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Ventinove.

(Postilla sul contest in basso!)

Max dorme a Milton Keynes per le quattro notti successive, anche se sarebbe meglio dire che prova a farlo, e con scarso successo. Come le aveva preannunciato, per quanto stanco sia e per quanto lei si sforzi di stargli accanto, sono notti inquiete di sonni leggeri e discontinui. Lenzuola che frusciano, interruttori che scattano nel buio. Fai piano, non ti muovere, resta qui.

Anita aveva pensato che condividere questo segreto li avrebbe resi più vicini, invece sembra aver sortito esattamente l'effetto opposto. È diventata l'ennesima cosa che li tiene distanti chilometri anche a pochi centimetri.

Al mattino fanno la doccia insieme, poi arrivano in fabbrica separatamente. Scherzano, si punzecchiano, si ignorano, si cercano, fanno sesso ovunque e non ne hanno mai abbastanza.

Ci sono dei momenti in cui Anita vede Max per quello che è, nei suoi fulgidi ventitré anni, passionale, determinato, irriverente. Basta un gesto, un contatto fugace, un sorriso spontaneo. Sono momenti in cui sente una connessione potente fra loro, e percepisce in modo tangibile e viscerale il bisogno di tenerlo accanto.

Sembrano tornati a Monaco, un paio di settimane prima, anche se fa più freddo e gli occhi di Max sono più stanchi. In un certo senso è come se niente fosse accaduto.

Qualcosa, però, effettivamente, è cambiato.

Quando Max si sveglia, di notte, la lascia dormire.

Prende le chiavi ed esce da solo, chiudendosi la porta alle spalle, mettendo decine e decine di chilometri fra loro, per tornare solo alle prime luci dell'alba, scostare le coperte e far finta di non essersene mai andato. La ragione di questo repentino cambio di rotta è sconosciuta, e Anita sa bene che non ha alcun senso cercarla. Lo asseconda e basta, come piace a Max.

Senza domande.

La prima notte che si sveglia nel letto vuoto e accarezza con il palmo aperto lo spazio al suo fianco lasciato scoperto, ancora tiepido, non è realmente sorpresa. Capisce che sta succedendo di nuovo.

Dopo averle aperto il suo cuore, essersi mostrato vulnerabile ed aver condiviso con lei qualcosa di così intimo e personale, Max si è ritratto, l'ha chiusa fuori. Adesso che conosce la ragione per cui fa quello che fa, non sembra più interessato a condividere questa parte della sua vita con lei.

E Anita non sa se ha il diritto di soffrirne.

Ha pensato, per un istante, di essersi guadagnata non solo il rispetto di Max, ma anche qualcosa di più prezioso. La sua fiducia.

Si era illusa che quanto successo alla cena di Lewis fosse sintomo del fatto che lui fosse pronto, finalmente, a cambiare. Che volesse farlo per lei.

E Anita è tante cose. È caparbia, schietta ed impulsiva. Ingenua, alle volte, restia a fidarsi. Probabilmente qualcuno direbbe che è persino permalosa e vendicativa per certi versi, anche se lei sarebbe pronta a giurare su qualsiasi cosa che non è affatto vero. Una cosa certa, però, è che Anita non è stupida.

Per quanto Max provi ad essere la migliore versione di sé stesso possibile, sanno entrambi che sta solo fingendo. C'è un problema, è evidente, ma non chiede niente, non dice niente. Semplicemente, decide di ignorare l'ovvio, perché è l'unica cosa che riesce a fare.

Perché prova qualcosa per lui.

Perché è innamorata di lui.

E averlo così, è meglio che non averlo affatto.

O, almeno, è quello che si dice nelle notti infinite che passa sveglia ad aspettare che Max torni, ovunque sia.



*


Il suo nuovo stile di vita le monopolizza i pensieri e le toglie il sonno.

