lo aveva fatto?
E mentre cercava di darsi una risposta a quella domanda, sentì Elena urlare dietro la porta, bussando ripetitivamente alla porta. «Harry, per favore, apri la porta. Parliamone insieme. Mi dispiace un sacco.»
Ma non rispose, al contrario, afferrò il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose il numero di sua sorella, sperando che ella rispondesse. Aveva bisogno di lei.
«Gemma, per favore, vieni a casa mia. Ho bisogno di te.»
E tutto quello che udì fu il cellulare riattaccato e il suo cuore rotto in mille pezzi.
Fine del Flashback.


La sua mente ricordava quel giorno, rimasto così vivido nella sua mente. Le urla di Gemma contro Elena, le braccia di Gemma che lo strinsero a sé e il pianto che susseguì il tutto. Ed in quel momento era in bilico se comporre il numero o andare a parlare con Madelaine. E prese la sua scelta, sistemandosi meglio sulla sedia girevole.






Madelaine aveva la testa sepolta nel cuscino, mentre Pandora le parlava di qualche pettegolezzo di classe, non capendo che l'unica cosa che voleva era rimanere sola, in pace con sé stessa. Pandora ci rinunciò presto a "comunicare" con lei e uscì dalla stanza. Madelaine si morse il dito, cercando di soffocare un singhiozzo, mentre asciugava le lacrime con il maglione che in quel momento indossava.


As reason clouds my eyes with splendor fading
Illusions of the sunlight
A reflection of a lie will keep me waiting
With love gone for so long
And this day's ending
Is the proof of time killing all the faith I know
Knowing that faith is all I hold.

E si alzò dal letto, raggiungendo la finestra. E quando vide la macchina di Elena accostare ed ella uscire da essa, sentì un groppo in gola. Chiuse di scatto la finestra, posando la testa sul muro e cadendo al suolo. Si coprì il viso con entrambe le mani, trattenendo a stento le lacrime.
Questa non era lei.
Cosa le stava succedendo?
Ora immaginava Elena stampare un bacio sulle labbra di Harry, sorridendo ingenuamente. E pensò a Harry che le alzava il mento con una mano e le baciava le labbra, infilando la lingua nella bocca di Elena e circondarle il fianco con una mano.
E Madelaine cadde sulle sue stesse gambe, ritrovandosi a pregare che quel dolore al petto finisca e che quei brutti pensieri svaniscano.
«Mamma anche tu hai provato lo stesso dolore?»
Sussurrò Madelaine. Lentamente aprì la porta, sgattaiolando sulle scale e si accovacciò sul muro, sapendo che nessuno lì sarebbe riuscito a vederla. Appoggiò la testa sulle sue ginocchia, ascoltando la conversazione.
«Chiamami se succede qualcosa e saluta Madelaine da parte mia. Non aspettatemi sveglie, okay?»
«Si, zio. Io e Madelaine ci faremo compagnia a vicenda.»
Madelaine inorridì per l'orrore, emettendo un verso di disgusto. L'unica persona che in quel momento avrebbe voluto accanto a lei, non c'era. Annie non era lì a consolarla, ad asciugarle le lacrime e a sussurrarle che tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Sentì un sospiro e poi il rumore di una porta chiudersi. Madelaine strinse il braccio intorno al suo corpo, scoppiando in lacrime. Si tappò la bocca con la mano libera, non volendo che Pandora la sentisse. Ma fu inutile, poiché Pandora salì le scale e osservò la scena che le si prospetto davanti. E senza pensarci, abbracciò la ragazza che cercò di districarsi da quella presa.
«Pandora, per favore, lasciami. Sto bene.»
«Certo che non stai bene, Madelaine. Nessuno vuole stare sola quando sta male, cerca sempre qualcuno con cui sfogarsi.»
Madelaine spinse Pandora lontano da lei e quest'ultima la guardò sconcertata. Madelaine si alzò e scese di corsa le scale, precipitandosi nello studio di Harry. Pandora la seguì urlandole di fermarsi e che suo zio si sarebbe arrabbiato se lo avesse saputo, ma Madelaine entrò nella stanza e si sedette sulla sedia girevole, cercando di aprire il cassetto.
«Madelaine, per favore, usciamo di qui. Se lo saprà mio zio se la prenderà con me e tu non lo hai mai visto incazzato.»
Madelaine sbattette spazientita un pugno sulla scrivania, quando vide che il cassetto era chiuso a chiave. Tolse una forcina dai capelli e la infilò all'interno della serratura. Pandora le fu accanto, cercando di fermarla.
«Madelaine, per favore, andiamo di là.»
La ragazza posò la forcina sulla scrivania, aprendo il cassetto, afferrando il suo cellulare. Si alzò dalla sedia, uscendo dalla stanza e componendo il numero di Annie. Si chiuse la porta a chiave dietro di sé, sedendosi a gambe incrociate sul letto. Il cellulare continuava a squillare a vuoto.
«Per favore, Annie, rispondi. Ho bisogno di te, non mi lasciare sola anche tu.»
E alla fine rispose la segreteria.
«Per favore, Annie, aiutami. Mi sento male, distrutta e mi fa male il petto. Richiamami, Annie, per favore. Non mi lasciare sola, non voglio perdere anche te.»
E chiuse il cellulare, aprendo la porta della sua stanza e consegnandolo a Pandora.
«Pensaci tu, per favore. Non disturbarmi, vorrei fare una doccia.»
Pandora annuì e Madelaine chiuse la porta, per poi posare la testa sul muro. Era sola, tutti l'avevano abbandonata.
Era soltanto una fottutissima delusione ambulante.
Una fottutissima delusione ambulante.
Una fottutissima delusione ambulante.
Una fottutissima delusione ambulante.
E con le unghie graffiò le cicatrici sul polso, osservando la crosta cadere e lasciare il posto al sangue rosso cremisi. Aveva promesso di non farlo più, ma non ci era riuscita. Era stato più forte di lei, da non poter fermare i suoi movimenti. Entrò nel bagno, aprendo la sua trousse e afferrando la lametta. Creò una linea orizzontale sul braccio, vedendo il sangue uscire da essa e gocciolare sul pavimento.
Aveva rotto la promessa.
E nessuno questa volta avrebbe disinfettato le sue ferite.

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