Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Trentotto.

//capitolo molto lungo.


Si è sentita in colpa ad essere la prima ad andare via, dopo.

Max era ancora fra le coperte, con gli occhi semichiusi e la fronte appoggiata contro l'avambraccio, quando Anita è uscita tirandosi la porta alle spalle con uno scatto secco.

Aveva una riunione molto importante alle nove e non poteva assolutamente arrivare in ritardo, visto e considerato che con la sua promozione erano arrivate anche moltissime nuove responsabilità. Prima fra tutte, la gestione di uno dei segreti più grossi di cui fosse mai stata messa al corrente: l'annuncio del nuovo pilota che avrebbe preso il posto di Albon nel team. Un compito ingrato che contribuiva a tenerla sveglia la notte e che avrebbe lasciato volentieri a Paul, fra parentesi.

Anche se, ad essere sinceri, la sua domenica non era iniziata affatto male. Ed era tutto merito di Max.

Quando si è guardata nello specchio dell'ascensore, mentre si sistemava il pass al collo, e le è sembrato perfino di avere un'aria riposata. I capelli biondi umidi per la doccia, le guance rosa e due aloni violacei sotto gli occhi, molto meno scuri delle sue labbra e dei segni rotondi che le costellano il corpo, sotto la polo. Effetti collaterali.

Per un bel po' è stata anche felice, schifosamente di buon umore. Come quando ti capita qualcosa di bello che non puoi raccontare a nessuno e tenere quel segreto per te rende tutto ancora più bello, e speciale. Solo perché è tuo e nessuno può togliertelo.

Le paranoie sono arrivate dopo, quando l'euforia del momento è passata ed Anita ha iniziato ad analizzare effettivamente quanto è successo, alla ricerca di una possibile spiegazione per il comportamento di Max. Non che fosse un comportamento strano in generale, anzi, se si fosse trattato di chiunque altro non avrebbe mai pensato che potesse esserci sotto qualcosa, ma era innegabilmente un comportamento strano per Max. Aveva ribaltato la sua routine, si era tenuto fuori dalla sua bolla, aveva pensato a lei, prima che alla gara.

Decisamente strano.

Era il suo modo per dirle che stava cambiando? Che ci stava provando, quanto meno? O era il suo modo per dirle ciao, grazie, addio per sempre?

Si erano incrociati a malapena, quando lui era arrivato sul circuito, salutandosi da lontano con la mano come due estranei. Max aveva il volto scavato e le era sembrato avesse un'aria tormentata, ma in modo diverso dal solito. Un po' distratta. Esitante, quasi.

Questo, assieme ad ogni piccolo altro dettaglio insignificante, non aveva fatto altro che instillare il germe del dubbio, e farlo germogliare nel suo petto, amplificando la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto quello che era successo, nonostante a lei sembrasse così giusto.


Ed è un dubbio che non le dà pace e le resta addosso anche quando Anita si siede alla sua solita postazione, con le cuffie premute sulle orecchie, pronta per l'inizio del Gran Premio.

Non è la prima volta che corrono sullo stesso circuito per due settimane di fila quest'anno, ma è la prima volta che lo fanno su un tracciato leggermente diverso dal precedente. Questo, nello specifico, è assolutamente inedito. Veloce, imprevedibile.

Niente riesce a darle la stessa scarica di adrenalina che le dà guardare le monoposto completare il giro di formazione, allinearsi e prendere il loro posto in griglia, dal primo all'ultimo. Niente le fa battere forte il cuore quanto il momento di silenzio perfetto che c'è in quei due decimi di secondo che servono per premere sull'acceleratore e scattare in avanti.

Con Albon qualificato così indietro, oggi i suoi occhi sono tutti per Max, in seconda fila, accanto al suo rivale di sempre. Lei trattiene il fiato, le mani giunte al petto. Una certa sensazione di speranza mista a paura, che ha imparato a conoscere, le stringe le viscere in una morsa.

Le luci dei semafori si accendono, una ad una, finché non sono cinque. Poi si spengono, tutte insieme.

E la partenza è buona, quasi perfetta, tanto che per un attimo sono tutti convinti di vederlo scattare in avanti. Il leone è tornato a caccia e non c'è Bottas o Russell che tenga. Le Mercedes dominano indiscusse, ma lui è lì, alle loro costole. E se perfino con una macchina meno veloce riesce a stargli così attaccato, nessuno può davvero immaginare di cosa sia capace Max.