Non avrebbe mai pensato che devolvere tutte le sue energie ad essere quello di cui Max ha bisogno la portasse al limite così in fretta. Stenta a riconoscersi.

Come se non bastasse, in fabbrica, quel venerdì, Anita scopre che dovrà occuparsi di un nuovo progetto che coinvolge un grosso sponsor che la Red Bull sta cercando di agganciare da mesi, e con il quale il Meraviglioso Harris è riuscito ad ottenere un incontro per la settimana successiva.

È una bella occasione per far vedere di cosa è capace, farsi notare e guadagnare punti agli occhi di Ross. Se vuole che il suo contratto venga rinnovato, deve iniziare a pensare a questo genere di cose, anche se non lo ha mai fatto prima. Un tempo avrebbe chiesto consiglio a sua madre, ma ha iniziato a percepire una curiosa sensazione di benessere e appagamento da quando non la coinvolge più nelle decisioni che riguardano la sua vita.

Si chiede dove sarebbe ora, se non avesse seguito le sue imbeccate e avesse studiato, vissuto, lavorato unicamente per sé stessa e per la sua felicità.

Starebbe meglio? Starebbe peggio? Sarebbe più o meno vicina alla persona che vuole diventare? Sono il genere di domande che fanno meno paura a restare senza risposta.

Tutti nel team sembrano elettrizzati per la notizia, anche se Anita è tutto fuorché entusiasta all'idea di passare più tempo del previsto da sola con Paul. Pensa ad almeno cento modi diversi per svicolarsi, ma fanno acqua da tutte le parti e nessuno sembra garantirle la buona uscita.

Di norma organizzare questi meeting è compito di Lynn, ma la sua collega ha ben pensato di prendere una quanto mai sospetta settimana di permesso, con zero preavviso e senza fornire alcuna spiegazione.

Non che ce ne sia bisogno, in realtà. Per lei non è difficile immaginare con chi possa essere.

"Sembra stia cercando di darsi alla macchia e sparire nel nulla" ha detto Ross, e lei ha pensato che era esattamente così.

Dopo che Max, giorni prima, si è rifiutato categoricamente di dirle cosa sia successo fra Lynn e Daniel, Anita le ha inviato un messaggio pungente e telegrafico con su scritto Questa volta tocca a te, a cui l'amica ha risposto con una valanga di emoji tristi e scusa e domenica da te?

Ha già comprato una cassa di birre, è sicura che serviranno.

A entrambe, probabilmente.

È molto curiosa di sapere come Lynn si sia riavvicinata al pilota australiano, da quanto vada avanti e quali siano le sue intenzioni, ma ha anche un gran bisogno di distrarsi un po'. Di evadere dalla sua testa, una sera soltanto.

Si stropiccia gli occhi con le mani, per strofinare via i residui di sonno e scacciare le inquietudini, anche se le occhiaie pronunciate sotto ai suoi occhi raccontano una storia diversa.

Dopo l'ennesima notte passata in bianco, quella mattina Max ha preso un aereo per Nizza, e lei non lo rivedrà fino alla settimana successiva, in occasione del Gran Premio del Portogallo. Scherzando, in aeroporto, prima di salutarla, lui le ha detto una cosa a cui non riesce a smettere di pensare, che suonava come un po' come una promessa e un po' come una minaccia.

"Cercherò di non mancarti troppo." Ha detto, sorridendo con la punta della lingua stretta fra i denti, ma i suoi occhi erano seri.

E a dire il vero Anita non sa come si sente a riguardo. Le emozioni che prova sono contrastanti ed i suoi desideri inconciliabili e inconfessabili.

Sollievo, mancanza.

La prospettiva di riuscire a dormire senza preoccupazioni, il desiderio tenerlo con sé ancora per un po'.

Distoglie lo sguardo dallo schermo del computer su cui troneggia l'agenda settimanale, e studia pensierosa le notifiche sul display del cellulare. Max le ha già scritto diversi messaggi, a cui lei non ha risposto. Sa che dovrebbe farlo, ma qualcosa glielo impedisce.

