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Diciannove.

NOTICINA IMPORTANTE: a metà del capitolo troverete un link di youtube con la colonna sonora per quella parte. Finalmente ho trovato una canzone che parla davvero di/a questa storia. Spero vi piaccia e vi accompagni nella lettura. (in basso spazio autrice importante con aggiornamenti onesti !)

Love, let's talk about love
Is it anything and everything you hoped for?
Or do the feeling haunt you?
I know the feeling haunt you

Quella notte Anita non chiude occhio. Si gira e rigira per ore, insonne, sul materasso bitorzoluto nel suo appartamento a Milton, che le sembra piccolo e soffocante più che mai. Nella solitudine della stanza, non c'è modo di mettere a tacere i suoi pensieri.

Non riesce a capire come una cosa così insignificante come un bacio possa avere un impatto tanto forte su di lei. Si è già innamorata infinite volte, ha già perso sonno e lacrime per un'altra persona, si è già fatta illudere ed ha sofferto, ha già imparato a sue spese che riporre la propria fiducia in un altro essere umano non porta niente di buono.

Credeva di aver imparato la lezione, e di averlo fatto nel modo più crudele possibile. Invece eccola lì, irrimediabilmente persa per un pilota impenetrabile e disfunzionale che non riuscirà mai a renderla felice.

Suona tragicamente comico, ma ci è abituata. Tutto nella sua vita funziona così, si è rassegnata tempo fa.

Nella sua mente, Anita rivive il bacio con Max all'infinito, tanto che teme ne consumerà presto il ricordo. Vorrebbe fissarlo a fuoco nella memoria per non perderlo, ma è stato talmente scioccante che tutto ciò che le sovviene sono solo dei flash sparsi.

La mano salda dietro la nuca, il pollice appoggiato sulla guancia, le labbra carnose e dolcissime per lo Champagne. La ruvidità della barba, il fruscio della tuta, l'odore di benzina e gomma bruciata tutt'intorno. Il sorriso di Max, il saluto con la mano, la sua figura che rimpicciolisce mentre si allontana.

A volte le sembra così impossibile che si chiede se sia successo davvero o se sia solo frutto della sua immaginazione.

Aspetta ancora qualche minuto distesa a pancia in su, anche se è certa che il sonno non verrà, poi si tira su a sedere nel buio della stanza, scostando le coperte e cercando a tentoni il cellulare.

Sono le due e dieci minuti.

Tentenna, aprendo e chiudendo il tastierino, digitando e cancellando il numero di telefono.

Nell'ultima settimana, contro ogni aspettativa, è riuscita a rimanere fedele al suo piano originale, ma col favore delle tenebre è difficile ignorare l'impulso di scrivergli, di sapere se lei gli monopolizza i pensieri come lui fa con i suoi.

Non ci vuole coraggio, ma debolezza per esporsi come ha fatto lui, e di notte, al buio, in silenzio, è più facile sentirsi vulnerabili.

Anita si porta le ginocchia al petto, e compone il messaggio. È molto breve, non particolarmente personale. Probabilmente, si dice, pensa, spera, Max non sarà nemmeno sveglio. O, cosa ancora più probabile, sarà completamente sbronzo a festeggiare da qualche parte insieme a Daniel.

Sente una fitta di gelosia attraversarle il petto, ma la reprime scuotendo la testa.

Prima che possa pentirsi, scrive: Ciao Max, sono Anita. Poi aggiunge: sei sveglio?

Attende qualche istante, carica di aspettative, mordicchiandosi il labbro inferiore. L'unica luce proviene dallo schermo del suo cellulare.

Quando è ormai sicura che non riceverà alcuna risposta, due o venti minuti più tardi, ed è pronta a scaraventare il telefono contro il muro maledicendosi per il suo pessimo tempismo, sullo schermo compare una notifica.

Anzi, due.

Max

Max

Passo a prenderti?

https://youtu.be/o_MPrPcembA

You still don't know my name
And I would die or stay
For you right now
But you still don't know my name

L'auto sportiva con cui si presenta al 48 di Wadesmill Lane alle tre di notte del lunedì è diversa da quella con cui è passato a prenderla la settimana precedente. La vernice è nera e opaca, i fari lucenti come due diamanti incastonati. Anita non è affatto intimorita dal silenzio che li avvolge e, anzi, aspetta trepidante il momento in cui salirà sul sedile del passeggero e cercherà una scusa per ristabilire un contatto.

Le basta aprire la portiera per rendersi conto di quanto la situazione fra loro sia cambiata. Max la guarda dritta negli occhi, la invita a salire, le sorride, le mormora: pensavo non avresti chiamato più.

Macinano chilometri su chilometri sfrecciando per le strade deserte della città addormentata, costeggiano il parco, si perdono nelle vie del centro e poi imboccano l'autostrada, senza una meta precisa. Andare per il semplice gusto di andare.

Max non è ubriaco, non sembra nemmeno stanco, anche se deve esserlo moltissimo dopo la giornata assurda che ha avuto. Con le mani sul volante e gli occhi sulla strada parla più di quanto abbia mai parlato in tutte le volte che sono stati insieme, e soprattutto ride. Ride in quel modo stridente e meccanico che gli appartiene, scoprendo i denti e scuotendo piano la testa, come se non avesse una sola preoccupazione al mondo.

Anita decide che questo Max le piace moltissimo, e non perde occasione per dirglielo.

Sotto strati di cinismo e brutte intenzioni, al di là del concetto di buono o cattivo, c'è un ragazzo a cui mancano i concerti e le lunghe vacanze in Italia, un ragazzo che non torna a casa da mesi e che non vede l'ora di staccare un po'. Di lasciarsi andare.

Nonostante abbiano le cinture allacciate non c'è modo di impedire che i loro corpi si sfiorino in più punti, come se non riuscissero a fare a meno di toccarsi. Il gomito destro di lei contro il suo avambraccio. La sua mano che, mentre accende il climatizzatore, sfiora per caso il dito di lei che alza il volume delle casse. Il braccio teso verso il suo petto per proteggerla da una brusca frenata.

Le volte che i loro sguardi si incrociano, furtivamente, Anita percepisce l'elettricità e la tensione in ogni centimetro di pelle. Parlano tantissimo, ma quello che si dicono guardandosi in quei brevi istanti sembra contare più di tutto.

Ci sono confessioni, timore, desiderio. C'è tutto quello che può succedere da quel momento in poi.

Si fermano solo molto tempo dopo, in una piazzola desolata nel mezzo del nulla, quando Anita dice a Max che avrebbe tantissima voglia di fumare una sigaretta.

È lui ad accendergliela, con quello strano rito che avevano già utilizzato sulla terrazza Monaco, facendo scattare la fiamma a metà strada fra i loro corpi, invitandola a protrarsi verso di lui.

La nuvola di fumo che li avvolge è delicata ed impalpabile. Si porta via qualsiasi traccia residua di insicurezza.

Sono Max e Anita. Solo loro.

Con la schiena poggiata contro la macchina e le teste rivolte verso il cielo punteggiato di stelle. Le braccia scoperte si toccano, e si coprono di brividi.

Vicini.

"Perché non sei con gli altri a festeggiare?" gli chiede lei, reggendo la sigaretta fra indice e pollice.

Max poggia il mento sulla spalla destra, con il labbro fra i denti, e la guarda con i suoi occhi indecifrabili.

"Lo ero" il suo tono è serio, ma si colora con una sfumatura ironica. "Ma quando aspetti una cosa da tanto, non sarebbe stupido farsi scappare l'occasione?"

Il cuore di Anita perde un battito.

E poi accelera il suo ritmo all'inverosimile.

Vorrebbe dire qualcosa di intelligente e sagace per spiazzarlo, prendere le redini ancora una volta, fargli vedere che ha il controllo della situazione. Ma non ne è più così sicura. Inspira a fondo, per cercare le parole che le mancano.

"Andiamo Max, le occasioni non sono certo mancate."

La stella che stava guardando lampeggia un paio di volte prima di spegnersi.

Max ride, distogliendo lo sguardo. Ha le braccia incrociate sul petto, i piedi uno appoggiato sull'altro.

"Non avevi mai chiamato." Dice, semplicemente, cauto. Piccoli sprazzi di insicurezza emergono dalla maschera ben costruita. Anita sa bene che non lo ammetterebbe mai, ma ha l'impressione che lui ci tenesse più di quanto non stia dando a vedere.

"Non sei così male, ho scoperto" risponde lei, e non trattiene il sorriso che le si disegna sulle labbra, appoggiate al bordo della sigaretta.

In quel piccolo momento perfetto sente che niente potrebbe andare per il verso sbagliato. Non sente il freddo, non sente la stanchezza, non ha coscienza di nessuna parte del suo corpo che non stia toccando il corpo di lui.

"Nemmeno tu. Certo, sempre troppo supponente per i miei gusti, ma ci possiamo lavorare."

