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Sette.


Christian Horner è evidentemente un uomo a cui piace mantenere le sue promesse, perché lunedì mattina sulla scrivania di Anita, c'è una busta sigillata ad attenderla.

Lynn si dimostra subito molto curiosa, invitando la ragazza ad aprirla, mentre Paul fa palesemente finta di non essere interessato, ma continua a lanciarle occhiate di traverso nella speranza di carpire qualche informazione in più.

Dopo aver poggiato lo zaino sulla sedia girevole, Anita prende in mano la busta e la soppesa, chiedendosi che razza di comunicazione possa celarsi al suo interno. È piuttosto pesante.

"L'ha lasciata qui Nicole, l'assistente di Christian" la informa Ross, e la notizia sembra turbare Paul parecchio, perché si alza all'improvviso ed esce dalla stanza, senza una parola. Anita non ha la più pallida idea di chi sia Nicole e, soprattutto, della ragione per cui Horner dovrebbe farle recapitare qualcosa. I miracoli non arrivano via posta.

"Mi spiegate che diavolo gli prende?" continua Ross, imbronciato. A volte, nonostante sia più grande di tutti loro, sembra si comporti come quei bambini che fanno i capricci quando gli adulti non li mettono al corrente delle ultime novità.

"Aprila, su" la incoraggia Lynn, con un sorriso sincero che le si va allargando sul viso.

Si sente un po' agitata, perché non ha davvero idea di cosa possa celarsi lì dentro, e non è mai stata un'amante delle sorprese. La vita le ha insegnato che, quando le cose vanno fuori da quanto aveva programmato, lo fanno solo per rovinarsi irrimediabilmente.

Anita infila l'indice nella pieghetta sul retro e lo striscia verso sinistra per sventrare la busta con un gesto secco. Il contenuto cade sulla scrivania come un'inattesa pioggia di buone notizie.

Due biglietti aerei, un riepilogo di prenotazione e un pass.

Destinazione Spielberg.

*

Anita arriva in Austria di mercoledì, con un volo serale molto tranquillo e la musica a volume altissimo nelle orecchie. La città dall'alto è piccola e tempestata di lucine, e le ricorda casa. Non le importa nemmeno che, ad un posto di distanza, ci sia Paul con il volto girato dall'altra parte, che si sparerebbe in un piede piuttosto che rivolgere la parola.

Non prova nulla per lui se non un violentissimo risentimento. Lo trova ancora Meraviglioso? Certo, ma è talmente delusa dal suo comportamento che è disgustata dalla semplice idea di essere andata a letto con lui.

Alla reception dell'albergo le consegnano la chiave magnetica, ed Anita si infila nell'ascensore senza guardarsi indietro. Ha i palmi delle mani sudati e se li sfrega contro il fianco dei jeans scuri, cercando di calmarsi. L'indomani dovrà presentarsi alla conferenza stampa, e nonostante sia ovvio che nessuno si accorgerà di lei, vuole fare una buona impressione. Ha sempre pensato che sia importante.

Il suo riflesso nello specchio dell'ascensore, in ogni caso, non è dei più lusinghieri: i lunghi capelli biondi sono arruffati per via del poggiatesta ruvido dell'aereo, e ha due cerchi neri sotto gli occhi. Ha un serio bisogno di una doccia e di una dormita di almeno dieci ore.

Le porte automatiche si aprono al piano sbagliato, rivelando una figura spiacevolmente conosciuta, ed Anita si morde la lingua quando sente un gemito di frustrazione salirle dalla gola.

Non dire niente. Non dire niente. Non dire niente.

"Mio Dio, almeno annunciati quando compari così. Potresti far venire un infarto a qualcuno." Dice il ragazzo davanti a lei, con un ghigno insopportabile stampato sulla faccia. Anita sposta la valigia di lato, per fagli spazio nell'abitacolo, facendo allargare ancora di più il suo sorrisetto odioso.

Max si sporge verso di lei, costringendola a fare un passo indietro, e preme il bottone numero otto. Anita fa un sospiro di sollievo: almeno non sono sullo stesso piano. Per come arriccia le labbra, con la punta della lingua fuori, sembra che lui voglia dire qualcosa ma si decide a non farlo.

"Comunque potresti anche metterla, quella fottuta mascherina che hai in tasca." Sbuffa Anita, e le parole le scappano letteralmente dalla bocca, prima che possa trattenersi.

Si morde il labbro inferiore fino a sentire il sapore del sangue in bocca, ma il danno è già fatto.

