Kellin corse. Corse così tanto che quando arrivò alla Mad House per poco non svenne. Prese nota di dover ringraziare il professor Way, di chimica. Grazie a lui aveva scoperto un posto sicuro, o così almeno gli aveva detto Mikey, appunto il suo professore, l'unica persona con cui aveva trascorso un po' tempo nell'ultimo anno scolastico. Dopo le prime volte che Kellin era rimasto in classe per pranzare ci avevano entrambi fatto l'abitudine. Chiacchieravano e durante quei venti minuti Kellin si sentiva un suo pari. Dopo un mese aveva iniziato a chiedergli dei brutti lividi che aveva. Il ragazzo credeva non li avesse notati. Inventava scuse su scuse. Dopo due settimane Mikey non gli credeva più e gliel'aveva detto. Kellin allora aveva iniziato a piangere a dirotto e aveva raccontato come lo trattavano a casa. Gli disse della morte di sua madre avvenuta quando aveva appena 10 anni, l'unica che lo proteggeva e gli voleva veramente bene, parlò del padre che dopo sei mesi si era risposato con una donna divorziata che aveva già un figlio, Max, di appena un anno più grande di lui, ma che in poco tempo lo aveva fatto suo schiavo e sacco da boxe personale. Gli raccontò del
suicidio del suo migliore amico, Nick. E di come aveva affrontato la cosa. Aveva confessato di avere dei dubbi sulla sua sessualità ed addirittura sul suo genere. Dopo sei mesi di lividi il professor Way gli aveva raccontato del posto che gestiva suo fratello, un posto sicuro dove anche quelli come quelli poteva trovare qualcuno che li capisse. Kellin allora aveva raccolto il necessario, giusto qualche vestito, qualche libro e la sua collezione di cd. Era scappato appena uscito da scuola. Quel giorno i bulli lo avevano ridotto davvero male. Un gruppo di ragazzi dell'ultimo anno capitanati Come ogni altro giorno d'altronde. Quando bussò alla porta della casa un tipetto biondo dagli occhi azzurri ghiaccio gli aprì. "Ehi, ma che ti è successo?" chiese con uno spiccato accento britannico "Cerco... Gerard Way..." disse col fiatone "Gerard? Te lo chiamo subito." il ragazzo andò in una stanza e ne tornò poco dopo con un uomo dai capelli rosso vivido. "E tu saresti...?" "Kellin... sono un alunno... di Mikey, suo fratello..." disse ancora senza fiato. "Oh, ehm okay. Perché sei qui Kellin?" "Casa mia fa schifo. Molto schifo. I miei non ci sono mai. Tutti mi odiano. Anche a scuola. Mikey mi aveva raccontato che suo fratello maggiore gestiva un posto in cui ragazzi potevano stare sicuri quindi sono venuto." "E scommetto che nessuno sa che sei qui?" "Ho lasciato una lettera ai miei ma non credo che la leggeranno presto. Te l'ho già detto non ci sono mai a casa." "Oh... capisco. Be' Kellin qui sei il benvenuto. Ben ti mostrerà in giro, nel frattempo troverò una sistemazione per te, okay?" "Sì, grazie mille." Ben, lo portò ovunque, fermandosi un paio di volte per presentargli alcuni dei ragazzi e mostrargli dove si trovavano il salotto, grande quanto un'intero monolocale, la sala da pranzo, simile a quella di un hotel; aveva visitato anche il seminterrato dove aveva visto un tabellone su cui erano organizzati i turni in lavanderia, in cucina ed anche quelli per le pulizie. Kellin si sentiva già più sicuro, aveva visto come la casa era organizzata ognuno aveva un compito specifico, i ragazzi facevano tutto per tutti, collaborando come una vera famiglia. Alcuni sembravano conoscersi da sempre. Dopo il piccolo tour che l'inglese gli aveva fatto fare, Gerard mandò una ragazza dai capelli per metà rosa e per l'altra arancioni ad avvertirli che la stanza di Kellin era pronta. "Starai in camera con me per ora. Nei prossimi giorni troveremo una sistemazione migliore. Assieme a noi ci sarà Josh. Ben lo salutò e poi lo abbracciò dicendogli "Benvenuto alla Mad House Kellin." E Kellin per una volta si poteva sentire davvero il benvenuto.