Si chiede per quanto ancora riuscirà a fare finta di niente, quanto ci metterà a raggiungere il massimo di sopportazione prima di scoppiare.

"Anita?"

La voce spiacevolmente conosciuta di Paul la riscuote dai suoi pensieri, spingendola a bloccare lo schermo e mettere via il telefono. Di riflesso alza lo sguardo per incontrare gli occhi scuri del suo collega, che la scrutano velatamente in imbarazzo, come se stesse per farle una richiesta scomoda e temesse di ricevere una risposta negativa.

"Ho bisogno di chiederti una cosa. È un buon momento?"

Conosce bene questa formula ossequiosa, è il marchio di fabbrica di Paul Harris quando si rivolge ai suoi superiori. Anita detesta quella voce zelante che gli viene, il modo in cui lui si sistema i polsini della camicia e si sporge verso di lei, simulando una confidenza che non c'è più.

Gioca con la chiusura del raccoglitore ad anelli davanti a lei e si guarda attorno, indugiando prima di rispondere. L'ufficio si è già svuotato, solo pochi monitor sono ancora accesi nella stanza.

Non è mai un buon momento.

"Dimmi, Paul" gli dice, senza mascherare minimamente il tono accondiscendente che usa ed incrociando le braccia al petto.

Dopo la brusca rottura gli scambi fra loro sono sempre stati molto impacciati, ma è ancora strano per Anita vederlo così goffo e a disagio. Non sembra nemmeno la stessa persona che è stata in grado di umiliarla davanti a tutti e urlarle il suo odio al telefono.

"Penso, vorrei...anzi credo che dovremmo" fa lui, continuando a correggersi, in evidente difficoltà. "lavorare ancora alla presentazione per il meeting con Wersland. Non riusciremo mai a finire stasera, dovremmo lavorarci tutto il weekend."

Le lancia un'occhiata speranzosa, strofinandosi i palmi delle mani sui jeans, prima di aggiungere: "Da me?"

L'ultima volta che è stata a casa di Paul è stato dopo la loro prima notte insieme, quella di cui ancora stenta a ricordare la maggior parte dei dettagli e che ha dato il via a tutto quello che non sarebbe mai dovuto succedere. Solamente ripensare a quel momento le fa salire un conato.

"Assolutamente no" esclama, troppo in fretta, stringendo i pugni e scuotendo la testa in modo vigoroso.

Lui si acciglia, confuso dalla sua reazione, e Anita si impone di riuscire a sostenere il suo sguardo.

Ha odiato il 48 di Wadesmill Lane più di ogni cosa, ma le scale fatiscenti, la moquette spelacchiata e la tenda di perline ormai le infondono un certo senso di sicurezza. Se qualcosa va storto, è pur sempre a casa sua.

Guarda Paul dritto negli occhi, alzandosi in piedi. Sono le uniche due persone rimaste nella stanza.

"Possiamo stare da me" rilancia, seria. "a una condizione."

"Sarebbe?"

C'è una piccola pausa, molto tesa.

"Vieni dopo cena, e vai via prima di domani. Niente eccezioni."


Anche se le secca un po', Anita deve ammettere che, tutto sommato, lavorare con Paul non è nemmeno così spiacevole.

E che, soprattutto, per quanto possa detestarlo, Paul come persona non è poi così spiacevole.

Anzi, probabilmente se non si fosse fatta guidare dal suo istinto e non avesse dato seguito all'infatuazione momentanea che l'aveva colta appena arrivata, sarebbero anche potuti essere amici. Sulla carta è letteralmente il collega perfetto, quello che chiunque vorrebbe avere accanto per un incarico importante come questo.