Per la prima volta, però, vede una reazione vera, reale e sincera nel ragazzo che le sta accanto. Max arrossisce violentemente fino alla punta delle orecchie e serra la mascella, deglutendo rumorosamente. È in imbarazzo. La sua mano destra si muove rapida verso la tasca posteriore dei suoi jeans, e ne preleva la mascherina blu di tessuto, con cui si copre il viso.

I loro sguardi si incrociano nel riflesso dello specchio e gli occhi azzurri di Max risaltano ancora di più, adesso, incupiti dalle sopracciglia aggrottate.

Per un istante nessuno dice nulla, finché non arrivano al sesto piano, e le porte non si riaprono. È arrivata, non è andata così male.

"Tante scuse solo per guardarmi il culo?" dice Max, di getto. E il suo volto è di nuovo una maschera impostata, plastica e senza vita. Spinge le scapole indietro, gonfiandosi il petto, e sembra davvero soddisfatto dal suo commento.

Così divertente. Sagace.

Anita si tira fuori dall'ascensore senza ulteriori commenti, ma può sentire le guance in fiamme e il battito accelerato. Spera solo che lui non si accorga di quanto è turbata.

Gli mostra il dito medio, sibilando qualcosa che somiglia ad un "cretino", ma non sortisce l'effetto sperato. La risata di Max è cristallina e risuona per tutto il corridoio, anche dopo che le porte si sono chiuse e Anita è sola.

*

Il mattino dopo la sveglia il rumore della pioggia scrosciante contro il vetro della finestra della sua stanza. Il cielo è plumbeo e i rami degli alberi che circondano l'albergo sono scossi da violente folate di vento.

Non è il suo risveglio preferito, ma almeno le dà il tempo di prepararsi come si deve, con una doccia calda e una rapida spazzolata ai capelli. Anita si china sulla valigia, che ha lasciato per terra la sera prima, per tirarne fuori un maglione arancione e un paio di jeans: teme di non resistere tutte quelle ore in piedi lì fuori con addosso solo la polo striminzita della Red Bull che si è portata, ed in ogni caso ha l'impermeabile.

Quando lascia la sua stanza in hotel per dirigersi verso il paddock, prende le scale, certa di non voler fare nessuno spiacevole incontro di prima mattina. Ha pensato per tutta la sera alla faccia tosta che ha avuto Max Verstappen di accusarla di una cosa così infantile, ed ha premeditato ogni modo possibile per evitarlo e non averci più nulla a che fare.

Come si permetta in generale di avere questo atteggiamento con degli sconosciuti, per lei, resta un mistero.

Anita fa colazione nel motorhome della Red Bull, in un angolo, con il pc sulle gambe, mentre controlla la posta in arrivo e le sue incombenze per il fine settimana. Ross le ha affidato il suo primo vero incarico e non ha intenzione di deluderlo. Registrerà delle storie durante la conferenza di Alex e Max, che finiranno in tempo reale sulla pagina ufficiale.

Può sembrare sciocco, ma è un po' preoccupata, perché dentro coi piloti ci sarà solo lei e se fa un casino dovranno aspettare le immagini ufficiali, e dio solo sa Paul come potrebbe reagire a una notizia del genere, con tutto ciò che comporta.

La conferenza inizierà immediatamente dopo pranzo, ma loro parleranno verso la fine. Stando a quanto ha capito, sarà molto diversa dal solito, perché i piloti parleranno tutti, due alla volta e la stampa non potrà essere presente nella stessa stanza. Da questo punto di vista Anita è molto contenta che sia tutto nuovo per tutti, così da non sentirsi un pesce fuor d'acqua.

Per un attimo si lascia distrarre da un'inserzione pubblicitaria, e si perde nei meandri di Instagram, guardando video buffi con l'audio al minimo per non disturbare nessuno.

"Ti paghiamo per questo?" esclama una voce alle sue spalle, e Anita deve fare appello a tutte le sue forze per non saltare al collo di Max Verstappen e strangolarlo con le sue mani.

La sua reazione, all'esterno, invece, è molto pacata: "A dire il vero nessuno mi paga." Specifica. "E se anche qualcuno lo facesse, quel qualcuno non saresti certo tu."

Sente il suo respiro caldo sul collo, deve essersi chinato per mettersi alla sua stessa altezza, ed è davvero troppo vicino per i suoi gusti. Anita non si volta nemmeno a per ammirare l'espressione stupefatta che si va dipingendo sul volto spigoloso del ragazzo, ma ne approfitta per bere un sorso di caffè bollente.

"Vuoi?"

