Sei.
L'aria è fumosa, densa di particolato, come nei peggiori giorni di vento, ma il cielo è straordinariamente azzurro sul circuito di Silverstone.
Fino a poco più di un mese prima, Anita non avrebbe mai pensato che avrebbe visto un autodromo dall'interno. Certo, suo padre ha minacciato di trascinarla a Monza molte volte, ma non si è mai fatta fregare, imputando sempre scuse improbabili, perfino quando si è trasferita a Milano.
Fra tutte le cose assurde e improbabili di questo mondo, toccare con mano un'auto da corsa le sembrava la cosa più assurda ed improbabile di tutte (o almeno fra le prime dieci). E, invece, eccola lì, appoggiata con la schiena al muro, stretta nel suo inseparabile impermeabile blu, all'interno del box della Red Bull.
La RB16 di Alexander Albon, lucida e fiammante, è a meno di cinque passi da lei. Pensa, anzi, è sicura, di non essere mai stata così vicina a qualcosa così potente, eppure una parte di lei non riesce a godersi il momento.
Sono passati cinque giorni da quando si è svegliata con il post sbornia peggiore in assoluto, in un letto non suo, completamente nuda e senza la minima idea di cosa fosse successo.
Speculazioni ovvie a parte.
Quando è scesa al piano di sotto per recuperare i suoi vestiti, le sue scarpe, perfino il suo cellulare, con venti chiamate perse da parte di sua madre, Paul non era già più lì. E, sinceramente, Anita non aveva idea di dove cercarlo. Nemmeno sembrava avesse voglia di essere cercato, per dirla tutta.
Nei giorni successivi lui l'ha evitata come si evita una brutta notizia, rimandando il momento del confronto il più a lungo possibile e facendo semplicemente finta che lei neppure fosse lì. Il clima piacevole che si era creato si è incupito, e le passeggiate al parco sono diventate un lontano e deprimente ricordo.
In questi cinque giorni Anita si è sentita sporca, sbagliata ed incredibilmente stupida. Non che non lo volesse, una parte di lei sicuramente lo desiderava e non vedeva l'ora che accadesse, ma una cosa così non doveva succedere. Non è mai stata famosa per aver preso delle grandi decisioni da ubriaca, ma questa le sembra la peggiore di sempre.
Andare a letto col proprio supervisore durante il suo periodo di prova in un'azienda multimilionaria suonava tanto come la via più rapida per essere rispedita a casa.
Il suo primo giorno a Milton, Paul le aveva detto che non c'erano ragioni per cui non avrebbero dovuto volerla tenere e, nel giro di una settimana, Anita ne ha scoperte almeno due. È sempre stata la maga dell'auto sabotaggio, ma questa volta c'è andata giù davvero pesante e non sa come rimediare.
Ha provato a parlare con Paul più volte, nel corso della settimana, ma lui si è dimostrato schivo, inavvicinabile, con il senso di colpa scavato in ogni angolo del viso. Com'era ovvio che fosse, questo non ha aiutato il suo inserimento nel team, e quando Ross le si è avvicinato, quel mercoledì, per lasciarle il pass sulla scrivania, Anita ha pensato che si trattasse di uno scherzo.
"Cos'è?" ha chiesto, senza nemmeno tendere la mano per toccarlo, come se fosse avvelenato.
"Ti portiamo con noi a Silverstone per i test" ha risposto il capo, come se fosse ovvio. "O meglio, Paul ti porterà a Silverstone, con Mike e gli altri." Le ha rivolto uno sguardo accigliato, mentre si infilava la giacca.
"Ci dev'essere un errore." Si è affrettata a rispondergli Anita, confusa quanto preoccupata, stringendo i pugni sotto al tavolo.
"Nessun errore, signorina. Domani alle otto, qui. Pronta a partire." Ha concluso Ross, serafico, tirando su la zip della sua giacca fino in cima e uscendo dalla porta spalancata.
Così, alle otto, Anita, Paul e gran parte del team Red Bull si sono messi in auto e hanno guidato fino a Silverstone, per un'ultima prova prima dell'inizio col botto, il Gran Premio di casa.
Lei ha passato il viaggio in rigoroso silenzio, accanto ad un Paul teso come una corda di violino, ascoltando le conversazioni degli altri nel tentativo di distrarsi. Ad un certo punto, quando sono quasi arrivati, qualcuno ha scherzato su un potenziale scambio piloti all'ultimo momento, facendola sussultare.
Meraviglioso. La sua giornata, si dice, fa già abbastanza schifo anche senza Max Verstappen a peggiorarla.