Oltre ad essere estremamente capace nel suo lavoro, Paul è anche molto disponibile e propositivo, una di quelle persone sempre in prima linea, piene di idee e di voglia di fare, nonostante l'orario e nonostante la stanchezza. Più lei fa muro, più lui fa battute, le chiede pareri e tiene accesa la conversazione. Più lei è scostante, più lui è gentile, sagace e spiritoso. Ed in certi momenti, quando lui le riserva un piccolo sorriso e la loda, è difficile ricordarsi quanto lo disprezza.

Questo non cambia l'opinione che ha di lui, ma rende la sua compagnia più piacevole, e l'atmosfera più leggera, e strano a dirsi è proprio quello di cui Anita ha bisogno.

Quando Paul va via, in un momento non precisato fra le due e le tre del mattino, sono piuttosto avanti sulla tabella di marcia e hanno seppellito l'ascia di guerra. Sono d'accordo per vedersi anche il giorno successivo, pranzare insieme ed ultimare la presentazione.

Anita è così stanca che crolla sul letto e inizia a dormire prima ancora di essersi infilata sotto le coperte.

Sul cuscino il suo telefono vibra.

È un messaggio di Max, l'ennesimo senza risposta.


*


I giorni di sole, quelli in cui il cielo è terso e senza una nuvola, sono rari a Milton Keynes.

Ogni anno nel mese di ottobre, in media, sono circa quattro.

E domenica deve essere uno di quelli, perché è proprio il calore di un raggio di sole che filtra dalle imposte a svegliare Anita e farle battere le palpebre più volte, prima di aprire gli occhi. Ed è un risveglio piacevole, nonostante tutto.

La prima sensazione che registra, dopo quella sfolgorante della luce, è il mal di schiena lancinante dovuto al fatto che ha dormito china sul tavolo, con il viso riverso nei suoi appunti. A testimoniarlo ha anche i lunghi segni che le attraversano gli avambracci, impressi dalle matite e dai fogli sparpagliati ovunque.

Poco più in là, in una posizione simile alla sua, c'è anche Paul, ancora addormentato, con la fitta chioma di ricci che spunta dalle braccia conserte ed il viso in ombra.

Il giorno prima hanno lavorato fino a tardi, ma dopo aver chiesto un feedback a Ross sono stati costretti a cambiare radicalmente l'assetto della presentazione e a rifare da zero tutti i mock-up. Alla fine era così tardi che devono essersi addormentati lì, con ancora tutto aperto.

Anita si solleva, stiracchiandosi, e il rumore che fa la sua schiena fa sussultare Paul, che dopo pochi istanti apre gli occhi, spaesato.

"Buongiorno" dice Anita, allegra, aprendo lo sportello della credenza e tirandone fuori l'occorrente per preparare la colazione. Traffica un po' con il bollitore elettrico, mentre fa il punto della situazione fra sé e sé. "Diamo un'ultima occhiata ed è pronto, lo mandi tu?"

Quando non riceve risposta, si gira e rimane a fissare il collega strofinarsi il viso con le mani. Paul ci mette qualche secondo a registrare dove si trova, ma non appena lo fa scatta su come se lo avesse morso un serpente, rovesciando la sedia e facendo un baccano infernale.

"Dio, Ani, scusami"

Lei fa una smorfia divertita, che deve mandarlo ancora più in confusione.

"È tutto okay, Paul" dice, e lo intende davvero. Il fischio del bollitore riempie la cucina di un suono acuto e gorgogliante, richiamando la sua attenzione. Lei si alza sulle punte per recuperare una seconda tazza dal ripiano più alto, attenta a non farla cadere. La sua la tiene sempre a portata di mano, ma Max non fa colazione, quindi non ha mai avuto bisogno di usarne un'altra. "Latte?"

Sorseggiano il loro thè seduti sulle scale d'ingresso, per godersi un po' di sole, con le gambe distese e le spalle che si sfiorano di tanto in tanto, in maniera casuale. Quel contatto fortuito la riporta indietro all'inizio dell'estate, al tempo delle lunghe passeggiate al parco con lui e Lynn, ad un momento più facile, forse più felice. La sua vita nell'ultimo periodo è stata così frenetica che aveva quasi dimenticato cosa si prova a fermarsi un attimo e respirare.