L'espressione di Max quando lei gli porge la tazza inclinandola è impagabile, a metà fra lo sconcerto e il disgusto.

"Non bevo quella schifezza." Le risponde lui, con stizza, senza muoversi di un centimetro. Max detesta quando le persone lo lasciano senza parole.

Anita chiude il suo laptop e si gira sulla sedia, per fronteggiarlo. Batte le ciglia e gli riserva un sorriso mellifluo, vuole ripagarlo con la stessa moneta.

"Oh be', meno male, perché non dicevo mica sul serio."

Gli occhi di Max sono chiusi in due fessure strette e scintillano di rabbia. Anita deve ammettere che è davvero molto divertente portarlo al limite, potrebbe diventarne dipendente. Quando Max apre la bocca per controbattere, lei si alza dalla sedia, costringendolo ad arretrare.

"Ci vediamo dentro." Sibila, piantandolo lì.

Per la prima volta ha la sensazione di avere il coltello dalla parte del manico.

*

I piedi doloranti le confermano quella che era stata la sua impressione iniziale: la conferenza stampa, con tutto quello che ne è conseguito, si è protratta più a lungo del previsto.

Tutto sommato è soddisfatta: anche se attraverso uno schermo, ha potuto vedere e conoscere meglio gli altri piloti sulla griglia, la maggior parte dei quali, si trova a pensare, hanno grossomodo la sua età. Ne ha studiato i gesti e le espressioni, cercando di capire cosa possa spingere un ragazzo di vent'anni a salire su un'auto da corsa rischiando la vita dieci mesi l'anno.

Ha apprezzato particolarmente i due ragazzi della McLaren, dispiaciuti di doversi salutare alla fine della stagione, e la parlantina di Daniel, il ragazzo australiano, che pare essersi divertito abbastanza durante la lunga pausa all'inizio dell'anno. Nonostante provengano da un mondo molto diverso dal suo, le hanno dato tutti una sorta di senso di normalità, assolutamente inatteso.

Dunque è questo che sono?

Ragazzi normali, con vite normali, passioni normali, pensieri, sogni, paure uguali ai suoi?

Ragazzi normali che vivono in attici lussuosi, guidano auto sportive e frequentano i locali più esclusivi delle località più ricercate, ma che, in fin dei conti, non ne sembrano corrotti.

Quando è stato il turno dei piloti della Red Bull li ha seguiti all'interno di una stanza piuttosto ampia, in cui è stato allestito un piccolo angolo per le riprese, con sedute e pannelli. I cameraman le hanno indicato le distanze da rispettare e ha iniziato a realizzare qualche scatto ad Alex, che le ha subito sorriso, prima di rivolgersi alle telecamere.

Max, invece, non le ha rivolto nemmeno uno sguardo, ed è rimasto serio per tutto il tempo. Le risposte che ha dato ai giornalisti sono state molto dirette e rilassate, come se non gli importasse assolutamente di loro né di tutta quella farsa. Anita lo ha fotografato più volte, ma non è mai riuscita a cogliere nessuna sfumatura nella sua postura, nemmeno un sorriso, niente che combaciasse con le parole che usava.

"Non sapere il numero di gare con condizionerà il mio approccio. Ogni GP lo vuoi vincere e non ritirarti, allora perché dovrebbe essere diverso l'approccio?" ha concluso Max, stiracchiandosi sulla sedia imbottita. Non c'è arroganza nella sua voce e nel suo atteggiamento, anzi, la telecamera restituisce l'immagine di un ragazzo freddo, calcolatore, annoiato quasi.

Dopo la conferenza, Anita ha inviato le foto a Ross per la postproduzione, bypassando completamente Paul, ed è andata a fare una passeggiata per il paddock per schiarirsi i pensieri. Non è ancora riuscita bene a capire il significato della sua discussione con Horner e del suo viaggio a Spielberg, non sa se può considerarsi al sicuro, se deve fare le valigie.

Questo terribile anno non ha fatto altro che riservarle tiri mancini ad ogni occasione, quindi è scettica che questa cosa possa andare in porto. Ed è lei stessa a non essere sicura fino in fondo di volere che lo faccia.

Rientrata in albergo, Anita si trattiene al piano terra, cercando un posticino tranquillo per lavorare: sa benissimo che se salisse in camera si lascerebbe tentare dal letto o dalla vasca (o da entrambi) e non può permettersi di mancare le scadenze.

