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Quattordici.


La sua prima notte a Monaco, Anita fa un sogno diverso. Le è difficile concentrarsi su quello che sta accadendo perché ha la vista annebbiata e i suoni le arrivano alle orecchie ovattati, come se si trovasse in una bolla separata dal mondo esterno. Non cammina sulle sue gambe, ma è sorretta da due paia di braccia forti che la accompagnano fino alla porta di un appartamento che non conosce. Un uomo, di cui non riesce a focalizzare il viso, la trasporta di peso fino ad adagiarla su un letto di fiori morbidissimo e profumato. La sua mano le sfiora delicata i capelli, il viso, le labbra. Si sente protetta, anche se non sa da chi. Poi, come tutte le altre volte, riconosce un paio di occhi azzurri nell'atmosfera brumosa. Solo che questa volta, dopo, non si sveglia.


La prima cosa che registra, al mattino, prima ancora della nausea e del dolore lancinante alle tempie, è che la luce che filtra dalle imposte è troppo intensa. Anita strizza gli occhi, coprendoseli con il dorso della mano, e si stiracchia intorpidita fra le lenzuola pulite.

Dopo qualche istante, si rende conto di non avere addosso il suo solito pigiama a righe sottili, ma uno scomodissimo vestito elegante, che le sta stretto in dieci punti diversi e le ha segnato la pelle sul fianco, imprimendole la trama della zip.

Batte le palpebre, confusa, mentre flash della serata precedente le tornano in mente e ricorda, gradualmente, di trovarsi a Monaco. L'ambiente che la circonda- gli armadi, la specchiera, il tavolo basso- è familiare, ma non in modo positivo. È in camera di Max, in un letto sfatto da entrambi i lati, e non ricorda molto della serata precedente.

È un déjà-vu squallido che le fa venire voglia di vomitare.

Si tira su, malferma sulle gambe, e apre un paio di porte, a caso, prima di trovare il bagno. Arriva un istante prima che sia troppo tardi.

In ginocchio sul pavimento freddo, mentre le lacrime le rigano il viso, si fa più schifo di quanto non le sia mai successo.

È tutto sbagliato, sbagliato, sbagliato. Le sembra di rivivere l'episodio peggiore della stagione in loop, solo che questa volta è perfino peggio della precedente. Come ha fatto a farsi convincere da lui? Nemmeno le piace Max anzi, le detesta Max. E detesta sé stessa ancora di più per aver trovato il modo di mettersi in questa situazione, di nuovo.

Ancora una volta, la casa il mattino dopo è deserta e spettrale, anche nella luce abbagliante del sole monegasco. Lei è chiusa dentro, e il proprietario non si vede da nessuna parte. Per quanta fatica le costi, lo cerca ovunque, nelle stanze chiuse, in cucina, perfino sulla terrazza, ma sembra essersi volatilizzato nel nulla. Il piccolo ma non trascurabile dettaglio è che Anita non ha la minima idea di come tornare a Milton senza Max.

Stupida. Sprovveduta. Ingenua. Stupida di nuovo e doppiamente. Come diavolo ti è venuto in mente? Non impari mai Anita, mai.

Quando torna in camera, per liberarsi della trappola mortale e infilarsi i vestiti piegati sulla sedia, trova il suo telefono a faccia in giù sul comodino. È quasi del tutto scarico, ma Anita riesce a controllare il registro chiamate ed è decisamente la cosa peggiore che potesse fare.

Tredici chiamate perse da Paul. Una chiamata in entrata ricevuta, da un minuto e quaranta secondi, all'una e un quarto di notte.

Ha un ricordo vago di aver parlato al telefono con lui che si mescola irrimediabilmente con lo strano sogno che ha fatto, e non è in grado di dire cosa sia vero e cosa no.

Si passa una mano fra i capelli, mordendosi a sangue l'interno delle guance, e si infila la polo dalla testa. Ha rovinato tutto e questa volta è solo colpa sua. E per cosa poi?

Torna nell'ingresso, alla ricerca della valigia, e rovista un po' alla ricerca del suo caricatore. Non ha idea di chi chiamare, perché nessuno può soccorrerla. Le balena in mente l'idea di chiedere a Rebecca di saltare in auto e venirla a prendere, ma non le sembra una soluzione ragionevole per almeno trenta motivi diversi.

Si risolve di scrivere a Daniel, su Instagram, sperando che lui risponda alla sua richiesta di aiuto, per quanto bizzarra possa sembrare. Le probabilità sono basse, vista l'ora, ma tentare non nuoce.

Ciao Daniel, sono Anita. Qualsiasi cosa sia successa ieri (spero niente di troppo spiacevole), mi dispiace, non ero in me. Ho bisogno di tornare a Milton, sai dove posso trovare Max? Grazie, e a presto :)

Suona davvero stupido come messaggio, considerato che il destinatario vive dall'altro lato del pianerottolo del palazzo in cui si trova. Anita cancella tutto, e resta seduta ai piedi del divano, massaggiandosi la fronte con la mano.