Lui, che è pronto a dare tutto per questo sport.

A rischiare fino all'ultimo secondo pur di strappare un buon piazzamento. Una vittoria, forse.

Tutto.

Anche la vita.

Quello che fa in curva quattro, però, è contraddittorio, inspiegabile e lascia tutti a bocca aperta.

Quando Bottas si stringe per evitare Perez, che sta girando su sé stesso, anziché lottare con le unghie e con i denti per tenere la sua posizione, Max alza il piede. Lo lascia passare. Arretra così tanto, che in un attimo si trova nella traiettoria di un'altra vettura. Una rossa, che lo accompagna nella ghiaia. Ed è lì che la macchina si pianta.

Ed è il primo giro.

Ed è un altro ritiro.

E alla guida della vettura rossa c'è niente meno che Charles Leclerc, in tutta la sua boria di pilota Ferrari, principino monegasco e idolo delle masse.

Il boato che si leva nel box Red Bull è violentissimo, fa tremare le pareti. Horner si mette le mani nei capelli. È finita, ancora una volta. Hanno bruciato l'ultima possibilità che avevano di piazzarsi al secondo posto nel campionato piloti. Tanti sforzi per nulla.

Anita è assolutamente nel panico. Osserva febbrile Max staccare il volante, scendere e rimetterlo al suo posto. Lo guarda avvicinarsi alle barriere, colpirle, furente.

Le ricorda sé stessa, a Silverstone, in quella che le sembra del tutto un'altra vita.

E la verità è che è stanca, e non ha idea di come riuscire a gestire ancora una volta Max e la sua rabbia e la sua frustrazione e il suo bisogno di autodistruggersi quando qualcosa va fuori dal programma.

Quando sbaglia e non ha nessuno da incolpare se non sé stesso.

Anche se oggi qualcuno da incolpare ce lo avrebbe. Ed è a portata di tiro.

Anita tiene gli occhi puntati su di lui, mentre corre per raggiungere Leclerc. Si porta le mani a coprire la fronte, mormorando un: cosa fai, per l'amor del cielo, non farti squalificare. Quando sono l'uno davanti all'altro, vicino alle monoposto accartocciate davanti alle barriere, è praticamente sicura che sia in procinto di mettergli le mani al collo.

Nello schermo, la scena è surreale.

I due ragazzi sono talmente vicini che la spalla di uno tocca quella dell'altro nel medesimo punto, come un perno che unisce le due facce speculari di un medaglione. Sembrano perfettamente identici per altezza e corporatura eppure stanno lì, diversi in ogni modo possibile. Il rosso ed il blu. Il bianco ed il nero. La calma ed il tumulto, ma a posizioni invertite.

La cosa più strana, però è che non solo non si stanno picchiando, ma addirittura si parlano. Anche se è breve. Dura qualcosa come due minuti. Poi è Charles a dare le spalle a Max ed andare via.

Una mano le si appoggia sulla spalla, scuotendola leggermente: "Ti prego, vai prima che combini qualche disastro."

Anita si riscuote, spaesata, distogliendo l'attenzione dalle immagini sullo schermo per rivolgersi al suo interlocutore. I suoi occhi non incontrano lo sguardo rassicurante di Lynn, ma quello ben più perentorio di Horner, perciò annuisce senza replicare, imbracciando la giacca prima di uscire.

Una volta fuori, con l'aria fresca che le sferza il viso, fa la cosa che ha imparato a fare meglio: mettersi sulle tracce di Max.

Letteralmente corre a perdifiato per il paddock, con il cuore in gola, cercando di intercettarlo prima che possa dileguarsi nel nulla. Fare quello che gli riesce meglio: fregarsene dei protocolli, spaccare tutto, distruggersi.

Le porticine dei motorhome scorrono rapidissime a destra e sinistra nel suo campo visivo, mentre i piedi sfiorano appena l'asfalto e sente la testa leggera, anzi, leggerissima.

All'improvviso qualcosa cattura la sua attenzione. È appena una macchia rossa indistinta che cammina nella sua direzione, con i pugni stretti e la testa bassa.

"Ehi!" esclama Anita, sbracciandosi per richiamare la sua attenzione. "Charles? Charles Leclerc?"

Tutt'un tratto deve fermarsi. È tutto nero. Deve aver sovrastimato la sua resistenza fisica, con una ventina di ore di sonno racimolato nel corso dell'ultima settimana, perché il Bahrein gira come una trottola attorno a lei e la visione le si appanna quasi istantaneamente.

