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Capitolo 16

Il ragazzo dai capelli rossi sogghignò incrociando le braccia al petto

"Dai, Mulder... è questo il modo di trattare un vecchio amico?"

Gli lanciai un'occhiata torva, poi ridacchiai ed un ghigno che non si addiceva al mio volto mi storpió il viso

"Non siamo mai stati amici. O forse vuoi che ti rinfreschi la memoria?"

Lui si portò istintivamente una mano alla radice del naso e finalmente il suo sorrisetto sparì lasciando spazio ad un'espressione cupa. Honey mi guardava confusa, era ovvio non capisse e lo stesso valeva per Frank. Nessuno dei due sapeva... anche se avevo accennato appena a ciò che accadde tempo fa.
Lee era ancora stretto alla giacca di Frank e non accennava a voler mollare la presa.

"Lee Lower... hai un nuovo amichetto vedo"

Mi parai senza pensarci due volte davanti a Lee

"Non provarci neanche. O vuoi ritrovarti per la seconda volta con tre costole spezzate ed il naso rotto?"

Lui trattenne una risata e si avvicinò a me di qualche passo. Eravamo a meno di un metro di distanza e la cosa mi infastidiva parecchio.
Lui osservò il mio braccio, fasciato dopo l'incidente.

"Vuoi farmi male ridotta così?"

Chiese ironico. Lee mi guardò con aria spaventata ma stranamente complice, sapeva bene che gli avrei fatto molto male anche senza usare un braccio

"Perché no?"

Domandai io con un'alzata di spalle parecchio strafottente

"Sarebbe un peccato se la tua fedina penale, già sporca, si riempisse di altri crimini. Ai tempi eri minorenne, te la cavasti con poco... ma ora? Potrei anche accusati di tentato omicidio"

Mi si raggelò il sangue nelle vene a quelle parole, per un attimo non riuscii più a muovermi. Lo sguardo del bastardo dai capelli rossi si andò a posare si Honey, visibilmente incuriosito.

"Chi è questa incantevole ragazza?"

Chiese lui affermando la mano della mia Honey, che, sempre più confusa mi diede uno sguardo.
Per un secondo mi assalì la innata voglia di strappare a mani nude il suo braccio dal resto del corpo, ma mi strattenni.
Gli afferrai il polso e strinsi forte, abbastanza da fargli emettere un piccolo gemito di dolore seguito da una smorfia carica di sofferenza.

"Lasciala immediatamente."

Ringhiai contro di lui e subito la sua mano si allontanò di scatto da quella di Honey. Lei rise piano e si strofinò il polso dolorante.

"L'ultima volta che ci siamo visti non ti piaceva il cazzo, Harriet?"

Sbuffai alzando gli occhi al cielo, avanzai verso di lui. Qualcuno per strada si era voltato a guardare con grande interesse la scena.

"Sei geloso perché io ho il piacere di avere accanto una ragazza bella ed intelligente mentre tu...? Da quanto è che non vai a letto con qualcuno? Da quando tutta la città è venuta a sapere che ti sei fatto pestare di brutto da una ragazzina del terzo liceo? Ricordo ancora le risate delle ragazze e dei ragazzi nei corridoi. Divenni una specie di leggenda una volta tornata dal carcere!"

Lui aprì la bocca per controbattere ma non sapendo cosa dire la richiusi subito ed assunse un'espressione di pura ira. Allora non mi trattenni più e scoppiai in una fragorosa risata, afferrai la mano di Honey ed insieme ad Lee e Frank lo superammo ridendo. Riuscii anche a sentire Lee che, in mezzo alle risate, riuscì a dire:

"Spero riuscirai a trovare una donna che si accontenti di avere una mezza sega a letto come compagno!"

Honey

Per poi ritornare a ridere più forte di prima.
Nessuno parlò più fino all'arrivo al ristorante, una cameriera ci porto ad un tavolo e ci lasciò i menù. Solo allora ricominciammo a parlare di ciò che era accaduto pochi minuti fa.

"Sei stata grande, Harriet!"

Disse Lee entusiasta stringendo il tessuto della giacca che indossava.

"Confermo ma... Lee. Lui era...?"

Frank assottiglió lo sguardo, come per sforzarsi di ricordare e Lee annuì con forza.

"Sì. Quello che mi trattava una merda durante il liceo. Poi però ci pensò Harriet a risolvere la situazione... con un pugno in faccia"

Spalancai gli occhi. Ora ricordo! Me ne aveva parlato Harriet, quando abbiamo fatto quel 'gioco' delle domande personali a cui rispondere!
Ora tutto tornava.
Sogghigai regalando ad Harriet un'occhiata maliziosa.

"Bella ed intelligente, mh? "

Chiesi io. Lei si girò ed arrossí lasciandomi un bacio casto sulle labbra

"Ho solo detto la verità"

Disse lei spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sorridendomi

***

La serata si concluse decisamente meglio di come era iniziata. Parlammo allegramente tutta la serata ed io continuavo ad insistere sul fatto che la cameriera stava fissando con troppa insistenza Harriet e che se non la smetteva subito sarei andata a farle seriamente male.
Una volta tornati a casa ognuno si andò a sistemare nella propria stanza. Harriet si stava togliendo la maglia quando io la fermai.

"Non sei curiosa di vedere il mio nuovo intimo? L'ho comprato qualche giorno fa. È nuovo nuovo"

Le dissi io in tono sensuale facendo un sorrisetto. Lei ridacchió con voce roca e si avvicinò a me spostandomi dei capelli da davanti al volto.

"Mi piacerebbe un sacco visto che oggi sei andata a cambiarti in bagno non facendomi godere la visione del tuo corpicino"

Harriet ghignó e mi diede un bacio sulle labbra, facendo scontrare le nostre lingue in un turbine passionale.
Lei mi tolse il vestito e si concesse un paio di minuti per osservare il reggiseno di pizzo color pesca e gli slip troppo piccoli dello stesso colore e materiale. La mora dolce e sexy che ancora premeva le sue labbra contro le mie fece in modo che io agganciassi le gambe intorno alla sua vita. Si appoggiò alla parete con delicatezza e prese a mordicchiarmi il collo.

Gemetti piano ed afferrai con delicatezza i suoi capelli tirandoli leggermente. Lei mi tolse il reggiseno e lo lanciò con noncuranza sul letto, la stessa fine fecero gli slip.
Lei strusciò il suo corpo nudo contro il mio.

"Harriet... oddio..."

Lei prese di nuovo possesso delle mie labbra, questa volta con più ardore.
Cominciai ad ansimare più forte quando lei mi prese per le antiche ed avvicinò i nostri corpi.

"Poi sono io quella senza vergogna"

Sussurrò Harriet al mio orecchio, anche se io riuscii a sentirlo appena per il volume dei gemiti che riempivano la stanza

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