Lavorando prevalentemente nel loro piccolo ufficio, in un'ala dimenticata della grande Factory, Anita non si è mai resa conto effettivamente di quante persone lavorino per l'azienda. Dagli ingegneri, ai contabili, agli addetti vendite, ai pubblicitari e ai meccanici. Perfino quel giorno la rappresentanza sembrava davvero numerosa e le grandi sale messe a disposizione per il team troppo affollate.
Prima di scendere, e dedicarsi alle sue mansioni (ovvero seguire Paul come un'ombra, sperando che si decida a rivolgerle la parola), Anita si è concessa un caffè, ed è lì che ha fatto la conoscenza del secondo pilota del team.
Il suo incontro con Alex Albon è stato decisamente meno esplosivo di quello con il suo compagno di squadra, ma ad Anita lui piace infinitamente di più. Ha un accento piacevole, un modo un po' goffo di muovere la testa quando parla e un grande sorriso che sbuca dalla mascherina.
È stato il primo a presentarsi, quando l'ha vista con il pass al collo, ed è stato gentile con lei per tutto il tempo, facendole diverse domande e sembrando interessato alle risposte. È una cosa rara, con le persone che conosci appena, ed Anita è molto stupita da quanto lui e l'altro siano diversi. Si chiede come facciano ad andare d'accordo.
Poi risolve che è un non-problema: Max Verstappen, probabilmente, non è fatto per andare d'accordo con nessun essere vivente.
È Alex ad accompagnare Anita nei box, dopo una breve passeggiata lungo il limitare della pista.
"La prima volta che vedi un'auto di queste partire, non ti aspetti che vada così forte." le dice, chiudendo lo strappo sul collo. "Non sarà divertente come ad un Gran Premio ma, fidati, non te lo dimenticherai mai più."
Pochi minuti dopo, si cala all'interno di quel miracolo di ingegneria e aerodinamica, e viene raggiunto dallo staff, che lo immobilizza all'interno dell'auto.
Anita gli fa un paio di foto con il telefono aziendale, anche se sa benissimo che Paul non le degnerà di uno sguardo, e quando si rende conto che Alex sta per partire indietreggia fino a toccare il muro.
Non pensava che sarebbe mai successo, ma l'emozione che prova in quel momento è violentissima e non trova riscontri simili nella sua memoria. Perché non ha ascoltato suo padre, ed ha dovuto aspettare così tanto per sentire quel brivido sulla sua pelle?
Alex però ha ragione. Nonostante il giro sia noioso e molto breve, Anita è esaltata e su di giri. Così tanto che, quando vede Paul vicino agli schermi, si dimentica del tutto del loro gioco del silenzio, e gli corre in contro per fargli vedere le ultime fotografie che ha scattato ad Alex.
"Paul!" lo chiama, quando è a pochi passi da lui. "Ti cercavo. Devo farti vedere queste foto, potremmo postarle come storie su Instagram, secondo me sarebbero perfette!"
Lo sguardo che lui le riserva è truce, per dire poco, e spegne il suo entusiasmo come una secchiata d'acqua gelida in pieno viso.
Paul ci mette una frazione di secondo per risponderle, ma quando apre bocca sembra abbia riflettuto a lungo sulle parole perfette da usare per farla sentire un'assoluta nullità.
"Anita, no. Mi sono già occupato io della programmazione di oggi" dice, fra i denti, incrociando le braccia al petto. "E poi, un piccolo appunto per le prossime volte. Parlami solo quando interpellata e fai solo quello che ti dico di fare, intesi? Non credevo ti aspettassi che dessimo retta a una appena arrivata."
Anita lo guarda con gli occhi sbarrati e le spalle incassate, mentre si gira e si allontana da lei di tutta fretta, come se avesse di meglio da fare che sprecare il suo tempo con un rifiuto umano del genere.
Le lacrime le pungono gli occhi, e sente un singhiozzo risalirle dalla gola, ma lo blocca. Ci sono molte persone, e non vuole che la vedano piangere senza ritegno nel mezzo della pista. Per fortuna i suoi piedi sono più veloci del suo pensiero, e non aspettano un istante per portarla via da lì.
Anita si rende conto che quello che è successo fra loro sia grave, ma non è solo una sua responsabilità. Non è semplicemente inciampata su di lui, hanno fatto sesso. Sesso sbagliato e decisamente poco professionale, da una parte e dall'altra.
Se lui non continuasse a scappare come un fottuto cerbiatto investito dai fari di un'auto ogni volta che la vede, forse, potrebbero parlarsi, e chiarirsi. Lasciarsi questo errore alle spalle, promettersi di non cedere più.