Si piega in due, con le mani sulle ginocchia, e si accuccia lentamente per evitare di afflosciarsi sull'asfalto come un sacco vuoto.

Sente un rumore indistinto di passi avvicinarsi a lei, poi una voce concitata e la pressione dovuta al contatto con un altro corpo, ma poco altro. Scivola a sedere, infilando la testa fra le ginocchia e respirando profondamente per rallentare il battito impazzito del suo cuore.

Dopo quella che sembra una vita, ma che probabilmente sono appena poche decine di secondi, riesce a distinguere chiaramente le parole che vengono pronunciate.

"Tutto bene?"

Che figura di merda.

Quando solleva il capo, la prima cosa di cui si rende conto è che Charles Leclerc non solo le si è avvicinato ma ha in qualche modo cercato di soccorrerla, accucciandosi al suo fianco e tenendola dritta dalle spalle. La seconda è che ha il paio di occhi più verdi che lei abbia mai visto.

"Stai bene?" le ripete, scandendo le parole in inglese. "Devo chiamare aiuto?"

Anita scuote brevemente la testa, attenta ad evitare movimenti bruschi, e gli fa un cenno per invitarlo a indietreggiare e a interrompere il contatto fra i loro corpi. Improvvisamente si sente a disagio al pensiero delle mani di lui che la toccano, specie dopo quello che è successo fra lui è Max.

Lui deve percepire il suo fastidio, perché si rimette in piedi molto rapidamente, scuotendo il capo nel tentativo di allontanarsi i capelli bagnati dalla fronte.

Lei si puntella sulle nocche per tirarsi su, ignorando la mano tesa di Charles. Ha un altro capogiro, ma stringe gli occhi per scacciarlo. In un attimo le torna in mente la ragione che l'ha spinta a chiamarlo, l'urgenza del momento.

"Hai visto Max?" gli chiede, sente un groppo in gola che non riesce a sciogliersi.

Lui aggrotta le sopracciglia, assumendo un'espressione molto buffa, e le indica con l'indice un punto alla loro destra, poco più avanti.

"È lì" le dice, interdetto, come se non capisse il punto della domanda. Anita ha modo di constatare in fretta che Charles dice la verità. Max è davvero , a non più di trenta o quaranta metri di distanza. Dà loro le spalle, mentre viene intervistato da un'emittente televisiva locale. Le sue spalle sembrano rilassate, la posa del corpo pacifica.

L'apocalisse deve davvero essere vicina.

Anita si protende in avanti, con gli occhi sgranati. Un no vabbe' le lascia le labbra ad un volume appena udibile, ma Charles si fa scappare una risata, costringendola a rivolgere il suo sguardo nuovamente verso di lui. Deve fulminarlo, perché lui si zittisce immediatamente.

"Scusa" le risponde, cordiale, mentre si stringe nelle spalle. "È solo che, be', se non mi avessi chiamato lo avresti trovato in tipo dieci secondi e ti saresti evitata uno svenimento"

Ha un modo molto bizzarro di stare in piedi di fronte a lei, spostando il peso da un piede all'altro come se saltellasse sul posto. Non riesce a stare fermo. Le dà un po' la nausea questa sua iperattività, abituata com'è alla calma glaciale di Max.

"Sei così abituato a ragazze che ti cadono ai piedi?" gli domanda Anita, infastidita, stringendo gli occhi in due fessure. Pensava che il suo primo incontro con Max fosse stato particolarmente peculiare e sfortunato, ma questo qui non sta andando molto meglio.

Charles ride ancora, scuotendo il capo.

"Non intendevo questo." Le dice. Ha un accento molto dolce, e il suono della sua voce è rilassante e musicale come la melodia un carillon "Sono contento che tu ti sia rimessa in piedi e che abbia trovato Max." Sotto la luce artificiale dei lampioni che illuminano i percorsi interni ai motorhome, i suoi occhi brillano intensamente, cristallini.

Anita non riesce a non pensare che sia molto bello, bello in un modo così canonico e genuino che rende vana qualsiasi obiezione. Ed è gentile. Disponibile. Non fa fatica a trovare ragioni per cui tutti lo adorino e per cui Max lo trovi assolutamente insopportabile. Dove Max fallisce, lui è perfetto. La cosa peggiore è che le sembra anche sincero. "Adesso devo andare" si congeda, indicandole il punto in cui è Max, ed è sicura che sotto alla mascherina rossa stia sorridendo, anche se ha la sensazione che non veda l'ora di allontanarsi da lei.