Pochi istanti dopo, sente un rumore di chiavi all'ingresso, e scatta in piedi, affacciandosi nel corridoio stretto con tutta la testa. La porta si spalanca, e rivela la figura sudata e accaldata di Max, in tenuta sportiva, in evidente rientro da una corsetta mattutina.

"Buongiorno" le dice, cauto, quando la vede, ed ha un'aria sorpresa e vagamente preoccupata.

Non si è guardata allo specchio, ma per come la guarda deve fare davvero spavento.

Anita fissa Max senza riuscire a dire niente. Vorrebbe chiedergli tante cose, ma non sa da dove iniziare e, soprattutto, ha paura delle risposte che potrebbe ricevere.

"A quanto pare no" prosegue lui, alzando le sopracciglia di scatto e dirigendosi verso la cucina. Spalanca la porta del frigorifero e beve a lungo direttamente dalla bottiglia.

Le dà le spalle, mentre armeggia con il tappo: "Se te lo stai chiedendo, no, non abbiamo scopato. Eri collassata, e a quanto pare devo ricordarti di volta in volta che non sono uno schifo di persona."

Il cuore di Anita perde un battito. Il sollievo che prova non è forte come aveva immaginato, probabilmente perché il tono che Max ha usato la fa sentire in difetto. Se non fosse praticamente certa che lui non abbia sentimenti, penserebbe che sia ferito dalle sue insinuazioni.

"Non ricordo molto di ieri." Confessa lei, mordendosi il labbro, evitando di guardarlo direttamente. "Mi dispiace, per qualsiasi cosa sia successa. Non dovevo."

Max si irrigidisce immediatamente, mentre chiude il frigorifero, e si gira a guardala, con le braccia stese lungo i fianchi. I muscoli sono in tensione per lo sforzo fisico e guizzano sotto la pelle lucida.

"Non è successo niente, Anita, non è un affare di stato." Decide di risponderle, mentre un sorrisetto fastidioso gli si dipinge sul viso. Sembra uno di quei ragazzini odiosi sempre pronti a fare scherzi stupidi che nessuno trova divertenti. "Non sei la prima che dorme nel mio letto."

Le parole di Max la colpiscono con la forza di uno schiaffo, facendole arrossare le guance e salire le lacrime agli occhi. Anita deve mordersi la lingua per impedirsi di ricoprirlo di insulti o scoppiare a piangere, o una patetica combinazione delle due. Tutti i suoi buoni propositi sono evaporati, si sente una pentola a pressione pronta ad esplodere.

Cos'hai che non va, Max? Perché essere gentile, se poi devi comportarti così? Vuoi fare il pazzo? Possiamo giocare a chi è più pazzo fra i due.

"Sai cosa? Mi rimangio questa cazzo di scuse." Gli risponde, lanciandogli uno sguardo truce. Tiene le braccia incrociate al petto, strette. "Anzi, sai cosa? Spero di averti rovinato la serata." Infarcisce ogni sillaba di tutta la cattiveria di cui è capace.

Si appoggia allo stipite della porta della cucina con un braccio, con aria di sfida, e cerca gli occhi blu di lui. La rabbia per come le ha parlato è più forte di qualsiasi imbarazzo o dispiacere.

Non è un oggettino da collezione, è una persona.

Max sostiene lo sguardo, granitico. Solo il petto che si alza e si abbassa in maniera affannosa tradisce che non è tranquillo come vorrebbe dare a vedere. Sotto il velo di apparente calma e scherno, è una bomba ad orologeria. Se non taglia rapidamente i fili giusti per disinnescarlo, finirà col saltare in aria, ferendo entrambi.

Apre la bocca. Sta per dire qualcosa di cui entrambi sono certi che si pentirà, quando il telefono di Anita, abbandonato nelle pieghe del divano, squilla e lei corre verso il suono per rispondere.

Dall'altro capo, è la voce di Paul a giungerle forte e chiara.

"Perché non sei qui, Anita?"

Il cuore le batte fortissimo contro la cassa toracica, e sente una seconda ondata di nausea assalirla improvvisamente.

"Lynn...mi ha detto che avrebbe parlato con Ross ..." prova a giustificarsi, accarezzando la pelle del divano con la punta delle dita, sovrappensiero. Ricordare cosa si sono detti la notte prima potrebbe aiutarla a capire perché sembra così arrabbiato.

"Lynn ha parlato con Ross. So che non verrai oggi." Dice, serio. C'è una breve pausa di silenzio. "So anche che sei a Monaco, Anita."

Il tono che usa non lascia spazio a fraintendimenti.

"È stata una decisione improvvisa, mi...mi dispiace, ecco." Gli risponde, e stringe gli occhi per combattere il dolore lancinante alla testa. Dà le spalle a Max, troppo presa dalla conversazione che sta avendo per curarsi di lui. "Ho tutto con me. Se hai bisogno, carichi sul cloud e me ne occupo in un istante. Ho le ultime bozze già pronte..."

"Anita, sei andata a letto con qualcuno?"

Lei strabuzza gli occhi e si porta la mano sinistra al petto, come per impedire al suo cuore di schizzarne fuori. Non si sarebbe mai aspettata una domanda così aperta e diretta da parte di Paul considerato che, qualsiasi cosa abbiano, va avanti da un paio di settimane, è puramente sessuale e per giunta segreta.

"No." Dice Anita, troppo in fretta, con la voce un'ottava più alta del normale. "E anche se fosse, Paul, non sono affari tuoi."

Non è pronta alla risposta che riceve.

"Anita, vaffanculo. Mi credi stupido?" urla il suo capo al telefono. Quando le persone alzano la voce con lei, indipendentemente dal motivo per cui lo fanno, non può fare a meno di sentire gli occhi inumidirsi. "So benissimo che sei con il fottuto Max Verstappen." Va avanti Paul, con tutto il veleno di cui è capace.

"Non è come credi" si difende lei, in un sussurro, stringendo i pugni per combattere contro il bisogno di piangere.

"Non è come credo? Ah no? Tu hai idea di cosa fa quello con le ragazze? Sei veramente così stupida?"

Le torna in mente una delle tante scenate di gelosia che le aveva fatto il suo ex, dopo averla vista prendere un caffè con un suo compagno di università, prima che lei venisse a sapere della sua doppia vita. Ricorda la rabbia, la sensazione di impotenza, il desiderio di urlargli in faccia non posso credere che tu pensi che sono così.

Una lacrima le riga la guancia sinistra, senza che lei possa fare nulla per fermarla.

"Non stiamo insieme. Sei stato abbastanza chiaro." Dice, con la voce rotta. Si deve far forza per aggiungere un altro pezzo alla frase, prima di chiudere la chiamata: "E ora sarò chiara e cristallina anche io: non sono roba tua, perciò non preoccuparti per me. Sono ancora intera."

Interrompe la telefonata, consapevole che al suo ritorno a Milton le cose saranno molto più complesse di come le ha lasciate, e che la sua serenità a lungo termine è stata barattata con una serata ad alta gradazione alcolica sui tetti di Monaco, in compagnia di un ragazzo con il quale, si rende conto, non andrà mai davvero d'accordo.

Anita lascia cadere il telefono sul divano, e vi si appoggia con le mani, scaricando tutto il peso. Si è svegliata da meno di due ore ed è già la giornata peggiore dell'ultimo periodo. Le ci vuole qualche istante a ricordarsi che Max è dietro di lei e, probabilmente, ha ascoltato ogni singola parola della sua telefonata con Paul.

Non si ricorda nemmeno perché si stava arrabbiando con lui, per quanto è forte la delusione che prova nei confronti del Non-Poi-Così-Meraviglioso Harris e per quanto incasinata è la sua vita al momento. Vuole solo farsi una doccia, prendere un'aspirina e dormire per dieci anni.

Quando si gira, ancora con gli occhi rossi di pianto, è pronta a tutto. Pensa che si troverà davanti Verstappen con le braccia incrociate e un sorriso compiaciuto sul viso, pronto a prenderla in giro e a tormentarla, ricordandole quanto patetica sia la sua esistenza.

Max, invece, la sta studiando, molto concentrato, con il labbro inferiore fra i denti e la fronte corrucciata. Ha un'espressione imperscrutabile, ma nei suoi occhi Anita intravede un riflesso a cui non era preparata.

"Per quel che vale, ho sempre pensato che Paul fosse uno stronzo." dice il ragazzo, prima di imboccare il corridoio e dirigersi verso il bagno per fare una doccia.

E non è molto, né particolarmente poetico, ma Anita ha la sensazione che sia il suo modo malato e maldestro di rincuorarla.

Forse non sono amici. Forse non si piacciono nemmeno, e sicuramente una serata insieme e una pacca sulla spalla non cambiano nulla.

Però Max Verstappen rispetta Anita Grossi, e questo, in un certo senso, cambia ogni cosa.


//Spazio autrice (oh, andiamo)

Buona sera e ben ritrovati su questi schermi con un nuovo capitolo. Probabilmente ci troviamo davanti al primo vero e proprio punto di svolta della vicenda. Da qui può andare solo in due modi: splendidamente bene o terribilmente male.

Max e Anita si avvicinano sempre di più, ma sarà davvero un bene per entrambi?

Volevo ringraziarvi infinitamente per il supporto ricevuto, per i voti, i commenti, le letture. Mad Max era un progettino a tempo perso ed invece sta diventando di giorno in giorno sempre più corposo ed importante, ed il merito è principalmente vostro.

Spero le feste siano andate bene, e che questo capitolo possa farvi compagnia in questo sabato che sa di domenica, anche se non è particolarmente felice. Ci diamo appuntamento al prossimo, dove la tensione toccherà le stelle.

Bacini e a presto,

Sempre vostra, T.


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