Dopo pochi minuti arriva in una saletta piuttosto piccola, con un tavolo da biliardo al centro e diversi divanetti di pelle azzurra dall'aria decisamente comoda, e decide di fermarsi lì. C'è un silenzio rigenerante, e un'ampia finestra da cui vedere il giardino sul retro ma, soprattutto, non c'è anima viva, e può addirittura sfilarsi le scarpe per dare un po' di sollievo ai suoi piedi doloranti.

Ad un certo punto della serata, ricomincia a piovere.

Le ci vuole poco per immergersi completamente nel lavoro, con il pc sulle gambe e i piedi appoggiati sul divanetto di fronte, mentre si arriccia una ciocca di capelli attorno all'indice.

Non sa dire per quanto tempo sia rimasta in quella posizione ma, quando sente rumori provenire dal corridoio alle sue spalle, le sembra di aver lavorato solo per pochi istanti.

"Una partita dai, UNA SOLA"

E tanti cari saluti alla quiete.

"Ti prego, una e poi saliamo, non essere così palloso."

Anita lancia gli occhi al cielo, quando si rende conto che alcune persone stanno per fare il loro ingresso nella stanza, e tira giù le gambe di scatto, facendo scivolare i piedi per metà nelle scarpe da ginnastica slacciate.

Il primo viso che fa capolino dalla porta è abbronzato, gioviale, e avvolto da una massa di ricci scuri color cioccolato. Anita lo riconosce subito: è Daniel, il ragazzo della Renault che ha visto alla conferenza.

Il secondo è spiacevolmente conosciuto.

"Oh, scusa!" esclama Daniel, quando incontra il suo sguardo, fermandosi a pochi passi dalla porta. "Si può?"

Anita sbatte gli occhi un paio di volte, incerta su cosa dire. Cioè, vorrebbe invitare volentieri Daniel a entrare, il vero problema è la sua compagnia.

Appena prova ad aprire la bocca, tuttavia, viene interrotta da una voce sprezzante, che appartiene all'essere sprezzante con cui non fa altro che avere delle conversazioni a dir poco sprezzanti da quando si sono conosciuti.

"Sempre fra i piedi, spaventapasseri." Dice Max, e non c'è bisogno di vederlo per sapere che sul suo volto è disegnato un ghigno compiaciuto.

"Questa storia mi ha decisamente stancata." Sbotta Anita, chinandosi per allacciarsi le scarpe e rimettendosi su la mascherina, che pendeva mollemente dal bracciolo del divano.

Daniel rimane impalato sulla soglia, confuso dallo scambio che i due stanno avendo, e si passa una mano fra i capelli, girandosi verso l'amico.

"Tutto a posto?" gli domanda, preoccupato.

"Meravigliosamente." È la risposta di Max.

Poi, si gira a guardare Anita, che sta frettolosamente infilando il computer nello zaino, desiderosa di sparire da quella stanza il prima possibile.

"Sicuro" dice lei, facendo schioccare la lingua contro il palato e inclinando la testa. È davvero arrabbiata. Ogni volta che le sembra di riuscire a rasserenarsi, spunta questo odioso ragazzo olandese a punzecchiarla e farla impazzire, come una punizione divina.

Non ne può davvero più.

Questa volta è lei ad andare via dalla stanza, ma non prima di rivolgere un rapido saluto al ragazzo moro, che sembra essere il più confuso dalla situazione.

"Ciao, scusami, entra pure" mormora, superandoli entrambi e imboccando il corridoio.

Ci pensa un attimo,  e alzando leggermente la voce aggiunge: "Scusalo, è un cretino"


//Spazio autrice (be', certo)

Buona sera, come state? Vi siete riprese?

Questo capitolo è più lungo del solito: all'inizio ero molto preoccupata perché prevedeva molti salti temporali e temevo il risultato fosse troppo frammentato. Ammetto però che non avrei mai fatto a meno di nessuna di queste scene (a proposito, vi chiedo: quale avete preferito?) e sono soddisfatta di quel che è venuto fuori.

In questo periodo non sto molto bene, e pensare a questa storia mi tiene un po' di compagnia. Non escludo che in futuro gli aggiornamenti potrebbero diventare molto più distanziati, ma finché posso cercherò di aggiornare il prima possibile! 

Ci tenevo tantissimo a ringraziarvi. Abbiamo superato le 350 visite e siamo quasi a 40 voti: ieri sera ho avuto tantissime notifiche e siete riuscite a strapparmi un sorriso. Vorrei riuscire ad interagire di più con voi, giusto per capire se avete delle idee su come sta andando e pronostici su quello che verrà.

Vi abbraccio come sempre,

Vostra T.


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