Le interviste, certo.

Lei gli fa un cenno di saluto, abbozzando un sorriso.

"Charles?" lo richiama, qualche istante dopo. Cerca di lottare contro l'impulso di chinare il capo e regge il suo sguardo.

"Sì?"

"Posso chiederti cosa vi siete detti?"

Non riesce a togliersi dalla mente il momento in cui Max è corso da lui, sul circuito, dopo l'impatto.

Il pilota Ferrari ritorna sui suoi passi, mettendo un piede davanti all'altro. L'espressione del suo viso da cordiale è diventata grave.

"Voglio solo essere sicura che non vi siate dati appuntamento per prendervi a cazzotti dopo le interviste" aggiunge Anita, cercando di buttarla sul ridere. Ma anche lei è seria.

"Credo sia una faccenda personale" le risponde Charles. La fronte è corrucciata e il tono è molto diverso da quello che ha tenuto fino a quel momento. È guardingo, come se la stesse studiando.

Anita annuisce, lentamente. Capisce che deve esporsi, se vuole avere delle risposte. Una contrazione dolorosa all'altezza dello stomaco le fa venire una smorfia sul viso. Non sa se a Max farebbe piacere vederla parlare con Charles di lui e dei suoi sentimenti, qualsiasi essi siano. Opta per una mezza verità.

"È che sono preoccupata per lui."

Gli occhi di Charles la scrutano per quello che le sembra un tempo infinito, come se le guardasse attraverso nel tentativo di mettere in fila il corso degli eventi. Metà del suo viso è in ombra, mentre l'altra metà è illuminata. Le cose che dice, le cose che tiene per sé.

"Gli ho chiesto scusa." Si spiega, strofinandosi l'indice sul sopracciglio. "Mi ha detto che andava bene, che non dovevo preoccuparmi. Solo se per favore potevo smettere di buttarlo fuori e di rovinargli la vita."

"Per favore?"

Alza le sopracciglia, scettica.

"Per favore, giuro" ripete lui, annuendo col capo e portandosi una mano al petto. Quando lo fa ad Anita viene da sorridere, e scuote la testa lasciandosi andare in una breve risata. Ha un suono un po' triste, ma non lo conosce abbastanza per indagare oltre.

"Lo negherà fino alla morte"

"Probabilmente sì" conviene Charles, sospirando, mentre si appoggia con la mano sinistra alla transenna.

C'è una piccola pausa, in cui Anita occhieggia pensierosa alla sua destra. Le interviste sono quasi terminate. Il tempo è scaduto, deve andare da Max.

"Pensavo che sarebbe venuto ad ucciderti con le sue mani" dice, lo sguardo basso.

"Lo pensavo anche io."

Charles si gira, pronto ad andarsene, ma poi ci ripensa. Sembra sul punto di confessarle qualcosa, per questo le si avvicina ancora di più, si inclina verso di lei.

"Non credo sia per oggi, comunque. Ci sono cose più vecchie di mezzo."

Non le serve sapere altro per capire a cosa si riferisca. Quella parte del racconto è molto vivida nella sua memoria, oserebbe dire assolutamente incancellabile. Lui deve cogliere qualcosa sul suo viso, perché subito dopo aggiunge: "Non so cosa gli sia successo, ma non è lo stesso Max, non quello che ho conosciuto io."

Le sue labbra si schiudono, sorprese, ed Anita sente uno strano pizzicore al centro del petto.

"Credo che anche questa sia una cosa piuttosto personale" dice, ed è tutto quello che le viene in mente. Le parole di Charles le rimbombano nel cervello, rimbalzando fra i suoi pensieri e fra le sue paranoie.

Il sorriso che lui le rivolge è molto profondo, raggiunge gli occhi.

"Adesso ho capito" dice, come se avesse trovato la risposta ad una domanda impossibile. "Tu sei lei." Accompagna l'ultima parola con un cenno della testa.

"Lei?"

"La ragazza." Dice, con un sorriso nella voce. "Il simulatore, il biliardo, il Blue Gin, quel casino al Mugello." Si spiega, spostando lo sguardo verso un punto imprecisato alle sue spalle. "Quella ragazza"

Ci sono tante cose che Anita ignora di Max, ma se è certa di qualcosa è che lui e Charles non sono nella posizione di farsi confidenze di nessun tipo. Tanto meno su quanto accaduto fra loro. Quindi come accidenti sa tutte queste cose?