Se l'obiettivo era riuscire a farsi guardare negli occhi, lo ha centrato in pieno, perché Anita gli scocca un'occhiataccia e si gira sul fianco, di modo da averlo interamente nel suo campo visivo. Lui la imita, così adesso si fronteggiano, ad un passo di distanza. Le iridi sembrano più scure del solito, ma non hanno perso quel bagliore ipnotico che l'aveva colpita la prima volta.

"Per i tuoi gusti?" ripete, piccata, alzando le sopracciglia. "Oh, Max, non riesco a trovare le parole per descriverti quanto poco mi interessa incontrare i tuoi gusti."

Lui alza gli occhi al cielo.

"Puoi smettere di fare finta che io non ti piaccia? È snervante."

Anita porge la sigaretta a Max senza chiedergli nulla, e questa volta, con sua sorpresa, lui la prende. Fa un solo tiro, profondo, tenendola in equilibrio all'angolo della bocca, e lei è assolutamente certa che non sia la prima volta che fuma. Perché ha mentito?

Non ha idea di che ore siano, né di dove si trovino, ma nessuna di queste informazioni sembra interessarle. Anita vuole scavare nel cuore di Max, sentirlo vicino come sulla pista, ancora più vicino se possibile.

Lui gliela restituisce, porgendogliela dalla parte accesa. Si brucia la punta delle dita, ma non si lamenta, né fa cenno di aver sentito alcun dolore.

"Da quanto tempo non vedi la tua famiglia?" chiede allora lei, per rompere il silenzio, mentre la cenere si deposita sull'asfalto ai suoi piedi.

Lui fa una smorfia strana, come se avesse toccato un tasto dolente. Ad Anita torna in mente per un istante il momento terribile in cui, a undici anni, aveva chiesto alla sua compagna di banco come stesse il suo cane, e lei le aveva risposto che avevano dovuto abbatterlo la settimana prima.

"Dipende" dice Max, dopo un breve silenzio. "Se intendi mio padre, Jos, non lo vedo da un paio di settimane. Lui era, be', a Spielberg, lo avrai visto."

Dunque ci aveva visto giusto, quell'uomo altero e minaccioso che aveva incontrato nel corridoio dell'albergo era davvero il padre di Max. Il pensiero di come si era rivolto a lui e di come lo aveva trattato fa spuntare una piccola ruga di espressione al centro della sua fronte, fra le sopracciglia.

A primo impatto aveva pensato che Jos glielo ricordasse molto. La posa, il temperamento, l'impazienza, doveva averli presi tutti da lui. Tale padre tale figlio.

Adesso, sotto la luce della luna, specchiandosi negli occhi di Max vede qualcosa di molto diverso, anche se ancora difficile da interpretare.

"Se intendi mia madre, non la vedo da un po'." Va avanti lui, come se volesse giustificarsi. "Di solito passo molto più tempo con lei e mia sorella, ma con tutto questo casino, la stagione, ho...avuto altre cose per la testa. Ci sentiamo tutti i giorni però."

La sigaretta si esaurisce e un filo alto di fumo si alza fra i loro occhi.

"È complicato." Concorda lei, e i suoi occhi sono attraversati da un lampo di tristezza. Non ha contatti con la sua famiglia da settimane, non li vede da mesi. Nonostante suo padre sia sempre stato dalla sua hanno fatto fronte comune, l'hanno ostracizzata. Tutto per una scelta, una stupida, piccola, insignificante scelta che potrebbe cambiarle per sempre la vita.

Max, per fortuna, non chiede altro.

Percepisce, forse, intimamente, che lei ha bisogno di sentirlo vicino, perché allunga una mano e le sfiora il viso e poi le labbra, con le dita. Anita socchiude gli occhi, sorpresa, ma in modo piacevole, e si protende impercettibilmente verso di lui.

"È bello vederti così, senza tutto il resto intorno."

Le palpebre di lei tremano, e sente le gambe cedere, come colta da vertigine.

"Perché posso fare questo." Prosegue Max, circondandole il volto con entrambe le mani. "E questo"

Si avvicina, chiudendo il piccolo spazio fra i loro corpi, e la bacia, di nuovo.

È un bacio molto diverso. È lungo, intenso, pieno di bisogno e di cose non dette. Max si sporge verso Anita, la schiaccia contro la macchina, le toglie le vie di fuga. Questa volta lei è preparata, lo cerca, lo desidera. Risponde al bacio con convinzione, non subisce, lo attira a sé. Le mani sono ovunque.

Anita vuole, Anita prende. Come se non potesse andare in altro modo, se non così.

È il gioco di potere più vecchio del mondo, e Dio solo sa se riusciranno a fermarsi prima che sia troppo tardi.

Quando si separano, Max nasconde il viso nell'incavo del suo collo, lasciandole una scia di piccoli baci lungo la scapola, per poi risalire fino al suo orecchio.

"Vieni a Montmelò con me?"

Lei ridacchia, e con la mano sale fino ai capelli di lui. Ci passa le dita, li scompiglia un po'. È un gesto così familiare.

"Oh, Max Verstappen, tu sì che sai come impedire ad una donna di dirti di no."


Lui la riaccompagna a casa che il cielo si sta già schiarendo e le promette che le scriverà appena tornato in albergo. Mentre si prepara un caffè per riuscire a tenersi in piedi ed andare a lavoro, il telefono le vibra sul tavolo, e trova un messaggio di lui.

Max

"Buonanotte" leonessa

Anita alza gli occhi al cielo, poi digita la sua risposta: Sei così imbarazzante.

Poi, di seguito: Sto andando in fabbrica.

Riposati.

Lo immagina sorridere, fra le coperte, prima di addormentarsi.


*


Sorprendentemente, le cose non vanno all'aria all'improvviso, come fuochi d'artificio. Si scrivono e si chiamano per tutto il tempo che passano lontani, anche se sono solo pochi giorni. Ed è bello, e spontaneo ed inatteso.

È difficile abituarsi a questa nuova, fumosa, presenza nella sua vita, ma lui si fa spazio in posti in cui lei non pensava ce ne sarebbe mai stato a sufficienza. E Anita arriva perfino a pensare che, forse, magari, potrebbe valerne la pena.

Custodisce Max gelosamente, chiuso a doppia mandata in un cassetto della mente. Tiene tutto per sé, non ne fa parola con nessuno, anche perché non saprebbe cosa dire. Vorrebbe essere cauta, si autoconvince di non essere minimamente coinvolta ma, quando il suo volo atterra a Barcellona, si sente emozionata come una bambina davanti ai cancelli di Disneyland, e capisce che si era sbagliata. Che è già troppo tardi.

Il weekend procede liscio, senza intoppi, ma Anita si sente più irrequieta del solito. Ogni volta che Max sale in macchina sente una stretta al petto. La preoccupazione per il pilota supera l'esaltazione per il Gran Premio, ed afferra per la prima volta pienamente le parole di Lynn.

Stare con un pilota non è facile. Specie se è un tuo pilota.

Agli occhi degli altri devono sembrare i Max e Anita di sempre, due perfetti sconosciuti che non riescono a stare troppo a lungo nella stessa stanza. Negli angoli ciechi delle telecamere, a riparo da occhi indiscreti, la faccenda è ben diversa. È un weekend di ansia, baci rubati, passeggiate silenziose, adrenalina e sigarette condivise. Corse per l'albergo di notte, dovresti già essere a letto, occhiatacce, volevo vederti.

Finisce con un secondo posto sudato fino all'ultima curva, col solito barboso inno britannico che risuona nel circuito della Catalogna, ricordando a tutti che il dominio di Lewis Hamilton non è nemmeno vicino ad affievolirsi. Non si dicono niente, ma non smettono di guardarsi.

In qualche modo, Anita sa che un po' ha corso anche per lei.


//Spazio autrice (aridaje)

Buon sabato a tutti! Mad Max ritorna con un capitolo nuovo di pacca, che non era previsto nel piano originale e di cui mi sono innamorata irrimediabilmente. Forse, più che il primo bacio di Max e Anita, aspettavo proprio il momento in cui avrebbero iniziato a cercarsi sul serio, perché per me è stato subito chiaro che non avrebbero potuto fare a meno l'uno dell'altra.

Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate! Mi mancano molto i vostri commenti, sarò sincera. Aspettavo sempre con ansia il momento in cui avrei potuto confrontarmi con voi, sono convinta mi aiutasse molto anche a sviluppare la storia. Se avete qualche minuto da dedicarmi, mi farebbe molto piacere avere un piccolo feedback!

In ogni caso GRAZIE, perché nonostante le interazioni ultimamente si siano azzerate, la storia ha superato le tremila letture e ha quasi raggiunto i trecento voti. È un risultato incredibile, e devo tutto a voi.

MAD MAX NON ANDRA' IN VACANZA A TEMPO INDETERMINATO, MA NON AVRO' TUTTO IL TEMPO CHE AVEVO FINO AD ORA. GLI AGGIORNAMENTI DOVREBBERO AVERE UNA CADENZA SETTIMANALE D'ORA IN POI, PERCIO' VI CHIEDO: QUALE GIORNO PREFERIRESTE?

Vi mando come sempre baci esagerati,

Vostra T.

ps. vi piace la nuova copertina? xx

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