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Tredici.


Monaco non è come Anita se l'aspettava. A dire il vero, fra tanti posti che desiderava visitare nel mondo, il Principato non era mai davvero stato nei suoi pensieri.

Monaco è scintillante, composta, assolata, tutta sviluppata in altezza. Si svolge sinuosa, lambendo la costa e scavandosi una piccola conca sul mare, in cui si protrae con numerosi moli, a cui sono attraccate barche a vela e yacht maestosi. Il lusso straborda in ogni angolo, dagli edifici Belle Époque con ampie terrazze alle automobili fiammanti che sfrecciano per le strade tortuose.

Monaco profuma di soldi, vacanze e perdizione.

È il posto perfetto, il luogo dei sogni, ma Anita non può che sentirsi, ancora una volta, orribilmente inadatta. Lei, che ha lasciato casa sua ch'era appena una ragazzina per trasferirsi nella caotica Milano, si sente un pesce fuor d'acqua in questo acquario dorato. È un mondo troppo diverso dal suo, che si è sempre fondato sul sacrificio e sul duro lavoro.

Quando è tornata in camera per recuperare la sua valigia, ha incrociato Lynn e, nel panico più assoluto, le ha raccontato del bizzarro comportamento di Max e della sua assurda proposta. La sua collega si è mostrata piuttosto sorpresa, e le ha riservato uno sguardo che non è riuscita a decifrare, ma non appena lei ha nominato Daniel, si è irrigidita, ha stretto la bocca e le ha detto: "Parlo io con Ross, ma se Max garantisce per te immagino sia okay." Lynn ha ignorato completamente ogni sua richiesta di aiuto e l'ha mollata così, da sola, con l'aria di avere moltissima fretta di andarsene.

Anita ha raccattato le sue cose e si è sciacquata il viso nel bagno dell'albergo. Cosa sto facendo? Si è chiesta, guardandosi nello specchio, quando hanno bussato piano alla sua porta.

Ancora grondante d'acqua, è corsa ad aprire, e si è ritrovata Max di fronte, a pochi passi, con la polo Red Bull e un paio di pantaloni stretti a fasciargli le gambe. Aveva un'aria diversa rispetto a poco prima, decisamente più composta, come se l'euforia per la gara fosse evaporata e lui fosse tornato in sé.

"Sono pronta." Ha detto lei, asciugandosi le mani sul jeans e prendendo la giacca sotto il braccio. Lui ha annuito, abbassando lo sguardo sul suo cellulare prima di rimetterlo in tasca e richiudersi nel suo ermetico silenzio.

Non si sono detti nulla, finché non hanno incrociato Dan, con una grossa felpa nera e un sorriso da un orecchio all'altro. Il rumore delle ruote delle valige, l'unico suono a parte i loro respiri.

L'australiano ha riempito con la sua allegria gli spazi che Anita e Max avevano creato con i loro silenzi. È stato in grado di rendere la situazione meno imbarazzante ed istantaneamente più piacevole, soprattutto nel viaggio sul jet. Lui, e un paio di gin tonic molto carichi che sono riusciti a scioglierle la lingua più di qualsiasi frase di incoraggiamento.

Mentre festeggiavano il secondo posto dell'olandese, Daniel l'ha riempita di domande e ha voluto sapere tutto di lei, con interesse sincero. Anita, arpionata al comodo sedile in pelle, si è sentita un po' sopraffatta dall'uragano-Daniel, dalla sua fisicità prorompente e dal suo ottimismo. Guardandolo, si è resa conto in un istante di trovarlo estremamente attraente, nel senso più letterale possibile. Daniel Ricciardo è un sole, luminoso e imprescindibile, attorno a cui nessuno, neppure Max, riesce a fare a meno di gravitare.

Hanno cenato con il cibo offerto dal catering, e hanno continuato a bere e ridere fino a che, dall'esterno, non si sarebbero potuti dire amici di vecchia data. Anita ha deciso che Dan le piace moltissimo, e nei suoi occhi neri ha trovato la scintilla di follia che cerca sempre nelle persone di cui si circonda.

L'olandese è stato silenzioso per tutto il tempo, mentre Anita, ormai brilla, sviscerava la storia della sua vita, i Gran Premi in televisione sulle ginocchia di suo padre, la ricerca altalenante della sua strada nel mondo. Daniel ha provato ad introdurlo nella conversazione più volte, avvolgendolo con un braccio e riportando loro vecchi ricordi insieme, che hanno fatto colorare di rosso le guance di Max, ma non gli hanno fatto spiccicare nemmeno una parola. Lei, però, ha sentito il suo sguardo su di sé per tutto il tempo, indiscreto, insistente.

Si è chiesta più volte quale potesse essere il fine ultimo di tutto questo.

Può fidarsi di Max? Ma, soprattutto, dovrebbe? Non è sicura della risposta.


"Venti minuti?" chiede Daniel, guardando Max, quando arrivano davanti al portone di un alto palazzo signorile, circondato da alte palme illuminate. Max annuisce, strofinandosi gli occhi e spingendo avanti la valigia: "Lascio questa e ci sono."

È allora che Anita si rende conto che i due condividono molto più che un passato nello stesso team.

Il tragitto nell'elegante ascensore in vetro e metallo è angosciosamente lungo e claustrofobico, e Anita si ritrova ad annaspare alla ricerca d'aria. È schiacciata al centro, fra i due, sente le gambe malferme e percepisce la presenza di Max troppo vicina, quasi ingombrante. Nessuno sembra accorgersi della sua agitazione, ma le mani un po' le tremano e sospira di sollievo quando le porte si aprono e Max si allontana da lei.

"Mi cambio e poi usciamo a bere una cosa, vi va?" chiede Daniel, inserendo le chiavi nella toppa. Poi Anita si accorge che si sta rivolgendo al suo amico, più che a lei.

Max risponde con un breve cenno affermativo del capo, dirigendosi verso la porta accanto, mentre lei rimane ferma ad osservare il ragazzo australiano chiudere la porta alle sue spalle.

Anita odia i ritardi, le persone prepotenti e le ingiustizie, e li odia prevalentemente per una ragione: le piace avere il controllo, sapere cosa accadrà nel prossimo futuro, riuscire a prevedere se si troverà bene con una persona oppure no. Mentirebbe se dicesse che in questo momento non si sente intimorita. Max è molto bravo a destabilizzarla e a toglierle anche le piccole certezze di sempre.

Per esempio, non aveva messo in conto che sarebbe rimasta sola con lui.

"Cosa fai, non entri?" le chiede lui, già nell'ingresso, tenendo la porta aperta con la punta della scarpa. Anita si rende conto che sono le prime parole che le rivolge direttamente quella sera.

Indugia, incerta sul da farsi. Non riesce a scrollarsi di dosso la sensazione di stare entrando nella tana del leone, non è lucida e non è sicura di riuscire a uscirne tutta intera.

"Allora?" la voce di Max tradisce impazienza, e il suo viso stanco fa capolino dalla porta. Ha un'ombra scura sotto gli occhi, e la mascella tesa, con le labbra rosa piegate in una smorfia scontenta.

Anita valuta attentamente la prospettiva di precipitarsi giù per venti rampe di scale e saltare in un taxi che la porti il più possibile lontano da lì, ma finisce per seguirlo all'intero, guidata da Dio solo sa cosa.

Forse, si dice, dalla sua stupidità.

L'appartamento è spazioso e arredato in modo molto semplice. Si vede che non è vissuto più di tanto, e per la verità nemmeno sembra che ci viva qualcuno, figurarsi un ragazzo di ventitré anni. L'unica cosa veramente personale, escluso l'arsenale di premi, coppe e caschi da collezione, sono le cornici di cui la casa è tappezzata. Al loro interno, volti sorridenti e abbracci affettuosi raccontano la storia di una e più famiglie, e di un bambino sorridente che cresce e diventa un ragazzo taciturno, un campione solitario sempre lontano dagli altri.