Continua a camminare per cinque minuti buoni, senza mai voltarsi, e si ferma solo quando incontra il guardrail, contro cui si sfoga, tirando un calcio e lasciandosi andare ad un grido liberatorio, con il quale scorrono tutte le lacrime di frustrazione che ha trattenuto fino a quel momento.
Al contrario di quanto si aspettava, dopo il suo sfogo la rabbia non diminuisce ma, anzi, monta sempre più forte nel suo petto. Più si libera di tutto quello che ha accumulato, più si sente furiosa.
I calci contro le barriere aumentano di frequenza e intensità, ci si regge contro per non cadere.
"Ehi! EHI!"
Tutti i rumori esterni sono esclusi, le arrivano come ovattati, e ci mette un po' per capire che la voce in lontananza chiama proprio lei, ed è sempre più vicina.
"Se lo picchi così forte dovrò mandare gli operai a sistemarlo a nostre spese!"
Con suo sommo orrore, quando gira la testa verso la voce, si rende conto che la sua sfortuna è un pozzo inesauribile di idee. A un paio di metri da lei, c'è Christian Horner, con le braccia incrociate, che la scruta interrogativo.
Anita chiude gli occhi e sospira, per ritrovare la calma, nel tentativo di liquefarsi come la strega cattiva del Mago di Oz e sparire in una pozzanghera ai piedi del Team manager.
"Mi scusi, davvero." Mormora, asciugandosi le lacrime col dorso della mano. "Non ho idea di cosa mi passi per la testa."
Oh be', in realtà ha benissimo idea di cosa le passi per la testa, ma non sarebbe saggio condividerlo.
Per un lungo minuto lui non dice niente, e scenari apocalittici si dipanano davanti agli occhi di lei.
"Sei nuova?" le chiede, ed ha nel tono una nota che non riesce a decifrare.
"Sono Anita Grossi, per lo stage nel reparto Social Media." Risponde lei, tirando in alto il pass appeso al suo collo. "Sono in prova, è quasi finita." Il suo tono è rassegnato, così come la sua postura.
Un sorriso si apre sul viso di Horner, che scioglie le braccia e assume immediatamente una posa più rilassata.
"Ah, ecco. Ho sentito parlare di te."
Anita si strofina una mano contro la fronte, di piatto. Tutti i suoi incubi peggiori si stanno realizzando. Christian Horner in persona è venuto a cacciarla, non per una ma per molteplici ragioni.
"Signor Horner, davvero, sono mortificata." Gli risponde, con la voce tremante, ed è incapace di sostenere il suo sguardo. Si fissa la punta delle scarpe macchiata di nero in strisce parallele come graffi.
"Non fraintendermi, a quanto pare hai davvero dei modi poco ortodossi." Fa una pausa, grattandosi la barba. "Ma se sei qui Ross ti sta sicuramente tenendo d'occhio, non mi preoccuperei più di tanto."
Anita si stringe nelle spalle, scuotendo la testa. Tanto vale giocarsi il tutto per tutto: "Per quel che vale, non credo che mancherei a qualcuno. Anzi, direi che la metà delle persone con cui ho parlato fino ad ora farebbe i salti di gioia, se solo sapesse che mi manderete via."
È allora che Horner la stupisce, con una risata genuina, che la lascia senza parole: "Ti riferisci a Max? Oh, quel ragazzo è una spina nel fianco ma, Dio se è bravo. Non lasciarti intimorire, non comanda la baracca. Io lo faccio."
Anita lo guarda dritto negli occhi, prima di rispondergli, cercando di comunicargli tutta la sua speranza.
"Credo mi ci voglia un miracolo."
Un sorriso gli si è ormai stampato sul viso, e lei per qualche strana ragione riesce a sovrapporlo perfettamente a quello di suo padre.
"Sono piuttosto bravo a farli, fidati."
//Spazio autrice (si, come no)
Ben ritrovate con un nuovo capitolo, spero siate arrivate/resistite fino a qui. Fino a ieri sera ero sicura sarebbe venuto molto più corto del solito, ma così non è stato per fortuna. Si tratta di qualcosa di un pochino diverso dal solito, ma ci tenevo a scrivere ancora un capitolo prima di dare inizio al Campionato 2020 *wink wink*. Dal prossimo in poi, il setting sarà molto diverso e cambierà quasi in ogni capitolo: non vedo l'ora!
Spero che vi divertiate a leggerlo quanto io mi diverto a scriverlo e vi ringrazio infinitamente: Mad Max ha raddoppiato le sue visite rispetto alla scorsa settimana. Leggete, votate e commentate se vi va! Vorrei leggervi ma la sezione commenti resta sempre vuota, rip :(
Vi abbraccio forte
vostra sempre, T.
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