Respirare e basta.

"Mi è mancato, questo" dice Paul, all'improvviso, spezzando il silenzio fra loro. Quando le parla, piega il viso verso di lei, cercando il suo sguardo. "Credevo di aver rovinato tutto per sempre".

Anita tiene in mano la tazza vuota, coi gomiti sulle ginocchia e le braccia tese in avanti.

"Lo credevo anche io" gli fa eco, mordicchiandosi l'angolo del labbro inferiore.

"Sono settimane che ci penso, non avevo il diritto di dirti quelle cose. Ti chiedo scusa. Sono stato un vero idiota"

Anita lascia che le parole piovano fra loro, che si sedimentino nel suo cuore. Poi si gira per guardarlo, la voce meno dura di come avrebbe voluto: "Paul, se ti aspetti che io dissenta o ti contraddica, ti avviso: non succederà."

Lui tiene il viso poggiato sulla sua spalla, nascondendo un sorriso amaro, e la guarda a lungo, prima di parlare ancora. Quando lo fa, sembra piuttosto risoluto.

"Non so perché l'ho fatto. Volevo solo proteggerti da lui, credo. Ho sbagliato proprio tutto." La voce rauca è ridotta appena ad un sussurro. "Se ti conoscessi adesso, farei tutto in modo diverso"

Anita sussulta quando sente una leggera pressione all'altezza della coscia, dove la mano di Paul si è poggiata e ha stretto appena, delicatamente.

"Pensi che potresti?" sussurra.

Le labbra di Anita si separano, formando un'espressione sorpresa, ma dalla sua bocca non esce nemmeno un suono. È letteralmente pietrificata.

Paul si sporge verso di lei, così vicino che può sentire il battito del suo cuore, le sfiora la mandibola con la punta del naso, fino al arrivare al suo orecchio. Il respiro di lui è tiepido contro la sua pelle, ha un lieve retrogusto speziato.

"Solo un'altra volta?"


POSTILLA CON LE DIRETTIVE PER IL PREMIO SPECIALE DEL CONTEST DI @anvone A CUI QUESTA STORIA STA PARTECIPANDO.

Trovate qui le regole per votare per Mad Max, qualora vi andasse di farlo:

https://www.wattpad.com/1038238397-f1-stars-show-2021-fastest-lap

Il vincitore verrà proclamato il primo aprile!

Ci tengo a dire che tutte le storie che partecipano in questa categoria sono fra le mie preferite, e sarò felice chiunque vinca alla fine <3


//Spazio autrice (con nota lunga e triste)

Rieccoci su questi schermi con un capitolo un po' più tranquillo dei precedenti, almeno in apparenza. Il capitolo era pronto ieri sera, ma ho aggiunto circa 1000 parole nell'ultima revisione, e questo è il risultato.

La domanda di oggi è: Anita è davvero felice con Max? Lo sarà mai?

Lo scopriremo presto, anche perché udite udite sono di nuovo in isolamento. Questa volta a causa di un (probabile) focolaio nel posto in cui vivo. Non sto bene fisicamente e nemmeno emotivamente. Cercherò di sfruttare quest'occasione per portarmi avanti con la storia e, chissà, aggiornare di nuovo entro il weekend, per non lasciarvi con il fiato sospeso troppo a lungo.

Siamo vicinissime alla fine. Mi mancano già, tantissimo.

Leggete, commentate, votate se vi va. In questo momento ho proprio bisogno di distrarmi, quindi se avete cinque minuti liberi e vi va di parlare sapete dove trovarmi! Mad Max ha superato le 10mila visite. GRAZIE.

Vi abbraccio e vi bacio, sempre vostra T.






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