Una delle prime fotografie all'ingresso, ritrae Max con un sorriso molto ampio, che non gli appartiene, mentre abbraccia una ragazza bassina con una lunga chioma bionda e lucente, vicino al mare.

"Chi è?" chiede Anita, indicandola, mossa da sincera curiosità. Chiunque sia in grado di generare un sorriso così sulle labbra del ragazzo deve essere molto importante per lui.

Max batte le palpebre un paio di volte, come se non si aspettasse la domanda. "Mia sorella Victoria." Risponde, piano.

Si sfila la polo senza fare troppi complimenti, e imbocca il breve corridoio che lo porta alla sua stanza. Ne viene fuori pochi istanti dopo, con addosso una camicia bianca ancora sbottonata, che lascia intravedere il suo fisico allenato e statuario. Anita dà una rapida occhiata a quello che indossa, corrucciata.

"Credo di non avere niente di adatto." Mormora, imbarazzata.

"Secondo armadio a destra" le dice Max, indicandole la porta da cui è appena uscito. "Sono abbastanza sicuro ci sia ancora qualcosa di Dilara."

Anita decide di non chiedere e di non immischiarsi in cose che non la riguardano, ma si chiude dietro la porta della stanza e fa come lui le ha detto.

Anche questo ambiente sembra uscito direttamente da un catalogo di arredamento, con il letto rifatto di fresco e le mensole sgombre da qualsiasi tipo di suppellettile. Apre il secondo armadio, a colpo sicuro, dove trova, assieme ad una serie di giacche e completi scuri da uomo, un paio di abiti corti, piuttosto appariscenti. La ex di Max doveva essere piuttosto minuta, perché Anita ha difficoltà a trovare qualcosa che riesca a coprirle anche solo il sedere, quindi la scelta ricade su un abito scuro lungo con le frange, discreto ma elegante.

Si cambia in fretta, dando le spalle alla porta, con il cuore in gola, come se avesse timore, da un momento all'altro, che lui la sorprendesse da dietro.

Quando Anita rientra in salotto Max è steso sul divano, con gli occhi chiusi, per riposarsi un attimo. Sono quasi le dieci di sera, di una domenica di gara, alla fine di un weekend davvero sfiancante. Anita si sente distrutta, e non riesce ad immaginare quanto possa sentirsi stanco lui.

Guarda le luci della città dalla grande finestra del salotto, che le sembrano lampeggiare come lucciole, e pensa che si trova in un posto che non conosce, a casa di una persona che in parte disprezza, per ragioni che non le sono chiare.

"Perché sono qui, Max?" gli chiede, in un sussurro, non riuscendo a trattenersi.

Le palpebre di lui tremano per un attimo, prima di aprirsi, e rivelare un paio di occhi azzurri arrossati dalla stanchezza. Per un istante Anita ha paura di quello che possa risponderle.

Trattiene il fiato.

"Perché mi andava così" borbotta lui, senza muoversi di un millimetro. Deve aver abbandonato l'attitudine scherzosa del pomeriggio, ed indossato nuovamente la maschera granitica con cui è abituata a interfacciarsi di solito. Si guardano, e davanti a lei non vede niente.

"Max, nemmeno ci conosciamo." Dice, greve.

Anita continua a chiedersi come faccia a sfuggirgli un particolare di questa importanza.

"Forse" dice lui, puntellandosi sui gomiti per rialzarsi "se mi lasciassi fare, ogni tanto, senza dover sempre andarmi contro a tutti i costi, potresti anche conoscermi."

C'è un momento strano, di silenzio, in cui si guardano negli occhi, intensamente, nell'immobilità della stanza.

Blu di Max, come il cielo nebbioso di Milton. Blu di Anita, come le acque limpide del Golfo di Monaco.

Max si alza, fino a mettersi seduto, ed ora sono esattamente uno di fronte all'altra. Pericolosamente vicini.

Anita può sentire quello sguardo perforarle la pelle e scrutarla nell'anima. Probabilmente è colpa dell'alcol, ma sente le viscere contrarsi e l'impulso urgente di vomitare.

A distoglierli è lo squillo del telefono di Max, che li avvisa che Daniel è pronto e li sta aspettando per andare.

