Capitolo 18
Grazie per i 5+ mila visualizzazioni! Non posso credere che così tanta gente segua questa storia. Farò arrivare il prossimo capitolo il prima possibile!
Harriet
Una volta ritornati nel West Virginia la prima cosa a cui pensai fu quella di radunare tutta la squadra di basket e cominciare gli allenamenti. Il giorno della partita eravamo tutti agitati, Honey cercava di calmarmi ma io ero troppo emozionata. Dovevamo vincere, era il nostro ultimo anno!
Io avevo il braccio infortunato. Non potevo giocare, ma non potevo lasciarli soli. Escogitai una strategia che consisteva nel passare la palla con passaggi lunghi e veloci in modo da raggiungere velocemente il canestro.
I nostri avversari erano parecchio forti. Dovetti fare capo ad ogni risorsa, anche le riserve diedero del loro meglio sul campo.
"Punto per la squadra del St.Paul College!"
Annunciò Mr.Hack, il nostro coach, sorridendomi.
Io esultai agitando il braccio libero.
Vi fu una una pausa, i giocatori si riunirono attorno a me, alzando le braccia come feci io poco prima.
"Siete grandi ragazzi! Non distraetevi. La rimonta dell'avversario è sempre possibile. State in guardia"
I ragazzi di entrambe le scuole tifavano con vigore. Honey mi sorrideva, seduta con le altre cheerleader in prima fila.
Alla fine degli ultimi dieci minuti di partita constatai che eravamo sempre di due punti in vantaggio e che quindi vincemmo la partita. I ragazzi mi andarono in contro sillevandomi, facendo molta attenzione al braccio, mi strinsero. Mi sentivo così a casa insieme a loro.
Dopo quella dimostrazione d'affetto un pò troppo lunga, David, un giovane dai capelli lunghi fino alle spalle di un caldo color paglia e gli occhi scuri decise di organizzare una festa a casa sua per festeggiare la vittoria. Accettai la proposta, ci meritavamo una piccola pausa visto che tra un mese circa avrei avuto gli esami per la laurea e mi sarei dovuta preparare in modo eccellente a quell'inferno.
Dopo le lezioni, parlai della festa ad Honey mentre tornavamo a casa in autobus. Era una bella rottura di scatole dover aspettare che il mezzo arrivasse alla fermata. Ma avrei dovuto prenderlo per ora visto che la mia auto è stata irrimediabilmente ammaccata sul davanti ed il parabrezza era praticamente andato.
"Mi piacerebbe venissi anche tu alla festa, tesoro"
Dissi io sorridendole, ancora emozionata per la vittoria.
"Oggi non posso, Harriet. Domani ho il test di fisica e scienze della terra"
Rispose lei, seccata. Alzò gli occhi al cielo per poi riportarli sul mio viso.
"Mi dispiace"
Aggiunse dopo un pò.
"Io non ci vado se non vieni tu"
Lo sguardo di lei si addolcí alle mie parole. È vero. Non sarei mai andata senza di lei.
"Non preoccuparti, starò bene. Tu pensa a divertirti"
Non le risposi, avvolsi le sue spalle con il mio braccio e la avvicinai semplicemente a me.
***
Honey aveva insistito tutto il pomeriggio per farmi andare alla festa che si sarebbe tenuta quella sera. Alla fine non potei fare a meno di accettare. Dopo un bacio andai subito verso casa di David. Era una casa poco più piccola di quella dei genitori di Honey ed aveva le pareti di un giallo opaco. Suonai al campanello e mi aprì una ragazza dalla pelle pallida, i capelli legati in una treccia laterale tinti di viola e gli occhi verdi. Più bassa di me di una quindicina di centimetri. Lei sorrise, lasciandomi passare.
C'era un bel numero di persone, oltre alla squadra di basket vi erano quasi tutte le cheerleader, qualche ragazzo che veniva spesso alle partite ed un gruppetto di ragazze di cui faceva parte la ragazza bassa dai capelli viola... ed immancabilmente Lee.
"Ciao, campionessa! Non vedo la mia dolce sorellina. Dove l'hai lasciata?"
Chiese il biondo vedendomi in contro, con due bicchieri in mano. Me ne diede uno, era pieno di roba trasparente. Sicuramente non acqua, forse Vodka.
"Doveva prepararsi per dei test. Mi sono proposta di aiutarla ma lei voleva che io venissi a tutti i costi"
Lee sbuffó una risata e bevve un generoso sorso del liquido presente nel suo bicchiere.
"Già. È proprio da Honey"
Restammo un pò in silenzio a sorseggiare nei rispettivi bicchieri quando lui guardò con circospezione dietro le mie spalle.
"Quella ragazza viola è da un pò che ti fissa..."
Disse ridacchiando, abbandonandosi contro una poltroncina. Già mezzo brillo. Già un sacco di persone erano un tantino ubriache. Frank spuntò da sopra le scale, probabilmente era andato al bagno.
"Lee, ti avevo detto di non esagerare"
Disse battendo un piede per terra, sembrava una madre che sgridava il figlio che aveva colorato sui muri. Mi venne da ridere. Lee si imbronció, incrociando le braccia al petto.
Mi alzai dalla sedia su cui mi ero accampata e mi sedetti su uno degli sgabelli della penisola in cucina. La ragazza dai capelli viola mi seguì a ruota, come un cagnolino.
"Tu sei Harriet Mulder?"
Chiese la ragazza, accavallando le gambe e poggiando la testa sulle sue mani, incrociate. Sorrise.
"Chi lo vuole sapere?"
La bocca della ragazza assunse la forma di una piccola "o". Per un attimo lei mi sembrò profondamente in imbarazzo. Le sue guance si fecero rosse ed il suo sguardo passò dai miei occhi alla piattaforma di marmo bicromo.
"Ecco... io sono Jena Julie"
Disse tutto d'un fiato e balbettando ogni tanto. Quella ragazza mi era familiare ma non ricordo affatto dove ho già sentito questo nome. Mi sorprese anche il fatto che conoscesse il mio, di nome.
"Come sai il mio nome?"
Lei lascio andare un respiro tremolante e mi lascio un piccolo sorrisino, continuando a guardarmi negli occhi.
"Io vado sempre a vedere le tue partite. Mi siedo sempre in fondo..."
Cominciammo a chiacchierare, non era poi tanto male. Il suo continuo balbettare dopo un pò non si notava più. Scoprii che anche lei era originaria della California. La festa finì intorno alle undici di sera, rimasi parecchie ore a parlare con Jena. Il salotto era pieno di gente ubriaca, compreso Lee, che in braccio a
Frank, blaterava parole su come il colore del cielo quella sera sembrasse vagamente vicino al rosso. Completamente andato. Altra gente ancora era impegnata a pomiciare contro il muro, soprattutto due ragazzi della squadra che stavano quasi per farlo sul muro. Un ragazzo ed una ragazza che non conoscevo che erano sdraiati sul pavimento e facevano stavano facendo l'angelo muovendo braccia e gambe.
"Come torno a casa?"
Sì chiese fra se e se la giovane dai capelli viola, mettendosi una giacchetta di pelle color rosa shock.
"È parecchio buio fuori... ti accompagno io. Non puoi mai sapere se qualche brutto maniaco provi a far qualcosa che non deve fare."
Dissi io, uscimmo dalla villetta con David che ci salutava mentre cercava di far alzare i ragazzi che facevano l'angelo nella polvere.
Arrivai davanti casa mia con ancora Jena al mio fianco.
"Io sono arrivata... casa tua è lontano da qui?"
Chiesi cercando le chiavi di casa
"No, non abito lontano da qui"
Rispose lei stringendosi nella giacca e sbadigliando.
"Harriet..."
Alzai lo sguardo verso di lei, che catturò le mie labbra con le sue. Cercai di spostarla da me, nonostante fosse bassa era parecchio forte.
Dopo un paio di secondi una luce mi investì, quasi accecandomi.
Honey...!
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