Capitolo 20
Harriet
Gli esami si avvicinavano sempre di più. Io stavo facendo del mio meglio per studiare perfettamente ogni singolo argomento in vista degli esami di laurea. Dormivo si è no tre ore a notte e nel mio corpo probabilmente non ha mai circolato così tanto caffè. Avevo delle occhiaie spaventose ed appena riuscivo a reggermi in piedi.
Honey era un anno più piccola e per ciò avrebbe preso la laurea il prossimo anno, ma intanto mi aiutava a ripetere la tesi che avevo scritto al computer con le viapositive, ben settanta pagine di tesi sull'analisi del turismo sportivo. Un lavoraccio.
"Non preoccuparti, Harriet."
Continuava a ripetere Honey, mi piaceva il suo modo di approcciarsi alle cose. Mi sosteneva in tutto ciò che facevo, anche per questo mi sono innamorata di lei. E poi diciamolo... come si fa a non amarla?
Il giorno dell'esame avevo passato tutta la notte a ripetere parola per parola, non avevo un bell'aspetto. Quella mattina presi tre caffè espresso per evitare di addormentarmi durante l'esame. Honey mi rassicurò dicendomi:
"Se sarai strabiliante nella presentazione come lo sei a letto con me non avrei alcun problema!"
Tutti i ragazzi presenti nel corridoio dove erano state posizionate le sedie si girarono verso di noi, ridacchiando. Io arrossii vistosamente e nascosti il volto tra le mani.
"Honey! Per favore!"
Un uomo in giacca e cravatta aprì la porta. Un ragazzo moro uscì, visibilmente allegro e si diresse verso l'uscita. Tutti lo seguirono con lo sguardo.
"Mulder Harriet."
Mi chiamò dopo aver controllato una lista. Io mi alzai, prendendo la pendrive dalla tasca dei jeans lunghi fino al ginocchio. Sospirai ed Honey mi fece il pollice in sù prima che io entrassi nell'aula. Se non esistesse dovrebbero inventarla, quella ragazza. La mia ragazza.
Honey
Era già passata quasi un'ora ed ancora Harriet non faceva vedere. Guardai di nuovo l'orologio, avevo controllato l'orario già cinque volte in dieci minuti.
In quel momento la porta venne aperta di nuovo. Ne uscì la mia ragazza, era seria. Abbassai lo sguardo. Se fosse andata male? L'avevo aiutata io nello studio ed avevo suggerito io l'argomento... mi sarei sentita in colpa per mesi se lei non fosse riuscita nel suo intento.
Mi alzai, e lei mi prese per mano. Non mi guardò negli occhi.
"Grenoble Annabeth"
Sentiamo chiamare in lontananza. Io strinsi più forte la presa sulla sua mano.
"Harriet, tesoro... come è andata?"
Chiesi con la voce tremante. Lei si fermò e mi guardò negli occhi, poi scoppiò a ridere senza controllo e mi abbracciò sollevandomi in aria.
"Trenta e lode!
Un tuffo al cuore. C'era riuscita.
"Andiamo a casa! Dobbiamo festeggiare!"
Disse Harriet allacciandosi la cintura e mettendo in moto la macchina. Mi piaceva vederla così felice. Il suo sorriso per me era come un antidepressivo, ero così fortunata ad averla solo per me.
"Come vorresti festeggiare?"
Chiesi io con la voce maliziosa, lei ghignó ma non tolse lo sguardo dalla strada però mi poggió una mano sulla coscia tracciando del piccoli cerchi con le dita.
"Indovina..."
Una volta arrivati a casa trovammo i miei genitori in salotto che dormivano sul letto. Avevano avuto una riunione molto importante in Florida, erano stati via per un bel pò. Dovevano discutere si cose parecchio importanti,
'Questione di vita o di morte', dicevano loro.
Cercammo di salire le scale il meno rumorosamente possibile. Una volta in camera Harriet mi buttò sul letto e prese a baciarmi con foga, togliendomi la camicetta color acqua marina che indossavo. Mi era mancata la passione che irradiava, con tutto quello studio non avevamo neanche il tempo di stare assieme se non per ripassare. Adesso l'avevo solo per me. Inutile opporre resistenza.
***
Harriet
"Se vado alla festa di fine anno?"
Stavo parlando con Lee al telefono, mi aveva chiamata per dirmi l'orario della festa che si tiene al campus. È una specie di tradizione, lo facciamo ogni anno. C'è sempre da divertirsi. Abbiamo il permesso per usare il cortile per tutta la serata, qualcuno riusciva sempre a far infiltrare qualche alcolico. Si faceva una colletta, si davano venti dollari al rappresentante d'istituto che si occupava di tutto.
"Chiedo ad Honey e ti faccio sapere"
Risposi e chiusi la chiamata. Honey mi osservava curiosa, sdraiata sul letto con le coperte che arrivavano sotto le ascelle. Lee mi aveva chiamata subito dopo che io e lei finimmo l'amplesso, stavo per assopirmi quando la suoneria mi martellò la testa. Io avevo risposto al telefono in mutande.
"Chi era?"
Chiese Honey facendomi spazio nel letto. Mi coricai abbracciata a lei e poggiai la guancia sul petto, ascoltando il battito del suo cuore.
"Chiedeva della nostra partecipazione alla festa di fine anno"
Lei parve confusa. Come negarlo, veniva da un altro paese e poi sono poche le scuole che organizzano cose del genere ogni anno.
"Va bene. Sarà divertente. Quando sarà?"
Acconsentì lei, ricambiando l'abbraccio e poggiando il suo mento alla mia testa.
"Questa domenica, non ci sarà neanche tanto caldo"
Non riuscii a sentire la risposta perché mi addormentai tra le sue braccia in meno di pochi secondi, scivolando nel mondo dei sogni.
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