*

If all of the kings had their queens on the throne
We would pop champagne and raise a toast

I tre arrivano sulla terrazza del locale dal retro, per passare inosservati, e si siedono a un piccolo tavolo in disparte. Monaco è ai loro piedi, figurativamente e letteralmente, e il vento fresco che si alza è una manna dal cielo per la calura estiva che avvolge il Principato.

Solo la schiena scoperta di Anita è completamente ricoperta di brividi, e lei cerca di scacciare quella sensazione per agguantare gli stralci di felicità che le sta dando quella serata. Si sente come Emma Bovary che accarezza le scarpine dorate pensando ai balli e alle feste sfarzose, a tutto quello che può vedere ma che non è suo, che non lo sarà mai.

La vista è mozzafiato, e abbraccia la città dall'alto, mettendo in mostra tetti scintillanti alle spalle dei quali si vede il mare, placido e silenzioso.

"Ti piace Monaco?" le chiede Daniel, a brucia pelo, mentre il cameriere si sporge per lasciargli i loro cocktail.

"Non sono mai stata in un posto così." Mormora Anita, incantata, sporgendosi sul tavolino basso, per prendere il suo bicchiere. Si chiede quanto in fretta ci si possa annoiare di tutta questa meraviglia, di tutte queste sciccherie.

"È una domanda a trabocchetto, te lo chiede solo perché così poi potrà ammorbarti su quanto Perth sia la città più bella del mondo. Cosa che, francamente, non è." Interviene Max, nascondendo il viso nel suo bicchiere.

Daniel, comodamente appoggiato allo schienale della poltroncina, gli lancia uno sguardo ferito, apostrofandolo con il dito: "Non è quello che mi hai detto lo scorso anno Maxie, ricordatelo." Sembra che stia per aggiungere altro, ma poi si gira nuovamente verso Anita, aprendosi in un ampio sorriso: "Non ascoltarlo, è veramente meravigliosa. I grattacieli, la spiaggia, l'oceano, il tempo bellissimo..."

"Ragni, squali...serpenti velenosi?"

Max si lascia scappare una risata, che maschera con un colpo di tosse, e poggia il suo bicchiere sul tavolino. Già vuoto.

Qualcosa, nel modo in cui siede scomposto sul suo divanetto, fa percepire tensione e esitazione, come se volesse lasciarsi andare ma non fosse sicuro di poterlo fare.

Sviano la conversazione sulla gara, e Daniel le chiede distrattamente di Lynn. La ragazza non è sorpresa che un ragazzo gentile come lui si ricordi delle persone con cui ha lavorato, ma trova leggermente sospetta la domanda successiva.

"...sta ancora con quel Gavin?" indaga, distogliendo per la prima volta lo sguardo, sovrappensiero.

"Intendi Kevin?" dice Anita, corrugando la fronte interrogativa. "Credo di sì."

Non le sembra il giusto contesto per sbandierare le ultime confidenze che la collega le ha fatto in albergo e rivelare così che in realtà si sono presi una pausa.

Probabilmente arrivare al locale già brilla non è stata un'idea molto astuta, ma Anita si è fatta prendere come al solito dalla situazione e dalla compagnia. Ha a malapena assaggiato un sorso dal suo secondo bicchiere, e sa già di aver superato il limite di un bel po'. Ride anche se non sa di cosa stanno parlando, oscilla sgraziatamente il capo al ritmo della musica e non sente freddo nemmeno un po'.

Quando sei costantemente alla ricerca del controllo e della perfezione, in tutto quello che fai, l'idea di abbandonarsi al corso degli eventi, una volta tanto, di staccare la spina, di perdere coscienza di tutto il contorno, è dannatamente eccitante.

"Ho voglia di fumare" si lamenta ad un certo punto Anita, imbronciata. "Ma non ho le sigarette"

Max infila la mano nella tasca sinistra del suo pantalone, e ne estrae un pacchetto rettangolare, che fa strisciare sul tavolo fino a lei. Gli occhi blu di Anita, appannati dall'alcol, si accendono di gratitudine e lei regala all'olandese un sorriso sfavillante. È troppo ubriaca per chiedersi come faccia ad avere delle sigarette se le ha esplicitamente detto di non poter fumare.

Anita infila una sigaretta fra le labbra e lascia che lui gliela accenda, sorridendogli mentre allunga il braccio verso di lei. È obnubilata, a un palmo da terra.

Non sente più nemmeno la musica, non vede più Daniel, o le poche ereditiere monegasche che ciarlano nei tavoli accanto. Al momento si sente incredibilmente viva e felice di essere in un posto meraviglioso, con addosso un vestito costoso e in buona compagnia.

È così ubriaca che perfino Max le sembra carismatico, con le sue battute forzate e i suoi sorrisi sghembi, e ride insieme a loro anche se niente di cui parlano la riguarda, anche se è fuori luogo. Non le interessa.

Si sta lasciando dolcemente corrompere dal fascino oscuro di Monaco, mentre la notte si fa sempre più scura e il volume della musica si alza.

Il cellulare le si illumina sul tavolino, accanto al bicchiere vuoto per metà, e il nome di Paul compare sullo schermo. Ha ignorato molte sue chiamate, da quando è arrivata a Monaco, ma adesso si sente così leggera che non bada nemmeno al fatto di essere ubriaca fradicia, e schiaccia su tasto verde.

"Ehhhm, sì?" biascica, ridacchiando nella cornetta. Deve trattenersi dal chiamarlo papà.

"Anita?" chiede la voce preoccupata di Paul, dall'altro capo della linea. "Stai bene?"

Lei ridacchia, coprendo il microfono con la mano, perché Daniel fa delle facce buffe e non riesce a star seria.

"Mai stata meglio?" dice, ma sembra una domanda. La musica in sottofondo è abbastanza forte, e Anita deve tapparsi l'orecchio libero per concentrarsi su quello che Paul le sta chiedendo.

"Anita dove sei?" domanda, ed il suo tono è concitato.

"A Monaco, assurdo vero?" trilla, spensierata.

Paul le risponde qualcosa, e sembra davvero preoccupato, ma lei non lo ascolta. Le risate di Dan e Max coprono tutto.

L'olandese si china verso di lei, e lei viene investita dal suo profumo inebriante, mentre le sussurra, a un niente dalle labbra: "Andiamo a casa?"

Anita non può fare a meno di fissarlo, quasi imbambolata, mentre il cuore pompa al ritmo dei bassi della canzone.

Forse Paul lo sente. O forse, semplicemente, intuisce, perché le chiude il telefono in faccia.

Lei batte le palpebre, confusa, disorientata, come se si fosse appena svegliata da un sogno assurdo.

"Sì" risponde, fredda. La magia di Monaco si è esaurita, e Max è di nuovo solo Max, senza possibilità di appello. "Andiamo a casa."


//Spazio autrice (sì, vabbe')

Buongiorno, e buona vigila! Come promesso, allieto questo Natale in lockdown con un nuovo e LUNGHISSIMO capitolo di Mad Max. Ci ho lavorato davvero molto, quasi non-stop in questi tre giorni, e spero di essere riuscita a far emergere tutta la tensione della situazione. A voi l'arduo responso, nei commenti!

Come sempre, ci tengo a ringraziarvi per il sostegno: anche un semplice voto o un commento significano moltissimo per me. Mad Max fino a ieri è stata al #1 posto nella classifica "max verstappen" e mi sento di dire che è un risultato assolutamente inaspettato! Grazie, grazie, grazie.

Detto questo: cosa pensate stia succedendo e cosa pensate succederà? Sono molto curiosa, perché, diciamocelo, la situazione si fa sempre più spinosa, e non c'è modo di uscirne bene.

Vi auguro Buon Natale e buone feste! Spero di riuscire a scrivere un po' in questi giorni, ma per aggiornamenti più realistici vi consiglio di seguirmi, perché tutti gli update sono sul mio profilo wattpad. Un abbraccio ancora più speciale a voi e alle vostre famiglie,

Sempre sempre vostra T.

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