Lui deve rendersi conto di essersi compromesso perché aggiunge, a mo' di spiegazione: "Sono amico di Daniel" e sembra improvvisamente in imbarazzo.

Daniel Ricciardo e la sua bocca larga.

Anita apre la bocca per rispondergli, ma qualcun altro la precede, ed ha la voce piuttosto stizzita, tanto da spingerla a chiedersi da quanto tempo stesse ascoltando.

"Non vorrei interrompere qualcosa, perché credimi so quanto ti piaccia raccontare la storia strappalacrime del predestinato, ma tutta quella gente sta aspettando te e sarebbe piuttosto maleducato privarli della tua compagnia."

Max le sta accanto, a non più di quattro o cinque passi di distanza, con le braccia incrociate al petto e il busto rivolto completamente verso il pilota Ferrari. Anche se il tono è scherzoso, i muscoli del collo sono in tensione, e sembra tutto fuorché innocuo.

"Stavamo parlando di te, in realtà" gli risponde l'altro, diretto.

Hanno un modo di rivolgersi l'uno all'altro che fa intuire quanto profondo possa essere un legame fondato su sentimenti forti come rivalità e risentimento.

"Mio dio, Leclerc, non ce la fai proprio ad accettare che io arrivi prima di te in qualcosa." Dice Max, con una punta di scherno nella voce. "Inizio a pensare che il tuo interesse per me sia morboso. Non ti fa bene, ti vengono le rughe."

Charles scuote le spalle, scoccando un'occhiata rapida verso Anita: "Mi rimangio tutto"

Poi se ne va, allontanandosi nella direzione in cui era diretto prima che lei lo fermasse.

Restano in piedi l'uno davanti all'altra e in sottofondo il rumore delle monoposto che transitano sul circuito riempie il silenzio che si è creato nel momento in cui sono rimasti soli. Max guarda Anita, e lei riesce a percepire il peso delle domande che lui vorrebbe farle ma che restano intrappolate nella sua bocca. Così parla per prima, dice: "Ti stavo cercando."

Non le importa se suona patetica, se lui la schernirà, se le urlerà contro. È pronta a tutto.

Solo che lui risponde una cosa che lei non si aspetta. Dice: "Stavo venendo da te."

Ed il cuore di Anita perde un battito a sentire la voce di Max, che cerca di essere dura ma fa il rumore delle cose che si rompono.

Muove un paio di passi nella sua direzione, finché non può sentire il tessuto ruvido della tuta a contatto con il suo corpo. Con le braccia gli cinge la vita, e lentamente appoggia il capo contro al suo petto, spingendolo contro la transenna, nella zona d'ombra, protetta dagli sguardi indiscreti. Le piace il modo in cui la fa sentire sapere di poter essere un luogo di pace per lui.

"Cosa voleva dire Charles?" le sussurra fra i capelli.

Il volume è a malapena udibile.

Anita accarezza la base della schiena di lui con il pollice. Inspira il suo odore a pieni polmoni.

"Mi ha detto che sei cambiato, che non sei più quello di prima" mormora, con un sorriso nascosto nell'abbraccio. "Credo che la tua battuta lo abbia fatto ricredere, forse sotto sotto sei ancora il solito Max."

Il suo corpo vibra, scosso dalla risata di lui.

"Te l'ho detto, Ani." La familiarità con cui lo dice, con cui non riesce a fare a meno di chiamarla per nome. "Le persone hanno un'idea sbagliata su di me."

Quando lo dice, Anita ha la sensazione che il corpo di lui si irrigidisca, ed il suo lo imita di conseguenza.

"Lo so Max." dice lei, confusa dalla reazione inattesa. "So che puoi sembrare irascibile ed inavvicinabile, ma so anche che non lo sei. Che basta conoscerti. Che sei molto meglio di così."

Il modo in cui lui la allontana, con uno strappo secco, fa male come e più di uno schiaffo in pieno viso.

Lui la guarda con occhi severi, le sopracciglia scure che si incontrano in mezzo alla fronte, la faccia dura e spigolosa, le braccia dritte lungo i fianchi.

