They Don't Need To Understand
Era passata una settimana e tutto sembrava andare bene. Ma non per un certo inglese di nome Alex. Alex si sentiva soffocare, sentiva le budella contorcersi, sentiva mille voci. C'era chi gli diceva di essere inutile, chi gli diceva di essere stupido, chi gli diceva di essere un illuso, che tutti l'avrebbero abbandonato anche ora che credeva di aver trovato qualcuno in grado di capirlo, soprattutto ora che aveva trovato qualcuno. Alex odiava quei momenti. Odiava i suoi attacchi di panico. Sapeva che le voci non esistevano, sapeva che mentivano, sapeva che era solo un brutto scherzo della sua mente. Ma nei momenti più bui Alex aveva creduto a quelle voci tante volte. E dopo tutti quegli anni ancora non riusciva a zittirle. Per questo almeno una volta alla settimana Alex si ritrovava a terra, letteralmente, con le ginocchia al petto, le unghie conficcate nei suoi palmi e quelle fottutissime mille voci in testa. Il fato volle che, dopo quelle che ad Alex erano sembrate ore ma che si rivelarono pochi minuti, Jack passasse per il corridoio dell'ala Est. Il libanese provò a calmarlo ripetendogli di respirare lentamente , senza ottenere risultati. Non aveva mai visto un attacco di panico così forte, e lui di attacchi di panico ne aveva visti decine. Jack aveva perso tutte le speranze quando improvvisamente si ricordò di uno degli attacchi di Tay e di come Jenna l'avesse clamata. Non era sicuro dell'effetto che avrebbe avuto su di Alex, avrebbe potuto peggiorare le cose ma decise lo stesso di provarci. "Non so sei gay o bi o qualsiasi altra cosa ma devo farlo, quindi scusa Alex." fu tutto ciò che Jack disse prima di avvicinarsi al viso di Alex e baciarlo. Quando Jack si staccò provò un mix di emozioni provate una volta sola nella vita. E questo non gli piaceva affatto. L'espressione sulla faccia di Alex era tornata normale, se per normale si intende qualcosa tra lo sconvolto e lo shockato. "Tu... tu mi hai calmato." "Eh, già." disse Jack leggermente a disagio grattandosi il collo. "Grazie." mormorò Alex abbracciandolo ed andandosene via lasciando Jack piuttosto confuso.
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Kellin non sapeva se farlo o meno. Era veramente insicuro su quella cosa. Aveva passato ormai un'oretta in bagno ed il povero Andy stava aspettando da più di mezz'ora di farsi una doccia. Parlando del diavolo... "Kells? Tutto bene?" "Ehm... sì. Ora esco tranquillo. Ho solo un problema." "Che succede?" "Ho una crisi 'fashion'." "Be' siamo entrambi ragazzi posso darti una mano." 'Non sto parlando di vestiti da ragazzo, però' pensò Kellin "No, va bene così. Posso fare da solo." "Insisto. E spero vivamente che tu non sia nudo perché sto per entrare." disse Andy aprendo la porta. Kellin diventò più rosso dei capelli di Alan per gli amici, ma solo che piacevano ad Austin, 'Rosso malpelo'. Andy era sbigottito e colorito quasi quanto il compagno di stanza. Kellin indossava un top rosa chiaro, una gonna nera ed un paio di stivaletti neri glitterati "Ehm, scusa... io non... sapevo che... tu fossi... trans?" balbettò Andy "Io non lo sono." mormorò Kellin "E allora che sei?" chiese Andy curioso "Non lo so. So solo che sì... insomma.. i vestiti da ragazza non sono così male." disse il più piccolo ancora imbarazzato "Oh okay. Comunque quale sarebbe la crisi 'fashion'? Perché onestamente stai benissimo così fratel... cioè sorella, lasciami fare solo una cosa." disse il più grande avvicinandosi a Kellin. Gli raccolse i capelli con una passata che evidentemente apparteneva all'altro "Ora sei perfetta." Kellin ridacchiò "Guarda che devi usare lo stesso i pronomi maschili con me." "Va bene, Kelly." quest'ultimo lo guardò negli occhi e poi lo abbracciò sorridendo "Grazie mille Andy. Ho finalmente qualcuno di cui fidarmi. Grazie veramente sei il mio Gigante Buono. Ti voglio bene." Andy lo strinse forte "Anche io piccoletto."
nda: titolo They Don't Need To Undestand - Andy Black
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