"E invece ti sei sempre sbagliata." Proferisce. "Non hai capito proprio niente. Io non sono così, io sono peggio di così." Le sue parole hanno un retrogusto amaro. "Io sono una brutta persona, e sarebbe ora che tu te ne rendessi conto."

Anita lo guarda senza capire, indietreggiando inconsciamente. Sono assurdità.

"Non lo accetto." Gli dice.

"Cosa? La verità?" sul viso appuntito di Max si apre un sorriso che somiglia ad una ferita. Ed effettivamente le sue parole sono dolorose, sanguinanti. "Non accetti l'idea che una perfetta come te stia perdendo il suo tempo con una nullità come me?"

La cosa peggiore, come sempre, restano i suoi occhi. Non la guardano, la infiammano letteralmente.

"Stai delirando"

Max incrocia le braccia al petto.

"Qui l'unica a non vedere chiaramente le cose sei tu, Ani." Prosegue. "Io sono marcio, sono rovinato. Guarda dove sono. Fuori da un Gran Premio che tutti pensavano che avrei vinto. E la cosa più schifosa è che non è nemmeno colpa di quello stronzo. Per quanto lo vorrei. Non è colpa sua se ero così indietro."

Anita prova a farglisi vicina, allunga una mano che lui scaccia bruscamente.

"Questo non misura quanto vali come persona Max, credevo ci fossimo accordati su questo."

"Non dire stronzate. Lo sai. Tu sai sempre tutto. Non puoi fare finta di non vederlo." Le urla quasi contro. Nei suoi occhi c'è il tumulto della tempesta, la furia della battaglia. "Non sono diventato più assennato. Non mi sono dato una calmata. Non ho imparato a valutare meglio i rischi, o a gestire le mie ansie o qualsiasi altra cazzata dicano i giornalisti quest'anno."

Le sue parole sono una coltellata nel centro del petto, all'altezza del suo cuore pulsante.

"La verità è che ho qualcosa da perdere e per la prima volta nella mia vita inutile del cazzo per una frazione di secondo penso che potrei farmi del male, e potrei non vedere più la tua stupida faccia. Ti odio Ani. Mi rendi debole. Sei la ragione per cui schiaccio sul freno. Sei la ragione per cui non faccio il matto come al solito. Sei nella mia testa costantemente e non ne esci mai, nemmeno quando dovresti."

Il suo volto è livido. Rabbia, delusione e tristezza si avvicendano così in fretta da diventare indistinguibili.

Ti odio.

Mi rendi debole.

E Anita pensa che lo odia anche lei, che odia il modo che ha di farle muro, di tenerla fuori, di scattare sulla difensiva ogni volta che prova ad aiutarlo. Odia il fatto che sia necessario cavargli le parole di bocca a forza, che non riesca ad arrendersi al fatto che meriterebbe di essere trattato come una persona. Ma, soprattutto, odia quanto lui sia importante per lei. Odia quello che sarebbe disposta a fare per vederlo sereno.

Non sa se lo fa perché è testarda, perché lui è sul punto di abbattere le transenne a calci o perché non ci sia altro da fare, ma gli salta letteralmente addosso, per stringerlo contro il suo petto. Gli fa perdere l'equilibrio, sbilanciare all'indietro.

Gli dice grazie, e sei un campione e nessuno è arrabbiato con te.

E Max piange, contro la sua spalla. Al buio, in silenzio.

E Anita pensa che è una cazzata. Non è vero che lei lo odia. Anita ama Max.

E forse anche Max potrebbe amare Anita, se solo sapesse come si fa.


//Spazio autrice (sempre io)

Sì, okay, è tardissimo. Doveva uscire un'ora fa. Ho riscritto e rimaneggiato questo capitolo che non riesco nemmeno a credere che sia tutto qui. Finalmente pronto. Il penultimo.

Per la prima volta mi trovo davvero senza parole. Qui c'è tutto Mad Max. Qui ci sono Max e Anita. Qui c'è debolezza, forza, morte e rinascita. Anche un po' di sana competizione. Stima. Odio, ma soprattutto amore.

La prossima volta che pubblicherò un capitolo, sarà ufficialmente l'ultimo di questa storia. Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui. Siete folli per avermi assecondato in questo progetto, vi devo tutto.

Leggete, votate, commentate se vi va. Vi aspetto qui o su instagram, dove offro aggiornamenti e chiacchiere e buona compagnia. Mi trovate come @itstods_wattpad.

E' tardissimo, vi abbraccio forte.

Vostra sempre, T.



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro